domenica 2 marzo 2014

"L'orribile bellezza" delle Cascate delle Marmore




Una leggenda vuole che la ninfa Nera si innamorò del pastore Velino, ma Giunone, gelosa, trasformò la ninfa in fiume. Allora Velino, per non separarsi dalla sua amata, si gettò nel fiume dalla rupe delle Marmore. Da quel salto d'amore disperato nacque la famosa cascata.

In realtà sappiamo che le Cascate delle Marmore sono artificiali. Create per alimentare la centrale elettrica di Galleto, in Umbria, in provincia di Terni.
E non è facile dimenticarlo perché la cascata è "concessa" ai visitatori solamente a orari prestabiliti, quando un segnale acustico avverte che l'acqua sta per essere rilasciata.
Per il tempo restante la cascata continua il suo nobile compito: la produzione di energia elettrica pulita, e ai visitatori resta solo un torrentello da ammirare e un luogo dall'eccessivo sfruttamento turistico. Negozi e negozi di gadget e souvenir, percorsi e orari rendono poco naturale la visita. Ci si accontenta.
Però, quando la cascata viene rilasciata, e raggiunge la sua massima potenza, compiendo tre salti poderosi, allora la forza dell'acqua ha il sopravvento e apre l'immaginazione. Spariscono per un momento gli artifici, e torna la leggenda. La disperazione, così potente, dell'amore di Velino per Nera. E la cascata è così: tanto forte da far quasi paura, come un amore bellissimo e disperato.
Gli schizzi d'acqua saranno ovunque, il vapore nebulizzato e l'umido vi avvolgeranno. 
E sarete parte della cascata.



La natura intorno è rigogliosa. Diversi percorsi, divisi a seconda del grado di difficoltà e della zona che interessa visitare, portano a scoprire più da vicino il fiume e la cascata. 



La vista dal Belvedere Inferiore, dove si ammira la cascata nella sua interezza, e dal Belvedere Superiore, per ammirarla dall'alto, sono indubbiamente suggestive.

Belvedere inferiore

Come dimenticare il panorama dalla Specola (una torretta fatta costruire da Pio VI, nel 1781, accanto al Belvedere Superiore)! Da qui si sente il rombo dell'acqua, fortissimo, e si ammira un meraviglioso arcobaleno, che si crea dalla combinazione del vapor acqueo e particolari condizioni atmosferiche. 
I viaggiatori del Grand Tour, che avevano come tappa fissa le Marmore, rimanevano estasiati dall'arcobaleno. 
Queste le parole di Philippe Petit - Radel, geologo francese, che visitò le Marmore nei primi dell'Ottocento:
"Il rumore che fa l'acqua è tale che finisce per affaticare l'udito; il vapore che si innalza dal fondo della valle, non solo riempie interamente lo spazio, ma guadagnando la cima della montagna, forma una specie di nuvola leggera come polvere, attraverso la quale i raggi del sole che tramonta formano il più bell'arcobaleno che io abbia mai visto".

Belvedere Superiore


Luce, acqua, vapore, colore, rombo. Tutti i sensi sono in allerta. La cascata avvolge. Conquista. Vince sulla distrazione. Primeggia. Intimorisce e incanta.

Anche Lord Byron visitò le Marmore durante il Grand Tour. E anche lui ne fu colpito.
Definì la cascata: "Orribilmente bella".
E le dedicò questi versi, tanto significativi da riassumere da soli tutto l'incanto e la spaventosa forza dell'acqua:

"Rimbombo di acque! Dalla scoscesa altura il Velino fende il baratro consunto dai flutti. Caduta di acque! Veloce come la luce, la lampeggiante massa spumeggia, scuotendo l'abisso. Inferno di acque! Là dove queste urlano e sibilano e ribollono nell'eterna tor­tura; mentre il sudore della loro immane agonia, spremuto da questo loro Flegetonte, abbraccia le nere rocce che circondano l'a­bisso, disposte con dispietato orrore, e sale in spuma verso il cielo, per ricaderne in un incessante scroscio, che, con la sua inesausta nube di mite pioggia, reca un eterno aprile al terreno attorno, rendendolo tutto uno smeraldo: - quanto profondo è l'abisso! ..."



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