Non sarò molto oggettiva nel parlarvi di Cefalù. Ne sono troppo innamorata, per esserlo.
Di questa ridente cittadina normanna, affacciata sul mar Tirreno, a meno di un'ora di strada da Palermo, sicuramente avrete sentito parlare. Negli ultimi anni ha avuto uno sviluppo turistico inarrestabile, è diventata meta ambita, i prezzi si sono moltiplicati, i servizi un po' meno.
Ma io la conosco da prima, quando ancora la lunga spiaggia non era stata concessa agli stabilimenti balneari, quando ancora non si vedevano così tanti turisti e così tanti alberghi, quando ancora non c'erano più macchine che abitanti.
Difficile, per me, togliermi dal cuore l'immagine di Cefalù anni novanta.
Sicché, quando voglio rivivere quell'atmosfera felice, evito i mesi estivi, troppo caotici, e ci vado in primavera.
Quando la luce è già calda. Una luce che avvolge morbida il paesaggio. Non più tagliente come quella invernale, non ancora offuscata dalla calura estiva. Quando i fiori invadono le aiuole del lungomare. Margherite, Papaveri, Malva.
Quando le giornate si allungano, e tutto è in divenire. Germina la promessa di una lunga stagione di belle giornate.
E la spiaggia è tutta a disposizione: i lidi non sono ancora montati. Si può passeggiare, respirare, fotografare. L'acqua del mare è ancora fredda, ma qualcuno che fa già il bagno c'è. E' già possibile.
Ma la cosa più bella, a Cefalù in primavera, è la luce del tramonto. Calda. Dorata. Una luce che va rincorsa perché è ancora breve. Preziosa.
Un delitto non goderla.
Come si fa, in un momento come questo, a non sentire l'anima di Cefalù, prepotente, invaderci totalmente? Un'anima indissolubilmente legata al mare. E alla luce.
In "Cefalù fuori le mura" (ed. Dell'Arnia, Roma, 1982) Stefano Vazzana scrive di Cefalù che:
"Sembra nascere dal mare, ricevere dal mare la ricchezza e imprevedibilità di luci, moto, colori ma anche la stessa eterna saldezza".
"L'ora classica della bellezza di Cefalù è l'ultima parte del giorno. Chi la voglia godere in tutto il suo splendore, la contempli nel pomeriggio da Santa Lucia o dal lungomare: quanto più il sole si china sul mare, quanto più la luce va facendosi morbida e calda, tanto più penetra gli spazi della città e delle sue montagne. E, come se si liquefacesse nell'impasto di terre e acque, si diffonde dappertutto in una tonalità pacata".
E' la perfezione del luogo, a sorprenderci.
Questo paese la cui architettura nasce dalla fusione della cultura araba e normanna, in cui la storia e l'arte sono così presenti, si coniuga con una stupefacente bellezza naturale. Non rinuncia a niente, Cefalù. La sua posizione geografica non potrebbe essere più felice. Abbracciata dal mare, protetta dall'imponente rocca alle sue spalle, circondata dalle montagne.
E non è, forse, la primavera il miglior periodo per visitare il paese?
Allora godetevi una passeggiata su Corso Ruggero, entrate nei negozi di ceramica e di artigianato locale, gustate gli ottimi dolci siciliani delle pasticcerie. Girovagate per i vicoli in pietra, disposti a spina di pesce attorno al corso. Visitate il museo Mandralisca per ammirare "Il ritratto d'ignoto marinaio" di Antonello da Messina.
E, infine, giungete a Piazza Duomo e fatevi sorprendere dal fascino della maestosa cattedrale, anch'essa accesa dalla luce dorata dell'ultimo sole. Le sue due torri svettano su un cielo azzurrissimo e dominano tutto il paese.
Un miscuglio di stili delle diverse dominazioni di Cefalù nei secoli, è qui riunito con un risultato unico al mondo.
Se riuscite a sottrarvi dal fascino della Piazza, potete continuare la vostra passeggiata scendendo verso il mare. Su via Bordonaro fermatevi al Bastione, oppure proseguite fino al molo o tagliate direttamente per via Vittorio Emanuele.
Qui, una sosta obbligatoria è al Lavatoio Medievale.
Vi si accede tramite alcuni scalini in pietra lavica a lumachella, che conducono a livello inferiore del piano stradale, a contatto con il fiume sotterraneo.
Ammirate le vasche e le superfici per strofinare i panni. Si sente il fiume scorrerre, e le sue acque fredde sfociano, da qui, direttamente nel mare.
Qui si può godere di una frescura perenne e, se avete la fortuna di visitare il lavatoio in solitudine e di farvi suggestionare così dal fascino del luogo, sarà facile immaginare le donne di un tempo, chine sulla pietra con le loro antiche gonne lunghe, a strofinare i panni. Riuscite a sentire le loro voci, provenute dal passato o conservate già nell'anima del luogo? Le sentite le lamentele, in dialetto, per l'acqua fredda del fiume? Sentite gli aggiornamenti su nascite e morti e sulla vita dei paesani? Un chiacchiericcio fitto fitto che gorgoglia insieme al fiume e ne diviene un tutt'uno.
Se continuate a camminare, una volta usciti dal lavatoio, sarete ormai arrivati all'inizio del lungomare.
Ricordate che è primavera? E allora coraggio: andiamo. Percorriamolo tutto, finché il paese sarà così lontano da poterlo vedere tutto intero. Con la sua forma di lumaca: la rocca è il guscio, l'abitato il corpo della lumaca, la cattedrale le antennine. Riuscite a vederla?
Ecco, vi appare così, in primavera, tra una nuvola bianca nel cielo e un cespuglio di bellissimi fiori rossi.
Presto sarà estate...
E non è, forse, la primavera il miglior periodo per visitare il paese?
Allora godetevi una passeggiata su Corso Ruggero, entrate nei negozi di ceramica e di artigianato locale, gustate gli ottimi dolci siciliani delle pasticcerie. Girovagate per i vicoli in pietra, disposti a spina di pesce attorno al corso. Visitate il museo Mandralisca per ammirare "Il ritratto d'ignoto marinaio" di Antonello da Messina.
La cattedrale di Cefalù |
Un miscuglio di stili delle diverse dominazioni di Cefalù nei secoli, è qui riunito con un risultato unico al mondo.
Se riuscite a sottrarvi dal fascino della Piazza, potete continuare la vostra passeggiata scendendo verso il mare. Su via Bordonaro fermatevi al Bastione, oppure proseguite fino al molo o tagliate direttamente per via Vittorio Emanuele.
Lavatoio medievale |
Vi si accede tramite alcuni scalini in pietra lavica a lumachella, che conducono a livello inferiore del piano stradale, a contatto con il fiume sotterraneo.
Ammirate le vasche e le superfici per strofinare i panni. Si sente il fiume scorrerre, e le sue acque fredde sfociano, da qui, direttamente nel mare.
Qui si può godere di una frescura perenne e, se avete la fortuna di visitare il lavatoio in solitudine e di farvi suggestionare così dal fascino del luogo, sarà facile immaginare le donne di un tempo, chine sulla pietra con le loro antiche gonne lunghe, a strofinare i panni. Riuscite a sentire le loro voci, provenute dal passato o conservate già nell'anima del luogo? Le sentite le lamentele, in dialetto, per l'acqua fredda del fiume? Sentite gli aggiornamenti su nascite e morti e sulla vita dei paesani? Un chiacchiericcio fitto fitto che gorgoglia insieme al fiume e ne diviene un tutt'uno.
Se continuate a camminare, una volta usciti dal lavatoio, sarete ormai arrivati all'inizio del lungomare.
Ricordate che è primavera? E allora coraggio: andiamo. Percorriamolo tutto, finché il paese sarà così lontano da poterlo vedere tutto intero. Con la sua forma di lumaca: la rocca è il guscio, l'abitato il corpo della lumaca, la cattedrale le antennine. Riuscite a vederla?
Ecco, vi appare così, in primavera, tra una nuvola bianca nel cielo e un cespuglio di bellissimi fiori rossi.
Presto sarà estate...
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