domenica 16 aprile 2017

Un inizio primavera ai Lagustelli di Percile


Oggi voglio condurvi in uno dei luoghi più suggestivi e meno conosciuti del Lazio: i Lagustelli di Percile. Siamo all'interno del polmone verde dei Monti Lucretili, in provincia di Roma. Basta un'oretta di strada dalla capitale, per entrare nel contesto assolutamente naturale e rigenerativo di questo parco nazionale. 
Lagustelli è la denominazione con cui si identificano i due piccoli laghi carsici, siti a pochi chilometri dal genuino paese di Percile: il lago Fiaturno e il lago Marraone. Vi si accede attraverso un percorso abbastanza semplice, una volta posteggiata la macchina all'inizio della tenuta gestita dalla Forestale. Si tratta di una piacevole passeggiata su un sentiero sterrato, circondato dal verde, che in una ventina di minuti ci condurrà al lago principale. Ma andiamo con calma. Non è importante solo la meta, ma anche il viaggio. Soprattutto se riserva piacevoli sorprese come in questo caso. 
Intanto, qui ci dà il benvenuto l'aria pulita e profumata di bosco. Per noi che arriviamo dalla città è subito evidente, d'impatto, quando scendiamo dalla macchina. I polmoni si aprono, approfittando automaticamente di questa prima sorpresa. Noi ci sentiamo già più distesi. E iniziamo a camminare. 

Cavalli in libertà.
Presto anche l'udito si mette in allerta. Rimbombano sulla terra i passi di animali che si muovono tra la vegetazione. Cerchiamo, incuriositi, di visualizzarli. Ed eccola, la seconda sorpresa: una mandria di cavalli in libertà. Pascolano sui prati che abbracciano il nostro sentiero. Devono essere abituati alla presenza dell'uomo perché non si intimidiscono né si mostrano minacciosi. Continuano a pascolare, flemmatici, e soltanto uno più curioso alza la testa per guardarci bonariamente, prima di proseguire le sue attività.
Cavalli in libertà.
Devono essere abituati, sì: a una umanità che, da queste parti, deve aver saputo proteggerli e rispettarli nel corso delle generazioni. Perché nel dna di questi cavalli c'è l'assoluta fiducia nell'uomo. Per loro, noi che passeggiamo qui, siamo parte della natura che li circonda. Normali. Ecco, sì: siamo normali. Come i fiori, gli alberi; come l'aria; come gli altri animali che bazzicano da queste parti; come ogni altro elemento del loro universo. Ed è meraviglioso esserlo.

Ma le sorprese non sono ancora finite. Durante il percorso, soffermandosi ad osservare, è impossibile non notare che è primavera. Inizio della primavera, per essere precisi. L'istante in cui ci sono ancora i segni dell'inverno, ma i semi della bella stagione sono già stati gettati e sono in fieri. 

La primavera sta lottando per avere la meglio.
Vegetazione spontanea.
E così, tra le tristi foglie invernali ormai secche, radunate dal vento ai margini del sentiero, ecco spuntare una primula spontanea. Carnosa, giovane, colorata e sfrontatamente vitale proprio per il contrasto con quello che la circonda. Una promessa di vita.
La vita che vince la morte. 
Vegetazione spontanea.
Così come la violetta, sempre spontanea, che timidamente fa capolino dal terreno. Nata tra pietre e foglie morte. Macchia di colore e di vita. Deliziosamente bella nella sua discreta delicatezza. 






E così, camminando camminando, distratti ormai da quella che era la meta che ci ha spinto a metterci in cammino, quando non è più così impellente arrivarvi, appagati come già siamo dalle altre bellezze che ci circondano, ecco che il maggiore dei laghetti di Percile (l'altro è troppo coperto dalla vegetazione per accedervi), si para di fronte a noi. E, diciamo la verità, ci lascia senza fiato con la sua bellezza e ci ricorda benissimo, ora che l'abbiamo di fronte, perché volevamo arrivarvi. 
E' verdissimo, intatto e prezioso come il più bello smeraldo. Un gioiello. 
Il diametro è di circa 96 metri, un paesaggio da fiaba li circonda tutti. Il bosco di abeti intorno, si riflette perfettamente nelle sue acque. Il verde fa da contrasto con il bianco delle sue sponde. Non c'è nessuno. Solo silenzio. Anzi no: si sente il gracidare delle rane e il lento sposarsi dell'acqua che produce il loro movimento. E poi il canto degli uccelli. E il vento. 
Il lago è tutto per noi, è il nostro umanissimo paradiso fuori dal mondo. Facciamo il giro di tutto il perimetro, sotto il bosco. Poi ci sediamo su un tronco e osserviamo il lago. Lo interiorizziamo, lo facciamo nostro. Poterlo accogliere tutto con un solo sguardo ce lo rende conoscibile, familiare. Ci dà l'illusione di possederlo e che non possa avere segreti per noi. 
Ci chiediamo solamente dove siano le ninfe e le fate dei boschi, perché con un paesaggio così, neppure noi adulti razionali ci meraviglieremmo di vederle spuntare dietro qualche tronco d'albero o scorgerle sedute sulle rive. E' un luogo incantato e incantevole, questo. La sua anima è la una natura intatta, che l'isolamento preserva. E' l'acqua, specchio del bosco. E' il bosco, rifugio degli animali e pace dei nostri pensieri. E' bellezza e incanto della perfezione degli elementi del paesaggio che qui compongono un quadro di un emozionante equilibrio.

Lago Fiaturno.
 
Lago Fiaturno.
 

Il cuore batte, accelera incredulo come di fronte alla bellezza della persona amata. E poi rallenta, una volta sicuro che il lago non sia frutto dell'immaginazione, che non scomparirà come un sogno di inizio primavera. E una volta calmo, il respiro si fa più lento e profondo, la mente si apre e l'anima si estende e si unisce con quella del luogo.
Tornare a Fiaturno è la promessa che facciamo a noi stessi. Presto vi terremo fede.