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giovedì 5 marzo 2015

Trogir: la città - isola

Veduta di Trogir

Dal 1977 la cittadina Dalmata di Trogir fa parte dei patrimoni dell'Umanità dell'Unesco. E' un gioiellino di architettura veneziana, sito in una cornice naturalistica particolarissima: Trogir, infatti, è costruita su un'isola collegata con un ponte alla terraferma croata e con un altro ponte all'isola di Ciovo. Isola tra terra e un'altra isola. Già questo basterebbe a spiegare il fascino che la caratterizza. Ma c'è di più. C'è il canale che segue tutta la lunghezza della città che vi si affaccia. Ci sono le mura che la racchiudono tutta e che, come guardie del corpo fedeli, la proteggono e ne custodiscono la vita all'interno. E poi ci sono i campanili delle tante chiese che adornano le sue piazze e svettano alti, oltre le mura, e ci attraggono svelando un po' della bellezza celata. Ci sono poi le porte di accesso alla città, collegamento tra il mondo immaginato e il mondo reale.
Un mondo, quest'ultimo, che non delude le aspettative: viuzze caratteristiche, ricche di botteghe artigiane, palazzi in pietra, ornamenti. Pullulare di vita, di gente, di bar all'aperto e di musica che risuona per i vicoli e guida per la città. Piazze. Chiese. Facciate scolpite in stile veneziano. Tetti fatti di tegole e cupole color mattone.
Il tardo pomeriggio la luce è tutta verso l'alto. Ad illuminare i campanili e accenderne l'arancio. Mentre la sera nasce già vivace nelle piazze giovani e animate di Trogir.



Eppure non è ancora tutto. L'anima di Trogir non è solo questa. E, secondo me, si cattura meglio dal mare. 
Veduta di Trogir
Da quel lungomare fatto di palme, che sfilano fino al castello, con i monti sullo sfondo e l'isola di Ciovo dall'altro lato. Da qui arriva l'odore di lavanda, di pini marittimi, della vegetazione intorno e del mare. Da qui, nel tardo pomeriggio, meglio risplendono i campanili della città. E più facilmente si vivono degli istanti in cui il tempo sembra fermarsi. E si percepisce l'eternità.

E la bellezza di Trogir risplende così in tutta la sua interezza. Fatta di tanti piccoli elementi che si compongono a formare uno scenario unico. E' questo, forse, il segreto dell'anima di Trogir. Tante tessere che, messe al posto giusto, formano il bellissimo mosaico della città. Nessuna predominante rispetto all'altra. Tutte ugualmente essenziali. In un perfetto equilibrio in cui niente spicca, ma tutto contribuisce alla meraviglia di questo luogo. L'isola, il mare, i monti, i canali, le mura, le piazze, i campanili, il castello, l'artigianato. I colori, la musica, i profumi. Ecco: l'anima di Trogir è eterogenea, mista. E perciò completa. E rimane impressa. Il ricordo della cittadina si imprime, piacevole, nella mente. Senza altro "perché" che l'armonica bellezza completa e raffinata del luogo. Che stupisce senza bisogno di effetti speciali, con eleganza, con quieta perfezione, con arte. Essendo, semplicemente, Trogir.

E quando poi cala la sera, prima che le luci si accendano ad illuminare la notte, ecco un momento di intensità. In cui l'anima della città si riposa, in un sospiro tra il giorno e la notte. Ogni scorcio si fa pittorico, per immortalare nel ricordo la fine di questa giornata, proprio come un dipinto immortala sulla tela il paesaggio che rappresenta.
E si è già pronti a ricominciare.

La silhouette del campanile principale svetta fiero tra le palme. Misterioso e ammaliante, a simbolo di questa città.















lunedì 18 novembre 2013

L'anima delle isole


Le isole. Soprattutto quelle piccole. Difficili da raggiungere e irresistibilmente attraenti. Tutte diverse, ma accomunate da una sola, imprescindibile, condizione: essere isola. E come tale circondata dal mare, limitata, a sé stante. E con una personalità spiccatissima. 
L'isola, proprio in quanto tale, è diversa. E' una terra speciale, emersa, lambita dal mare. 
E' sempre un mondo. Ha sempre un'anima.
Dicevo, nel post precedente, che su un'isola ci si innamora dell'isolamento, del senso di libertà tanto più forte, quanto più, paradossalmente, ci si trova in un luogo ristretto. Perché l'umanissima dimensione ridotta di spazio, offre la possibilità di conoscere tutto il territorio, di farlo tuo. E allora hai confini certi entro i quali comporre il tuo mondo. Tutto è vicino, su un'isola, e non ci si può allontanare mai troppo e mai definitivamente da qualcosa, o da se stessi.
Sì: l’isola dà certezza. L’isola è sempre la tua isola. 
E l'hai scelta. Perché non ci si trova per caso su un'isola: non ci si può capitare, passare, sostare. E' sempre la destinazione di un viaggio, pensato. 
Cosa si cerca, dunque, su un'isola? Cosa ci spinge a salire su quel traghetto, spesso unica possibilità di arrivarvici?
La lontananza, prima di tutto. 
Scrive Lidia Ravera:  

"E' la lontananza, la chiave di questa ottusa felicità. 
Sono, finalmente "lontana". 
Da che cosa esattamente non lo so, ma mi pare che non abbia importanza. Dalla terraferma. Dalla città. Dalla realtà. 
Non lo so. Mi sento lontana e basta" ("A Stromboli", Laterza Editore, pagina 37).

In questa lontananza ci sentiamo liberi. Non più legati a schemi, ruoli, maschere che siamo soliti indossare. Con noi stessi, ma liberi da noi stessi. Liberi anche di sognare.
E nel distacco dalla quotidianità, recuperiamo le proporzioni delle cose. Lontani dal rumore, nella pace di un'isola, capiamo cosa è veramente importante. Quello che resta, lo è. Quello che ci segue anche lì. 
Si cerca, dunque, la verità. L'essenza delle cose, spogliate di complicazioni e fronzoli.
L'isola mette a nudo.
Sono ridotte all'osso anche le convenzioni sociali. Non ci si chiama col titolo di studio, raramente ci si dà del Lei, si salutano tutti indistintamente. 
E non si deve per forza "fare" qualcosa, si può semplicemente "essere". Passare il tempo a guardare il panorama, basta. Appaga.  
Si cerca, infatti, sicuramente anche la bellezza. Nel senso di pienezza emotiva che può regalare la meravigliosa natura, dominante, in un'isola. 
Un tramonto, una mareggiata, una spiaggia. Si sente se stessi attraverso la natura, ci si sente parte di essa.
Sull'isola è più facile essere umani. 
E si cerca l'assoluzione per non essere perfetti. 
Qui comandano le forze della natura, il mare soprattutto. L'uomo allora può rilassarsi: non può scegliere, non può affannarsi di cambiare le cose. Tutto va come deve e noi possiamo occuparci soltanto di essere, semplicemente, uomini. 
Perché:

"E' riposante accettare il limite" (Lidia Ravera, "A Stromboli", Editore Laterza, pagina 51).

E, accettando questo limite, i ritmi calano, il tempo rallenta e le giornate diventano infinite. Tutte uguali, rassicuranti; eppure diversissime, se per diversità si considera il colore del cielo al tramonto, le condizioni del mare, l'intensità del vento. 
Partecipare allo scorrere del tempo, su questo piccolo territorio, diventa allora il senso della giornata, e forse della vita stessa.
E dopo:  

"E' difficile andarsene perché il tempo trascorso sull'isola, poco o molto che sia, ti modifica.
Modifica le tue percezioni.
Ti abitui al piccolo, al misurabile, all'unico" (Lidia Ravera, "A Stromboli", Editore Laterza, pagina 57).

Ti abitui cioè al tuo universo a portata di mano, alla consapevolezza di quello che hai, alla tua vera natura. A essere qualcuno senza essere nessuno. Alla solitudine con te stesso. 
Ti abitui alla conoscenza rassicurante di un territorio che puoi osservare, ma non dominare. 
Alla certezza nell'incertezza. 
Ai colori, ai profumi, ai suoni. All'emotività. 
E ami l'isola. Profondamente.
O almeno, io l'ho amata, anzi: le ho amate.
Sicuramente il mio è un punto di vista da visitatrice. Non metto in discussione la difficoltà e i limiti del vivere tutto l'anno su una piccola isola. Non mi stupisce che alcuni nativi vogliano, o debbano, andarsene. 
Eppure ci sono stati anche quelli che su un'isola ci si sono trasferiti. Mollando lavoro, carriera, a volte anche la famiglia. In cerca di una vita più umana, più spirituale. In cerca di pace, di interiorità.
In cerca di un'alternativa.
E ci sono quelli, come me, che non ne hanno il coraggio e si limitano a concedersi brevi periodi, rigenerativi, da "isolani".
Ma, a qualunque di queste categorie apparteniate, qualunque sia la vostra scelta di vita, a un'isola, sappiatelo, non si rimane mai indifferenti.

Per fortuna.