Nella Sardegna nord - occidentale, in provincia di Alghero, il bel promontorio di Capo Caccia domina il paesaggio con la sua imponenza fatta di roccia calcarea, insinuandosi maestosamente nel mare e regalando panorami con scogliere a picco, dove i roccioni bianchi contrastano con il blu intenso del mare. Ma non è solo la dura bellezza di questo tratto di costa ad attirare milioni di visitatori. Il promontorio custodisce al suo interno anche un prezioso "segreto": le Grotte di Nettuno. Qui, stalattiti e stalagmiti di antichissima formazione, materializzano sotto gli occhi del visitatore il lentissimo passaggio del tempo, concretizzato in formazioni che risalgono a secoli fa. Un intricato ricamo di origine carsica, custodito in queste grotte, scoperte da un pescatore nel XVIII secolo.
La scala del Cabirol. |
Le grotte sono accessibili via mare oppure attraverso una scalinata detta: "Escala del Cabirol" (la scala del capriolo), poiché composta da 650 scalini scavati letteralmente nella roccia, che permettono di discendere rapidamente tutto il promontorio, fino ad arrivare al suo cuore: le grotte, il cui accesso di trova proprio al livello del mare. Un po' faticosa, ma sicuramente affascinante e consigliata è la possibilità di arrivarvi attraverso la scala, che permette di godere così anche il bel panorama del promontorio.
Nelle giornate in cui il mare è calmo, il vento leggero e il sole ancora non eccessivamente caldo, ma neppure più freddo, la discesa alle grotte diventa una piacevolissima passeggiata alla scoperta del promontorio. Suggestivo percorrere i tratti dove l'imponente scogliera calcarea è proprio verticale e i falchi volano nelle spaccature tra roccia e roccia. Sotto, il mare blu. Si respira l'odore intenso dello iodio che regala benessere e ricarica di energia. Ci fa sentire allegramente "in
vacanza", entusiasti. La mente divaga, l'occhio si rilassa attratto da una barchetta a vela bianca, pigramente adagiata nel mare. Rallentiamo e ritardiamo la discesa, fermandoci a godere del luogo, amabilmente accarezzati dal tiepido e piacevole sole.
La scala del Cabirol. |
Poi la curiosità di scendere fino alle grotte ci convince a procedere, mettendo da parte la lentezza tipica di uno spirito vacanziero. Non si può nemmeno dire che le grotte siano il meritato premio dopo la fatica della discesa, perché questa volta, a dire la verità, è così piacevole che il tratto appare fin troppo breve (un po' meno lo sarà al ritorno, in salita).
L'utima parte del percorso si fa più emozionante, quando gli scalini diventano più stretti e ripidi e si inizia a vederne il termine: l'entrata delle grotte. E ci si accorge di essere scesi per tutto l'alto promontorio, che ora ci sovrasta, fino al livello del mare.
Panorama lungo la scala del Cabirol. |
Entrata delle Grotte di Nettuno. |
L'esterno delle grotte è una suggestiva promessa di ciò che ci aspetta. L'acqua del mare entra, insinuandosi tra formazioni calcaree arzigogolate e di diversa composizione geologica. Stare qui, un po' isolati dal mondo, tra il mare blu e le rocce, è già entusiasmante, ma ancora è nulla rispetto a ciò che ci aspetta entrando nelle grotte. Questo è possibile solamente tramite una interessante visita guidata, che parte all'incirca ogni ora, e ci condurrà all'interno. Le grotte sono lunghe qualche chilometro, ma la parte visitabile non è che qualche centinaio di metri, che però valgono tutti il prezzo del biglietto.
Passare il punto d'entrata è un'emozione fortissima. Le stalattiti e stalagmiti che si intuivano all'esterno, ora non fanno che moltiplicarsi all'impazzata. Sono tantissime. Ovunque. Alcune enormi. Altre piccolissime. Alcune isolate in grandi colonne imponenti, altre raggruppate a centinaia, sottilissime. L'impatto visivo è notevole. Ma soprattutto, quello che più colpisce, è l'impatto emotivo. Si avverte all'inizio una leggera sensazione di claustrofobia: si passa da un ambiente esterno ricco di aria, di luce, di rumore, ad un ambiente chiuso, dove la luce è soffusa e i suoni ovattati. Un mondo sotterraneo, intimo e segreto, cuore del promontorio che ci sovrasta.
E' un mondo a parte. La sensazione è quella di trovarsi al centro della Terra, in un luogo a sé, dove rimarremmo per sempre, fuori dallo scorrere del tempo convenzionale. Davanti a noi ci sono secoli di storia, scolpiti su queste stalattiti e stalagmiti. Ogni centimetro di esse ha impiegato anni e anni per formarsi, ed ora, questi anni, sono tutti davanti ai nostri occhi, nell'intricato ricamo di roccia all'interno di questa grotta. Si ha la sensazione di poterlo dominare, il tempo. Qui dove esso pare tutto racchiuso insieme. E a un certo punto, l'idea che sia questa la vera realtà, che non torneremo più al mondo di prima, ma resteremo per sempre qui dentro, sospesi custodi del segreto del tempo, non ci spaventa più. Tutto si placa. Il cuore prende a battere lento e tranquillo. Siamo pronti a vivere qui millenni, fuori dal mondo e dal tempo reale.
Si respira l'umidità. Lentamente. Ci si abitua alla penombra. Ad essere noi stessi ombre del tempo.
Stalattiti all'interno delle Grotte di Nettuno. |
Visitiamo vari ambienti. La prima sala è dominata addirittura da un lago salato all'interno. Alle varie conformazioni sono stati dati, negli anni, nomi di fantasia a seconda della loro forma: l'Organo, l'Albero di Natale, ecc. ecc. Ma non è certo compito mio illustrarvi nello specifico queste grotte. Io sono qui per raccontarvi la loro anima. E l'anima di questo luogo è sicuramente l'acqua e i minerali di cui è fatto. La materia prima, viva. E il tempo testimone di tutte le cose. Qui è vivo, il tempo. Rimasto tutto fissato in ogni centrimetro di roccia. Custodito da un ambiente sicuro, cuore del promontorio di Capo Caccia.
Un'anima che affascina. Spaventa e poi attrae e lusinga a restare. Certi che qui, sia possibile vivere per sempre. Divenuti roccia anche noi.
E invece, terminato il tempo di visita, una guida gentile ci condurrà all'esterno. Al solito mondo fatto di luce, rumore, colore. Fatto dal normale scorrere del tempo. Fatto di presente. Respiriamo l'aria, forse sollevati. Un po' storditi dalla luce e dai rumori del nostro mondo. Forse, ora, solo un po' più banale.
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