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venerdì 23 marzo 2018

La grotta dei Cocci Rotti: un panorama infinito



Come il precedente, anche questo post racconta la meravigliosa terra di Sardegna e le sue grotte. E senza andare neppure troppo lontano, rimaniamo sempre nel promontorio di Capo Caccia, in provincia di Alghero, pur trattando di una grotta dall'atmosfera del tutto differente rispetto alle Grotte di Nettuno che abbiamo conosciuto la volta scorsa.
Si tratta della grotta dei Cocci Rotti, altrimenti nota come grotta dei Vasi Rotti, che ha guadagnato questo nome in seguito al ritrovamento, al suo interno, di alcuni frammenti di suppellettili in ceramica appartenenti al Neolitico.
La grotta è poco conosciuta, al di fuori dei circuiti turistici canonici e assolutamente non segnalata. Per raggiungerla, occorre parcheggiare al belvedere di Capo Caccia e iniziare un percorso di trekking sulla sinistra, in salita, su strada sterrata e anche un po' accidentata, che in una ventina di minuti vi porterà a destinazione. Non esiste percorso segnalato, perciò dovrete procedere un po' a tentoni tra rocce e cespugli, sempre in salita, prima di trovarla. Ma lo sforzo sarà ampiamente ripagato dal panorama che vi si aprirà davanti agli occhi. Un panorama infinito.
La grotta di per sé, non presenta particolari attrattive; consiste in una apertura, neppure molto grande, sulla verticale del promontorio di Capo Caccia. Al suo interno solo terra e rocce. 
Mentre delle Grotte di Nettuno ci aveva colpito il mondo interno, geologico, della terra, qui ci colpisce l'esterno, il panorama, l'aria. Perché quello che la grotta incornicia, è la magnifica vista su tutto il parco di Porto Conte. Il panorama in realtà si vede anche durante il percorso, è abbastanza aperto, eppure solo una volta entrati nella grotta, ci regala quel tuffo al cuore che fa la differenza.
Così, a picco sul mare, nel rifugio all'ombra di questa grotta, con sotto il vuoto, con dentro la penombra. Ecco che la luce, i colori, l'aria di fuori ci ubriacano di vita. Il blu del mare, Il bianco delle scogliere, il verde della vegetazione che le ricopre, ci abbagliano ancora di più. Noi, che siamo accucciati su una roccia di questa piccola grotta, quanto mondo abbiamo davanti! Terre e mare. A disposizione. Quanta luce! Quanta libertà! Deve essere questa la sensazione che provano le aquile, quando volano. La bellezza e la perfezione. Poterne vedere l'insieme in un solo sguardo. La sensazione di poterle possedere. L'assenza del limite. L'aria e il respiro ampio. La libertà assoluta. L'anima di questo luogo.

Panorama dalla grotta dei Cocci Rotti.

E mentre siamo qui, con la sensazione di dominare tutto dall'alto, e al contempo di essere ben protetti nel cantuccio della nostra grotta, nulla sembrerà fuori posto. Abbiamo tutto. La protezione e la libertà. Ci sentiamo invincibili. Come un fiore, fiero, che nasce per caso sul bordo della scogliera. E ben protetto dalle forti radici sprofondate su questa roccia, può permettersi di godersi il mare, il vento, il vuoto stesso. E vive una vita di meraviglia, emozione e bellezza. Una vita vissuta in pieno.

Fiore sulla scogliera.

La grotta è un regalo all'anima. Riempie, appaga, commuove. Non perdetevi, almeno una volta nella vita, la possibilità di sedervi qui, in questa piccola grotta, e sentirvi completamente appagati di libertà. Di fronte a questo panorama senza confini.


domenica 21 maggio 2017

L'anima luminosa di Stintino in primavera


Sardegna, estremo lembo di terra nord - occidentale. E' qui che sorge il borgo di Stintino e la sua famosissima spiaggia: La Pelosa, affacciata sul golfo dell'Asinara, con l'omonima isola proprio di fronte. E' difficile parlare di questo luogo, perché ne hanno già parlato tutti. La Pelosa è una delle spiagge più conosciute e frequentate della Sardegna, reclamizzata ovunque, turisticamente sfruttata al massimo. Dei luoghi così, non è semplice individuare l'anima, perché spesso è assopita dal clamore delle persone che la frequentano, perché spesso è nascosta dalla realtà creata artificialmente per i turisti: alberghi, bar, lidi. Vi dico subito che d'estate, quando è difficile trovare anche solamente un posto per stendere il vostro asciugamano sulla sabbia, è impossibile sentire l'anima di questo luogo. Ci possiamo provare adesso, in primavera, ora che ancora non è presa d'assalto, ora che ancora molte delle strutture turistiche sono chiuse e la gente, sì, c'è, ma non è poi molta. Ora che la spiaggia dà il meglio di sé, incorniciata dalla fioritura primaverile che cresce sulle dune di sabbia alle sue spalle. 

La Pelosa, Stintino, panorama.
E' bella La Pelosa. Questo è innegabile. Arrivando, quello che  colpisce subito, d''impatto, è la tonalità  del mare, dal turchese all'azzurro. Un mare che richiama alla mente fantasie di mari tropicali. E poi il contesto in cui la spiaggia è immersa: davanti l'isola dell'Asinara, a sinistra l'isolotto su cui sorge la Torre Aragonese, dietro le dune di sabbia bianca, ricoperte di macchia mediterranea e fiori.
La monocromia dei colori freddi: il blu del mare e il verde della vegetazione, è allegramente interrotta da macchie di fucsia e di giallo. Regalo della primavera che ha diffuso la vita sulle dune, rendendole più affascinanti, così ricoperte di fiori fattisi strada tra la sabbia. Un dipinto perfetto.

Fioriture primaverili sulle dune.
Fioriture primaverili sulle dune.

Facendoci largo tra le dune, utilizzando delle passerelle in legno create per scendere alla spiaggia agevolmente e senza danneggiarle, ora concentriamo la nostra attenzione tutta sul mare. Non prima di aver notato quanto la sabbia bianca sia anche finissima e quanto sia piacevole camminarvi sopra a piedi nudi. Ed è qui, all'improvviso, che alla bellezza innegabile di questo luogo, si aggiunge anche la sua anima, che inizia a farsi sentire. Così, in una giornata di primavera, senza molta gente, mentre camminiamo lentamente sul lungo bagnasciuga de La Pelosa, proprio nell'istante in cui smettiamo di sentirci in un dépliant turistico ed entriamo in sintonia con il luogo. Con la realtà del luogo, spogliato di ogni aspettativa e stereotipo. Quel che resta è la natura generosa, protagonista. Il vento leggero di oggi che scompiglia lievemente il mare trasparentissimo. L'autoritaria solitudine dell'isola dell'Asinara, di fronte. Il mare e la sabbia, la sabbia e il mare, nel punto esatto dove si incontrano, costantemente, in un tempo senza fine. 

E' un'anima luminosa, quella de La Pelosa. C'è un chiarore diffuso ovunque, qui. La sabbia bianchissima, quasi abbagliante. Il mare cristallino, la cui trasparenza è certamente alimentata dal fondale basso e fatto sempre della stessa sabbia bianca dell'arenile. I riflessi di luce che si infrangono, giocando con il mare. E' tutto luce. I colori sono chiari, ma anche lo stesso luogo lo è: così assolutamente conoscibile. Si mostra tutto davanti a noi, rivelato. Un paesaggio aperto, definito, che si offre ampio alla vista. Essa spazia, libera, e abbraccia tutta la spiaggia, senza ostacoli.

Il mare della Pelosa.
Il mare della Pelosa.

L'invitante acqua del mare passa in secondo luogo. Qui, in primavera, non avrete solo voglia di tuffarvi e godervi l'allegria di un bel bagno, come d'estate, ma anche quella di sedervi a guardarlo, questo mare. Di riflettere. Di interiorizzarlo. E fare vostra un po' della sua luce, un po' di questo chiarore che vi fa stringere gli occhi e rilassare la mente. E' un luogo puro, questo. Pulito. Dominato dalla luce che tutto svela. Semplice, se vogliamo: una spiaggia di sabbia, dritta, un mare trasparente e poco profondo, la natura intorno. Semplicemente perfetto.

Spiaggia.

Regalatevelo, allora, questo viaggio. In aprile, in maggio, non oltre. Prima che la ressa estiva invada la meraviglia naturale di questo luogo, che ne soffochi l'anima, piegandola all'artificio di una stagione balneare fatta di creme solari e costumi alla moda. E, se potete, andateci proprio in primavera, quando i fiori adornano la spiaggia, quando i colori sono al massimo del loro splendore, quando la luminosità naturale di questo luogo è massimamente esaltata da un sole generoso, ma non ancora fastidioso. Quando sarà possibile correre sulla spiaggia, liberi, come bambini. Felicemente contagiati dal suo chiarore. Negli occhi. Nell'anima.



domenica 15 dicembre 2013

Autunno a Cefalù



Autunno. 
Cefalù si fa più umida e silenziosa. Più vera.
Se ne sono andati il clamore di agosto, i colori accesi, lo stordimento dei sensi. Settembre porta calma nell'animo, ragionamento. Porta le prime piogge, il vento fresco, e una luce che è meno generosa, meno sfrontata di quella estiva, ma più preziosa ed elegante. La stiamo a guardare, questa luce ancora calda, la godiamo di più perché sta cambiando e sappiamo che presto verrà l'inverno.
In questa stagione l'anima di Cefalù, un'anima di mare e di luce, torna in tutto il suo splendore, non più soffocata dalla calura estiva, non più mormorata tra gli schiamazzi dei bagnanti.
Il tempo si spezza, le giornate sono più corte, le mareggiare più frequenti. Il vento porta nuvole imponenti, a ricamare il cielo sopra il paese.
E, all'improvviso, piove. Una pioggia tanto evocata per dar tregua al caldo di agosto. Una pioggia sollievo per la natura e per l'uomo. E questa prima pioggia lava via la frenesia estiva. Ci si rilassa. Ci si siede ad aspettare. Perché passa. Passa in breve, a dire la verità. Ma ti modifica dentro. Non hai più voglia di tuffi, di sole, di momenti leggeri e scanzonati, di uscire e uscire ancora. Hai voglia proprio di quello che c'è in questo momento: pace, serenità.

E luce. Una luce quasi irreale. Pulita.
Che monda la sabbia, disegna meglio i contorni delle case, illumina il cielo. Fa sembrare tutto più ampio.
Una luce essenziale, che nell'essenzialità fa vedere meglio le cose. E illumina l'orizzonte sgombro, non più tremolante sotto la calura estiva, permettendo di spaziare con lo sguardo fino a Capo Gallo, fino alle Eolie, nei giorni migliori.

E, questa stessa luce, se rimaniamo a guardarla, si trasforma in un tramonto che tinge il cielo di colori pastello dal giallo all'arancio, al rosso al lilla, al viola, al blu e al grigio. Un dipinto riflesso nel mare su cui ondeggiano, placide, le ultime barche dei villeggianti.
Delle "interminabili e sontuose agonie dei tramonti autunnali", ci parla anche Angelo Culotta in "Il paese di dentro": 
"Sfoggiavano la loro impareggiabile maestria pittorica, usando una tavolozza di raffinate tinte, stese a piene mani sulla fascia di mare fino all'orizzonte, sul cielo denso di nuvole barocche, sulla massa imponente della rocca e sul chiaro-scuro dell'abitato sottostante" (p.21).



Comunque non sono rare, in autunno, anche le giornate prettamente calde e soleggiate. Dopotutto siamo in Sicilia e qui l'autunno è generoso. C'è chi fa il bagno fino a novembre, anche se l'acqua è ormai fresca, per un "arrivederci" al mare tra schiuma, vento e il corpo, leggero, abbandonato all'acqua ancora una volta. C'è chi passeggia sul lungomare sbracciato, con i piedi nella sabbia ancora calda.
Ma non è lo stesso mare e non è lo stesso caldo. Tutto è ritemprato dall'autunno. Dal ragionamento.
Appena ci si affaccia sul lungomare, uscendo dal paese, la luce autunnale ci investe e il vento ci accoglie. E ci si sente sereni e appagati, niente ci spaventa. 
Si respira con le narici aperte, a pieni polmoni, i battiti del cuore rallentano e si vorrebbe che questa sensazione di equilibrio tra corpo e anima, questo benessere, durasse per sempre. Che fosse sempre autunno. Perché l'autunno in Sicilia è sul serio un capolavoro di equilibrio. Con l'aria fresca ma non fredda, con la pioggia forte ma non duratura, con il sole caldo ma non bollente, con il vento intenso ma non fastidioso, con il mare agitato ma non in burrasca, con la luce accesa ma non abbagliante.

Ed è tempo di capùna (in italiano: caponi).
Quando questo pesce si inizia ad avvistare nel mare di Cefalù, è segno dell'arrivo dell'autunno. Infatti i pesci, di forma allungata, dalla livrea grigia con riflessi blu e il ventre giallo, in questa stagione si avvicinano alle coste per la deposizione delle uova.
Ecco allora apparire le rosse reti dei pescatori che preparano alla marina le barche per la pesca. I caponi si vanno a rifugiare sotto i sugheri di cui viene cosparsa l'acqua e rimangono intrappolati nelle reti, assecondando l'antica tecnica di pesca che si chiama "caluoma". Successivamente, per i vicoli si sentirà "vanniare" i pescivendoli, vantando la freschezza del pesce per richiamare le massaie e incoraggiarle all'acquisto. 
Ma oltre alla pesca, non possiamo dimenticare che l'autunno è tempo di vino novello e olive da cogliere per fare l'olio nuovo o da mangiare schiacciate o da conservare in salamoia. Ed è tempo di mosto in cui intingere gli sfinci (dolci fritti in olio e cosparsi di zucchero).

Anche il cielo serale, in autunno diviene più cristallino. Le nuvole squarciano il blu elettrico del cielo, rendendolo meno finto, meno invitante alla notte, ma più intimo e sincero.
Dell'estate restano soltanto le cose vere: quello che inizia in estate e continua a settembre ha il sapore delle cose che dovevano essere temporenee e diventano definitive, che resistono passato l'abbaglio della luce estiva. La vacanza diventa ricordo. Cefalù resta.

Camminate, in autunno. Ritrovate la pace di Cefalù, respiratene l'anima a pieni polmoni: il suo mare che diventa pescoso, ampio, la pulizia del suo cielo, la luce scomposta in così tanti colori.
Respirate la verità delle cose.
Presto sarà inverno...


giovedì 12 dicembre 2013

Estate a Cefalù



Di Cefalù, Angelo Culotta in "Il paese di dentro" scrive: 
"Da qualunque parte vi si giunga, e in qualsiasi condizione di tempo e di spirito, quando davanti agli occhi si disegna il suo profilo, è difficile non provare un piccolo sussulto di emozione e di piacere".
E' verissimo: quando appare la rocca e subito dopo l'abitato, con le case che si affacciano sul mare, il cuore palpita innegabilmente. Tanto più se è estate, con i suoi colori brillanti, e tanto più se la nostra predisposizione d'animo è la leggerezza, tipica della vacanza estiva.
Tuttavia, l'ho già detto nel post precedente: l'estate non è la stagione che prediligo per Cefalù (troppa confusione, troppo traffico, troppo poco spazio per il pensiero), eppure devo ammettere che le estati che ho passato qui sono state le più belle della mia vita.
Estati dalle giornate lunghe che parevano non finire mai, estati di amici e di risate, estati di mare, di sole, di allegria. 
Sì, è vero: l'anima del paese si assopisce un po' col solleone estivo, si confonde negli schiamazzi dei bagnanti, si intimidisce di fronte al raddoppio della popolazione del paesino, si stinge nella luce accecante delle giornate d'agosto. 
Ma, l'estate a Cefalù resta un'estate allegra, dinamica, intensa. Un'estate felice.
Dal mio libro, "Il tempo della casa del pino", eccone un brano a proposito:
"Qui si era felici, e quando si è troppo felici ci si addormenta subito la notte, beatamente, e il giorno la gioia ci assorbe totalmente, sicché i pensieri si fanno lenti e lunghi. Tutto si dilata come le calde e vaghe giornate d'estate. E la mente colleziona ricordi. Di quelli che non cerchi ma ti restano impressi da soli".

Panorama dalla spiaggia di Cefalù
Come non ricordare, ad esempio, la trasparenza del mare. Nei giorni in cui è calmo, a diversi metri dalla riva è ancora possibile vedere il fondale. La luce si infrange nell'acqua, creando bei riflessi tremolanti sulla sabbia, sotto la superficie del mare. La vista si perde nell'azzurro, ogni tanto intervallato da qualche scoglio, che pare messo lì apposta per il turista, tale è l'armonia con cui madre natura ha composto questo tratto di mare. 
La spiaggia è sabbiosa e, da qui, si gode un pittoresco panorama sul paese.

Promontorio di Santa Lucia
Chi invece non ama la sabbia o non apprezza il lungomare con i lidi, eccessivamente affollati, può recarsi nelle zone scogliose. Ad esempio, il promontorio di Santa Lucia, che chiude la lunga spiaggia del paese, offre la possibilità di accomodarsi sulle rocce e fare snorkeling tra scogli e grotte marine ricche di fauna.



Il mare è certamente la principale attrazione nelle giornate estive. Ma per chi avesse voglia di fare una passeggiata all'interno del paese molte sono le possibilità, come già ho spiegato nel post precedente: Corso Ruggero, Via Vittorio Emanuele, Via Bordonaro e tutte le viuzze intorno, disposte a spina di pesce, garantiscono una visita all'insegna dell'arte, dell'artigianato e della gastronomia. In estate, provate i gelati nei gusti tipicamente siciliani: cassata, gelso, mandorla, anguria, pistacchio. Se siete veramente golosi potete ordinare la brioche: una sorta di panino dolce, morbidissimo, spaccato in due e farcito a dismisura di gelato. Naturalmente una validissima alternativa sono anche le granite: limone, mandorla e gelsi, le mie preferite.
E, una volta appagato il gusto, appagate la vista lasciandovi sedurre dal profilo del Duomo attorniato dalle bouganville fucsia.

Duomo di Cefalù


Se la vostra passeggiata vi condurrà al Bastione, potrete ammirare la bellissima terrazza sul mare, in realtà fortificazione militare costruita nel 1645. Qui si ha la sensazione di essere sospesi sul mare. Circondati. E, tanto è affascinante nelle giornate di mare calmo, in cui la vista può spaziare beata nella distesa blu, tanto più è affascinante con le mareggiate. Quando il mare è mosso, infatti, da qui pare di partecipare alla forza stessa della natura. Si è circondati dalle onde. Così vicine. Si respira l'odore forte del mare in tempesta. Si ammira la luce che si infrange nell'acqua in movimento. E si ha la sensazione di esser parte della natura. Di partecipare all'anima del mare.

Il Bastione


E infine, dopo una lunga giornata, ecco scendere la sera. Porta refrigerio dalla calura estiva. Porta serenità d'animo. Il profilo della rocca si stempera nell'arancio tra cielo e mare. Si sente il respiro della terra che riprende fiato.


Poi il cielo si fa blu elettrico e preannuncia la notte. Viene voglia di viverla. 


Potete cenare fuori, frequentare uno dei tanti locali che animano la movida estiva cefaludese, passeggiare sul corso, sul lungomare.
Io, personalmente, quello che amo di più nelle sere estive è ritrovarmi con gli amici, quelli veri, a chiacchierare e respirare la notte. E' il momento in cui l'anima del paese, soffocata durante la giornata frenetica, riemerge, prima timidamente e poi prepotentemente, mano mano che le ore diventano piccole. 

In una di queste notti estive, provate a sedervi al molo. L'acqua gorgoglia delicatamente, la luna illumina il profilo della rocca e delle case dei pescatori, una barchetta ondeggia sull'acqua. Calma. Qualcuno fa il bagno di notte. Riaffiora il fascino antico di Cefalù. E si respira un momento di eterno. Questo momento. Uguale nei secoli.

Oppure andate al Bastione. Se di giorno è bello, di notte lo è ancora di più. 
Gecchi Zito, in "Cara Sveva", così lo descrive:
"Le notti serene d'agosto, alla luce delle stelle, tante stelle, come fantasmi amavamo conversare con frasi smozzicare, impressioni accennate, opinioni e pensieri appena sussurrati, detti e confidati forse soltanto a noi stessi".
E:
 "Con i gomiti poggiati sul muro che permetteva di affacciarsi sul vuoto e sul mare era agevole pensare e sognare, parlare di cose grandi, di progetti, di speranze. Talvolta si restava soli con il mare e con il cielo sopra di noi".
E ancora:
 "La notte, solo oscurità, mare da indovinare, la voce di esso in basso, il raggio del faro che spacca le tenebre sotto la volta immensa delle nubi o delle stelle". 

"Cara Sveva" è un testo della prima metà del novecento, eppure ancora attualissimo. I sentimenti di chi vive la notte immaginando il mare nell'oscurità, o discutendo o sognando, sono ancora quelli. 
Per quando mi riguarda, queste notti passate all'aperto, con gli amici e il mare, anch'esso amico, sono l'anima più vera dell'estate a Cefalù. Sono la sua essenza.

Vi lascio con un brano, tratto dal mio "Il tempo della casa del pino", dove le descrivo, le notti estive:
"Inseguire la luce fino ad arrendersi alla sera e poi stare ancora svegli fino a che la notte non sia piccola, fino a che l'aria non sia così rinfrescata da esserci quasi freddo, e aspettare allora che sorga di nuovo il sole. Aspettare che ricominci un altro lunghissimo giorno, proprio l'attimo prima di essere sazi della notte di tregua, magica e silenziosa, che scompare con il primo chiarore e sembra allora non essere mai realmente esistita".
E giorno dopo giorno, notte dopo notte, godetevela, questa estate.
Presto sarà autunno...