mercoledì 29 gennaio 2014

Daini in libertà sull'isola di Badija


Badija è una piccola isola che fa parte del territorio di Korcula. Siamo quindi in Croazia, precisamente nella regione dalmata. Si tratta di una delle più ambite mete, per una gita giornaliera dalla cittadina di Korcula, sull'isola omonima.
Un servizio quotidiano di taxi-boat collega per poche kune le due isole, compiendo la tratta in circa 20 minuti. In alternativa le agenzie di viaggio organizzano escursioni personalizzate, portandovi a Badija e venendo a riprendervi negli orari più comodi per voi, a un prezzo, però, decisamente più alto. 
Sono pochi a  soggiornare sull'isoletta. Anche perché non ci sono case né strutture alberghiere o similari. Al tramonto tutti i visitatori lasciano l'isola. Credo che resti solo il guardiano dell'unico bar-ristorante, costruito proprio acccanto all'approdo delle barche.

E i frati
Monastero francescano
del monastero francescano divenuto simbolo di Badija.
Trovo affascinante che l'isola si svuoti, ogni giorno, al calar del sole. Trovo che acquisti una dimensione intima. Chi ne resta escluso, allora, può immaginarla come desidera, la notte a Badija. E io la immagino magica. Come se, nella solitudine con se stessa, l'anima dell'isola prendesse vita e animasse la notte. 


Ma ora parliamo del giorno. 
Cosa si può fare a Badija? Dopo aver visitato il monastero, si può sicuramente passeggiare. Un sentiero fa il giro dell'isola, permettendo di passeggiare per tutto il perimetro, lambendo dapprima la costa e poi addentrandosi all'interno. Il centro dell'isola è coperto da una fitta vegetazione di pini e cipressi e qualche sentiero tra il bosco, più impervio, permette di scoprire anche questa parte dell'isola.

Chi vuole, naturalmente, può anche rilassarsi al mare. Qui la costa è rocciosa o fatta di piccole baie di sassi, ma l'acqua è molto bella, di un colore azzurro piuttosto raro in Croazia (dove di solito tende al verde/turchese) e che ricorda un po' il colore del mare della nostra Sardegna.




Ma la cosa che ho, personalmente, trovato più affascinante di Badija, sono i daini che la abitano. Sono loro, l'anima dell'isola. 
Si tratta di un gruppo di circa una decina di esemplari, forse meno, liberi per l'isola ma abituati alla presenza umana ed estremamente curiosi. Basterà tender loro un pezzettino di pane per farli avvicinare, senza nessuna paura, a ritirare "il regalo" direttamente dalla vostre mani. 





E come è bello vederli passeggiare nel bosco! Camminare per i sentieri dell'isola e sentire un fruscio tra la vegetazione e dei passi decisi sulla terra. Segno del loro arrivo. O incontrarli dopo una curva del sentiero, mentre mangiucchiano beatamente i cespugli e alzano gli occhi, ad osservarvi, curiosi della vostra presenza ma non spaventati.
 




Ma, se il bosco è il loro ambiente tipico, ancora più sorprendente sarà vederli passeggiare vicino al mare. Sulla spiaggia. Sullo sfondo delle altre verdissime isole.


 

L'isola è più loro che di chiunque altro. La conoscono in ogni angolo, addentrandosi tra la pineta e il mare. Non c'è segreto.
E questi daini, sono anche i custodi delle notti di Badija. 
Dalla barca che vi porterà via, a fine giornata, col sole che cala nel mare e la luce calda che illumina la terra, non è raro vederli comparire sulle rive dell'isola. Come se vi fossero venuti a salutare. O a godersi l'ultimo sole.
Voi andate. Loro restano. 
Senza fretta si riappropriano della solitudine dell'isola. 
Li vedi brucare qualche filo d'erba, camminare sulla riva o addentrarsi di nuovo nel bosco. Custodi dell'isola e dei segreti delle sue notti.
 




domenica 26 gennaio 2014

Korcula: l'isola bosco


Non è semplice arrivare a Korcula dall'Italia. Collegamenti diretti non ve ne sono. Bisogna arrivare prima in Croazia, a Dubrovnik, o a Spalato o nella penisola del Peljesac. E da qui attendere i traghetti locali che portano sull'isola dalmata.
Una follia fare il viaggio tutto insieme. 
Una follia che ho fatto. 
Non saprei dirvi se il "sapore della conquista" abbia reso l'isola maggiormente ambita al mio animo. Ma se mi chiedeste se vale la pena mettersi in viaggio per così tante ore, appositamente per vedere Korcula, vi risponderei di sì.
O meglio, per me ne è valsa la pena. Se cercate un luogo poco turistico, estremamente selvaggio, allora ne vale la pena. Per gli amanti dei divertimenti, per chi cerca servizi turistici, affollamento, lidi, confort, decisamente consiglio di cambiare destinazione.

L'isola si presenta subito verdissima. Un bosco, praticamente ininterrotto, copre i suoi 47 km di lunghezza e le ha fatto meritare il nome greco di Korkyra Melaina (Korcula Nera) tanto è  fitta la sua vegetazione.
In realtà il colore che colpisce, già mentre dalla nave si osserva l'isola avvicinarsi, è il verde dei pini, abeti, cipressi, querce, ulivi, carrubi che la ricoprono.
Lo sapevo. Che era boscosa. Ci sono andata per questo. 
Ma vi assicuro che nessuno potrà mai prepararvi abbastanza a quanto effettivamente lo sia. L'isola è tutta un bosco. Interrotto solo dalla strada che la percorre in tutta la lunghezza e dai vari paesi e contrade. 
E' incredibile. 
Se considerate, poi, che questo bosco arriva direttamente su un mare pulitissimo e cristallino, potete farvi un'idea della bellezza di Korcula. 
Solo un'idea...



La più grande e interessante cittadina dell'isola, è proprio l'omonima Korcula. 
E il suo cuore è sicuramente la Old Town, delizioso gioiellino medievale, che sorge su una penisola, costruito tutto in pietra dalmata, e con i caratteristici tetti rossi. 

Circondata da mura di cinta, la città antica è accessibile tramite maestose scalinate e dai quattro torrioni che la presidiano. 
Le vie interne sono lastricate in pietra e disposte a spina di pesce intorno al corso principale, e sono ricche di ristorantini, negozi d'artigianato, gioiellerie (anche di un certo pregio) dove è in vendita la filigrana d'argento o d'oro. Le case sono tutte curatissime, abbellite con fiori a ogni balcone. 
Si dice che proprio qui, a Korcula, sia nato Marco Polo.



La strada principale dell'isola è tutta interna. 
Gli accessi al mare via terra, effettivamente, non sono moltissimi, ma la qualità delle baie dove vi condurranno, non potrà che lasciarvi soddisfatti. 
Per accedere alle più belle, occorre seguire le indicazioni stradali che conducono su strade secondarie che, ripide, scendono la costa dell'isola fino al mare.

La baia più famosa è Puptnatska Luka.


La spiaggia è formata da ciottoli bianchi, levigati dal mare.
Il mare è così cristallino che le barche sembrano essere sospese nel vuoto.
I colori vanno dal blu profondo al turchese. E non lasciano niente da indovinare al fondale. L'acqua è gelida a causa di correnti sottomarine, ma, se riuscirete a vincere il freddo e immergervi con la maschera, troverete pesci, spugne, ricci e stelle marine in ogni dove.
Ma la cosa più bella, secondo me, è il verde che avvolge la baia. Colline ricoperte di boschi d'abete, incorniciano il mare più bello. 
L'ambiente boschivo corteggia il mare. L'ambiente marino si lascia ammirare. Diventano un tutt'uno. L'uno lo specchio dell'altro. Il bosco si riflette nell'acqua, l'acqua accoglie la vegetazione sulle sue sponde.





Un'altra imperdibile baia è Bacva.
Anche qui vi troverete ad affrontare una strada scoscesa. 
Finché vedrete il mare. D'improvviso. 
Stesso scenario: baia di ciottoli bianchi, circondata da boschi. Ma qui il colore dell'acqua è di un intensissimo verde smeraldo misto al turchese. Mai visto prima.


E, seguendo il sentiero che costeggia la baia, arriverete in un punto ancora più straordinario. Dove il mare sembra una piscina costruita dalla natura tra la roccia e il bosco.

Se avete fame, non c'è problema. Un minuscolo ristorantino a gestione familiare, si trova sorprendentemente a Bacva, perfettamente inserito, anche lui, nel contesto naturale. Arrostisce il pesce pescato il giorno stesso. Il menù varia a seconda di quello che regala madre natura. Finito il pescato, si chiude e si aspetta il giorno dopo. Un nuovo regalo del mare.


Avete già gli occhi pieni di verde e di blu? 
Sicuramente Puptnatska Luka e Bacva sono luoghi d'impatto.
Ma anche altrove, la costa, è notevole. Più bassa e accessibile. Seppure meno isolata.
Da Tri-Zala a Racisce troverete un mare altrettanto limpido.




E, dalla parte di Vela Luka, che sorge esattamente sul versante opposto alla città di Korcula, vi aspettano altre belle baie immerse nel verde.  




Se invece avete voglia un po' di "mondanità", vi consiglio il villaggio turistico di Princescap.
Amanti della tranquillità, non spaventatevi. Qui nulla è all'insegna del caos. Trattasi semplicemente di una penisola, collegata alla terraferma da una spiaggetta, dove si ha la possibilità (per chi vuole) di affittare un ombrellone e usufruire dei servizi doccia e di un bar-ristorante. Ci sono il diving center e qualche appartamento in affitto. Stop.
E se non volete nessun servizio, nessuno avrà niente in contrario se vi godrete lo stesso il luogo. Un sentierino fa il giro della piccola penisola.  Potete mangiare appoggiandovi su uno dei tavoli in pietra sotto i pini, o fare il bagno nelle acque cristalline. Nei punti rocciosi ci sono delle utili scalette che facilitano l'entrata in mare. 
Diciamo che, dopo tanti giorni passati in solitudine tra i boschi (dove pochi altri visitatori vi avranno tenuto compagnia) questa sarà una giornata diversa dal solito. Una piccola oasi di pace, semplicemente un pò più "organizzata".







Potrei parlarvi ancora e ancora, di Korcula. Ci sarebbero così tante cose da raccontare.
Nel tranquillo silenzio di questa isola-bosco. Quante emozioni! Quanta verità!
Ma non voglio annoiarvi. E soprattutto non voglio svelarvi tutto. Vi ho dato gli input. Forse ho lanciato la prima freccia di un colpo di fulmine che sarà intenso e duraturo. 
Sta a voi volerlo. 
Partite. 
Affrontate un viaggio lungo e stancante. 
Arrivate in questo paradiso. 
Vivetelo. Vivete la sua anima boscosa e selvaggia. Lasciatevi incantare da un mare che non prescinde dal bosco e da un bosco rasente al mare.
Sorprendetevi. 
E tornate appagati, con la luce radente ai boschi dell'isola che vi accompagna alla nave di ritorno, salutandovi, fino a che non sarete ormai lontani, nel mare più blu. 
Portando i boschi di Korcula nel cuore.




giovedì 23 gennaio 2014

Uno sguardo dall'altra parte dell'Adriatico: la Dalmazia


Mi sono sempre chiesta cosa ci fosse al di là. Al di là del nostro Adriatico. In quelle terre un tempo italiane. Quelle terre da sempre segnate da problemi, dissapori e infine dalla guerra stessa. E poi dall'indipendenza. E finalmente dalla rinascita.
E sono partita contro il parere dei molti che, per stereotipi e preconcetti, credevano andassi in chissà che luoghi pericolosi e incivili.
Si sono dovuti ricredere. Tutti.
I Croati sono un popolo forse un po' rude, schietto, ma estremamente accogliente.
Non è affatto vero che odiano gli Italiani, come si legge qua è là su internet. Ovvio che, se per Italiani si intende un gruppo di ragazzini irrispettosi, che cantano a squarciagola per la strada alle tre di notte, essi verranno rimproverati. Lo sarebbero stati qualunque fosse stata la loro nazionalità. Non trovate? Quello che mi sconvolge è che si siano indignati di essere stati ripresi.
Dunque, se siete persone ben educate, o quanto meno normali, e se il vostro sogno sono deliziosi paesini in pietra, mare con i boschi che lo lambiscono (incredibile quanto sia diverso dal nostro Adriatico!) e isole tutt'intorno, non dovrete andare lontano per trovare il vostro paradiso. Vi basterà attraversare l'Adriatico. Direzione Dalmazia.
Il processo di imbarco/sbarco è reso molto più agevole dall'entrata della Croazia nell'Unione Europea, avvenuta a luglio dello scorso anno, che ha reso possibile l'eliminazione della frontiera e le relative procedure burocratiche. La moneta usata è, tuttavia, ancora la Kuna che vi richiederà qualche sforzo di calcolo e vi farà prendere un bello spavento quando per il vostro pranzo vi saranno chieste circa 100 Kune. Tranquilli: corrispondono più o meno a 15 euro! 
Qualche anno fa la Croazia era veramente conveniente. Oggi i prezzi si stanno adattando agli standard europei e allo sviluppo di un turismo in crescita. Nondimeno sarà ancora possibile affittare un appartamento (se ne trovano ovunque) a prezzi vantaggiosi, o andare a cena fuori anche con budget limitati. I supermercati invece sono carissimi e l'acqua minerale è venduta "a peso d'oro".
I Croati sono appassionati di grigliate. Guadatevi intorno. Almeno un'ora prima di pranzo e di cena, vedrete del fumo salire dagli innumerevoli ristorantini, spesso affacciati sul mare. Segno che i "grill" sono stati accesi. E presto inizieranno ad arrivare al vostro naso deliziosi profumi di carne e pesce arrostiti. Sarà questo odore a condurvi in uno di questi locali, spesso "alla buona", dove pesce appena pescato e carne fresca verranno cotte davanti ai vostri occhi. Come dicevo, i prezzi si sono rialzati, ma qualche anno fa con il corrispondente di una decina di euro si poteva mangiare una abbondante grigliata mista di carne, con contorno di patatine, verdure di stagione e una salsa tipica, a base di peperone, che i Croati amano particolarmente. Il tutto accompagnato da ottima Pivo (birra) locale e dalla musica tipica che i Croati  usano ascoltare come sottofondo durante i pasti e nelle sere d'estate.
Quello che colpisce subito del paesaggio dalmata, senza entrare nel merito di ogni singola località, è il rispetto della natura. La costruzione di nuove strutture, per la maggior parte, avviene con finalità di integrazione nel paesaggio e di salvaguardia del patrimonio naturalistico. Si trova ancora qualche segno dei bombardamenti, ma c'è molta ricostruzione. Fatta in stile, con la pietra dalmata, e senza deturpare il paesaggio. L'integrazione uomo-natura risulta pertanto perfettamente riuscita e quasi sicuramente, dalla casa che avrete presto in affitto, potrete godervi la vista dei boschi che arrivano su un mare intervallato dal profilo di isole e isolette che circondano la Dalmazia e regalano uno dei tratti di costa più interessanti e variegati che io abbia mai visto. Il paesaggio ricorda un po' i nostri laghi montani. L'acqua è verde, spesso forma piccole baie, e ha la vegetazione tutt'intorno. Difficile credere di essere veramente al mare! Insolito. E molto bello.
Devo avvertirvi però che le spiagge di sabbia, pur essendoci ed essendo anche belle, non sono la maggioranza. La costa è per lo più rocciosa o fatta di ghiaia. E l'acqua è un po' più fredda di quella a cui siamo abituati in Italia. Fattibilissimo, comunque, fare il bagno. Anzi, è facilitato il nuoto dalla quasi totale assenza delle meduse, che amano acque più calde.
L'italiano è parlato spesso o comunque quasi sempre capito nella zona costiera, addentrandovi sarà più difficile che vi comprendano, ma generalmente tutti sanno l'inglese e potrete comunicare con quello senza particolari difficoltà. 
Quanto all'artigianato, ogni località ha i propri prodotti tipici, ma quello che ho trovato un po' ovunque è la filigrana d'argento, lavorata a mano e venduta a un prezzo ancora convenientissimo. Sapienti mani orafe danno vita a orecchini, bracciali, collane lavorate centimetro per centimetro con minuscole palline d'argento che formano eleganti disegni.
Che altro dirvi? Nei post successivi vi parlerò soprattutto delle isole dalmate. 
Quello che posso aggiungere per concludere questo primo sguardo generale al di là dell'Adriatico, è parlarvi del clima che si respira.
C'è fiducia nell'aria. C'è voglia di riscatto e di ripresa. Voglia di fare. 
E nello stesso tempo serenità, rilassatezza. 
I Croati lavorano sodo per risollevarsi da quello che è stato il passato. Lavorano con ottimismo nel futuro. E nello stesso tempo sono tranquilli. Accolgono i turisti, li rispettano, li mettono a loro agio. Vivono e lasciano vivere.
Sicché poche regole, se non quelle dettate dal proprio buon senso, fanno godere un soggiorno all'insegna della libertà, senza lo stress a cui siamo, ahimè, troppo spesso abituati.



martedì 14 gennaio 2014

L'anima ferita di Lampedusa


E' difficile, oggi come oggi, parlare di Lampedusa. Tutti saprete che si tratta di un'isola che fa parte delle Pelagie. Tutti saprete che è in territorio siciliano, ma geograficamente è più vicina all'Africa. E sapete queste cose perché Lampedusa è rimbalzata alle cronache le per tristi vicende dell'immigrazione.
Il mio blog nasce senza pretese, per parlare in maniera spensierata di luoghi, perciò eviterò di trattare questioni morali e politiche. Tuttavia, vi dicevo, è difficile parlare di Lampedusa. Ed è difficile perché, la sua, è una grande anima. Tuttavia è ferita. Non si può prescindere da quello che è successo, e continua a succedere, nel raccontare l'isola. Sono fermamente convinta che i luoghi riflettano le vicende che vi capitano, belle o brutte che siano. Sono come spugne che assorbono le sensazioni  vissute, e ne risentono, nel bene e nel male.
Ecco perché dico che l'anima di Lampedusa è ferita.
E, a dire la verità, mi pare che sia stata ferita più volte, nella storia.
Il suo mare è oggettivamente meraviglioso. Ma l'interno dell'isola è difficile: si presenta come un unico ambiente brullo e roccioso. In parte è dovuto al caldo africano e alla scarsità di piogge. Tuttavia, sappiamo che prima del 1843 il territorio era verdeggiante e, in alcuni tratti, addirittura boscoso. Lampedusa è stata totalmente disboscata in seguito alla colonizzazione dei Borboni e poi resa rocciosa dall'azione incontrollata degli agenti atmosferici sulla terra, liberi di scatenarsi senza più il freno della vegetazione.
Oggi si sta provando a ripiantare gli alberi. Tuttavia ci vorranno ancora molti anni per riportare Lampedusa all'antico splendore.
Ma questo non è che l'inizio. 
Durante la seconda guerra mondiale Lampedusa fu trasformata in roccaforte militare, subendo forti bombardamenti. Altra mortificazione della sua anima.
E veniamo ai tempi moderni. 
Che dire? Il cuore dei lampedusani è grande, così come grandi sono i loro problemi. Mancano le strutture scolastiche, mancano gli insegnanti disposti a trasferirsi sull'isola, manca perfino l'ospedale, sicché, ad esempio, le donne incinta devono prendere l'aereo anche per fare una semplice ecografia.
Qui la condizione di isolamento non è un privilegio da difendere. Non è una scelta. Ma è un dramma che non ho riscontrato tale in nessun'altra isola, piccola che fosse. Forse perché Lampedusa è così distante dalla terraferma, forse perché mancano le strutture necessarie a renderla autosufficiente, forse perché è abbandonata a se stessa. 
Più probabilmente per tutti questi motivi insieme.
Eppure i lampedusani amano la loro isola. E sono accoglienti e generosi.
Lo hanno dimostrato anche recentemente, nel gestire il dramma dell'immigrazione che si va ad aggiungere agli enormi problemi che già hanno. Che va a ferire ancora di più un'anima già ferita.
Mi sembrava giusto, parlare di questo. Premetterlo al resto.
Perché ora cambierò discorso, posterò foto di un mare cristallino dai paesaggi caraibici. Ma non bisogna dimenticare la ferita profonda di quest'isola bellissima. Affinché, in qualche modo, possa essere curata e la sua anima torni intatta, così come merita.

La parte più affascinante della costa di Lampedusa, è sicuramente l'Isola dei Conigli, che ricade nel territorio della Riserva Naturale Orientata. Si tratta di un isolotto, separato dal resto dell'isola da una spiaggia di sabbia bianchissima e contornato da un mare dai colori tropicali.
E' spettacolare. La sabbia è morbida e fine e l'acqua degrada lentamente, sicché ci si trova a camminare per molti metri, vedendo perfettamente il fondale, con i pesci che ci nuotano intorno ai piedi.






Le immagini parlano da sole. E' davvero incredibile la trasparenza di questa acqua. 
Ma non piace solo ai turisti. L'Isola dei Conigli è uno dei luoghi preferiti dalle tartarughe Caretta Caretta per depositare le uova. Sicché la spiaggia è gestita da Legambiente e dal WWF, che permettono l'uso degli ombrelloni solo in una parte al fine di proteggere le uova che potrebbero essere nascoste sotto la sabbia. In un'altra parte è concesso solo l'uso degli asciugamani da bagno per sdraiarsi, e in tutto il resto della spiaggia è invece vietato sostare. 
L'esperienza più incredibile, comunque, qui non è certo prendere il sole, ma fare il bagno in un mare incredibilmente trasparente, caraibico, insolito in territorio italiano.

Certamente la bellezza della costa di Lampedusa non si esaurisce nell'Isola dei Conigli.
Il mare è bello un po' ovunque. La parte nord dell'isola è tuttavia poco accessibile, alta e scogliosa. Bisogna concentrarsi sulla costa sud, più bassa e accessibile.
Io ho trovato interessante la zona vicino l'aeroporto, con un mare roccioso ma decisamente invitante, dal fondale visibile a occhio nudo fuori dall'acqua.



Non sarà difficile, qui, nuotare circondati da branchi di pesci. Una meraviglia che in pochi altri posti è così facile ammirare da vicino. 
C'è chi afferma di aver visto nuotare anche le tartarughe, a me non è capitato, però segnalo l'interessante Centro di Recupero Tartarughe Marine gestito dal WWF, visitabile, dove potrete vedere come vengono curate quelle malate o che si sono ferite con gli ami da pesca o a causa di altre attività dell'uomo.





Cosa dirvi ancora? 
Di solito non amo fare pubblicità a luoghi di ristoro, ma stavolta dovrò fare un'eccezione. Proprio sulla via principale del paese, la rosticceria Martorana prepara degli ottimi piatti dal sapore genuino dei cibi fatti in casa. Con pochi euro potrete portare via, o gustare ai tavolini in piazza, le lasagne, i fusilli con tonno e mollica "atturrata" (arrostita), il pollo con patate, insalate di ogni tipo, pizze, sfincioni, arancini e molte altre specialità cucinate una meglio dell'altra. Fossero tutti così...

Chiudo questo post tirando le somme. 
Lampedusa è un'isola difficile. Non posso negarvelo. Da molti punti di vista.
Fa caldissimo. In alcuni giorni l'afa annebbia la vista e blocca il respiro. E' facile arrivare anche a 50 gradi d'estate. 
Ma soprattutto bisogna fare i conti con le tragedie che vi sono successe. Non è facile nuotare in quelle stesse acque paradisiache, che invece hanno rappresentato l'inferno per molti uomini. Lo capisco. Eppure non posso sconsigliarvi di andare. Vi assicuro che non c'è alcun pericolo di sicurezza. I turisti sono accolti nel migliore dei modi dai lampedusani e sono la loro risorsa. Non priviamoli anche di questo.
Iniziamo a curare l'anima ferita dell'isola: non dimentichiamola! Perché non è solo luogo d'orrore, ma anche un bellissimo posto che merita di essere visitato. E aiutato.



mercoledì 8 gennaio 2014

La pace della Valle dell'Anapo


Sicilia. Provincia di Siracusa. Valle del fiume Anapo.
Il luogo giusto per ritemprare la mente. 
Un piccolo paradiso di natura incontaminata.
Accessibile.
Trattasi di una riserva naturale, visitabile tramite 13 km di sentiero, in buone condizioni, che ricalca la linea ormai dismessa della ferrovia Siracusa-Vizzini-Ragusa. Vi troverete infatti, in dei tratti, a camminare proprio dentro le ex-gallerie ferroviarie. E, usciti dai tunnel, sotto di voi, a valle, scorrerà il fiume Anapo, originando veri e propri canyon tra la roccia calcarea. Sopra di voi, invece, avrete la montagna scavata per ospitare una delle più antiche necropoli siciliane: Pantalica, dichiarata patrimonio dell'umanità dall'Unesco nel 2005.
Non c'è che dire: siamo in un luogo pregno di storia e dalla natura generosa.
Un connubio da non sottovalutare.

Il rumore dell'acqua sarà una costante che accompagnerà la vostra passeggiata. E scendere vicino al letto del fiume sarà semplicissimo, basterà prendere i sentieri minori che portano in breve a valle. Qui troverete laghetti dalle acque invitanti, corredati da piacevoli cascatelle e circondati da una fitta vegetazione.
Secondo questa descrizione, immagino che il paragone con Cava Grande del Cassibile, di cui vi ho parlato nel post precedente, venga spontaneo. L'ambiente naturale è effettivamente molto simile. Visitare l'Anapo tuttavia è molto più semplice, è vero. Non c'è nessuna montagna da scalare e il sentiero è quasi tutto rettilineo e ben tenuto, organizzato anche con delle aree di sosta. Però qui vige il divieto di balneazione per salvaguardare la riproduzione della trota, che deposita le uova a partire dall'autunno, e, comunque, i laghetti non sono tutti così profondi da essere propriamente adatti al nuoto. Inoltre manca quel "sapore della conquista" che conferisce a Cava Grande quel valore aggiunto che qui, forse, manca.
Nondimeno il posto è di una bellezza ammaliante. L'ambiente fluviale è umido e fresco e i colori, in alcuni tratti, incantevoli. Ci sono scorci da cui poter trarre veri e propri dipinti.


La Valle dell'Anapo non è un luogo ad altissima frequentazione turistica, forse perché i visitatori vengono scoraggiati dal divieto di balneazione (fino a qualche anno fa limitato solamente in alcuni periodi, e ora divenuto permanente) oppure perché è distante circa 35 km dalla più frequentata costa. Forse, però, proprio questa mancanza di flusso turistico, lo rende tanto rilassante e pacifico. Si ha veramente l'impressione di trovarsi in luogo incontaminato. Una sorpresa trovarlo tanto silenzioso. 
Non è difficile, qui, rimanere soli. Con la natura.
Allora ci si siede sotto un albero che affonda le sue radici direttamente nell'acqua. E si gode del paesaggio: i ciottoli trasparenti che compongono il letto del fiume, l'acqua verde smeraldo, la vegetazione intorno che segue l'ansa dell'Anapo, le montagne che incorniciano la valle.

 


La cosa più sorprendente è il senso di pace che si gode. L'anima di questo luogo è il silenzio rumorosissimo della natura. L'irreale silenzio, pausa dal rumore prodotto dall'uomo, interrotto solo dalla natura che lo abita: l'acqua che scorre, le fronde degli alberi che ondeggiano, la fauna.
Così irreale questa sensazione, da trattare il fiume con timore reverenziale. Immergere le mani nelle sue acque. Piano. Temendo che svanisca. L'incantesimo. Che dietro di noi appaia una folla di turisti pronti a invadere le sponde del fiume.
A meno di non essere molto sfortunati, posso assicurarvi che non è così. La Riserva l'ho visitata parecchie volte, in agosto, e sempre in solitudine o al massimo incontrando tre o quattro turisti rispettosi, con cui discutere delle bellezze della Valle.
In questo modo si ha la possibilità di far proprio il luogo. Ci si rilassa. Si gioca a immaginarsi un po' parte di esso. 
E si accetta lo scorrere lento del tempo. Senza fretta. Si resta e si osserva.
E allora si notano i particolari. Le libellule che, per riposarsi dal volo, si posano su fili d'erba, proprio mentre le nuvole si riflettono nelle acque del lago sotto di loro.
O i granchi nascosti tra le coloratissime alghe fluviali, tra i luccichii riflessi della luce.



La Valle dell'Anapo è un luogo che ho trovato di una semplicità perfetta. Non stupisce con effetti speciali, ma con una bellezza naturale pulita e genuina. Vi muoverete tra la vegetazione, da un laghetto all'altro. Passerete tra muschi e rocce da cui sgorga l'acqua, per rivoli e per boschetti.
Ma, soprattutto, vivrete una pace che, oggi come oggi, è davvero rara da trovare così a portata di mano.
Vi pare poco?




venerdì 3 gennaio 2014

Cava Grande del Cassibile: lo spirito dell'acqua


Siamo ancora una volta in Sicilia. Questa volta nella parte sud - orientale. In provincia di Avola, per la precisione. Alla scoperta di uno dei luoghi più affascinanti e meno conosciuti della regione: Cava Grande del Cassibile.
Aleggia un'aria di mistero, intorno a questo luogo. Qualcuno me ne aveva parlato: "laghetti, vegetazione, cascate", ma senza riuscire a dirmi il nome preciso né darmi indicazioni su come raggiungerlo, tanto che il luogo sembrava uscito solo dalla vaga fantasia che ammanta ricordi infantili o che ingrassa i vari "sentito dire".
Poi, all'improvviso, vicino Siracusa, ecco l'illuminazione: un cartellone con le riserve naturali della provincia, e tra essi Cava Grande. Ricollego immediatamente alla descrizione fattami anni prima e, finalmente, ho un nome da cercare sulle mappe. In realtà non è che il primo passo, poiché precise indicazioni non ve ne sono. Dalla cittadina di Avola occorre prendere la strada che sale in montagna, verso il Fiume Cassibile. Percorrendola, vi accorgerete di allontanarvi sempre di più dalla costa per inoltrarvi nell'entroterra a tratti arido e a tratti maggiormente boscoso. Capirete di essere arrivati nel luogo giusto quando, davanti ai vostri occhi, spunterà dal nulla una contradina fatta di: un bar - ristorante, un parcheggio per le automobili, un bagno con servizio docce e poco altro. 
A questo punto vi chiederete: "E i laghetti? Dove sono?". 
Osservate bene il panorama: siete in cima a una montagna, proprio sul suo ciglio, e sotto di voi si apre una valle profonda circa 300 metri. Lì in fondo, a valle, riuscite a distinguere quei puntini blu? Ecco: sono loro i laghetti che state cercando!


Non ve lo nascondo: scendere è dura e risalire è ancora peggio. Fatelo solo se siete allenati, con sufficienti riserve idriche, nelle ore meno calde della giornate e con scarpe adatte. Dovrete affrontare un sentiero pietroso, in alcuni punti abbastanza dissestato, che, attraverso tornanti più o meno ripidi, scende il costone della montagna fino ad arrivare a valle. All'entrata della Riserva, ossia all'inizio del percorso, vi verrà consegnato un numero che vi idenficherà nel corso della giornata e dovrete riconsegnare quando risalirete. Serve per controllare che, a sera, siano risaliti tutti i visitatori, sia perché è vietato soggiornare all'interno della Riserva, sia perché occorre verificare l'incolumità di tutti (infatti vi verrà dato il segnale di obbligo di risalita con un certo margine rispetto all'orario del tramonto, per lasciare spazio a eventuali emergenze).
Non voglio spaventarvi, ma è necessaria la massima consapevolezza: Cava Grande non è per tutti. Ma, se ve la sentite, non abbiate paura: sarà faticoso, ma vi assicuro che ne varrà la pena. 
Una volta terminato il sentiero, vi troverete davanti a un bivio: due cartelli di legno, a forma di freccia, indicheranno rispettivamente i laghetti principali e quelli secondari. Informatevi prima di decidere da che parte andare, perché non sempre sono entrambi accessibili per problemi di salvaguardia naturalistica. Se possibile, secondo me vanno visti entrambi. 
L'impressione che se ne ha, non so se perché dopo tanta fatica, è di essere arrivati nell'Eden come ve lo siete sempre immaginati: un luogo perfetto, tanto perfetto da essere sorprendente. Con l'acqua fresca e cristallina a ristorarvi, il cinguettio degli uccellini, la pace di una natura incontaminata a coccolarvi l'anima affaticata. I laghi sono il premio per il vostro sforzo. Sono metafora della ricompensa che attende, a chi crede, dopo le fatiche affrontate in vita.

I laghetti piccoli sono gioiellini blu che scorrono tra le montagne, gorgogliando allegramente, e formano piacevoli rivoli e cascatelle. In alcune pozze è possibile sdraiarsi per un idromassaggio naturale, ove la corrente non è molto forte ed è facile trovare appiglio tra le rocce. Diciamo che sono meno d'impatto rispetto ai laghi grandi, ma più riposanti e a misura d'uomo. Potrete passeggiare sulla loro riva e prendere confidenza con il piccolo paradiso in cui siete inaspettatamente arrivati. Per questo motivo vi consiglio di visitarli per primi.


I laghi grandi, invece, sono maestosi. E' innegabile. Iniziano esattamente come quelli piccoli: con piccoli rivoli di un intenso color verde smeraldo.


Ma ben presto ci si accorge che confluiscono in laghi maggiori, alimentati da una cascata grande e altre più piccole, attorniati da roccia calcarea levigata a strati dall'acqua nel corso dei millenni. Si formano delle vere e proprie piscine naturali, una di seguito all'altra.

Qui si può tranquillamente nuotare: i laghi sono balneabili. L'acqua è pulitissima e fresca. Un vero piacere immergersi. C'è chi ama tuffarsi dai vari "gradini" rocciosi, giocando a aumentarne l'altezza a ogni tuffo. Occorre stare però molto attenti, perché le rocce sono spesso bagnate e scivolose. Un altro accorgimento necessario è tenervi lontano dalla cascata, che genera una discreta forza e una corrente notevole. Per il resto, il bagno in questa valle isolata, nei laghetti circondati dalla vegetazione, sarà una sensazione impagabile. Benessere allo stato puro. Contatto ravvicinato con la natura più incontaminata.

Qui l'acqua è ovunque. Padrona assoluta del fascino del luogo. Potente o mansueta, a seconda dei punti in cui scorre. Ma sempre presente.


E l'anima di Cava Grande non può che essere la sua acqua. La magia dell'acqua. Nel vero senso della parola: il corso del fiume qui sembra animato da presenze misteriose. La sensazione è quella di un spirito che ci osservi, che nuoti insieme a noi, che abiti il luogo. La spirito dell'acqua. O forse delle ninfette che la abitano. Qui ritornano alla mente, intatte, le favole della nostra infanzia. Qui prende vita tutta la mitologia che abbiamo studiato a scuola. Le Naiadi (ninfe delle acque sorgenti), le Potamidi (ninfe dei fiumi), le Limniadi (ninfe dei laghi), paiono tutte abitare la Cava. 
O forse, più semplicemente, sono le suggestioni dell'uomo che sente la presenza e le storie di altri uomini, frequentatori di questo luogo nel tempo (Cava Grande venne abitata da insediamenti umani fin dal secolo XI a.C.). Un luogo carico di emozioni positive, perché da sempre teatro di racconti, di storie. Di vita.
Scrive Angelo Fortuna, in "Accadde a Cava Grande", Armando Siciliano Editore, 2007, Messina:
"Spinto da forza ignota, proseguii senza apparente meta finché non mi ritrovai sul ciglio di Cava Grande, custode dei millenni che rivivono perennemente negli echi misteriosi che, dal fondo della valle, si espandono lungo l'immane frattura e risalgono fino alla coscienza dei visitatori".
E ancora:
"In fondo, il fiume, che forma qua e là laghetti d'incomparabile bellezza, mormorava cattivanti storie del passato: numerose generazioni di uomini narravano la loro avventura terrena in questa silente immensità.
Mute spettatrici, impregnate delle impronte delle civiltà sepolte, le stratificazioni rocciose si animavano di ricordi..." 

Chiamatele ninfe, chiamateli ricordi oppure suggestioni, quello che è certo è che lo spirito della Cava sarà attorno a voi. Rintracciatelo nei gorgoglii delle cascatelle, nell'incrocio tra due rivoli d'acqua, nelle immagini sfocate che la luce disegna sul fondo dei laghetti... ovunque voi lo vogliate riconoscere, esso c'è.
Cava Grande non è solo bella: ha qualcosa di più. Qualcosa di misterioso che solo le anime più sensibili sapranno riconoscere. Qui l'acqua è viva, è animata. 
E solo se saprete sentirla, la vita dell'acqua, amerete questo luogo, fuori dai soliti itinerari turistici, non solo per la sua straordinaria bellezza, ma per quello che veramente è: un luogo magico.