venerdì 15 novembre 2013

Favignana: un'anima nella roccia e un'anima nel mare


Favignana è, per me, l’isola che non c’è.
Non perché sia la più incredibilmente bella né la più amena, ma solo perché è stata la prima: è stato con lei che mi sono innamorata del sogno dell’isolamento, del piccolo mondo a sé circondato dal mare, del senso di libertà tanto più forte, quanto più, paradossalmente, ci si trova in un territorio ristretto; è stato dalle sue coste che, con una curiosità senza rimpianti, ho guardato le luci – così distanti, così tante – della terraferma che poi, in realtà, era l’isola madre: la Sicilia.
E mi sono lasciata andare all’isola, pazza di felicità per l’umanissima dimensione ridotta di spazio, per il territorio da vivere palmo a palmo e fare mio – tutto –, per quei confini certi entro i quali comporre il mio mondo.
Sì: l’isola dà certezza. L’isola è sempre la tua isola.
Ed è difficile, tuttavia lo farò, indicare un luogo o l’altro, perché di Favignana ho amato più di ogni altra cosa girovagare senza meta, scoprire ogni scoglio, ogni scorcio; girare e rigirare lungo la strada principale che costeggia l’isola e la divide, psicologicamente, in due realtà ancora più piccole: la parte prima del tunnel e la parte dopo il tunnel che attraversa il Monte Santa Caterina e collega la Piana al Bosco. Queste sono le due pianure (rispettivamente ad est e ad ovest del monte) che formano le "ali" di Favignana. Si dice, infatti, che la forma dell'isola ricordi quella di una farfalla con le ali spiegate. 

Porticciolo di Favignana. Sullo sfondo il Monte Santa Caterina
A Favignana, la maggiore delle isole Egadi, di arriva facilmente partendo da Trapani, con l'aliscafo o il traghetto, o da Levanzo e Marettimo. 
Il paese che ricordo io, ormai sette anni fa, è un piccolo mondo fuori dal tempo, dai ritmi rilassati, con pochi locali e pochi negozi, raccolto e amabilmente spartano e informale. Dicono che sia cambiato.
Pare che ora l'isola sia di moda, e siano prolificati locali chic dagli ambienti raffinati e il turismo ricco. Me l'hanno raccontato, perciò non posso testimoniarlo con i miei occhi, ma, se fosse vero, sarei contenta di aver conosciuto "il prima" e non tornerei a Favignana per timore di una delusione.
Ad ogni modo, se è cambiato il tipo di turismo, i luoghi in sé per sé non possono esserlo. Dunque potrei citarvi la bellezza di Cala Rotonda o la trasparenza del mare a Cala Azzurra; la meravigliosa vista su Favignana e sulle altre Egadi che si gode dalle rovine del castello in cima al Monte Santa Caterina; l'ottimo cous cous che si mangia qui; ma il mio compito non è stendere una guida turistica dell'isola (ce ne sono già molte validissime), bensì parlarvi dell'anima di Favignana, anzi delle sue due anime: quella della roccia e quella del mare.
Entrambe legano a doppio filo la bellezza dell'isola e il duro lavoro degli isolani.
La roccia è stata per molti secoli la base dell'economia di Favignana. Si estraeva la  Calcarenite (più conosciuta con l'improprio nome di "tufo") dalle numerose cave disseminate sull'isola. I cavatori scavavano vere e proprie gallerie e caverne sotterranee, sostenute da pilastri di "tufo", che, intaccati, consentivano di arrampicarsi per procedere verso l'alto, con un lavoro durissimo ed estenuante. Oggi queste cave, dismesse, sono in parte visitabili; appaiono come cunicoli lunghi anche centinai di metri, che diventano subito stretti e bui e scoraggiano un ulteriore addentramento. 
Allora pare di rivedere quegli uomini che faticavano al buio, sotto la terra, arrampicati sulla roccia, e si capisce che l'anima dell'isola non può che essere anche la loro. Eppure questa amara considerazione non pregiudica la bellezza dei luoghi, bensì le dà un valore aggiunto.

Tratto di costa vicino al Bue Marino
Una delle più belle cave si trova al Bue Marino. Questa è una cala rocciosa con un mare strepitoso, color verde smeraldo, interrotto da zone di azzurro intenso. 
Qui non c'è spiaggia, per fare in bagno occorre tuffarsi in acqua, difatti è uno dei punti più apprezzati dagli amanti dello snorkeling, anche per la generosa presenza di pesci e stelle marine. 

Cava di calcarenite
Ma l'aspetto più affascinante del Bue Marino è, come accennavo, la presenza di spettacolari e ampie grotte di calcarenite, direttamente sul livello del mare. Queste presentano interessanti stratificazioni esterne e sono la cornice di un territorio comunque geologicamente molto interessante, in cui è facile constatare la presenza di conchiglie fossili molto ben conservate nella roccia, seppure si trovino proprio in una delle zone più frequentate dal turismo.
Conchiglia fossile










Un'altra imperdibile spiaggia, questa mista di roccia e sabbia, è Cala Rossa (pare che si chiami così in seguito al sangue versato nella battaglia tra romani e cartaginesi durante la prima Guerra Punica). E' uno spettacolo di colonne di "tufo" a strapiombo su un mare turchese. Anche qui le grotte sono piuttosto ampie, lunghe, divise in veri e propri cunicoli, e contribuiscono alla bellezza e alla particolarità di questa spiaggia, unica al mondo.

Cala Rossa
 
La luce che filtra dalle pareti di roccia, all'interno delle grotte, attribuisce un'aria mistica al luogo, e induce un profondo rispetto per i tanti che vi hanno lavorato. Se si chiudono gli occhi, sembra ancora di sentire il rumore degli strumenti artigianali, che scavano la roccia, e le voci di tutti quegli uomini dimenticati.
 
Interno delle grotte


Invece le cave all'aperto, oggi sono state trasformate in orti e giardini, chiamati Giardini Ipogei, dove coltivare la terra sfruttando la luce del sole, ma anche le mura delle cave che proteggono dal vento. E non è raro vedere crescervi fichi, mandorli, peri e aranci.


Ma Favignana non è solo questo: dicevamo che ha anche un'anima prettamente legata  al mare. Oltre alla bellezza delle sue coste, non possiamo dimenticare, infatti, la vita che girava intorno alla Tonnara Florio, una delle più grandi del Mediterraneo, oggi non più in uso ma visitabile a pagamento. Qui venivano trattati e conservati i grandi tonni rossi catturati durante la tradizionale, ma cruenta, tecnica di pesca della mattanza, comandata dal Rais, in auge fino al 2007. 
Oggi tutto questo non c'è più, ma ciò non toglie che gli isolani si sentano ancora legati alla tradizione della pesca del tonno. Molte famiglie, di generazione in generazione, hanno lavorato duramente nella tonnara, e sono ancora vivi i ricordi di chi ci ha lavorato personalmente o di chi ha un parente prossimo che l'ha fatto. I loro racconti fanno ormai parte della collettività, della cultura e della storia dell'isola.
E i prodotti ittici tipici sono ancora essenzialmente quelli derivati dalla lavorazione del tonno. Gustosissima la bottarga, le uova della femmina di tonno, con cui si condiscono spaghetti dal sapore deciso.

La Tonnara Florio



E, infine, Favignana è sogno e poesia. 
Provate un suggestivo giro notturno dell'isola in macchina: parrà che cielo e terra si tocchino, l'unica luce sarà quella della luna e gli odori della campagna, attraverso i finestrini aperti, giungeranno ai vostri sensi. E vi parrà di non essere soli, che dalla terra e dal mare salgano ombre a tenervi compagnia, e che l'isola sia viva, pregna di storia, e respiri insieme a voi.

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