Visualizzazione post con etichetta pace. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta pace. Mostra tutti i post

venerdì 6 febbraio 2015

C'era una volta Martignano

Veduta del lago di Martignano


Vulcanico, isolato, intatto. Così è questo lago dell'Italia centrale, nel Lazio, in provincia di Anguillara Sabazia; un'area protetta che fa capo al parco naturale regionale di Bracciano - Martignano.
Nessun centro abitato si affaccia sulle rive del lago. A Martignano il panorama è totalmente naturale, fatto di dolci colline che alternano zone alberate ad ampi prati, ottimi pascoli per greggi di pecore. A volte anche mucche. Spesso cavalli.
Nessuna strada asfaltata. Solamente sentieri tracciati tra i campi con il brecciolino, che forma, dall'alto, graziose linee bianche tra i prati, ad animare il terreno.
Nessun collegamento con l'esterno. Il piccolo lago dal perimetro di circa sei chilometri è un mondo chiuso, fuori dal mondo, bastevole a se stesso. 
L'azzurro dell'acqua del lago spicca, tra le varie gradazioni di verde della vegetazione circostante. Verde oliva, verde bosco, verde brillante dei prati. Se un pittore dovesse dipingere Martignano, dovrebbe usarle tutte, le gradazioni di verde e d'azzurro. I colori della natura. Dell'acqua, del cielo, del bosco. Nessuna invenzione dall'uomo, nessuna costruzione da dipingere, qui, né strade né case. Solo natura.

Eppure l'uomo è riuscito a rovinare ugualmente questo meraviglioso luogo. Lo stesso uomo che lo protegge, dichiarandolo area protetta, ne complica l'accesso solo per lucrarci sopra, lasciando l'amaro in bocca ai molti, amanti rispettosi di Martignano, che lo frequentavano.
Prima si raggiungeva, con fatica, il lago. Dopo una strada sconnessa e polverosa, indovinata quasi a caso tra strade di campagna e campi. E c'era un parcheggio a pagamento, nel nulla di una radura sovrastante il lago, dove tuttavia era praticamente necessario parcheggiare la macchina. Non contenti, le cose sono peggiorate ulteriormente nel 2012, con l'intruduzione di una insensatissima zona Ztl a qualche chilometro dal lago, nelle stessa strada sconnessa e polverosa, indovinata quasi a caso tra strade di campagna e campi, che citavo poche righe fa. Non si può accede oltre - dicono - per salvaguardare l'area naturale. Per andare a Martignano, allora, bisogna usufruire del disorganizzatissimo servizio di navette a pagamento, in aggiunta al prezzo del nuovo parcheggio, che portano alla stessa radura sopra il lago di  prima. Qui si scende, come al solito, a piedi, tra la polvere sollevata dalle molteplici macchine degli autorizzati dal comune, che - queste sì - possono arrivare fino alle sponde del lago in barba all'inquinamento e a qualsiasi necessità di salvaguardia ambientale. 
Condizioni assurde, che servono evidentemente solo a fare cassa. Chi paga va, e pure in modo scomodo. Chi non paga non va. Questa è la discriminazione. Non come si comportano le persone una volta scese al lago. Non se hanno rispetto della natura. E un luogo tanto bello diventa a servizio di interessi economici, gli unici che fanno la differenza. 
Ed è per questo motivo che sono già tre anni che non vado più a Martignano. Non per i 9 euro che bisogna pagare, non per la scomodità. Ma per principio. Perché la natura è di tutti e l'unica differenza dovrebbe essere fatta tra chi la rispetta e chi no. Non tra chi può comprarsela e chi no. Soprattutto perché, in questo caso, in cambio di denaro non ci sono servizi efficienti né investimenti a favore del luogo, e non ci sono neppure motivazioni di salvaguardia reali. Qui c'è solo speculazione sulla natura . E' essa stessa, nuda e cruda, che viene messa in vendita.

Ma torniamo alle ragioni di questo post. Come sapete il mio blog è un blog dell'anima. Fatto per raccogliere le emozioni che emanano i luoghi. E qui si deve concentrare la mia attenzione, distolta per troppe righe dalla rabbia, e a queste emozioni devono tornare i ricordi che ho di Martignano. 

A quando, dall'alto, la vista spazia per la prima volta sul panorama del lago.
Le fronde degli alberi mosse da un leggero vento. I colori stemperati nella brezza di un pomeriggio di inizio primavera. Pigri. Miscelati dal vento in una serie di chiaroscuri dai labili confini. 
E nulla intorno. Solo Martignano. Il fascino di un luogo in cui non si può solo passare, transitare, capitare, ma si va. Non collegato a null'altro che a se stesso. Piccolo universo autonomo.

Per toccare le rive del lago si scende la vallata ricoperta, in primavera, di erba alta, incolta e ballerina schiava dei venti. Meta: la macchia d'azzurro che ci attira come una calamita. Bussola tra la vegetazione. Avvolta dagli alberi che la adornano come un vestito di stoffa pregiata cinge il corpo di una donna già bella, esaltandone la bellezza e proteggendola. 

E, arrivati sulla riva del lago, sul serio si percepisce d'essere in un mondo a parte. Tranquillità, pace, serenità. Una barca dolcemente adagiata sull'acqua calmissima. Nuvole riflesse. Boschi e prati avvolti nella luce magica del tardo pomeriggio, che suggerisce regni di fiaba (non a caso Martignano fu scelto come ambientazione della casa della Fata Turchina nel Pinocchio di Comencini). 
Silenzio, quiete, isolamento. Questa è l'anima di questo luogo. Un incanto fatto di purezza. Di un'aria limpida e una natura genuina. E del limite. Il limite per cui non si può andare oltre, per cui non si transita da Martignano, ma si sta. Entro il suo perimetro d'acqua. Che racchiude già tutto. L'identità del luogo pura. Non contaminata da nessun altro luogo, con la personalità spiccata che hanno tutti i luoghi isolati, che non portano ad altri luoghi ma solo a se stessi.





Godiamo allora di questo piccolo universo prezioso, completo per se stesso. Immaginiamo corse sui prati, avventure d'infanzia di tanti anni fa, quando correndo a piedi nudi sognavamo d'esser sollevati dal vento e volare sui boschi e planare sull'acqua. E immaginiamo che tutto il mondo sia così. Bello, pulito, genuino, incontaminato. O che sia questo il mondo. Questo luogo solo, che ci assorbe con la sua anima fiabesca.

Mettiamo pure i piedi nella ghiaia della riva del lago, tra l'acqua cristallina ora appena un po' sollevata dalla corrente. Gettiamo un occhio alle rive illuminate dal sole dall'altro lato del lago. A quelle dolci collinette rassicuranti che lo circondano tutto, come una gemma preziosa montata ad arte. 
Notiamo come non ci sia più nessuno, qui, in questo tardo pomeriggio al lago. Solo le favole antiche della nostra immaginazione.
E sospiriamo di felicità...



martedì 4 febbraio 2014

Mljet: l'isola nell'isola


La più meridionale tra le isole maggiori della Dalmazia è Mljet. Ed è anche la più incontaminata. Coperta per buona parte del territorio da un parco nazionale e priva di veri e propri paesi, è l'isola perfetta per gli amanti della solitudine e della pace più assoluta. I più la visitano in giornata, partendo da Dubrovnik, da Lastovo, da Korcula o dalla Penisola di Sabbioncello.
Chi rimane alloggia in una delle contrade come Polace, fatte per lo più da un pugno di case disposte lungo il litorale (disponibili all'affitto), un piccolo market, un panettiere, un tabaccaio, un ristorantino (dove gustare dell'ottimo prosciutto dalmata), un affitta biciclette e poco altro. L'isola è abbastanza cara. Essendo poco frequentata dal turismo di massa, infatti, tendono a sfruttare al massimo i pochi visitatori che ci sono. Dopotutto vivere in un'isola selvaggia e coperta di foreste, comporta la difficoltà non poter lavorare alternativamente allo sfruttamento turistico nella stagione estiva. E, ammettiamolo: soggiornare su un'isola selvaggia e coperta di foreste, varrà pure spendere qualche soldo in più rispetto ai luoghi turistici e superaffollati. 
Io ci sono stata per un solo giorno. E me ne sono pentita. Perché il mare di Mljet è quello dal fondale più intatto che abbia visto in Croazia e l'isola meritava sicuramente di essere scoperta anche al di là del parco nazionale. Tra l'altro è veramente faticoso, in un solo giorno, visitare il parco, almeno per me che arrivavo da Dubrovnik, con poche ore a disposizione prima dell'ultimo aliscafo, e che, sopravvalutando la mia resistenza fisica, ho affittato la bicicletta per coprire i circa quattro chilometri (in salita!) che separano Polace dai laghi salmastri, principale attrazione del parco. 


Si tratta di due laghi, comunicanti con il mare, circondati da fitti boschi. Qui si trovano il silenzio e la pace assoluta. Sembra veramente di essere in un mondo a parte.
Il lago più piccolo non ho fatto in tempo a visitarlo. Quello più grande però, da solo, vale il viaggio.

E' un lago circondato interamente da pini, più o meno fitti. 
Una strada consente di effettuarne tutto il giro (piacevolmente all'ombra degli alberi) e scegliere il punto in cui si preferisce scendere sulle sponde. 
Ovunque l'odore dei pini accompagna la passeggiata, insieme al frinire delle cicale. 

Ex convento benedettino
Ma la vera particolarità del lago è che al suo interno ospita un'altra piccola isola:  St. Mary - l'isola nell'isola, appunto - su cui è costruito un ex convento benedettino. Una barchetta effettua il collegamento con l'isola e permette di visitarla e immaginare, per qualche ora, come doveva essere la vita dei frati che vivevano qui. Al centro di un lago, verdissimo, circondato da boschi. In un'isoletta, su un'isola,  il cui perimetro si compie a piedi in pochi minuti, e dalle cui sponde si vedono nuotare branchi di pesci coloratissimi. Fuori dal mondo. In un altro mondo. Dove la pace si respira insieme all'aria. Dove la meditazione arriva spontanea, naturale come il paesaggio che ci circonda. Un luogo spirituale, che non può che essere anche l'anima di Mljet.

Affacciatevi dai resti della terrazza del convento. Sarete circondati dal lago e dalle colline verdi che ne disegnano il contorno. La vista può spaziare. Riposare nel blu e nel verde. Sedetevi sui sedili in pietra. Senza fretta. Immaginatevi qui da giorni, anni, secoli. Non vi rassicura il pensiero, se pur momentaneo e fittizio, di abitare questo piccolo paradiso? 


E quando tornerete a pensieri più terreni, non perdetevi il suggestivo bagno nelle acque del lago. 
E, se vi metterà appetito, sull'isolotto c'è anche un ristorantino pronto ad accogliervi. Tornati poi sulle rive del lago grande, nell'isola madre, potrete continuare la vostra esplorazione delle sponde del lago e scoprire i piccoli torrentelli formati dalle correnti. Molti si divertono qui con le canoe e i kayak.
Ricordate che l'ingresso al parco è a pagamento, ma chi soggiorna sull'isola pagherà solo il primo ingresso e poi potrà entrare liberamente quante volte e quanti giorni vuole. Ovviamente è una zona interdetta ai mezzi a motore. Questo preserva il silenzio e l'assoluto dominio della natura.

Tornati a Polace, dopo un solo giorno o dopo un più lungo soggiorno, in attesa che l'aliscafo vi porti lontano da Mljet, potete fermarvi nelle baie della contrada per un ultimo bagno. O godervi la vita dai ritmi lenti e rilassati, dove l'indispensabile è veramente limitato.


Spero un giorno di tornare a Mljet. Di potervi raccontare di più. Di scoprire l'isola nella sua interezza. Per me è rimasto un luogo affascinante ma ancora misterioso. Di cui serbo nel cuore i boschi, l'odore della vegetazione, la spiritualità dell'ex convento, la presenza così particolare di un'isola dentro l'isola, i rumori della natura, la serenità e il meraviglioso senso di sperduto isolamento. Ma so che c'è ancora tanto da scoprire. Ho guardato con rimpianto, andandomene, quelle frecce di legno che sostituivano i classici cartelli stradali indicando la direzione da prendere per i tanti altri luoghi che l'isola offre. Non so quando e se potrò tornare a Mljet. Se andate prima voi, portatemi in regalo, per favore, un po' di parole che sprigionino il sapore delle zone a me sconosciute. Le atmosfere del poco che ho visto, invece, spero di avervele trasmesse io attraverso questo post. Ora però tocca a voi, perchè viverle, quelle atmosfere, è tutta un'altra cosa.




domenica 26 gennaio 2014

Korcula: l'isola bosco


Non è semplice arrivare a Korcula dall'Italia. Collegamenti diretti non ve ne sono. Bisogna arrivare prima in Croazia, a Dubrovnik, o a Spalato o nella penisola del Peljesac. E da qui attendere i traghetti locali che portano sull'isola dalmata.
Una follia fare il viaggio tutto insieme. 
Una follia che ho fatto. 
Non saprei dirvi se il "sapore della conquista" abbia reso l'isola maggiormente ambita al mio animo. Ma se mi chiedeste se vale la pena mettersi in viaggio per così tante ore, appositamente per vedere Korcula, vi risponderei di sì.
O meglio, per me ne è valsa la pena. Se cercate un luogo poco turistico, estremamente selvaggio, allora ne vale la pena. Per gli amanti dei divertimenti, per chi cerca servizi turistici, affollamento, lidi, confort, decisamente consiglio di cambiare destinazione.

L'isola si presenta subito verdissima. Un bosco, praticamente ininterrotto, copre i suoi 47 km di lunghezza e le ha fatto meritare il nome greco di Korkyra Melaina (Korcula Nera) tanto è  fitta la sua vegetazione.
In realtà il colore che colpisce, già mentre dalla nave si osserva l'isola avvicinarsi, è il verde dei pini, abeti, cipressi, querce, ulivi, carrubi che la ricoprono.
Lo sapevo. Che era boscosa. Ci sono andata per questo. 
Ma vi assicuro che nessuno potrà mai prepararvi abbastanza a quanto effettivamente lo sia. L'isola è tutta un bosco. Interrotto solo dalla strada che la percorre in tutta la lunghezza e dai vari paesi e contrade. 
E' incredibile. 
Se considerate, poi, che questo bosco arriva direttamente su un mare pulitissimo e cristallino, potete farvi un'idea della bellezza di Korcula. 
Solo un'idea...



La più grande e interessante cittadina dell'isola, è proprio l'omonima Korcula. 
E il suo cuore è sicuramente la Old Town, delizioso gioiellino medievale, che sorge su una penisola, costruito tutto in pietra dalmata, e con i caratteristici tetti rossi. 

Circondata da mura di cinta, la città antica è accessibile tramite maestose scalinate e dai quattro torrioni che la presidiano. 
Le vie interne sono lastricate in pietra e disposte a spina di pesce intorno al corso principale, e sono ricche di ristorantini, negozi d'artigianato, gioiellerie (anche di un certo pregio) dove è in vendita la filigrana d'argento o d'oro. Le case sono tutte curatissime, abbellite con fiori a ogni balcone. 
Si dice che proprio qui, a Korcula, sia nato Marco Polo.



La strada principale dell'isola è tutta interna. 
Gli accessi al mare via terra, effettivamente, non sono moltissimi, ma la qualità delle baie dove vi condurranno, non potrà che lasciarvi soddisfatti. 
Per accedere alle più belle, occorre seguire le indicazioni stradali che conducono su strade secondarie che, ripide, scendono la costa dell'isola fino al mare.

La baia più famosa è Puptnatska Luka.


La spiaggia è formata da ciottoli bianchi, levigati dal mare.
Il mare è così cristallino che le barche sembrano essere sospese nel vuoto.
I colori vanno dal blu profondo al turchese. E non lasciano niente da indovinare al fondale. L'acqua è gelida a causa di correnti sottomarine, ma, se riuscirete a vincere il freddo e immergervi con la maschera, troverete pesci, spugne, ricci e stelle marine in ogni dove.
Ma la cosa più bella, secondo me, è il verde che avvolge la baia. Colline ricoperte di boschi d'abete, incorniciano il mare più bello. 
L'ambiente boschivo corteggia il mare. L'ambiente marino si lascia ammirare. Diventano un tutt'uno. L'uno lo specchio dell'altro. Il bosco si riflette nell'acqua, l'acqua accoglie la vegetazione sulle sue sponde.





Un'altra imperdibile baia è Bacva.
Anche qui vi troverete ad affrontare una strada scoscesa. 
Finché vedrete il mare. D'improvviso. 
Stesso scenario: baia di ciottoli bianchi, circondata da boschi. Ma qui il colore dell'acqua è di un intensissimo verde smeraldo misto al turchese. Mai visto prima.


E, seguendo il sentiero che costeggia la baia, arriverete in un punto ancora più straordinario. Dove il mare sembra una piscina costruita dalla natura tra la roccia e il bosco.

Se avete fame, non c'è problema. Un minuscolo ristorantino a gestione familiare, si trova sorprendentemente a Bacva, perfettamente inserito, anche lui, nel contesto naturale. Arrostisce il pesce pescato il giorno stesso. Il menù varia a seconda di quello che regala madre natura. Finito il pescato, si chiude e si aspetta il giorno dopo. Un nuovo regalo del mare.


Avete già gli occhi pieni di verde e di blu? 
Sicuramente Puptnatska Luka e Bacva sono luoghi d'impatto.
Ma anche altrove, la costa, è notevole. Più bassa e accessibile. Seppure meno isolata.
Da Tri-Zala a Racisce troverete un mare altrettanto limpido.




E, dalla parte di Vela Luka, che sorge esattamente sul versante opposto alla città di Korcula, vi aspettano altre belle baie immerse nel verde.  




Se invece avete voglia un po' di "mondanità", vi consiglio il villaggio turistico di Princescap.
Amanti della tranquillità, non spaventatevi. Qui nulla è all'insegna del caos. Trattasi semplicemente di una penisola, collegata alla terraferma da una spiaggetta, dove si ha la possibilità (per chi vuole) di affittare un ombrellone e usufruire dei servizi doccia e di un bar-ristorante. Ci sono il diving center e qualche appartamento in affitto. Stop.
E se non volete nessun servizio, nessuno avrà niente in contrario se vi godrete lo stesso il luogo. Un sentierino fa il giro della piccola penisola.  Potete mangiare appoggiandovi su uno dei tavoli in pietra sotto i pini, o fare il bagno nelle acque cristalline. Nei punti rocciosi ci sono delle utili scalette che facilitano l'entrata in mare. 
Diciamo che, dopo tanti giorni passati in solitudine tra i boschi (dove pochi altri visitatori vi avranno tenuto compagnia) questa sarà una giornata diversa dal solito. Una piccola oasi di pace, semplicemente un pò più "organizzata".







Potrei parlarvi ancora e ancora, di Korcula. Ci sarebbero così tante cose da raccontare.
Nel tranquillo silenzio di questa isola-bosco. Quante emozioni! Quanta verità!
Ma non voglio annoiarvi. E soprattutto non voglio svelarvi tutto. Vi ho dato gli input. Forse ho lanciato la prima freccia di un colpo di fulmine che sarà intenso e duraturo. 
Sta a voi volerlo. 
Partite. 
Affrontate un viaggio lungo e stancante. 
Arrivate in questo paradiso. 
Vivetelo. Vivete la sua anima boscosa e selvaggia. Lasciatevi incantare da un mare che non prescinde dal bosco e da un bosco rasente al mare.
Sorprendetevi. 
E tornate appagati, con la luce radente ai boschi dell'isola che vi accompagna alla nave di ritorno, salutandovi, fino a che non sarete ormai lontani, nel mare più blu. 
Portando i boschi di Korcula nel cuore.




mercoledì 8 gennaio 2014

La pace della Valle dell'Anapo


Sicilia. Provincia di Siracusa. Valle del fiume Anapo.
Il luogo giusto per ritemprare la mente. 
Un piccolo paradiso di natura incontaminata.
Accessibile.
Trattasi di una riserva naturale, visitabile tramite 13 km di sentiero, in buone condizioni, che ricalca la linea ormai dismessa della ferrovia Siracusa-Vizzini-Ragusa. Vi troverete infatti, in dei tratti, a camminare proprio dentro le ex-gallerie ferroviarie. E, usciti dai tunnel, sotto di voi, a valle, scorrerà il fiume Anapo, originando veri e propri canyon tra la roccia calcarea. Sopra di voi, invece, avrete la montagna scavata per ospitare una delle più antiche necropoli siciliane: Pantalica, dichiarata patrimonio dell'umanità dall'Unesco nel 2005.
Non c'è che dire: siamo in un luogo pregno di storia e dalla natura generosa.
Un connubio da non sottovalutare.

Il rumore dell'acqua sarà una costante che accompagnerà la vostra passeggiata. E scendere vicino al letto del fiume sarà semplicissimo, basterà prendere i sentieri minori che portano in breve a valle. Qui troverete laghetti dalle acque invitanti, corredati da piacevoli cascatelle e circondati da una fitta vegetazione.
Secondo questa descrizione, immagino che il paragone con Cava Grande del Cassibile, di cui vi ho parlato nel post precedente, venga spontaneo. L'ambiente naturale è effettivamente molto simile. Visitare l'Anapo tuttavia è molto più semplice, è vero. Non c'è nessuna montagna da scalare e il sentiero è quasi tutto rettilineo e ben tenuto, organizzato anche con delle aree di sosta. Però qui vige il divieto di balneazione per salvaguardare la riproduzione della trota, che deposita le uova a partire dall'autunno, e, comunque, i laghetti non sono tutti così profondi da essere propriamente adatti al nuoto. Inoltre manca quel "sapore della conquista" che conferisce a Cava Grande quel valore aggiunto che qui, forse, manca.
Nondimeno il posto è di una bellezza ammaliante. L'ambiente fluviale è umido e fresco e i colori, in alcuni tratti, incantevoli. Ci sono scorci da cui poter trarre veri e propri dipinti.


La Valle dell'Anapo non è un luogo ad altissima frequentazione turistica, forse perché i visitatori vengono scoraggiati dal divieto di balneazione (fino a qualche anno fa limitato solamente in alcuni periodi, e ora divenuto permanente) oppure perché è distante circa 35 km dalla più frequentata costa. Forse, però, proprio questa mancanza di flusso turistico, lo rende tanto rilassante e pacifico. Si ha veramente l'impressione di trovarsi in luogo incontaminato. Una sorpresa trovarlo tanto silenzioso. 
Non è difficile, qui, rimanere soli. Con la natura.
Allora ci si siede sotto un albero che affonda le sue radici direttamente nell'acqua. E si gode del paesaggio: i ciottoli trasparenti che compongono il letto del fiume, l'acqua verde smeraldo, la vegetazione intorno che segue l'ansa dell'Anapo, le montagne che incorniciano la valle.

 


La cosa più sorprendente è il senso di pace che si gode. L'anima di questo luogo è il silenzio rumorosissimo della natura. L'irreale silenzio, pausa dal rumore prodotto dall'uomo, interrotto solo dalla natura che lo abita: l'acqua che scorre, le fronde degli alberi che ondeggiano, la fauna.
Così irreale questa sensazione, da trattare il fiume con timore reverenziale. Immergere le mani nelle sue acque. Piano. Temendo che svanisca. L'incantesimo. Che dietro di noi appaia una folla di turisti pronti a invadere le sponde del fiume.
A meno di non essere molto sfortunati, posso assicurarvi che non è così. La Riserva l'ho visitata parecchie volte, in agosto, e sempre in solitudine o al massimo incontrando tre o quattro turisti rispettosi, con cui discutere delle bellezze della Valle.
In questo modo si ha la possibilità di far proprio il luogo. Ci si rilassa. Si gioca a immaginarsi un po' parte di esso. 
E si accetta lo scorrere lento del tempo. Senza fretta. Si resta e si osserva.
E allora si notano i particolari. Le libellule che, per riposarsi dal volo, si posano su fili d'erba, proprio mentre le nuvole si riflettono nelle acque del lago sotto di loro.
O i granchi nascosti tra le coloratissime alghe fluviali, tra i luccichii riflessi della luce.



La Valle dell'Anapo è un luogo che ho trovato di una semplicità perfetta. Non stupisce con effetti speciali, ma con una bellezza naturale pulita e genuina. Vi muoverete tra la vegetazione, da un laghetto all'altro. Passerete tra muschi e rocce da cui sgorga l'acqua, per rivoli e per boschetti.
Ma, soprattutto, vivrete una pace che, oggi come oggi, è davvero rara da trovare così a portata di mano.
Vi pare poco?




domenica 15 dicembre 2013

Autunno a Cefalù



Autunno. 
Cefalù si fa più umida e silenziosa. Più vera.
Se ne sono andati il clamore di agosto, i colori accesi, lo stordimento dei sensi. Settembre porta calma nell'animo, ragionamento. Porta le prime piogge, il vento fresco, e una luce che è meno generosa, meno sfrontata di quella estiva, ma più preziosa ed elegante. La stiamo a guardare, questa luce ancora calda, la godiamo di più perché sta cambiando e sappiamo che presto verrà l'inverno.
In questa stagione l'anima di Cefalù, un'anima di mare e di luce, torna in tutto il suo splendore, non più soffocata dalla calura estiva, non più mormorata tra gli schiamazzi dei bagnanti.
Il tempo si spezza, le giornate sono più corte, le mareggiare più frequenti. Il vento porta nuvole imponenti, a ricamare il cielo sopra il paese.
E, all'improvviso, piove. Una pioggia tanto evocata per dar tregua al caldo di agosto. Una pioggia sollievo per la natura e per l'uomo. E questa prima pioggia lava via la frenesia estiva. Ci si rilassa. Ci si siede ad aspettare. Perché passa. Passa in breve, a dire la verità. Ma ti modifica dentro. Non hai più voglia di tuffi, di sole, di momenti leggeri e scanzonati, di uscire e uscire ancora. Hai voglia proprio di quello che c'è in questo momento: pace, serenità.

E luce. Una luce quasi irreale. Pulita.
Che monda la sabbia, disegna meglio i contorni delle case, illumina il cielo. Fa sembrare tutto più ampio.
Una luce essenziale, che nell'essenzialità fa vedere meglio le cose. E illumina l'orizzonte sgombro, non più tremolante sotto la calura estiva, permettendo di spaziare con lo sguardo fino a Capo Gallo, fino alle Eolie, nei giorni migliori.

E, questa stessa luce, se rimaniamo a guardarla, si trasforma in un tramonto che tinge il cielo di colori pastello dal giallo all'arancio, al rosso al lilla, al viola, al blu e al grigio. Un dipinto riflesso nel mare su cui ondeggiano, placide, le ultime barche dei villeggianti.
Delle "interminabili e sontuose agonie dei tramonti autunnali", ci parla anche Angelo Culotta in "Il paese di dentro": 
"Sfoggiavano la loro impareggiabile maestria pittorica, usando una tavolozza di raffinate tinte, stese a piene mani sulla fascia di mare fino all'orizzonte, sul cielo denso di nuvole barocche, sulla massa imponente della rocca e sul chiaro-scuro dell'abitato sottostante" (p.21).



Comunque non sono rare, in autunno, anche le giornate prettamente calde e soleggiate. Dopotutto siamo in Sicilia e qui l'autunno è generoso. C'è chi fa il bagno fino a novembre, anche se l'acqua è ormai fresca, per un "arrivederci" al mare tra schiuma, vento e il corpo, leggero, abbandonato all'acqua ancora una volta. C'è chi passeggia sul lungomare sbracciato, con i piedi nella sabbia ancora calda.
Ma non è lo stesso mare e non è lo stesso caldo. Tutto è ritemprato dall'autunno. Dal ragionamento.
Appena ci si affaccia sul lungomare, uscendo dal paese, la luce autunnale ci investe e il vento ci accoglie. E ci si sente sereni e appagati, niente ci spaventa. 
Si respira con le narici aperte, a pieni polmoni, i battiti del cuore rallentano e si vorrebbe che questa sensazione di equilibrio tra corpo e anima, questo benessere, durasse per sempre. Che fosse sempre autunno. Perché l'autunno in Sicilia è sul serio un capolavoro di equilibrio. Con l'aria fresca ma non fredda, con la pioggia forte ma non duratura, con il sole caldo ma non bollente, con il vento intenso ma non fastidioso, con il mare agitato ma non in burrasca, con la luce accesa ma non abbagliante.

Ed è tempo di capùna (in italiano: caponi).
Quando questo pesce si inizia ad avvistare nel mare di Cefalù, è segno dell'arrivo dell'autunno. Infatti i pesci, di forma allungata, dalla livrea grigia con riflessi blu e il ventre giallo, in questa stagione si avvicinano alle coste per la deposizione delle uova.
Ecco allora apparire le rosse reti dei pescatori che preparano alla marina le barche per la pesca. I caponi si vanno a rifugiare sotto i sugheri di cui viene cosparsa l'acqua e rimangono intrappolati nelle reti, assecondando l'antica tecnica di pesca che si chiama "caluoma". Successivamente, per i vicoli si sentirà "vanniare" i pescivendoli, vantando la freschezza del pesce per richiamare le massaie e incoraggiarle all'acquisto. 
Ma oltre alla pesca, non possiamo dimenticare che l'autunno è tempo di vino novello e olive da cogliere per fare l'olio nuovo o da mangiare schiacciate o da conservare in salamoia. Ed è tempo di mosto in cui intingere gli sfinci (dolci fritti in olio e cosparsi di zucchero).

Anche il cielo serale, in autunno diviene più cristallino. Le nuvole squarciano il blu elettrico del cielo, rendendolo meno finto, meno invitante alla notte, ma più intimo e sincero.
Dell'estate restano soltanto le cose vere: quello che inizia in estate e continua a settembre ha il sapore delle cose che dovevano essere temporenee e diventano definitive, che resistono passato l'abbaglio della luce estiva. La vacanza diventa ricordo. Cefalù resta.

Camminate, in autunno. Ritrovate la pace di Cefalù, respiratene l'anima a pieni polmoni: il suo mare che diventa pescoso, ampio, la pulizia del suo cielo, la luce scomposta in così tanti colori.
Respirate la verità delle cose.
Presto sarà inverno...