lunedì 5 ottobre 2020

L'anima misteriosa e generosa di Narni

 

Nella bassa Umbria, in provincia di Terni, quasi al confine con il Lazio, sorge una deliziosa cittadina circondata da boschi e vallate, immersa in una luce che la dipinge di pace: il suo nome è Narni. Anticamente conosciuta come "Narnia", è fonte ispiratrice delle omonime "Cronache", nate dalla fantasia dello scrittore inglese C.S. Lewis. Non è, in effetti, difficile ricondurre questo luogo al tipico immaginario fantastico e alla costruzione di un mondo a sé popolato da personaggi dotati di poteri soprannaturali, soliti abitare il genere fantasy. Non solo Narni è un borgo graziosissimo, ma ha il privilegio di essere immerso in un contento naturale meraviglioso e piuttosto facilmente fruibile, grazie anche alla costruzione di una ciclabile lungo la ex ferrovia Roma - Orte, nonché di diversi e lunghi percorsi di trekking che permettono di rigenerare lo spirito e il fisico con lunghe camminate immersi in una natura davvero generosa. Potrei parlare della Narni sotterranea o dello Speco di San Francesco, potrei parlare della antica storia del luogo, così come dell'eccellente gastronomia umbra, ma questo blog esiste per raccontare, in maniera spontanea e quasi del tutto intuitiva, le sensazione e le emozione che suscitano i luoghi, così come sorgono nel visitarli. Lievi percorsi d'anima e brividi su un mondo altro, fatto di sensazione improvvise, avulse da specifiche conoscenze. Così sarà anche questa volta, nel raccontarvi Narni.

Borgo di Stifone
Vorrei partire dai suoi dintorni. Dalle Gole del Nera, che qui assume dei colori incredibili, così belli e splendenti da sembrare creati artificialmente per presentare al meglio il fiume, per renderlo il più addobbato e attraente possibile, come un pavone durante il corteggiamento. In effetti il paesaggio affascina, ma quello che suggestiona e innamora, a mio avviso, è il minuscolo borgo di Stifone che qui trova dimora, nato proprio sulle rive del Nera. Un paesino fatto di quattro case inerpicate e vicoli ricoperti da pergolati; silenziosi muri in pietra adornati da piante rampicanti e scalette. Regna una tale quiete qui, da parere un borgo fantasma, abbandonato a suo tempo e popolato oramai solo da spettri e creature di fiume. Una strana sensazione avvolge visitandolo, scendendo rapidamente verso il fiume, con la voglia di arrivare presto alle sponde, seguendo solo il rumore dell'acqua, e poi più rapidamente risalendo verso la strada principale. Ecco, in questo momento si vaga tra il borghetto senza meta, scoprendolo e lasciando invaderci dalla suggestione di un luogo - invece - vivissimo di presenze reali e immaginate.
Gole del Nera
Di quelle degli abitanti, la cui vita si palesa dai panni stesi, da qualche pigro animale domestico steso al sole dei cortiletti; e di quelle misteriose e "altre" che si aggiungono alle prime, di cui si avverte assolutamente la presenza che rivendica - anch'essa - il diritto di popolare Stifone. Un luogo particolare, unico forse, dove il massimo concetto di quiete si fonde con quello di mistero, in parti uguali, e crea delle sensazioni strane di rassicurante inquietudine e curiosità tra portoni sventrati, antiche cisterne, slarghi e vicoletti, in uno strano mix di elementi quotidiani insieme a quelli insoliti.


Mole di Narni

Continuando a girare nei dintorni di Narni, c'è sicuramente un altro luogo molto suggestivo. Un piccolo eden dove il Nera pare sciogliersi ulteriormente in altrettante ulteriori sfumature di verde e incredibile turchese: le Mole di Narni. Si tratta di una sorta di piscina naturale, formata da uno slargo del Nera tra la vegetazione. Qui l'acqua è talmente trasparente da riuscire a vedere il fondale, le pietre e la vegetazione di sotto appaiono nitidissime. 

Mole di Narni
Di un colore prezioso e raro, piccolo paradiso terrestre, non semplicissimo da scoprire, visto che ad oggi non ci sono segnaletiche e occorre tentare diverse strade, fino ad imboccare quella accanto alla stazione nuova e gli stabilimenti. Da qui è possibile camminare lungo le rive del fiume oppure sostare nel solarium costruito proprio per agevolare la fruizione delle Mole, dove chi vuole può prendere il sole godendo di uno scenario naturale unico. Un piccolo mondo perfetto, di un'incantevole bellezza. Qui è l'acqua a farla da padrone, anche se la temperatura è piuttosto gelida ed è vietata la balneazione per via dei possibili innalzamenti del livello dell'acqua regolata da una diga. Ma non importa assolutamente: già vivere questo luogo, stando qui a guardare l'acqua e continuare a meravigliarsi dei suoi colori, appaga. Non ci si stanca mai di tanta perfezione. Ci si distende in questo piccolo paradiso terrestre, dove non conta più tutto quello che c'è fuori, conta appartenervi, esserci, sostare qui a bearsi di questa acqua così viva. 
 
 
 
Narni, centro storico

 
Narni, centro storico

Nel pomeriggio, tuttavia, è doverosa una visita nel centro storico della città di Narni, che si affaccia su un vallone verdeggiante, dove l'aria fresca e buona di montagna rigenera e la luce calda del pomeriggio avvolge ed invita a restare. Non è molto grade, la parte storica di Narni, tuttavia è piacevolissima la passeggiata lungo il corso principale dove si sviluppa la vita del paese nonché il Duomo, il comune e i principali monumenti. Lo stile è lo stesso delle altre cittadine umbre più note, legno e pietra e ferro sono i principale elementi degli edifici e delle fontane del centro medievale. Appare pulita, curata ed elegante Narni, importante come le sue pietre. Piena di negozietti e botteghe artigianali e di prodotti enogastronomici, dolcerie e trattorie che vantano le prelibatezze umbre. 

Una cittadina gentile dove si respira la storia in ogni pietra, dove il passato è assolutamente presente ma in grado di coniugarsi con la modernità di una cittadina ricca di vita, nonostante la sua tranquillità non ne risulti compromessa. E' distensivo passeggiare lungo il corso, così come perdersi a zonzo tra le viette per scoprire scorci più nascosti ed apprezzare quei piccoli dettagli, che poi fanno la differenza: un misterioso cortile interno, silenzioso e adornato da centinaia di piante; una finestra addobbata con i fiori; un cancello dietro cui si nasconde un pozzo; e mille altre  scoperte così, che riempiono il cuore della gioia delle piccole cose e della felicità della scoperta, quando un posto nuovo si visita con rispetto e curiosità.

Di Narni si dice sia esattamente il centro dell'Italia, una posizione già questa particolare. E ci sono poi le leggende. Narni ne è piena, vengono dal suo antico passato, dal fascino misterioso che si respira in tutto il suo territorio, che genera sensazioni di cui afferriamo coscientemente solo la punta dell'iceberg, intuendone però tutta la profondità: quella che vediamo non ne è che la minima parte di tutto un mondo antichissimo e affascinante. Una delle leggende che tengo particolarmente a raccontare, traccia l'origine dello stemma simbolo della città: il grifone rosso. Pare che un tempo, il territorio tra Perugia e Narni fosse martoriato da un grifone e che le due città, storicamente nemiche, si fossero invece alleate per sconfiggerlo. Una volta vinto, a Perugia sarebbe andata la pelle (bianca) dell'animale, mentre a Narni il corpo scuoiato (rosso), di qua il colore degli stemmi: grifone bianco per Perugia, grifone rosso per Narni.


Stemma di Narni: il Grifo rosso

 

Affasciante parlare di Narni. Si potrebbe (e si è fatto) scrivere moltissimo, ma tornando a noi, vorrei ancora solamente tratteggiare brevemente, l'anima di Narni. E' un'anima suggestiva, un'anima fatta delle pietre con cui è costruita, simbolo della forza, dell'eleganza radicata nella storia di questa città. E un'anima di acqua, di leggerezza, di bellezza destinata a scorrere lieve su tutte le cose, di vita, di essenzialità. Sicuramente un'anima improntata sulla natura, sul mistero lieve e avvolgente che si nasconde dietro le sue pietre che custodiscono la storia, su vallate ripiene di luce e vastità da esplorare. Un'anima però anche accogliente e sincera. Generosa e viva come la sua acqua. Che ci invoglia a tornare: a presto, Narni.

 

 

 

 

 

lunedì 29 giugno 2020

Campo Imperatore in estate: l'emozione della pace


Lo chiamano, a ragione, "Il piccolo Tibet". Campo Imperatore, nel cuore dell'Abruzzo, ne ha tutte le caratteristiche di pace e di bellezza. Difficile qui, non lasciarsi avvolgere dalla spiritualità di una natura sovrana, forte e generosa allo stesso tempo. Ricca di fiumiciattoli, piccoli laghi, fiori e animali in libertà. Siamo a quota tra 1400 e 2000 metri circa, in provincia dell'Aquila, nel vastissimo altopiano alle pendici del Gran Sasso, di origine glaciale e carsico alluvionale. Siamo nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, e qui passeremo una di quelle rare giornate, difficili a dimenticarsi, che restano scolpite per sempre nella memoria dei giorni felici e infiniti, fatti di un susseguirsi di emozioni, di sorprese di luce e di una rara pace del cuore.

Panorami di Campo Imperatore e dei suoi laghetti
Il territorio è quasi del tutto brullo; all'arrivo colpiscono le colline che si susseguono a perdita d'occhio, ricoperte quasi esclusivamente da prati verdi, intervallati da piccoli laghi di origine glaciale, dove si radunano mandrie di mucche e di cavalli al pascolo. Un paesaggio ameno e surreale, che attrae la nostra curiosità e distende la mente. Un panorama particolare, tipico della zona, a cui non siamo abituati e che, probabilmente rasserena proprio per la possibilità di soppesarlo tutto subito. In questa prima zona non ci sono quei boschi carichi di inquietudine e di misteri da indovinare, ma solo vaste colline conoscibili con uno sguardo soltanto, rassicuranti proprio nella loro meravigliosa essenzialità. Sembrano disegnate dalla fantasia di un bambino; ci riportano ad un mondo semplice, pulito, chiaramente leggibile, che non richiede alcuno sforzo interpretativo. Alla semplicità della bellezza più pura.
I ricami di nuvole bianche completano il panorama perfetto dell'immaginario delle corse in montagna di un'estate d'infanzia felice. Queste collinette promettono una felicità senza pericoli, una bontà senza riserve, un fiducia nella pace e il benessere. Verrebbe voglia di correre, incontro alla felicità fanciulla, qui dove non c'è pericolo di perdersi. Qui dove il futuro è tutto lì, davanti ai propri occhi.

Il più suggestivo di tutti i laghetti, testimonianza di una zona ricca d'acqua e adatta alla vita fin dall'antichità, è sicuramente il lago di Pietranzoni. Minuscolo (anch'esso) bacino d'acqua, famoso per essere "Lo specchio del Gran Sasso". Si trova proprio accanto alla strada principale che conduce all'Osservatorio Astronomico, ed è lago più vicino all'imponente montagna, che nei giorni più limpidi si riflette nelle sue acque. 



Lago di Pietranzoni

Uno spettacolo affascinante e ricco di meraviglia che soltanto la montagna può regalare. Qui l'aria è fresca anche in estate, le acque del lago sono gelide e sembrano incantate, messe lì appositamente per la vanità del Gran Sasso, che ama moltiplicarsi in un riflesso  che si confonde con l'originale. Poi qualche sasso nel lago, i fiori della stagione, le nuvole... la composizione di un panorama perfetto. Qui si può sognare ad occhi ben aperti. E fare un pic nic sui prati di cui è circondato il lago, mangiando a cospetto di tanta bellezza, respirando la buona aria montanara, godendo di questo luogo crocevia di turisti (pochi e rispettosi, a dire la verità) e mandrie assetate e aquile in un cielo limpido.


Fioriture spontanee

E non ci dimentichiamo che siamo in estate. Qui dove fino a pochi mesi fa tutto era fermo, ricoperto dal manto silenzioso della neve alta, ora è ricco di vita di una natura risorta con un fermento risoluto. I prati sono abitati da una varietà di fiori spontanei di montagna. Si cammina scoprendo e schivando, per non calpestarli, fiori di ogni tipo e colore. Da quelli più delicati ai più tenaci, macchie di giallo, di rosa, di viola, di bianco ricoprono i prati del velo della bella stagione. Di allegria e di bellezza indiscutibile, da cui farsi travolgere. Pensieri tristi e stress di città qui vengono messi subito nel più piccolo cantuccio della mente, per lasciare spazio alla spensieratezza di un'estate in montagna. 

Ma di certo le sorprese di questa lunga giornata non sono finite. Esplorando i dintorni si percorre la strada che taglia i campi, che si susseguono per chilometri. Si incontrano altre mandrie, altri specchi d'acqua, rifugi dove si arrostisce la carne e si mangia sulle tradizionali panche di legno all'aperto gustando i tipici prodotti abruzzesi, arrosticini in primis, legati soprattutto alla pastorizia. Si vaga così, con stupore sereno, pensando alla vita di qui. Alla tranquillità, alla genuina verità di luoghi come questi. Rilassando i pensieri eppure tenendosi mentalmente aperti a sorprendersi e decisi a godere del luogo fino all'ultimo raggio di sole.
E' così, girando senza meta, che arrivo a Vado di Sole, una delle poche zone boschive a ridosso di Campo Imperatore. Qui mi accoglie un temporale estivo, tanto improvviso e violento, quanto fulmineo nello scomparire. Qui mi perdo, col cuore colmo di emozione, tra boschi umidi, fitti fitti di alberi secolari e muschi e fiori. Qui tra la nebbia e rami che sembrano spettri, in un segreto inquietante del bosco, mi colpisce un'emozione totalmente opposta a quella della piana. Qui c'è mistero, ci sono anime che si aggirano tra questi boschi carichi di suggestioni. Qui la nebbia nasconde, costringe ad indovinare. Ad immaginare. A percepire. Il bosco, saggio e antico, e i suoi segreti. Esserne parte, esserci, è come avere accesso ad una piccola parte di un qualcosa di "oltre", come uno spioncino su un mondo incantato.


Vado di Sole boschi

E usciti dal bosco, c'è di nuovo la luce di un giorno che sembrava alla fine ed invece è ancora qui. Come se fosse ricominciato prima di finire, come se quello del bosco fosse stato un tempo sospeso, rubato al tempo e fuori di esso. Ora è una luce radente e più calda; morbida, ed accarezza i prati e i boschi di abeti e tinge di sfumature il cielo più blu tra le nuvole basse. Si leva un vento che porta gli odori della natura con sé e i ricordi di estati passate, passate su prati, infinite. Che ora porta ricordi di felicità che ritorna. E' l'ora più bella. Tutto ciò che si vive adesso, con l'anima già appagata da una lunga giornata, è un qualcosa di più, è un dono inaspettato.
Le mandrie sono ancora al pascolo, sotto l'ultimo sole, avvolte da una luce che dona grazia alla rotondità delle colline, alla forza della montagna e all'imponenza delle nubi che scendono. Questo paesaggio bucolico è di una straordinaria bellezza nella sua semplicità perfetta e dignitosa. La vita legata alla pastorizia, alle stagioni, al ritmo del sole, come era una volta. 



Le mandrie al pascolo


Questa è l'anima di Campo Imperatore. Un'anima semplice e genuina. Antica e vera. Eppure corredata da quel tocco di mistero che resta appannaggio della natura soltanto. Noi qui non ci occupiamo di esso, sfiorandolo solamente. Noi qui viviamo un'estate di una pace emozionante, di calma dell'anima, di gioia fatta di piccole e grandi cose. Un cavallo che corre libero sull'altipiano, un fiore di campo, un riflesso di luce, una nube dalla forma curiosa. Così passa il tempo qui, in attesa di un lungo inverno di neve, della forza della montagna più vera. Dall'anima di una grandezza antica e ricca di semplice bellezza.










mercoledì 12 febbraio 2020

La Slovenia segreta: Planšarko Jezero




Le giornate di sole iniziano ad essere più numerose, le ore di luce maggiori, anche l’aria osa timidamente scaldarsi e ogni tanto il vento porta profumi di una primavera anche solo sperata, in fieri nella mente ma anche nella terra in trasformazione. Diciamo la verità: abbiamo voglia di trasformazione. Di rinascita. Quando le luci della nostre città combattono l’impari battaglia con la luce naturale; quando l’aria è fresca e non più fredda e ci fa respirare la vita, e i colori del tramonto si fanno più rosa, meno duri e violenti, ecco che automaticamente iniziamo ad immaginare la bella stagione e nei nostri desideri si fa subito strada la voglia di un viaggio che celebri la la forza rinnovata, il ritrovato buonumore. Maturiamo la necessità di natura accogliente, di pace dei boschi, di bellezza. Di partire.

Una meta assolutamente consigliata, confinante con l’Italia, verdissima, ricca di varietà paesaggi e interessanti itinerari tra grotte, castelli, cittadine, terme e quant’altro è la già citata Slovenia. Una nazione interessantissima e ancora salva da un turismo massiccio. Ma se il vostro viaggio di primavera vorrà essere ancora più speciale, quello che vi consiglio è una località ai più sconosciuta, che potrete regalarvi come ciliegina sulla torta di un percorso sicuramente più ampio a zonzo per la Slovenia: il lago Planšarko. Siamo nella Slovenia centro settentrionale, praticamente a ridosso dell’Austria, di cui il confine è vicinissimo. Immersi in una ambientazione montana di una natura abbondante e fitta. Siamo nella regione di Jezersko, il cui significato tradotto suona più o meno come “regione dei laghi”, nome dovuto all’antica presenza di laghi glaciali successivamente prosciugati a cui testimonianza resta un territorio diviso in mille rivoli d’acqua, cascatelle, aree paludose. Il Planšarko Jezero è, tuttavia, di origine artificiale: creato inondando un’area già paludosa prettamente per fini turistici, ma non per questo è meno affascinante. E’ un piccolo lago a forma di cuore, nascosto tra le montagne, a cui arriva solo chi vuole arrivarvi. Non ci si capita per caso, ma scegliendo di percorre la strada tutta curve, chiusa tra i monti e rincorsa da torrentelli loquaci, che vi arriva. Il luogo è veramente quasi esclusivamente frequentato da autoctoni; mentre nel resto della Slovenia è frequente sentire parlare altre lingue, questo è un luogo dove il turista estero difficilmente arriva. Bisogna incaponirci, andarsi a cercare i paesaggi più integri sulla mappa, desiderare viversi la Slovenia più autentica. Abitata attorno solo da contrade contadine e da boschi. Un’altra vita, una sua storia. Sarà forse questo che accresce il fascino di questo luogo: una certa integrità quasi sacrale, un rispetto per la sua gente e per il territorio. Nondimeno il benessere e il divertimento: il piccolo lago, ghiacciato in inverno e fiorito in estate, offre la possibile di praticare diverse attività nei diversi periodi dell’anno: pattinaggio, canoa, pesca (principalmente delle trote fario). Ma in primavera è assolutamente perfetto per il trekking. Delle belle passeggiate ci aspettano lungo il suo perimetro ghiaioso, circondato da prati e da boschi di abeti. Apre i polmoni il respirare questa aria salubre di montagna genuina.


Valle fiorita vicino al lago
A parte il giro intorno al lago, alla ricerca di scorci suggestivi, anche i boschi intorno offrono diversi percorsi interessanti nonché alcune piccole valli, che è delizioso esplorare godendo del senso di libertà assoluto sui prati fioriti a dispetto delle montagne di fondo ancora innevate dall’inverno. Un meraviglioso contrasto di colori e di stati d’animo, che suggerisce quasi la fortuna di poter godere la primavera altrove non ancora arrivata: una condizione “di privilegio” e bellezza. Una bellezza tipica della montagna "dura", dove i tronchi degli alberi sono “materici”, la corteccia spessa e le radici vigorose custodiscono la forza degli inverni superati e contrastano con la delicatezza dei fiori di campo gialli, che eppure insieme creano un’armonia di paesaggio che è una gioia per gli occhi.

E' anche lo stesso lago, a parte i dintorni, ad essere davvero armonioso. Piccolo, a misura d'uomo e facilmente fruibile, crea un' ambientazione rilassata, tipica di un universo ristretto e "a portata di mano". Si presenta delicato, amichevole, forse senza la bellezza sbalorditiva di alcuni altri laghi sloveni che sono sicuramente di maggiore impatto, ma che restano più dispersivi. Qui ci si sente a casa. Tra le sponde rassicuranti della natura amica.

Panorama del lago
L'ambiente è di una naturale semplicità, di una bellezza genuina, sana e discreta che non prende il sopravvento, ma accarezza l'uomo e lo invita a farne parte. E così, passeggiare tra le sponde, fermarsi ad ammirare dei fiori cresciuti sulla riva, socchiudere gli occhi godendo del venticello e dell'odore di boschi, perdesi nel verde degli alberi e delle acque, diventa un'esperienza appagante e rigenerante. Le ore scorrono leggere e lievi come l'acqua del lago ai desideri del vento.

Ma non è tutto. Qualora anche i nostri bisogni più materiali abbiano bisogno di essere appagati, esattamente davanti al piccolo lago sorge il bel ristorantino: Gostisce ob Plansarskem Jezeru. Assolutamente rustico, con il porticato e le panche in legno che arrivano fino alla spiaggia, offre la possibilità di mangiare in una posizione privilegiata, godendo della vista migliore sul lago. La cucina è assolutamente varia, si possono trovare sia piatti standard sia specialità slovene, come i ravioli di patate tipici: gli Zlikrofi; ma anche pietanze influenzate dalla vicinanza con l'Austria, come il Gulasch, o piatti più raffinati come la tagliata di cervo con salsa di frutti di bosco. Tutto accompagnato, ovviamente, da una fresca birra slovena e da un'atmosfera leggera e vacanziera, informale e rilassata.

Abeti sul lago

Panorama del lago
Per il resto della giornata è facile lasciarsi cullare dal luogo, vagare con la mente e perdersi a guardare la fila di abeti che, come sentinelle, dritti sui tronchi, vegliano le acque chiare del lago. Sempre più fitti, gli alberi rivestono tutta la montagna intorno. E' loro il profumo e l'anima di questo luogo. Un'anima semplice, genuina, naturale. Pietra, terra, acqua, monti e alberi. E sole e vento e cielo. Altri ingredienti non ce ne sono. O forse sì: la tranquillità, la semplicità, la familiarità di questo luogo, di questo piccolissimo angolo di una Slovenia segreta. Dove, nelle radici degli alberi intrecciate e forti, è custodita tutta la forza e la magia della sua montagna, verde di muschio e dalla buona terra.
  

Radici

 
Non resta altro che sedersi sulla passerella in legno che percorre qualche metro dentro il lago, ed immergersi totalmente nella contemplazione del paesaggio. Vivervi dentro anche noi. Lasciandoci andare alle suggestioni, ai suoni, ai colori, ai profumi che si respirano qui: al lago Planšarko. Piccola gemma verde smeraldo, nella verdissima e preziosa Slovenia, tutta da scoprire.

Passerella in legno sul lago







mercoledì 20 novembre 2019

Tutti i colori dell'autunno abruzzese a Barrea


Il Parco Nazionale D'Abruzzo, Lazio e Molise certamente regala uno degli spettacoli più affascinanti a chi desidera godere la natura in autunno; quando, non solo permette di rigenerarsi dopo la calura estiva e prima del gelo invernale, ma anche di gioire alla scena del foliage: è il momento magico in cui i boschi vestono i colori caldi dal marrone al rosso, dall'arancione al giallo dalle più variegate sfumature. La natura è pronta per la sua più suggestiva rappresentazione: la stagione autunnale. E proprio nel Parco Nazionale, con questa atmosfera, andiamo alla scoperta di uno dei più particolari luoghi custoditi al suo interno: il borgo di Barrea e l'omonimo lago. Si tratta di un paesino medievale, arroccato su uno sperone roccioso a circa 1066 metri sul livello del mare, in provincia dell'Aquila.

Colori autunnali tingono gli altipiani abruzzesi.
Arrivarvi di questa stagione significa percorrere le strade che attraversano il Parco e subito stupirci della bellezza dei boschi, fitti come sentinelle orgogliose ai lati della strada, unico varco verso il mondo magico che lasciano percepire invitandoci all'autunno. Un bordeaux che si impadronisce del verde, un arancio che lotta giocosamente con il giallo per avere la meglio su quella immaginaria tavolozza di colori, perfettamente equilibrata dalla una natura artista e mescitrice di cicli di vita, morte e rinascita.

Colori autunnali tingono gli altipiani abruzzesi.
Esplorare i dintorni significa sorprendersi ancora di come - forse da un giorno all'altro -  la natura pittrice abbia aggiunto del rosso deciso nella conquista delle cime degli alberi a valle. L'autunno che avanza; l'autunno che accende il paesaggio della vivacità di una fiamma che ora distrugge per permettere di ricominciare poi. Un fuoco di vita. Un autunno che regala agli uomini i prodotti tipici della montagna di queste zone: funghi di bosco, tartufo, orapi (spinaci selvatici), zafferano, genziana.

Ma torniamo alla meta del nostro viaggio: Barrea e il suo splendido lago, di origine artificiale, nato in seguito allo sbarramento del fiume Sangro nel 1951. Oggi è meta turistica grazie alla bellezza delle sue sponde e della natura incontaminata che lo circonda.
Cavalli al pascolo nei pressi di Barrea.
Mentre una riva è più facilmente accessibile, grazie a moli attrezzati per l'affitto di canoe e windsurf per la pratica sportiva, un punto ristoro e la pista ciclabile, l'altra sponda è lasciata alla natura, agli escursionisti che si avventurano lungo i sentieri, al pascolo di animali allo stato brado: mandrie di cavalli e greggi che è facile incontrare sulle sponde del lago e nei suoi dintorni. Così come non inconsueto è rintracciare, nella fanghiglia morbida che costituisce le rive più prossime all'acqua del lago, le impronte dell'orso marsicano.

Panorama del lago di Barrea.
Particolare conformazione degli alberi sulle sponde del lago.

Da questa parte del lago si respira una particolare aria, così pura da aprire i polmoni in un respiro di sollievo e malinconia al tempo stesso. E' quello di una viva solitudine, non di quelle dolorose e forzate, ma di benessere teso all'ascolto attentissimo di tutto ciò che ci circonda e della profondità di noi stessi richiamata dalla natura. L'aria fresca della sera si accompagna ad un velo di luce fredda che cala sui colori caldi autunnali e accende di significati. Intanto, particolari alberi dalla conformazione barbuta che gli avvolge il tronco - forse a difesa -, sembrano giganti condannati all'immobilità da un antico incantesimo che li ha congelati in strane pose, da cui paiono potersi scrollare da un momento all'altro. Giganti immobili che celano vita al loro interno, e che il vento muove ingannando le nostre umane percezioni con indizi concreti. Un raggio di luce filtra, chiarificatore di mondi incantati a cui non abbiamo accesso.

Panorama del lago di Barrea.

Lasciamo per il momento la malìa del lago e dedichiamoci alla visita del grazioso paese di Barrea. E' di una tale tranquillità che sorprende e, proprio questo, aggiunge valore al luogo: grazie alla sua bellezza avrebbe potuto essere rovinato da un turismo di massa che invece, fortunatamente, qui non è ancora arrivato. Ritmi lenti; poche e rispettose persone; pulizia accurata; e dettagli che rendono particolare ogni portone, ogni casa in pietra di questo paese, su cui trovano collocazione: daini di legno intagliato, tendine ricamate con temi di montagna, fioriere, lampioni in ferro battuto, alci scolpite da sapienti mani artigiane ecc. 

Centro storico di Barrea.
Ogni ornamento contribuisce a rendere particolare e unica Barrea. Delizioso abbandonarsi curiosando tra le stradine del suo piccolo centro storico, intrecciate in salita fino a convergere nel punto più alto del paese: il Castello monumentale, datato tra il XI e il XII secolo, visitabile con un biglietto dal simbolico prezzo di 1 euro; purtroppo danneggiato dal terremoto, oggi è sede dei numerosi eventi culturali organizzati dal borgo, attivissimo da questo punto di vista. Dal castello si gode anche della più spettacolare vista panoramica sul sottostante lago di Barrea.

Entrata al castello di Barrea.

Mura di cinta del castello di Barrea.

Panorama del lago dal castello di Barrea.

Sicuramente una delle emozioni più intense che si possono provano durante il soggiorno a Barrea, è assistere al calar della notte proprio dalla parte più alta Castello del borgo. Da qui si vedono il torrione circolare, le mura di cinta con dietro le imponenti montagne e poi sotto tutto il paese, con le sue abitazioni in pietra che scendono verso il lago come a voler andare incontro all'acqua in un abbraccio. Suggestiva è la luce di fine giornata che tinge di blu le montagne e le acque del lago, uniformando il paesaggio e tranquillizzando il cuore. Ci si sente liberi e sicuri, qui. Respirando aria fresca di montagna mentre il fiume, alle nostre spalle, spande la sua voce per le vallate ormai oscure e il cielo striato di nuvole accompagna il nostro sognare... fino a che non sia notte. Popolata da creature del bosco e segreti sussurrati dai lupi. 

Tramonto sul lago di Barrea.

E' il momento, per noi uomini, di lasciare il bosco alla vita notturna dei suoi animali e alle leggende. Di ritirarci in uno dei caldi ristorantini tipici e gustare una calda zuppa, delle fettuccine ai funghi porcini o gli arrosticini locali. Riposare il corpo e abbandonare la mente, paghi delle meraviglie viste e pronti a ricominciare la mattina dopo, con il primo sole.
E', infatti, la prima mattina il momento migliore per visitare nuovamente il lago e apprezzare maggiormente, con la luce giovane, i colori autunnali dei boschi che lo circondano e il verde smeraldo intensissimo delle sue acque che riflettono il panorama intorno.

Lago di Barrea in autunno.
Lago di Barrea in autunno.

Incantevole è passeggiare sulla ghiaia bianchissima delle rive del lago e sentirsi parte di un paesaggio così perfetto. Luminoso di una mattinata d'autunno, in cui il verde, l'arancio e il rosso sono tanto intensi da essere pura perfezione e gioia per il cuore. Con le montagne che si specchiano nel lago e ci invitano a scoprirle, sostiamo sulle sponde del lago di Barrea immaginando la giornata che sarà. Molte le escursioni che sono possibili a partire da qui, prime fra tutte: la Camosciara, così chiamata perché è casa di centinaia di camosci nonché di sentieri nella natura e cascate; e la Val Fondillo, una vallata circondata dalle montagne che offre la possibilità di trekking e panorami suggestivi. Ma questa è un'altra storia. 
Restiamo ancora fermi all'incanto di queste acque, ad un paesaggio illuminato dalla luce perfetta di una prima mattina d'autunno a Barrea. La giornata che immaginiamo sarà sicuramente densa di accadimenti e ricca di emozioni, ma in questo esatto momento la cosa più preziosa è proprio godere dell'attimo presente. Essere qui, sulle sponde del lago di Barrea, accarezzati dal sole d'autunno, dalla quiete che ci circonda, dalla notte che si è dileguata da poco e ancora il prato ne porta traccia nella rugiada. Godiamoci questo momento, abbandoniamoci ai colori d'autunno. Siamoci! Sentiamo. Respiriamo. 
Solo dopo aver impresso nella mente e nel cuore il panorama acceso di colori che abbiamo davanti, solo allora, possiamo ripartire qualunque sia la meta che ci aspetta.

Daini.
Boschi autunnali intorno a Barrea.

Con tutta probabilità ci imbatteremo in qualche daino curioso e attraverseremo ancora boschi fitti di alberi tinteggiati d'autunno. Respireremo buona aria di montagna e cammineremo ancora molto tra la natura. Il Parco Nazionale d'Abruzzo è tutto da scoprire ed è un patrimonio di incredibile bellezza. Ma le emozioni che ci hanno regalato  Barrea e il suo lago difficilmente saranno superabili. La principale è una sensazione di assoluta quiete e di serenità interiore che accompagna costantemente la scoperta di questi paesaggi. La natura incontaminata, eppure vicina alla civiltà, permette di staccare la spina dalla routine cittadina, di ricavare energie dalla pace e dalla genuinità dei luoghi, nonché - forse - di immaginare che un'altra vita - questa vita - sia possibile.
E' proprio questa l'anima di Barrea: il suo essere "isola felice", bella e curata, ricca di aria pura e di tranquillità, eppure reale, fruibile, facilmente raggiungibile e vivibile. E dunque viviamola, Barrea. Scopriamo senza fretta le sue viuzze, assaporiamo i prodotti tipici e i ritmi lenti, specchiamoci nelle acque della tranquillità del suo lago, passeggiamo  nei sentieri. E infine, quando viene di nuovo la sera, abbandoniamoci a quel pizzico di magia che ci offre la vista del paesino illuminato, con il lago e le montagne giganti presenze indovinate nella notte. Abbandoniamoci a quel sentore di quel "qualcosa in più",  che poi null'altro è che la grandezza della natura.