mercoledì 20 novembre 2019

Tutti i colori dell'autunno abruzzese a Barrea


Il Parco Nazionale D'Abruzzo, Lazio e Molise certamente regala uno degli spettacoli più affascinanti a chi desidera godere la natura in autunno; quando, non solo permette di rigenerarsi dopo la calura estiva e prima del gelo invernale, ma anche di gioire alla scena del foliage: è il momento magico in cui i boschi vestono i colori caldi dal marrone al rosso, dall'arancione al giallo dalle più variegate sfumature. La natura è pronta per la sua più suggestiva rappresentazione: la stagione autunnale. E proprio nel Parco Nazionale, con questa atmosfera, andiamo alla scoperta di uno dei più particolari luoghi custoditi al suo interno: il borgo di Barrea e l'omonimo lago. Si tratta di un paesino medievale, arroccato su uno sperone roccioso a circa 1066 metri sul livello del mare, in provincia dell'Aquila.

Colori autunnali tingono gli altipiani abruzzesi.
Arrivarvi di questa stagione significa percorrere le strade che attraversano il Parco e subito stupirci della bellezza dei boschi, fitti come sentinelle orgogliose ai lati della strada, unico varco verso il mondo magico che lasciano percepire invitandoci all'autunno. Un bordeaux che si impadronisce del verde, un arancio che lotta giocosamente con il giallo per avere la meglio su quella immaginaria tavolozza di colori, perfettamente equilibrata dalla una natura artista e mescitrice di cicli di vita, morte e rinascita.

Colori autunnali tingono gli altipiani abruzzesi.
Esplorare i dintorni significa sorprendersi ancora di come - forse da un giorno all'altro -  la natura pittrice abbia aggiunto del rosso deciso nella conquista delle cime degli alberi a valle. L'autunno che avanza; l'autunno che accende il paesaggio della vivacità di una fiamma che ora distrugge per permettere di ricominciare poi. Un fuoco di vita. Un autunno che regala agli uomini i prodotti tipici della montagna di queste zone: funghi di bosco, tartufo, orapi (spinaci selvatici), zafferano, genziana.

Ma torniamo alla meta del nostro viaggio: Barrea e il suo splendido lago, di origine artificiale, nato in seguito allo sbarramento del fiume Sangro nel 1951. Oggi è meta turistica grazie alla bellezza delle sue sponde e della natura incontaminata che lo circonda.
Cavalli al pascolo nei pressi di Barrea.
Mentre una riva è più facilmente accessibile, grazie a moli attrezzati per l'affitto di canoe e windsurf per la pratica sportiva, un punto ristoro e la pista ciclabile, l'altra sponda è lasciata alla natura, agli escursionisti che si avventurano lungo i sentieri, al pascolo di animali allo stato brado: mandrie di cavalli e greggi che è facile incontrare sulle sponde del lago e nei suoi dintorni. Così come non inconsueto è rintracciare, nella fanghiglia morbida che costituisce le rive più prossime all'acqua del lago, le impronte dell'orso marsicano.

Panorama del lago di Barrea.
Particolare conformazione degli alberi sulle sponde del lago.

Da questa parte del lago si respira una particolare aria, così pura da aprire i polmoni in un respiro di sollievo e malinconia al tempo stesso. E' quello di una viva solitudine, non di quelle dolorose e forzate, ma di benessere teso all'ascolto attentissimo di tutto ciò che ci circonda e della profondità di noi stessi richiamata dalla natura. L'aria fresca della sera si accompagna ad un velo di luce fredda che cala sui colori caldi autunnali e accende di significati. Intanto, particolari alberi dalla conformazione barbuta che gli avvolge il tronco - forse a difesa -, sembrano giganti condannati all'immobilità da un antico incantesimo che li ha congelati in strane pose, da cui paiono potersi scrollare da un momento all'altro. Giganti immobili che celano vita al loro interno, e che il vento muove ingannando le nostre umane percezioni con indizi concreti. Un raggio di luce filtra, chiarificatore di mondi incantati a cui non abbiamo accesso.

Panorama del lago di Barrea.

Lasciamo per il momento la malìa del lago e dedichiamoci alla visita del grazioso paese di Barrea. E' di una tale tranquillità che sorprende e, proprio questo, aggiunge valore al luogo: grazie alla sua bellezza avrebbe potuto essere rovinato da un turismo di massa che invece, fortunatamente, qui non è ancora arrivato. Ritmi lenti; poche e rispettose persone; pulizia accurata; e dettagli che rendono particolare ogni portone, ogni casa in pietra di questo paese, su cui trovano collocazione: daini di legno intagliato, tendine ricamate con temi di montagna, fioriere, lampioni in ferro battuto, alci scolpite da sapienti mani artigiane ecc. 

Centro storico di Barrea.
Ogni ornamento contribuisce a rendere particolare e unica Barrea. Delizioso abbandonarsi curiosando tra le stradine del suo piccolo centro storico, intrecciate in salita fino a convergere nel punto più alto del paese: il Castello monumentale, datato tra il XI e il XII secolo, visitabile con un biglietto dal simbolico prezzo di 1 euro; purtroppo danneggiato dal terremoto, oggi è sede dei numerosi eventi culturali organizzati dal borgo, attivissimo da questo punto di vista. Dal castello si gode anche della più spettacolare vista panoramica sul sottostante lago di Barrea.

Entrata al castello di Barrea.

Mura di cinta del castello di Barrea.

Panorama del lago dal castello di Barrea.

Sicuramente una delle emozioni più intense che si possono provano durante il soggiorno a Barrea, è assistere al calar della notte proprio dalla parte più alta Castello del borgo. Da qui si vedono il torrione circolare, le mura di cinta con dietro le imponenti montagne e poi sotto tutto il paese, con le sue abitazioni in pietra che scendono verso il lago come a voler andare incontro all'acqua in un abbraccio. Suggestiva è la luce di fine giornata che tinge di blu le montagne e le acque del lago, uniformando il paesaggio e tranquillizzando il cuore. Ci si sente liberi e sicuri, qui. Respirando aria fresca di montagna mentre il fiume, alle nostre spalle, spande la sua voce per le vallate ormai oscure e il cielo striato di nuvole accompagna il nostro sognare... fino a che non sia notte. Popolata da creature del bosco e segreti sussurrati dai lupi. 

Tramonto sul lago di Barrea.

E' il momento, per noi uomini, di lasciare il bosco alla vita notturna dei suoi animali e alle leggende. Di ritirarci in uno dei caldi ristorantini tipici e gustare una calda zuppa, delle fettuccine ai funghi porcini o gli arrosticini locali. Riposare il corpo e abbandonare la mente, paghi delle meraviglie viste e pronti a ricominciare la mattina dopo, con il primo sole.
E', infatti, la prima mattina il momento migliore per visitare nuovamente il lago e apprezzare maggiormente, con la luce giovane, i colori autunnali dei boschi che lo circondano e il verde smeraldo intensissimo delle sue acque che riflettono il panorama intorno.

Lago di Barrea in autunno.
Lago di Barrea in autunno.

Incantevole è passeggiare sulla ghiaia bianchissima delle rive del lago e sentirsi parte di un paesaggio così perfetto. Luminoso di una mattinata d'autunno, in cui il verde, l'arancio e il rosso sono tanto intensi da essere pura perfezione e gioia per il cuore. Con le montagne che si specchiano nel lago e ci invitano a scoprirle, sostiamo sulle sponde del lago di Barrea immaginando la giornata che sarà. Molte le escursioni che sono possibili a partire da qui, prime fra tutte: la Camosciara, così chiamata perché è casa di centinaia di camosci nonché di sentieri nella natura e cascate; e la Val Fondillo, una vallata circondata dalle montagne che offre la possibilità di trekking e panorami suggestivi. Ma questa è un'altra storia. 
Restiamo ancora fermi all'incanto di queste acque, ad un paesaggio illuminato dalla luce perfetta di una prima mattina d'autunno a Barrea. La giornata che immaginiamo sarà sicuramente densa di accadimenti e ricca di emozioni, ma in questo esatto momento la cosa più preziosa è proprio godere dell'attimo presente. Essere qui, sulle sponde del lago di Barrea, accarezzati dal sole d'autunno, dalla quiete che ci circonda, dalla notte che si è dileguata da poco e ancora il prato ne porta traccia nella rugiada. Godiamoci questo momento, abbandoniamoci ai colori d'autunno. Siamoci! Sentiamo. Respiriamo. 
Solo dopo aver impresso nella mente e nel cuore il panorama acceso di colori che abbiamo davanti, solo allora, possiamo ripartire qualunque sia la meta che ci aspetta.

Daini.
Boschi autunnali intorno a Barrea.

Con tutta probabilità ci imbatteremo in qualche daino curioso e attraverseremo ancora boschi fitti di alberi tinteggiati d'autunno. Respireremo buona aria di montagna e cammineremo ancora molto tra la natura. Il Parco Nazionale d'Abruzzo è tutto da scoprire ed è un patrimonio di incredibile bellezza. Ma le emozioni che ci hanno regalato  Barrea e il suo lago difficilmente saranno superabili. La principale è una sensazione di assoluta quiete e di serenità interiore che accompagna costantemente la scoperta di questi paesaggi. La natura incontaminata, eppure vicina alla civiltà, permette di staccare la spina dalla routine cittadina, di ricavare energie dalla pace e dalla genuinità dei luoghi, nonché - forse - di immaginare che un'altra vita - questa vita - sia possibile.
E' proprio questa l'anima di Barrea: il suo essere "isola felice", bella e curata, ricca di aria pura e di tranquillità, eppure reale, fruibile, facilmente raggiungibile e vivibile. E dunque viviamola, Barrea. Scopriamo senza fretta le sue viuzze, assaporiamo i prodotti tipici e i ritmi lenti, specchiamoci nelle acque della tranquillità del suo lago, passeggiamo  nei sentieri. E infine, quando viene di nuovo la sera, abbandoniamoci a quel pizzico di magia che ci offre la vista del paesino illuminato, con il lago e le montagne giganti presenze indovinate nella notte. Abbandoniamoci a quel sentore di quel "qualcosa in più",  che poi null'altro è che la grandezza della natura.

 

martedì 11 giugno 2019

Tra Alpi e torrenti: le meraviglie del Lago di Jasna


Torno a raccontarvi le bellezze della Slovenia, perla verdissima e meta turistica molto comoda dall'Italia. Oggi desidero condurvi leggermente fuori dal circuito turistico più conosciuto a livello internazionale: appena sopra il Parco Nazionale del Tricorno, nella regione dell'Alta Carniola. Precisamente nel meraviglioso lago alpino di Jasna, frequentato principalmente da un turismo nazionale sloveno, ma non per questo meno suggestivo dei laghi più noti per cui la Slovenia è conosciuta. Siamo nella parte nord - ovest del Paese, proprio al confine con l'Italia e con l'Austria. 
Ci troviamo di fronte alla maestosità delle Alpi.
Kranjska Gora.
Vicino la graziosa cittadina di Kranjska Gora, elegante comune in tipico stile montano. Qui le case assomigliano di più a baite, con i tetti spioventi in legno, ideati per evitare l'accumulo di neve che, in questa regione, cade fino alla primavera inoltrata. La cittadina è famosa per il casinò Korona e per le sue stazioni sciistiche che attirano un turismo benestante e rilassato. La vita si concentra attorno alla chiesetta, dove una sola strada principale riunisce la maggior parte dei bar, ristoranti, negozietti di souvenir. E' d'obbligo una sosta in uno dei forni per assaggiare specialità che già fanno parte della tradizione culinaria austriaca: come il Brezel o lo Strudel. Così come sedersi in uno dei bar e ricaricarsi al sole, respirando l'aria genuina di montagna e godendo lo scorrere della vita, mentre si ammira un panorama d'abeti e di montagne ancora innevate che aprono l'immaginazione, preparando la mente ai paesaggi suggestivi che circondano la cittadina. Dopo una sosta così, lo spiritò sarà già disteso e il buonumore pronto a guidarvi alla scoperta del territorio.

Prato fiorito con dietro le Alpi innevate
Irresistibili sono i primi cenni di una primavera  che regala colori accesi alle montagne e distese di fiori ai prati. E' curioso notare la differenza rispetto alle Alpi, sullo sfondo, che - ancora innevate - sembrano mantenere un dignitoso distacco dall'arrivo della bella stagione che ingentilisce tutto, ma non tange la loro maestosità. Il contrasto tra il bianco della neve tra cui spicca la forza della materia rocciosa e i delicati fiori sul prato, che invitano alla leggerezza della distensione tipica della primavera, crea un paesaggio vivo di emozioni.
Ma non possiamo fermarci qui a lungo: il lago di Jasna ci aspetta! E' proprio nelle vicinanze, dopo le prime curve della strada per il valico di Vrsic. Eccolo che appare in tutta la sua meraviglia, tanto che facilmente gli perdoniamo d'essere un lago artificiale (anzi più correttamente si tratta di due piccoli laghi ricavati dalle acque dei torrenti Velika e Mala Pisnica).

Lago Jasna.

Colpisce immediatamente la bellezza del luogo, a cui non manca veramente nulla. Le acque color smeraldo risaltano ancor più grazie alla ghiaia bianca di cui è formata "la spiaggia" del lungolago, che pare così incastonato come una pietra preziosa nella sua montatura. Ma è lo scenario intorno a colpire maggiormente, con le montagne ricoperte dai boschi e le Alpi innevate a capo di tutto. Il verde e il bianco qui sono i colori che spiccano e ci richiamano alla natura. L'aria fresca e genuina di montagna invita all'esplorazione. Non mancano, tra l'altro, passerelle in legno e guardiole su cui salire per poter ammirare il lago dall'alto. E' come tuffarsi anche noi nel riflesso del panorama in queste acque stupende, che ci rimandano - fedeli - il contorno che le circonda. 
Fioritura primaverile.
E' un dipinto d'acqua e di colore, dove non può certo mancare il tocco di lilla della primavera, che ci regala una fioritura di montagna adagiata giusto sulle sponde del lago. Dei fiori forti e delicati al tempo stesso, messi lì dalla natura per ricordarci la perfezione.

Casetta sul lago di Jasna.
Così come una casetta costruita - chissà da chi e chissà perché - con tronchi e cortecce, adagiata sull'acqua tanto trasparente che pare galleggiare, ci ricorda - invece - l'imperfezione di un gioco d'infanzia o forse solo le favole antiche di boschi e di gnomi.
Gnomo di legno.
Come quello scolpito dal legno, seduto su una panca all'interno di una metaforica finestra, anch'essa scolpita in legno, che incornicia il lago, orgoglio di Kranjska Gora. Come non fermarsi, anche noi seduti su questa panca, e scattare una fotografia insieme allo gnomo? 
Giocando con il paesaggio mozzafiato che ci circonda e avvolge perfino i nostri pensieri bambini, in un'atmosfera allegra e leggera.
Ci si rilassa al lago di Jasna, lontano dallo stress delle città e dalla velocità della vita moderna. Si può fare sport, passeggiare, si può nuotare nel lago d'estate o affittare canoe per navigarlo. E' possibile pescare in maniera regolamentata. Prendere il sole. O gustarsi un buon caffè o una torta ai saporitissimi frutti di bosco al bar proprio sul lago, che affitta anche biciclette.

Prima di cedere alla tentazione di sederci sulle sponde del lago o sui prati intorno e restare così: in una contemplazione benefica e in un dolce oblio del resto del mondo, guardiamoci intorno, scoprendo il perimetro del lago ed esplorando il torrente retrostante. Qui si apre un bel panorama tipico della montagna, con l'acqua che scorre, allegra e chiarissima, su un letto fatto di sassi bianchi e levigati. Un paesaggio che invita a camminare e ad immaginare; a superare il fiume e nasconderci nell'ombra del bosco. O a fare lunghe passeggiate al sole; a bagnarsi con l'acqua fresca del torrente; a raccogliere i ciottoli per poi lanciarli di nuovo nell'acqua. Che invita a pensare ma in maniera lieve, perdendosi nella perfezione della natura che ci accoglie, in un'ampiezza tutta da esplorare.

Torrente nei pressi del lago di Jasna.
Torrente.

Tornando al lago, d'obbligo è una sosta alla statua dello Zlatorog: il camoscio bianco dalle corna d'oro, partorito direttamente da una leggenda slovena che lo vuole guardiano di un tesoro nascosto sui monti. E forse è realmente così. Questo camoscio posto qui, in posizione strategica, sembra abbracciare il punto migliore per godere del panorama del lago e idealmente difendere tutto il territorio. Capo guardiano, con le sue maestose corna, di un tesoro che è anche l'anima di questo luogo: fatto di boschi, di aria, di vento, di acqua, di montagna, di roccia, di neve e di natura sovrana. Una ricchezza immateriale tratteggiata di verde smeraldo, di verde bosco, di bianco e di blu del cielo. Un'anima di pace e di verità.

Statua dello Zlatorog.

Un paesaggio meraviglioso e forte su cui vegliare, custodendone segreti e racconti di natura  di una montagna dura quanto accogliente, con le sue Alpi e i torrenti e la gemma che è il lago di Jasna. Trascorrete qui del tempo, che sia una giornata soltanto e un periodo di soggiorno più lungo. Questo luogo è fatto per rinvigorire e rigenerare, per darvi energia nel corpo e rilassamento nella mente. E' fatto per abituarsi alla meraviglia. 





venerdì 10 maggio 2019

Pirano: elegante, colorata, evanescente


La Slovenia, non ancora conosciutissima e sfruttata come meta turistica di massa, è una nazione con un potenziale incredibile, che ha tanto da offrire e che sa sorprendere. Vanta innanzitutto un'organizzazione invidiabile, a partire dalla vignetta autostradale (disponibile per una settimana, un mese o annuale) che dà diritto, di fronte al versamento di una cifra veramente esigua, alla percorrenza di tutta le rete autostradale slovena, evitando inutili file ai caselli. Gli Sloveni hanno poi una spiccata predisposizione all'accoglienza: non ho trovato una sola persona scortese né che salutasse senza sorriso. Tengono particolarmente alla valorizzazione del territorio e si sentono in dovere di fornire al turista ogni informazione in grado di rendere piacevole il soggiorno e facilitarne la fruizione. 
Ma, soprattutto, la Slovenia è una nazione di una incredibile varietà: all'interno di un territorio relativamente piccolo è possibile spaziare dal mare del tratto costiero, ai laghi alpini di montagna, passando per città d'arte, la cultura della capitale, le grotte sotterranee, i castelli, l'offerta enogastronomica, i centri termali. Una nazione dove non manca nulla e non ci si annoia mai. Il tutto godibilissimo grazie ai ritmi di vita rilassati, al territorio coperto quasi totalmente dal verde e alla tranquillità della popolazione che fa della Slovenia una destinazione sicura e genuina.
Ma iniziamo dall'inizio. Dal piccolo, ma validissimo, tratto costiero istriano appartenente al territorio sloveno e affacciato sull'Adriatico. Qui, prima ed irrinunciabile tappa di viaggio non può che essere la bella Pirano: piccolo borgo medioevale dove l'influenza veneziana è assolutamente visibile. Pirano ha fatto  la sua fortuna nei secoli grazie al sale delle saline su cui è fondata gran parte della sua economia e che ancora oggi è prodotto e in vendita nei numerosi negozi della cittadina.

Municipio a Piazza Tardini.

Piazza Tardini: bar con lo sfondo del campanile di San Giorgio.
 
Casa Veneziana a Piazza Tardini.

La sua architettura si sviluppa a penisola sul mare, con una forma suggestiva che la rende riconoscibile e ben distinta. La prima impressione che si ha camminando per le viuzze strette della città, che poi convogliano tutte verso il molo e si aprono su Piazza Tardini, è quella di un'anima strettamente legata al mare. Pirano è una città marinara, dove il vento e la salsedine si insinuano nei vicoli e fanno sì che la presenza del mare si intuisca per tutto il borgo. Contemporaneamente assume anche una dimensione cittadina grazie agli edifici eleganti che spezzano l'intricato dedalo di stradine marinare. Di forte impatto è sicuramente l'imponente Piazza Tardini, dedicata all'omonimo violinista Giuseppe il cui monumento troneggia al centro della piazza. Colpisce la vastità di Piazza Tardini, quasi fuori proporzione rispetto alle contenute dimensioni del borgo e delle sue viuzze. Qui si svolge la maggior parte della vita aggregativa di Pirano, con i ristoranti e i vivaci bar dove radunarsi magari per assaporare la birra slovena: Lasko o Union le più diffuse. E sempre qui colpisce l'eleganza degli edifici: primo su tutti il Palazzo Comunale in stile classico, sulla cui facciata si può osservare la statua del leone di pietra alato, simbolo della Repubblica di Venezia; nonché la bella Casa Veneziana con la facciata viva di colore e le tipiche finestre decorate. La leggenda vuole che la casa fu costruita da un ricco commerciante per la sua amante, da qui la scritta ancora leggibile sulla facciata: "Lassa pur dir", come invito a lei a vivere quell'amore senza curarsi dei pettegolezzi di cui erano probabilmente oggetto i due amanti.

Porticciolo di Pirano.
Piazza Tardini è legatissima al mare, confina infatti con il bel porticciolo caratteristico della cittadina, dove sono ormeggiate - coccolate dal mare - le moltissime, pittoresche, barche. Una di queste è anche un insolito ristorante chiamato Podlanica, dove è possibile cenare a bordo, in un'ambientazione sicuramente suggestiva quanto informale. Cucinano il pescato del giorno, perciò non vi è menù fisso ma è garantita la genuinità del pasto, servito in maniera casareccia e offerto in porzioni assolutamente generose. 

Campanile di San Giorgio.
 
Vista sulla città dalla Chiesa di San Giorgio.

Continuando la passeggiata per Pirano in direzione opposta al mare, sempre da Piazza Tardini, una breve salita conduce alla Cattedrale di San Giorgio, il cui campanile - visibile praticamente da ogni punto della città - non può che ricordare in piccolo quello di San Marco a Venezia. Qui si gode anche di una vista panoramica sulla città e, nei giorni di buona visibilità, si riesce a vedere la costa croata e quella italiana. Da quassù, nel silenzio e nel vento, si domina dall'alto la vita animata delle vie cittadine sottostanti. Si partecipa e nello stesso tempo si è isolati come in un mondo elitario e a parte dal resto. Sempre da qui si notano anche le mura che un tempo proteggevano Pirano dalle invasioni e la forma peninsulare che dall'alto appare ben definita.
Scendere, anche se non occorrono che pochi minuti per farlo, significa tornare alla vita allegra della cittadina, tornare a farne parte, accolti dal dedalo di viuzze che ci fagocitano facendoci girare senza tempo, per poi rigettarci in qualche parte del molo che costeggia ai due lati Pirano. Creature di mare a cui veniamo - in qualche modo - alla fine restituite. 

La Punta di Pirano.


Chiesa della Madonna della Salute
E così finiamo alla Punta, la parte estrema di Pirano, che separa i due versanti che guardano al mare. Qui si trova la Chiesa della Madonna della Salute, con la sua caratteristica torretta, e poi il faro. Una volta girato l'angolo l'atmosfera si fa più rilassata, con i bar con le poltrone proprio a ridosso del mare, nascosti e protetti dalla vivacità cittadina, dove godersi la vita sentendosi lontani da tutto, quasi dimenticati. Con il cuore sospeso tra la felicità dell'oblio e la sua stessa malinconia che somiglia a quella del mare dintorno. 



Piazza I Maggio.
Passiamo poi per Piazza I Maggio, dove spicca la cisterna in marmo realizzata nel 1700 per la raccolta dell'acqua piovana durante un periodo di siccità. E torniamo, in un percorso quasi circolare di nuovo al cuore di Pirano: Piazza Tardini, da dove guardare il sole tramontare sulla città e velare il mare di mille sfumature che sfociano tutte nel blu della notte. L'anima di Pirano è un'anima quieta, accogliente e fiera al tempo stesso, composta dalla naturale eleganza dei suoi edifici principali e dalla colorata allegria delle facciate dei palazzi. 

Case colorate.

Sa di essere bella ma non si dà arie, Pirano. 
E, con lo scendere della sera, diventa evanescente come un bel sogno. Con le facciate affacciate sul mare, una dietro l'altra lungo tutta la lunghezza del suo molo, che pian piano svaniscono nel blu della notte. Il blu del mare e del cielo. Trasformata in un sogno al contrario: il sogno di una cittadina perfetta, che svanisce di notte per poi essere pronta, l'indomani, a colorare e animare una nuova - meravigliosa - giornata. 
Un sogno che esiste sul serio: Pirano. Nel cuore.




martedì 2 aprile 2019

Il bello sconosciuto delle Madonie: il Laghetto di Mandria del Conte


Nel Parco Regionale delle Madonie, nella Sicilia settentrionale, nel territorio del comune di Isnello, un piccolo laghetto quasi sconosciuto al turismo di massa e ormai dimenticato anche dal turismo locale, meriterebbe sicuramente maggiore notorietà e soprattutto più valorizzazione e cura. Sto parlando del bel Laghetto di Mandria del Conte: un piccolo lago artificiale, dalle acque verdi, nascosto tra le montagne - eppure facilissimo da raggiungere -, situato subito sopra Piano Zucchi e prima di arrivare a Piano Battaglia. Ci si passa così, accanto senza saperlo, seguendo la strada principale verso la destinazione sciistica più famosa delle Madonie. Solo un piccolo cartello un po' in disparte, messo lì per guidare chi già è in cerca del laghetto e non certo per attrarre turisti frettolosi, ne segnala spartanamente la presenza prima dell'ennesima curva della strada principale. Parcheggiata la macchina alla meglio, in una rientranza al bordo della strada, saprete così di essere nel luogo giusto e vi occorreranno solo pochi passi nella sterrata per arrivare al lago.
Il paesaggio è molto bello, si apre su una classica vallata madonita, dove non è insolito far l'esperienza di un incontro dal vivo con mandrie di bovini al pascolo. Un panorama autentico e di una gustosa generosità bucolica, purtroppo rovinato dall'abbandono di cui questi luoghi soffrono. Il bacino fu creato a metà degli anni settanta, deviando le acque del Torrente Madonie, per sfruttare maggiormente la bellezza di questi luoghi, che conobbe, all'epoca, il suo periodo d'oro del turismo, con le conseguenti speculazioni edilizie, per poi essere totalmente dimenticata negli anni a seguire. Oggi la natura ha ripreso il sopravvento, sarebbe però necessaria una manutenzione che preservi la bellezza di questo luogo e lo valorizzi indirizzandolo verso un turismo responsabile. 
Mandria del Conte è il luogo giusto per appassionati fotografi, naturalisti, ornitologi, studiosi delle Madonie e semplicemente romantici in cerca di angoli di quiete per una passeggiata lontana dal caos, immersi nella natura. Queste anime solitarie si vedono aggirarsi nei pressi del laghetto, scrutarsi le une con le altre come sopravvissute all'oblio che ha coperto questo luogo, oggi frequentato solo da queste, poche, anime che hanno il privilegio di conoscerlo.

Mandria al pascolo.
 
Mandria al pascolo.

Mandria al pascolo.

Il laghetto ha una bellezza discreta ma piacevolissima e ben inserita in un contesto suggestivo che le fa da contorno. Con le mandrie che macchiano col marrone del loro manto il paesaggio verdissimo; con i boschi e la nebbia che sale in certe giornate e avvolge con il suo velo misterioso le cime dei monti, aprendo l'immaginazione a storie antiche campestri, proprio perché quello che meno si vede più si tende ad immaginare; con i bovini che bevono placidamente dalle acque del laghetto, tranquillamente ignare dello scorrere del tempo che le sta invecchiando in quello stesso instante. Ed è così, nel raffronto con la natura che così naturalmente vive, che anche le ansie e l'agitazione dell'uomo si placano. Ci sediamo un po' ai margini di queste acque su cui si specchiano pioppi, aceri e faggi. E la roccia viva alle loro spalle. Completano la scena alcune casette, forse ormai abbandonate anch'esse, con i tetti spioventi per affrontare l'inverno e poterle immaginare uscite da una fiaba. Una casa nel bosco accende sempre l'immaginario forgiato dalle favole dell'infanzia, in cui ci hanno raccontato di fate o di streghe, di bambini o di vecchi; di qualcuno  - comunque speciale - che vive nel bosco. E così le storie, ammaestrate da antichi racconti, vengono alla mente da sole e disegnano scenari attorno alle acque di questo lago.

Laghetto Mandria del Conte.
E oltre alle favole ci godiamo la frescura di questo luogo, dove la montagna la fa da padrona, ricordando con le sue cime d'intorno che è lei a comandare. Il verde è il colore predominante. Dell'acqua e dei boschi che circondano il lago per tre quarti del suo rilassante perimetro.
Un piccolo gioiello che la vista abbraccia in un solo sguardo. A misura d'uomo e con il discreto fascino che possiedono tutte le piccole cose, semplici e genuine.
L'anima di Mandria del Conte è proprio così: semplice. Un'anima bucolica e pacata, discreta e solitaria. Leggera e naturale. Senza pretese. Cattura con la sua semplicità. Rilassa, distende e ci fa sorridere. Scusate se è poco, oggi come oggi...

Rovi di more al laghetto.
E nella giusta stagione sorprende con i regali di una montagna generosa. 
Sono buonissime le more che crescono nei rovi di contorno alla strada del lago. Maturate al sole e all'aria ottima delle Madonie. Tingono il paesaggio di pois rossi e neri, con l'allegria tipica dei frutti di bosco che, anch'essi, rimandano l'immaginario a cestini di vimini intrecciati, per la raccolta.

Orchidea selvatica.
E ancora le piccole orchidee selvatiche che decorano di bellezza suprema il prato attorno al nostro lago. Spuntano colorando il terreno come doni inimmaginati del creato.
Ci sorprendiamo scovandone una e poi un'altra e poi un'altra ancora. E' come trovare tesori nascosti di un luogo nascosto e ci sentiamo orgogliosi che per noi - questo - invece non sia un luogo sconosciuto. Noi che sappiamo apprezzare la sua bellezza, che nella sua semplicità regala meravigliose sorprese come queste orchidee a rallegrare il cuore e a colorare la vista.




Restiamo ancora. Ancora un pochino, girovagando senza fretta, come tornati bambini abbandonati alle lunghe giornate d'estate nella campagna dei nostri nonni; giornate senza tempo, eterne alla scoperta della natura e dei suoi segreti, felici con questo soltanto. Giornate che ci portiamo dietro poi per tutta la vita, che ci salveranno per sempre.

Laghetto Mandria del Conte visto da Piano Battaglia.

E poi andiamo avanti, continuiamo la strada esattamente così come abbiamo continuato la vita. Saliamo verso Piano Battaglia, ma siamo pronti a sorprenderci di nuovo, quando, da un punto particolarmente panoramico, tutta la vista si apre alla vallata sottostante e scorgiamo il piccolo laghetto Mandria del Conte sotto. Specchio d'acqua tra i boschi, con la luce del sole riflessa che cattura i nostri occhi e la nostra attenzione a quello che abbiamo lasciato, che ci riporta alle ore passate lì serenamente. E ora che lo guardiamo dall'alto, il piccolo specchio d'acqua, unico nella vallata, con le nuvole che vi passano sopra e vi si riflettono insieme all'azzurro del cielo, ci sembra ancora più bello e magico. Così come le favole. Proprio nello stesso modo...





venerdì 15 febbraio 2019

Il fascino spettrale della Caldara di Manziana


Ricompreso all'interno del Parco Naturale di Bracciano - Martignano, della regione Lazio, il suggestivo Monumento Naturale della Caldara di Manziana si estende per circa 90 ettari nel territorio di Manziana - appunto -, in provincia di Roma. L'area protetta, istituita nel 1988, comprende diversi ambienti di elevatissimo interesse naturalistico e geologico. Vi si arriva a piedi, seguendo il percorso tracciato all'interno del bosco di Macchia Grande, oppure direttamente con la macchina, percorrendo Via della Caldara e parcheggiando a pochi metri dall'area protetta.
Comunque decidiate di giungervi, siate pronti al vero viaggio: quello interiore! Questo luogo vi trasformerà dentro, se non altro per il tempo che vi rimarrete, incantati dal fascino spettrale della Caldara. Vi saprà trattenere all'interno del suo cratere circolare come se foste entrati in un cerchio magico - e forse è esattamente così. Un "altro" dall'esterno capace di imprigionare e trascinare rapidissimamente dentro il suo universo. A parte. 

Panorama della Caldara di Manziana.

Già camminando verso la Caldara, guidati dalla segnaletica e dall'odore solfureo, ma anche e soprattutto da un sesto senso che inesorabilmente vi attira nella direzione giusta, noterete le prime avvisaglie di un ambiente particolarissimo. Diverso. Saprete subito che qualcosa sta mutando nel paesaggio, qualcosa di anomalo che tratteggia i confini tra la normalità e l'eccezionalità. Il prato, che non è ancora torbiera, appare già piegato in ciuffi che si incrociano a destra e a sinistra, alternandosi in un ricamo naturale destinato ad allertare i nostri sensi non abituati al disegno vegetale di trama e ordito. Immaginiamo il divertimento di un vento burlone e inventato. Sospettiamo che invece non sia opera sua. Crediamo nel soprannaturale per più di un istante. E andiamo avanti.

Bosco di betulle bianche.
L'impatto visivo, entrando nel vivo dell'area protetta, è tutto sul bianco dei tronchi del bosco di betulle che circonda la caldara vera e propria. Le betulle bianche a queste latitudini e con queste temperature, non dovrebbero crescere. Sono alberi tipici di climi più freddi. Qui una assoluta eccezionalità. Un sovvertire le regole che, in questo luogo, sta diventando l'unica regola. Tutto è diverso.  Qui. Tutto è eccezione.
E così, il bosco naturale del tutto innaturale in questo clima, è il più esterno degli ambienti di questo luogo. Quello che circonda e protegge, quasi nasconde la Caldara. Le betulle appaiono come una visione. Sentinelle che vegliano sui segreti del luogo delimitando il perimetro: il confine tra esterno ed interno, qui nettissimo. Fuori, vige la normalità; dentro, tutto cambia e si seguono regole differenti. Le "non regole" che  tipizzano  questo luogo e lo differenziano.
 
Bosco di betulle bianche.
 
A guardarle, le betulle, così bianche e con i rami spogli e spezzati, non possono che ricordare fantasmi. Spettri guardiani sulla soglia dell'inferno. Vinti anch'essi. E in effetti questa zona era consacrata al dio dell'oltretomba Manth, probabilmente proprio a causa dell'ambiente spettrale e dei fenomeni vulcanici a cui l'area è strettamente legata e che oggi non sono che i residui del vulcanismo sabatino di un tempo. 
 
Particolare di una polla sulfurea.
All'interno dell'ambiente paludoso della Caldara, sono facilmente osservabili fenomeni vulcanici: polle d'acqua, odore sulfureo, geyser naturali dovuti a sorgenti con emissione di anidride carbonica. Il fango della palude si colora di giallo e di rosso a traccia dei minerali che la terra sprigiona.
 
 
Palude con fenomeni vulcanici.

Sorgenti sulfuree nella palude.

Camminare nella palude, con le suole delle scarpe che sprofondano in una terra vivissima, che si mescola e rimescola e in questo eterno movimento attira dentro di sé, è come essere trascinati nel mondo degli inferi. Le narici si nutrono di un'aria densa di minerali, che odora di sottosuolo. La vista spazia sul paesaggio spettrale, chiuso in sé stesso e non abitato da anime umane. Le sorgenti che sgorgano regalando alla vista un po' del mondo sotterraneo, potrebbero ricordare benissimo il rumore dello Stige. Siamo all'inferno. E scopriamo che ci stiamo anche bene. La sensazione è quella di essere avvolti dal luogo, all'interno del suo cerchio magico che ci incastra e nello stesso tempo ci protegge: finché vi resteremo saremo coperti dalla magia spettrale di questo luogo che ci attrae fascinoso di vita e di morte al tempo stesso. Legato così indissolubilmente al sottosuolo, eppure luogo di vita, di acqua e di minerali. Di alberi così come di graminacee che decomponendosi danno vita al terzo degli ambienti della Caldara: la torbiera.
E così, dinanzi al bosco di betulle bianche, alla torbiera e infine alla palude ci troviamo immersi e completamente catalizzati da un paesaggio inusuale; fatto come a matriosca, dove questi tre ambienti sono contenuti uno dentro l'altro. E' un paesaggio che ci penetra dentro con la sua anima affascinante e inquieta. Tenebrosa e ammaliante. Un paesaggio che ci risucchia, che ci corteggia spaventosamente e ci invade la nostra, di anima.
 
Gli ambienti della Caldara: bosco, torbiera e palude.
 
Torbiera e palude della Caldara di Manziana.
 
La palude della Caldara di Manziana.
 
E nel silenzio tangibile di questo luogo, interrotto solo dal gorgogliare delle acque, è facile individuare presenze fatte poco di più che d'aria. Nel miscuglio tra palude e torba, tra i rami contorti di betulle fantasma che qui non dovrebbero essere, ecco salire dei vapori riflessi che assomigliano a qualcos'altro. Ci giriamo sospetti indovinando presenze. Soli e mai soli in questo luogo la cui anima è fatta di contrasti, di inquietudini, di fascino e di mistero. Un'anima bianca come i tronchi delle betulle, un'anima nera come la sua stessa palude. Un luogo unico, dove suolo e sottosuolo si intrecciano in una lotta che assomiglia a quella tra la vita e la morte, tra il reale e l'irreale e che non è nessuno dei due. 
La Caldara di Manziana è "Altro". Semplicemente.