mercoledì 20 novembre 2013

Pomice e ossidiana: benvenuti a Lipari!


Panorama da Pianoconte

Lipari è l'isola dei contrasti. 
Tra il paese e la zona di Canneto, molto turistiche, e le frazioni solitarie: Acquacalda, Quattropani, Pianoconte.
Tra panorami naturali incontaminati e paesaggi decisamente industriali.
Tra  la vita antica dei pescatori e quella moderna dell'industria e del turismo.
Ma soprattutto, tra la pomice e l'ossidiana. 
Il bianco e il nero. Il leggero e il pesante. Il levigato e il tagliente.
Lipari è proprio così: queste due rocce rappresentano le facce della sua duplice anima.
Una chiara ma delicata, l'altra scura ma affascinante. 
Entrambe provenienti dalla stessa origine, spesso coesistenti negli stessi luoghi.

Cava di pomice
In questo senso, la più particolare spiaggia dell'isola è quella di Porticello. 
Si trova esattamente sotto la vecchia cava di pomice, oggi non più in uso, del Monte Pilato. 
Diversi pontili e i resti delle industrie di estrazione, qui coabitano con un bel mare azzurro e soprattuto con l'impressionante pendio di pomice bianca, formato negli anni dagli scarti delle lavorazioni della cava, che oggi arriva proprio a ridosso della spiaggia.
Devo dire la verità: la spiaggia è piccola ed è un po' strano questo paesaggio metà naturale metà industriale. 

La spiaggia di Porticello
Tuttavia, la presenza della pomice offre uno scenario decisamente caratteristico. 
E' irresistibile la tentazione di arrampicarsi sul pendio e lasciarsi scivolare, oppure camminare a piedi nudi su questo soffice tappeto.
La spiaggia, invece, è cosparsa da pezzettini di ossidiana (sia tagliente sia in ciottoli più levigati). Non a caso, la principale colata d'ossidiana di Lipari si trova esattamente dopo la cava di pomice. Nero e bianco. Diversi. Vicini. Complementari.
Un tempo, quando la cava era in attività, la polvere di pomice era talmente tanta che arrivava in molti altri punti dell'isola. C'era una lunga spiaggia chiamata "Spiaggia Bianca" (oggi Ex Spiagge Bianche) proprio per la presenza della pomice, che ne ricopriva tutta la superficie. Era depositata anche sul fondo marino, rendendo il luogo molto suggestivo: una "sabbia" di pomice bianca e finissina, e un'acqua ancora più azzurra dal contrasto con il fondale bianchissimo.
Oggi non è più così, la cava è stata chiusa nel 2005 per motivi ambientali, e la pomice è stata man mano portata via dal mare e dal vento. 
Ne resta testimonianza solo nelle cartoline. E nella spiaggia di Porticello, ovviamente.

Ossidiana
In compenso si possono visitare le zone della cava abbandonata che costeggiano la strada principale. Sarà una passeggiata su polvere e ciottoli bianchi, intervallati da scaglie (più o meno grandi) di ossidiana, in uno strano paesaggio lunare, dove regna un silenzio irreale e il senso di estraniazione è pressoché totale.
 



Valle Muria
Ma Lipari non ha ancora finito di stupirci, e di lasciarci a volte anche un po' interdetti. Come si addice, appunto, all'isola dei contrasti.
Purtroppo, a meno di non avere una barca a disposizione, non potrete accedere ai punti di mare più belli. Le spiagge migliori non sono raggiungibili a piedi.
Ma se volete arricchire la conoscenza geologica dell'isola, coraggio: bisogna percorrere il sentiero per Valle Muria, la spiaggia più selvaggia e meno frequentata (tra quelle accessibili) di Lipari. Il sentiero è stancate, ma fattibile. E, quando arriverete alla spiaggia, rimarrete sbalorditi dai blocchi di pietra che la formano, dalle pareti gialle di zolfo e dalle rocce vulcaniche rosse e rosa.
Suggestivo è il giusto aggettivo per descrivere il tripudio di colori di questo luogo.
Ma state molto attenti, perché se capitate qui in un pomeriggio estivo, sappiate che non avete scampo: non c'è alcuna possibilità di ripararsi dal sole cocente, non c'è ombra da nessuna parte e il calore delle rocce è impressionante.


Panorama dal Belvedere Quattrocchi
Vi lascio con uno dei più bei panorami dell'isola: quello che si gode dal Belvedere Quattrocchi. 
Indiscutibile.
L'isola appare blu, profonda, stagliata sul mare.
Ma dopo il tramonto, mano mano che la luce cala, diventa una sagoma nel cielo.
E mette a tacere i contrasti di Lipari.
Rasserena, finalmente, la sua anima inquieta.













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