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lunedì 29 giugno 2020

Campo Imperatore in estate: l'emozione della pace


Lo chiamano, a ragione, "Il piccolo Tibet". Campo Imperatore, nel cuore dell'Abruzzo, ne ha tutte le caratteristiche di pace e di bellezza. Difficile qui, non lasciarsi avvolgere dalla spiritualità di una natura sovrana, forte e generosa allo stesso tempo. Ricca di fiumiciattoli, piccoli laghi, fiori e animali in libertà. Siamo a quota tra 1400 e 2000 metri circa, in provincia dell'Aquila, nel vastissimo altopiano alle pendici del Gran Sasso, di origine glaciale e carsico alluvionale. Siamo nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, e qui passeremo una di quelle rare giornate, difficili a dimenticarsi, che restano scolpite per sempre nella memoria dei giorni felici e infiniti, fatti di un susseguirsi di emozioni, di sorprese di luce e di una rara pace del cuore.

Panorami di Campo Imperatore e dei suoi laghetti
Il territorio è quasi del tutto brullo; all'arrivo colpiscono le colline che si susseguono a perdita d'occhio, ricoperte quasi esclusivamente da prati verdi, intervallati da piccoli laghi di origine glaciale, dove si radunano mandrie di mucche e di cavalli al pascolo. Un paesaggio ameno e surreale, che attrae la nostra curiosità e distende la mente. Un panorama particolare, tipico della zona, a cui non siamo abituati e che, probabilmente rasserena proprio per la possibilità di soppesarlo tutto subito. In questa prima zona non ci sono quei boschi carichi di inquietudine e di misteri da indovinare, ma solo vaste colline conoscibili con uno sguardo soltanto, rassicuranti proprio nella loro meravigliosa essenzialità. Sembrano disegnate dalla fantasia di un bambino; ci riportano ad un mondo semplice, pulito, chiaramente leggibile, che non richiede alcuno sforzo interpretativo. Alla semplicità della bellezza più pura.
I ricami di nuvole bianche completano il panorama perfetto dell'immaginario delle corse in montagna di un'estate d'infanzia felice. Queste collinette promettono una felicità senza pericoli, una bontà senza riserve, un fiducia nella pace e il benessere. Verrebbe voglia di correre, incontro alla felicità fanciulla, qui dove non c'è pericolo di perdersi. Qui dove il futuro è tutto lì, davanti ai propri occhi.

Il più suggestivo di tutti i laghetti, testimonianza di una zona ricca d'acqua e adatta alla vita fin dall'antichità, è sicuramente il lago di Pietranzoni. Minuscolo (anch'esso) bacino d'acqua, famoso per essere "Lo specchio del Gran Sasso". Si trova proprio accanto alla strada principale che conduce all'Osservatorio Astronomico, ed è lago più vicino all'imponente montagna, che nei giorni più limpidi si riflette nelle sue acque. 



Lago di Pietranzoni

Uno spettacolo affascinante e ricco di meraviglia che soltanto la montagna può regalare. Qui l'aria è fresca anche in estate, le acque del lago sono gelide e sembrano incantate, messe lì appositamente per la vanità del Gran Sasso, che ama moltiplicarsi in un riflesso  che si confonde con l'originale. Poi qualche sasso nel lago, i fiori della stagione, le nuvole... la composizione di un panorama perfetto. Qui si può sognare ad occhi ben aperti. E fare un pic nic sui prati di cui è circondato il lago, mangiando a cospetto di tanta bellezza, respirando la buona aria montanara, godendo di questo luogo crocevia di turisti (pochi e rispettosi, a dire la verità) e mandrie assetate e aquile in un cielo limpido.


Fioriture spontanee

E non ci dimentichiamo che siamo in estate. Qui dove fino a pochi mesi fa tutto era fermo, ricoperto dal manto silenzioso della neve alta, ora è ricco di vita di una natura risorta con un fermento risoluto. I prati sono abitati da una varietà di fiori spontanei di montagna. Si cammina scoprendo e schivando, per non calpestarli, fiori di ogni tipo e colore. Da quelli più delicati ai più tenaci, macchie di giallo, di rosa, di viola, di bianco ricoprono i prati del velo della bella stagione. Di allegria e di bellezza indiscutibile, da cui farsi travolgere. Pensieri tristi e stress di città qui vengono messi subito nel più piccolo cantuccio della mente, per lasciare spazio alla spensieratezza di un'estate in montagna. 

Ma di certo le sorprese di questa lunga giornata non sono finite. Esplorando i dintorni si percorre la strada che taglia i campi, che si susseguono per chilometri. Si incontrano altre mandrie, altri specchi d'acqua, rifugi dove si arrostisce la carne e si mangia sulle tradizionali panche di legno all'aperto gustando i tipici prodotti abruzzesi, arrosticini in primis, legati soprattutto alla pastorizia. Si vaga così, con stupore sereno, pensando alla vita di qui. Alla tranquillità, alla genuina verità di luoghi come questi. Rilassando i pensieri eppure tenendosi mentalmente aperti a sorprendersi e decisi a godere del luogo fino all'ultimo raggio di sole.
E' così, girando senza meta, che arrivo a Vado di Sole, una delle poche zone boschive a ridosso di Campo Imperatore. Qui mi accoglie un temporale estivo, tanto improvviso e violento, quanto fulmineo nello scomparire. Qui mi perdo, col cuore colmo di emozione, tra boschi umidi, fitti fitti di alberi secolari e muschi e fiori. Qui tra la nebbia e rami che sembrano spettri, in un segreto inquietante del bosco, mi colpisce un'emozione totalmente opposta a quella della piana. Qui c'è mistero, ci sono anime che si aggirano tra questi boschi carichi di suggestioni. Qui la nebbia nasconde, costringe ad indovinare. Ad immaginare. A percepire. Il bosco, saggio e antico, e i suoi segreti. Esserne parte, esserci, è come avere accesso ad una piccola parte di un qualcosa di "oltre", come uno spioncino su un mondo incantato.


Vado di Sole boschi

E usciti dal bosco, c'è di nuovo la luce di un giorno che sembrava alla fine ed invece è ancora qui. Come se fosse ricominciato prima di finire, come se quello del bosco fosse stato un tempo sospeso, rubato al tempo e fuori di esso. Ora è una luce radente e più calda; morbida, ed accarezza i prati e i boschi di abeti e tinge di sfumature il cielo più blu tra le nuvole basse. Si leva un vento che porta gli odori della natura con sé e i ricordi di estati passate, passate su prati, infinite. Che ora porta ricordi di felicità che ritorna. E' l'ora più bella. Tutto ciò che si vive adesso, con l'anima già appagata da una lunga giornata, è un qualcosa di più, è un dono inaspettato.
Le mandrie sono ancora al pascolo, sotto l'ultimo sole, avvolte da una luce che dona grazia alla rotondità delle colline, alla forza della montagna e all'imponenza delle nubi che scendono. Questo paesaggio bucolico è di una straordinaria bellezza nella sua semplicità perfetta e dignitosa. La vita legata alla pastorizia, alle stagioni, al ritmo del sole, come era una volta. 



Le mandrie al pascolo


Questa è l'anima di Campo Imperatore. Un'anima semplice e genuina. Antica e vera. Eppure corredata da quel tocco di mistero che resta appannaggio della natura soltanto. Noi qui non ci occupiamo di esso, sfiorandolo solamente. Noi qui viviamo un'estate di una pace emozionante, di calma dell'anima, di gioia fatta di piccole e grandi cose. Un cavallo che corre libero sull'altipiano, un fiore di campo, un riflesso di luce, una nube dalla forma curiosa. Così passa il tempo qui, in attesa di un lungo inverno di neve, della forza della montagna più vera. Dall'anima di una grandezza antica e ricca di semplice bellezza.










mercoledì 20 novembre 2019

Tutti i colori dell'autunno abruzzese a Barrea


Il Parco Nazionale D'Abruzzo, Lazio e Molise certamente regala uno degli spettacoli più affascinanti a chi desidera godere la natura in autunno; quando, non solo permette di rigenerarsi dopo la calura estiva e prima del gelo invernale, ma anche di gioire alla scena del foliage: è il momento magico in cui i boschi vestono i colori caldi dal marrone al rosso, dall'arancione al giallo dalle più variegate sfumature. La natura è pronta per la sua più suggestiva rappresentazione: la stagione autunnale. E proprio nel Parco Nazionale, con questa atmosfera, andiamo alla scoperta di uno dei più particolari luoghi custoditi al suo interno: il borgo di Barrea e l'omonimo lago. Si tratta di un paesino medievale, arroccato su uno sperone roccioso a circa 1066 metri sul livello del mare, in provincia dell'Aquila.

Colori autunnali tingono gli altipiani abruzzesi.
Arrivarvi di questa stagione significa percorrere le strade che attraversano il Parco e subito stupirci della bellezza dei boschi, fitti come sentinelle orgogliose ai lati della strada, unico varco verso il mondo magico che lasciano percepire invitandoci all'autunno. Un bordeaux che si impadronisce del verde, un arancio che lotta giocosamente con il giallo per avere la meglio su quella immaginaria tavolozza di colori, perfettamente equilibrata dalla una natura artista e mescitrice di cicli di vita, morte e rinascita.

Colori autunnali tingono gli altipiani abruzzesi.
Esplorare i dintorni significa sorprendersi ancora di come - forse da un giorno all'altro -  la natura pittrice abbia aggiunto del rosso deciso nella conquista delle cime degli alberi a valle. L'autunno che avanza; l'autunno che accende il paesaggio della vivacità di una fiamma che ora distrugge per permettere di ricominciare poi. Un fuoco di vita. Un autunno che regala agli uomini i prodotti tipici della montagna di queste zone: funghi di bosco, tartufo, orapi (spinaci selvatici), zafferano, genziana.

Ma torniamo alla meta del nostro viaggio: Barrea e il suo splendido lago, di origine artificiale, nato in seguito allo sbarramento del fiume Sangro nel 1951. Oggi è meta turistica grazie alla bellezza delle sue sponde e della natura incontaminata che lo circonda.
Cavalli al pascolo nei pressi di Barrea.
Mentre una riva è più facilmente accessibile, grazie a moli attrezzati per l'affitto di canoe e windsurf per la pratica sportiva, un punto ristoro e la pista ciclabile, l'altra sponda è lasciata alla natura, agli escursionisti che si avventurano lungo i sentieri, al pascolo di animali allo stato brado: mandrie di cavalli e greggi che è facile incontrare sulle sponde del lago e nei suoi dintorni. Così come non inconsueto è rintracciare, nella fanghiglia morbida che costituisce le rive più prossime all'acqua del lago, le impronte dell'orso marsicano.

Panorama del lago di Barrea.
Particolare conformazione degli alberi sulle sponde del lago.

Da questa parte del lago si respira una particolare aria, così pura da aprire i polmoni in un respiro di sollievo e malinconia al tempo stesso. E' quello di una viva solitudine, non di quelle dolorose e forzate, ma di benessere teso all'ascolto attentissimo di tutto ciò che ci circonda e della profondità di noi stessi richiamata dalla natura. L'aria fresca della sera si accompagna ad un velo di luce fredda che cala sui colori caldi autunnali e accende di significati. Intanto, particolari alberi dalla conformazione barbuta che gli avvolge il tronco - forse a difesa -, sembrano giganti condannati all'immobilità da un antico incantesimo che li ha congelati in strane pose, da cui paiono potersi scrollare da un momento all'altro. Giganti immobili che celano vita al loro interno, e che il vento muove ingannando le nostre umane percezioni con indizi concreti. Un raggio di luce filtra, chiarificatore di mondi incantati a cui non abbiamo accesso.

Panorama del lago di Barrea.

Lasciamo per il momento la malìa del lago e dedichiamoci alla visita del grazioso paese di Barrea. E' di una tale tranquillità che sorprende e, proprio questo, aggiunge valore al luogo: grazie alla sua bellezza avrebbe potuto essere rovinato da un turismo di massa che invece, fortunatamente, qui non è ancora arrivato. Ritmi lenti; poche e rispettose persone; pulizia accurata; e dettagli che rendono particolare ogni portone, ogni casa in pietra di questo paese, su cui trovano collocazione: daini di legno intagliato, tendine ricamate con temi di montagna, fioriere, lampioni in ferro battuto, alci scolpite da sapienti mani artigiane ecc. 

Centro storico di Barrea.
Ogni ornamento contribuisce a rendere particolare e unica Barrea. Delizioso abbandonarsi curiosando tra le stradine del suo piccolo centro storico, intrecciate in salita fino a convergere nel punto più alto del paese: il Castello monumentale, datato tra il XI e il XII secolo, visitabile con un biglietto dal simbolico prezzo di 1 euro; purtroppo danneggiato dal terremoto, oggi è sede dei numerosi eventi culturali organizzati dal borgo, attivissimo da questo punto di vista. Dal castello si gode anche della più spettacolare vista panoramica sul sottostante lago di Barrea.

Entrata al castello di Barrea.

Mura di cinta del castello di Barrea.

Panorama del lago dal castello di Barrea.

Sicuramente una delle emozioni più intense che si possono provano durante il soggiorno a Barrea, è assistere al calar della notte proprio dalla parte più alta Castello del borgo. Da qui si vedono il torrione circolare, le mura di cinta con dietro le imponenti montagne e poi sotto tutto il paese, con le sue abitazioni in pietra che scendono verso il lago come a voler andare incontro all'acqua in un abbraccio. Suggestiva è la luce di fine giornata che tinge di blu le montagne e le acque del lago, uniformando il paesaggio e tranquillizzando il cuore. Ci si sente liberi e sicuri, qui. Respirando aria fresca di montagna mentre il fiume, alle nostre spalle, spande la sua voce per le vallate ormai oscure e il cielo striato di nuvole accompagna il nostro sognare... fino a che non sia notte. Popolata da creature del bosco e segreti sussurrati dai lupi. 

Tramonto sul lago di Barrea.

E' il momento, per noi uomini, di lasciare il bosco alla vita notturna dei suoi animali e alle leggende. Di ritirarci in uno dei caldi ristorantini tipici e gustare una calda zuppa, delle fettuccine ai funghi porcini o gli arrosticini locali. Riposare il corpo e abbandonare la mente, paghi delle meraviglie viste e pronti a ricominciare la mattina dopo, con il primo sole.
E', infatti, la prima mattina il momento migliore per visitare nuovamente il lago e apprezzare maggiormente, con la luce giovane, i colori autunnali dei boschi che lo circondano e il verde smeraldo intensissimo delle sue acque che riflettono il panorama intorno.

Lago di Barrea in autunno.
Lago di Barrea in autunno.

Incantevole è passeggiare sulla ghiaia bianchissima delle rive del lago e sentirsi parte di un paesaggio così perfetto. Luminoso di una mattinata d'autunno, in cui il verde, l'arancio e il rosso sono tanto intensi da essere pura perfezione e gioia per il cuore. Con le montagne che si specchiano nel lago e ci invitano a scoprirle, sostiamo sulle sponde del lago di Barrea immaginando la giornata che sarà. Molte le escursioni che sono possibili a partire da qui, prime fra tutte: la Camosciara, così chiamata perché è casa di centinaia di camosci nonché di sentieri nella natura e cascate; e la Val Fondillo, una vallata circondata dalle montagne che offre la possibilità di trekking e panorami suggestivi. Ma questa è un'altra storia. 
Restiamo ancora fermi all'incanto di queste acque, ad un paesaggio illuminato dalla luce perfetta di una prima mattina d'autunno a Barrea. La giornata che immaginiamo sarà sicuramente densa di accadimenti e ricca di emozioni, ma in questo esatto momento la cosa più preziosa è proprio godere dell'attimo presente. Essere qui, sulle sponde del lago di Barrea, accarezzati dal sole d'autunno, dalla quiete che ci circonda, dalla notte che si è dileguata da poco e ancora il prato ne porta traccia nella rugiada. Godiamoci questo momento, abbandoniamoci ai colori d'autunno. Siamoci! Sentiamo. Respiriamo. 
Solo dopo aver impresso nella mente e nel cuore il panorama acceso di colori che abbiamo davanti, solo allora, possiamo ripartire qualunque sia la meta che ci aspetta.

Daini.
Boschi autunnali intorno a Barrea.

Con tutta probabilità ci imbatteremo in qualche daino curioso e attraverseremo ancora boschi fitti di alberi tinteggiati d'autunno. Respireremo buona aria di montagna e cammineremo ancora molto tra la natura. Il Parco Nazionale d'Abruzzo è tutto da scoprire ed è un patrimonio di incredibile bellezza. Ma le emozioni che ci hanno regalato  Barrea e il suo lago difficilmente saranno superabili. La principale è una sensazione di assoluta quiete e di serenità interiore che accompagna costantemente la scoperta di questi paesaggi. La natura incontaminata, eppure vicina alla civiltà, permette di staccare la spina dalla routine cittadina, di ricavare energie dalla pace e dalla genuinità dei luoghi, nonché - forse - di immaginare che un'altra vita - questa vita - sia possibile.
E' proprio questa l'anima di Barrea: il suo essere "isola felice", bella e curata, ricca di aria pura e di tranquillità, eppure reale, fruibile, facilmente raggiungibile e vivibile. E dunque viviamola, Barrea. Scopriamo senza fretta le sue viuzze, assaporiamo i prodotti tipici e i ritmi lenti, specchiamoci nelle acque della tranquillità del suo lago, passeggiamo  nei sentieri. E infine, quando viene di nuovo la sera, abbandoniamoci a quel pizzico di magia che ci offre la vista del paesino illuminato, con il lago e le montagne giganti presenze indovinate nella notte. Abbandoniamoci a quel sentore di quel "qualcosa in più",  che poi null'altro è che la grandezza della natura.

 

mercoledì 16 gennaio 2019

La viva spiritualità del lago di San Domenico


Nell'Abruzzo meridionale e già montano, non lontano dal confine con il Lazio, in provincia dell'Aquila e sotto il comune di Villalago, trova dimora lo splendido lago di San Domenico.
Si tratta in realtà di un lago artificiale, creato intorno agli anni '20 per esigenze umane, ma che si incastona in maniera così perfettamente naturale nel contesto paesaggistico, da essere considerato come autentico gioiello, meritevole meta di escursioni e pellegrinaggi. 
La strada per arrivarvi è la suggestiva anticipatrice dell'incanto del luogo: costeggia le Gole del Sagittario, incuneandosi tra le curve delle acque e delle pareti montane. Sorprende. Rinfresca la mente. Prepara già gli occhi al paradiso. Quando si apre la visuale sul lago, infatti, siamo stati già condotti sulla via della bellezza. Già abbiamo, da qualche chilometro, lasciato l'asfalto urbano, disordinato e caotico, per immergerci nella guida veritiera della natura. 
E nonostante questo, nonostante siamo già mentalmente immersi in un mondo a sé stante, vedere il lago è un sussulto di emozione tangibile. Le acque verdissime, la spiaggetta bianca, le montagne boscose e selvagge intorno, gli alberi che lo incorniciano, ci lasciano di stucco proprio perché sono di una tale perfetta bellezza - non riusciamo proprio ad immaginare un elemento mancante - da sembrarci impossibile esista sul serio questo luogo. E' la perfezione assoluta ad incantarci. E che sia così, paradossalmente, a portata di mano, lungo la strada che, continuata, porterebbe senza intralci al più famoso lago di Scanno. 
E' l'incanto che ci si offre davanti spontaneamente, a sorprenderci. Che una tale meraviglia non sia da cercare tra le montagne, dopo un trekking sfiancante, ma si apra a noi semplicemente. Forse, sentiamo di non meritarlo il paradiso. Che debba essere più sofferto o forse solo più ostentato, per crederlo reale. Perché il lago di San Domenico, in fondo, nonostante la assoluta bellezza, non è poi così segnalato a livello turistico né - fortunatamente - sfruttato. Resta un luogo integro, intimo, delicato. Un tesoro che, paradossalmente, è sotto gli occhi di tutti, ma resta silenziosamente in disparte, in punta di piedi. Al margine di questa strada che, silenziosa anch'essa, scivola via tra le Gole del Sagittario e il lago di Scanno. Nel mezzo, questo lago che vede chi vuol vederlo, che urla in silenzio per chi sa sentirlo. Che si regala a tutti, e si rivela, forse, a pochi. 
Occorre inventarselo un po', il parcheggio. I posti ricavati da qualche slargo della strada sono pochi. Occorre volercisi fermare, sulle sponde di questo lago. Nessun parcheggio costruito appositamente, nessuna segnaletica invadente, dirigerà le vostre azioni. Sarete voi a sapere che vorrete visitare esattamente questo luogo. A decidere, coscientemente, di fermarmi qui. A riconoscere il tesoro che si para proprio davanti a voi, incustodito. E forse proprio questo non è semplice: saper godere la meraviglia di ciò a cui si ha libero accesso.

Ponte per l'eremo di San Domenico

Un nuovo ponte pedonale, costruito sopra i resti di quello preesistente, vi porterà (emozionati) nel cuore del lago. Questo ponte è tramite e punto di contratto tra lo scorrere della vita preesistente e il tempo a sé stante di questo luogo, anima della natura e anima della spiritualità. Sulle sponde del lago, infatti, sorge (e sorgeva molto prima del lago stesso) il suggestivo eremo di San Domenico, detto anche Prato Cardoso, dove il Santo dimorò intorno all'anno mille, vivendo in isolamento per almeno sei anni. 

Croce affacciata sul lago.
Superato il ponte, uno slargo si apre sul lago; quasi  una piazzetta con affaccio sullo splendido panorama circostante. Incontaminato, fatto di acqua e di alberi. 
Una croce, solenne, è eretta a protezione della natura. O forse è la natura stessa a legittimare la presenza di questa croce qui. Non ha importanza. E' la spiritualità del luogo a non essere in discussione. 
Si respira spirito. Che sia quello della natura o quello di un credo specifico, poco importa. Un silenzio irreale ci avvolge e racconta più di mille voci insieme. Ci estraniamo dal mondo, sentiamo qualcosa di non ben definito invaderci e colmare l'anima. Ma non è ancora la quiete, la pace; queste verranno successivamente. E' un inquieto senso di benessere, a cui, per ora non ci sappiamo abbandonare, ma che ci riempie e ci incita a scoprire un  luogo che ci cattura e ci estranea  e ci emoziona.

Bifora nel loggiato dell'eremo di San Domenico.
Entriamo del loggiato della piccola chiesa. Qui dei dipinti di Alfredo Gentile raccontano quattro episodi legati alla vita del Santo. Una bifora permette la vista del lago. Oltre ad essere molto suggestiva, ha valore estremamente simbolico: è come se l'ambiente naturale e quello spirituale non fossero mai separati, ma restasse sempre aperto il varco di comunicazione tra i due. Visivo, ma anche, e soprattutto, emotivo e simbolico. 

Entrando all'interno della chiesetta vera e propria, l'allerta dei sensi aumenta. Il cuore accelera nell'attesa di qualcosa di indefinito; i piedi compiono i loro passi quasi autonomamente, seguendo una sensazione spirituale molto forte, che conduce giusto dietro l'altare, ad una porta che si apre su ripidi scalini scavati nella roccia calcarea. 

Grotta di San Domenico.
Salendo le scale anche questa sensazione mistica che ci accompagna sale, e culmina esattamente davanti al cancello posto a protezione dei resti del giaciglio di San Domenico, all'interno della grotta scavata nella roccia, dove il benedettino dimorava. E' qui che il Santo visse in isolamento, tra solitudine, preghiere e penitenze. E' qui che ebbe le apparizioni. E questa roccia conserva traccia di tutte le sofferenze e le rivelazioni che furono. Traccia viva del sudore del Santo; alone del misticismo e del mistero che qui si consumò in quei lontani giorni di eremitaggio.
C'è qualcosa che brucia nell'anima, toccando questo cancello. Qualcosa che attrae e terrorizza al tempo stesso, nell'aria che si respira dentro questa grotta. E' il respiro delle polveri del tempo, dell'energia fortissima di una meditazione rivelatrice. Il cuore batte profondamente e lentamente; lo sentiamo dentro, questo luogo. Conserva ogni cosa accaduta. Gli occhi sono spalancati su qualcosa di assolutamente vivo e reale che tuttavia non riusciamo a distinguere. Quei fasci di luce verso il cielo, che vide San Benedetto, a noi non sono dati vedere, eppure li sentiamo perfettamente. Gli occhi spalancati ce li rivelano dentro la nostra anima.

Anche qui, una cavità nella roccia, non impedisce la vista dei boschi al di fuori. La natura entra prepotentemente dentro. In un tutt'uno. Si sente scorrere l'acqua. E' la sorgente del fiume Sege, alle cui spalle sorge questa grotta solenne. Il tintinnio vivo dell'acqua deve essere lo stesso che rapiva San Domenico dalla sua solitudine, per offrirgli il conforto rivelatore della natura sovrana, da sempre, di questo luogo e del nostro mondo. Qui c'è verità. Qui è da cercare, nella propria anima e in quella del luogo, la consapevolezza. 
Uscire da questa grotta, dalla chiesa, dal suo loggiato, e arrivare sulle sponde del lago è come aver compiuto un lungo viaggio spirituale che ci ha modificati dentro. 
Ora, la sensazione è quella di benessere e pace assoluta. Di armonia con noi stessi e con il mondo. Le acque verdi del lago, le spiagge bianche, l'argentea cascatella, i fitti abeti che ci circondano, sono fatti della stessa materia della nostra anima. Tale perfezione non ci sorprende più - non può che essere così adesso -, ma ci avvolge e ci inorgoglisce.

Le acque del lago di San Domenico.

I boschi che circondano il lago di San Domenico.

Il meraviglioso paesaggio ci lascia una sensazione, ora, di pace e completezza. Abbiamo fatto un percorso, un viaggio dentro al viaggio; ci siamo dapprima sorpresi, poi tuffati e quasi siamo stati sopraffatti dalle forti sensazioni di questo luogo, infine abbiamo trovato la pace. Come una liberazione dalle energie negative, che qui sono state assorbite ed annullate. Comprese e superate.
Qual è dunque l'anima di questo luogo? E' anima tutta. Un'anima di pace, di silenzio, di mistero, di natura, di bellezza, di perfezione, di energia, di misticismo, di meditazione, di raccoglimento e d'incanto. Ma è sopratutto un'anima fatta di tanti piccoli tasselli di una spiritualità diffusa su tutte le cose. Sull'eremo, sul giaciglio del Santo, ma anche sulla terra, sulla roccia, sui flussi dell'acqua, sulle sorgenti, sui boschi. Un'anima che pervade tutta l'aria di questo luogo, che respiriamo come nutrimento di vita. 

Panorama lago San Domenico.

E andando via, percorriamo l'itinerario al contrario, questa volta con una consapevolezza nuova. Pronti a tornare alla nostra vita normale, ma più forti. 
Ma non possiamo fare a meno di voltarci, un'ultima volta, ad ammirare il panorama del lago, così perfettamente distribuito tra sponde di ghiaia bianca, acque verdi, e montagne d'intorno. E un raggio di sole che filtra ad illuminarlo. Delicatamente. Traccia di spirito.