mercoledì 26 novembre 2014

Cefalù da fuori Cefalù: la collina di Sant'Elia


Ricomincio da qui. Da questo luogo che per me è Luogo per eccellenza. Dall'anima del mio luogo dell'anima. Cefalù. Ancora una volta. Sempre.
Questa volta visto da fuori. Da lontano. Quando la  rocca spicca, predominante nel paesaggio, eppure si è distanti e il paese si immagina soltanto. Diventa sogno, idea, possibilità mai del tutto possibili. Magia. O meglio malìa. Si indovina la vita che vi scorre, ci attrae e ci spaventa, al sicuro nell'isolamento che godiamo da lontano. Il paese è tutto nostro, inventanto a misura di desideri perduti nel tempo. Senza difetti. O con difetti estremamente attraenti.
E bellezza. Bellezza perfetta che mai smette di stancarci nella sua contemplazione. Sempre uguale e sempre diversa.

Inizio dalla collina di Sant'Elia. Proprio quella che fa parte del paesaggio del paese; quella collina verde, poco fuori l'abitato, che fà da sfondo alla vostra passeggiata per le vie cefaludesi e per il lungomare, visibile praticamente ovunque dal paese. Proprio la prima delle alture che incorniciano Cefalù e costituiscono lo sfondo naturale in cui è adagiato insieme alla rocca.
Salite, se avete tempo, sulla cima di questa collina. E' un'esperienza indimenticabile.
La strada, sterrata, arriva fino a un certo punto. Poi si lascia la macchina e si va a piedi. Tra ciuffi di erba alta scossi dal vento che qui corre senza alcun freno. Tra piccole costruzioni in pietra abbandonate. Tra rovi e tronchi e solitudine. Non c'è mai nessuno qui. Siete soli a fare i conti con voi stessi. Vi sentirete inquieti. Non siamo - noi uomini - più abituati ad essere così soli nella natura. Nessuna presenza umana. Fa un po' paura. Il cuore batte man mano che si avanza tra l'erba alta. 

La punta della rocca di Cefalù appare dalla collina di Sant'Elia

Poi eccola. Improvvisa. Appare.
La punta della rocca di Cefalù che riconoscete subito familiare. Amica. Anche se siete abituati, voi frequentatori del paese, a vederla sopra di voi, non sotto. Ma in un lampo si stravolge ogni prospettiva, perché siete più in alto di lei. Più in alto di tutto. E se fate qualche passo ancora, incerto, ma imprescindibile ormai, piano piano si svela tutta e poi appare il paese con il suo abitato e il mare tutt'intorno. Sotto di voi. E vi pare di volare. Di dominare tutto. Di capire tutto. Che sensazione meravigliosa e inusuale di completezza!
E ora, di fronte allo spazio aperto, non vi sembra più d'essere soli e vulnerabili, ma dominatori della vita del paese. Di vederne la totalità e che questo sia uno spettacolo che va in scena per voi soltanto. Qui siete in presenza di tutto eppure siete soli. Siete i privilegiati a cui si rivela quest'anima d'aria e di luce. Di roccia, di radici e di mare. Basta la vista aperta a tenervi compagnia, a rasserenare l'anima, a farvi orgogliosi d'aver scoperto il luogo. Quasi fosse un segreto che a voi soltanto si rivela. Qui vi pare di avere tutto chiaro. Di avere le chiavi del senso della natura e della vita. Di essere leggeri. Di diventare vento. Senza bisogno d'altro che dell'anima potente, dal carattere forte, di questo luogo. Un'anima che urla. Che vuol essere unica. Che si impone, prepotente, su tutto. Inevitabile.

Cefalù vista da Sant'Elia

E il paese, circondato dal mare, è tutto lì sotto. Immobile e vivo al tempo stesso. Come se il tempo e lo spazio fossero racchiusi qui, adesso, in un solo sguardo che abbraccia tutto dall'alto e lo  trasforma in sogno.

L'abitato di Cefalù visto dalla collina di Sant'Elia





L'anima dei luoghi si espande

Eccomi di nuovo a scrivere su questo blog. Dopo tanti mesi di assenza giustificata dalla nascita di mio figlio. Solitamente sono contraria a parlare della mia vita personale, il mio compito è suggerire l'anima dei luoghi da me visitati, ma senza intermediazioni personali. E' un'anima che diventa universale, che non voglio legare alla mia persona, alla mia vita, ma che deve essere condivisibile da tutti. Fuori da me, dentro il luogo. Per amarla non avete bisogno di conoscere me, di legarvi al personaggio che rappresento. Vi basta andare. Camminare, respirare, sentire. Essere recettori di tutti gli stimoli che un luogo manda. Eppure questa volta è diverso, ed eccomi a dirvelo. Dirvi il perché ho abbandonato il blog per qualche mese. E lo faccio perché, inevitabilmente, lui ha cambiato il modo di sentire e quindi quello di raccontare quello che sento. I colori si sono fatti più sgargianti, i luoghi più attraenti, il mare sorprendente, il vento giocherellone, la pioggia una scoperta, la montagna gigante. Tutto da raccontare anche ai suoi piccoli occhi e, soprattutto, da vedere attraverso di essi. E allora i luoghi appaiono ancora più nudi di come apparivano prima. Ogni dettaglio, che per noi adulti è scontato, si rivela al bambino in tutta la sua sorprendente bellezza. Si sente l'anima in una maniera più dettagliata, più vicina alla sua interezza. Purificata da ogni relazione col vissuto, col visto, con lo scontato. Più vicina alla verità, libera com'è da ogni pregiudizio, paragone, ricordo. No, ho sbagliato a scrivere che è cambiato il mio modo di sentire. Non è così. E' solo che, ora, sento di più. Perché sento anche per lui e attraverso lui. E l'anima dei luoghi si espande e si arricchisce di sfumature e di dettagli. Ogni minima cosa rivela significato e meraviglia.
Grazie a tutti e buona continuazione...