giovedì 7 aprile 2016

L'eleganza ammaliante dei cigni sul lago di Bracciano


Ho già scritto del lago di Bracciano. E' vero.
Ho già parlato dell'eleganza ammaliante dei cigni che lo abitano. 
Ma ancora una volta non posso fare a meno di notare lo spettacolo che regalano questi animali mentre nuotano lambendo la superficie dell'acqua, nel tardo pomeriggio. Quando cala la luce prepotente del giorno e dà spazio al primo blu della sera. Quando il cielo si fonde col lago e inizia a salire un vapore nebbioso che, a largo, disegna isole irreali.
E' in questa atmosfera incantata, di una giornata ancora invernale, che decine di cigni compaiono a popolare il lago. Alcuni in gruppetti, alcuni solitari. Alcuni beatamente fermi nel mezzo, come a godersi pigramente l'ultima parte del giorno; altri diretti verso la riva, come a volersi mostrare in tutta la propria bellezza.

Delicati, eterei, dal soffice piumaggio bianco. Da sempre massimo simbolo di eleganza e di raffinatezza, eccoli cercare con i bei colli affusolati  il nutrimento. Eccoli sospesi su un'acqua appena increspata dal tenue riflesso, nel momento della giornata che segna il passaggio tra la frenesia del giorno e la quiete della notte. Un momento di pace e di serenità. Di meditazione e di pura bellezza.

E quando la sera si fa più insistente, con la genuina complicità di un pallido tramonto invernale, i cigni si radunano tutti insieme. Come a farsi compagnia per affrontare la notte, come se fosse un rito per salutare il sole che sta andando a dormire e la giornata finita che non tornerà più. Tutti insieme a godere dell'ultima luce, ad aspettare il riposo notturno.
E vederli così, tutti pacatamente insieme, quieti, è una scena che coinvolge, che incanta, che non può far rimanere indifferenti. E' bellezza. E' sogno. E' poesia.



E come se non bastasse, le sorprese che riservano questo lago e i suoi abitanti, non sono mai troppe. Quando pensi di aver già visto tutto, di aver già assistito alla più meravigliosa delle scene, ecco apparire, d'improvviso, l'imprevedibile. Tra cigni dal consueto piumaggio bianchissimo, ecco nuotare, inconsapevole della propria straordinarietà, un cigno nero. Sì: proprio quello talmente raro che si usa prenderlo come esempio per indicare qualcosa difficile da trovare, di inconsueto e improbabile. 

Elegante più dei bianchi, col suo piumaggio scuro e il becco rossissimo. 
Placido scivola sull'acqua, inconsapevole di catturare tutta l'attenzione e tutti gli sguardi di coloro che passeggiano sul lungolago e lo indicano, stupiti per quel colore insolito.  Opposto al bianco a cui sono abituati. 
E lui se ne sta lì, tra gli altri cigni. Uguale ma diverso. Bello proprio per questo. E ammaliante più di tutti. 

















Impressioni d'inverno al lago di Canterno


Lago di Canterno, panorama

A sorpresa, nascosto tra i boschi di una strada provinciale, tra i territori di Fiuggi, Alatri, Trivigliano, Fumone e Ferentino, dove proprio non immagineresti di trovarlo, improvviso, abita il territorio il lago di Canterno. Prima un rivolo d'acqua, che dà l'impressione d'esser solo un ruscello alimentato dalle piogge invernali, poi zone umide più consistenti. E infine compare tutto, il piccolo prezioso lago. Riserva naturale regionale, incorniciato dai monti Ernici, è di origine carsica. 
Quello che colpisce, istantaneamente, è la natura riservata e silenziosa di questo luogo. 
E' intimo, appartato. Abbandonato dall'uomo. Affidato esclusivamente alla natura. Alla sua cura.
Poche volte ho trovato luoghi così solitari tanto vicini alla civiltà. Sarà l'inverno, sarà che sono tutti attratti dalle cure termali di Fiuggi o dal Castello di Fumone, ma qui pare passare veramente poca gente. Come se non lo conoscessero, come se fossimo i soli ad averlo scoperto per sfacciata fortuna. O i soli a cui è miracolosamente concesso viverlo. Questo, ovviamente, contribuisce ad aumentare il fascino del lago, già di per sé bellissimo. Lo rende quasi un miraggio nato dall'immaginazione nel freddo di un fine dicembre. Un regalo inaspettato. Reale o immaginario non conta.

Alberi sommersi dall'acqua nel lago di Canterno

La seconda sorpresa, dopo il lago in sé per sé, si nota quasi subito. Scendendo verso la riva, tra sentieri di terra e di foglie, eccola di fronte a noi: tra le acque del lago, come galleggianti, emergono parzialmente alberi sommersi; una piccola foresta con i tronchi sott'acqua. Bianchissimi svettano in contrasto netto con l'acqua azzurra nella quale si specchiano, riflettendo le forme arzigogolate dei loro rami spogli invernali.
Un paesaggio raro e affascinante. Regalatoci dalla forte instabilità del lago, che aumenta la sua portata fino a sommergere gli alberi circostanti, per poi ridurla nei periodi di secca e lasciare riaffiorare le radici all'aria, liberandole dalla prigionia dell'acqua.

Alberi sommersi dall'acqua nel lago di Canterno
Uno spettacolo magico e spettrale al tempo stesso. Di una bellezza malinconica e prepotente, esaltata dai colori freddi di una mattina invernale, che scolpiscono le cortecce degli alberi e incidono la maestosità dei tronchi rapiti dall'acqua. Custoditi per connubio d'amore o per gelosia. Uniti in un tutt'uno, nel bene o nel male. Con la promessa di una bella stagione che venga a sciogliere questa unione ora inevitabile dal predominio dell'acqua. 

Ma il lago di Canterno non è solo questo. E', indubbiamente, anche panorami preziosi. Con i monti innevati che lo circondano, i borghi che si intravedono sulle colline, e le piccole isole di terra che affiorano, anch'esse, dalle acque del lago. L'impressione è di trovarsi in un lago di alta montagna. Un paesaggio rarefatto dall'aria invernale. Illuminato da una luce fredda. Dura. Che tuttavia scolpisce con maestria ogni dettaglio di pietra e terra e acqua.
E poi gli elementi della natura, che qui ci sono tutti. I prati verdissimi alternati alla terra bruna, le pietre grigie che spiccano tra il panorama, i boschi e le colline d'intorno. Un paesaggio che invita a camminare, con lunghe passeggiate nei prati che circondano il lago, col vento fresco come unico compagno nella solitudine. Raccogliere qualche pietra da lanciare in acqua solo per incantarsi a vederne i cerchi che produce sulle superficie. Toccare con mano la terra, così materiale. Così viva. Scoprire cosa c'è oltre il bosco. Sempre un albero più in là. Ancora oltre. E pensare nel silenzio della natura.

Panorama del lago di Canterno
 
A doverla descrivere, l'anima di questo lago, non esiterei a definirla intima e forte. Un luogo poco conosciuto, poco frequentato, lasciato alla saggezza della natura selvaggia. Un'anima che non ha timore di esprimersi, che si riversa nella bellezza di un paesaggio incontaminato, duro a tratti, ma sicuramente emozionante. Un luogo che basta a se stesso. Con un carattere definito, unico nel suo genere. Che non ha timore della sua solitudine, anzi ne fa punto di forza per potersi esprimere completamente.
E che vi aspetta. Se siete pronti a confrontarvi con voi stessi e con la natura, in una fredda giornata invernale.