domenica 10 novembre 2013

(Salina prima parte) Salina la verde


Salina è la mia isola preferita dell'arcipelago delle Eolie. 
L'ho raggiunta con un traghetto della Siremar partito da Milazzo, che consente di imbarcare anche l'auto e in circa tre ore completa la tratta, fino al porto di Santa Maria di Salina. L'isola, tuttavia, si impara a conoscere già dal mare, quando appare il profilo imponente dei due vulcani che la formano: il Monte Porri e il Monte Fossa delle Felci. Questi due coni, uniti dalla vallata centrale dove si trova il santuario di Valdichiesa, sono la caratteristica inconfondibile del panorama dell'isola, che si distingue dalle altre Eolie, e danno il benvenuto ai visitatori, mettendoli però subito in guardia: Salina è un'isola difficile.
Superato lo sconcerto iniziale, dopo aver accantonato l'idea di lunghe spiagge di sabbia e di un territorio pianeggiante, adatto a una riposante vacanza al mare di fine estate, ho apprezzato il verde delle montagne e mi sono dedicata a un primo giro di perlustrazione in macchina, seguendo le strade, strette e tutte curve, che si arrampicano sui vari versanti dell'isola, toccando tutti i paesi, per poi scendere al mare, nei punti dove è accessibile.
Ma le anime di Salina, secondo me, sono essenzialmente due, diversissime e imprescindibili l'una dall'altra, esattamente alle due estremità del territorio: la valle di Pollara e la contrada di Lingua.

Pollara
In questo post parlerò della prima: Pollara è davvero sorprendente, è un'enorme vallata, profonda, che si apre improvvisa alla vista dopo una curva della lunga strada che prima sale e poi scende, con numerosi tornanti, il vulcano Monte Fossa delle Felci.
C'è un belvedere dove potersi affacciare: alle spalle hai le montagne ripide e verdissime, e sotto la valle a strapiombo, ampia e profondissima, come se l'isola si interrompesse improvvisamente. Tutto è sotto di te e il vento accompagna il volo degli uccelli che sorvolano la baia, regalando la più forte sensazione di libertà di tutta l'isola. Manca il fiato a contemplare la bellezza di questo luogo, con la luce morbida che si posa sulle montagne, eppure subito si ha voglia di scendere, di conoscere più da vicino quello che si vede sotto, a un tiro di volo. Ma noi lo faremo proseguendo la strada principale, che giunge alla contrada vera e propria, abitata e coltivata, sopra il mare. 
 
La baia di Pollara
La baia di Pollara è chiusa al pubblico per caduta massi, però si accede al mare tramite una stradina gradinata che conduce a suggestivi rifugi di pescatori, scavati nella roccia, più laterali rispetto alla spiaggia vera a propria. Le barchette dei pescatori, tirate a secco tramite gli scivoli, rendono ancora più caratteristico lo scorcio. 
Per fare il bagno qui occorre saper nuotare, infatti non c'è sabbia (ci si accomoda sulla roccia) e si entra gradualmente in acqua tramite gli scivoli delle barche, ma poi l'acqua è subito alta, oppure direttamente con un bel tuffo. Nuotare nelle acque cristalline in uno scenario naturale così bello, circondato dalle montagne verdissime, è un'emozione unica.
Se il mare è calmo, si riesce anche a seguire un percorso a piedi sulle rocce, verso destra, e si arriva all'arco naturale del Perciato.

Rifugi dei pescatori scavati nella roccia

Un'ultima curiosità su questa parte dell'isola, che merita di essere sottolineata, è la presenza della casa che nel film "Il Postino", con Massimo Troisi, è quella di Pablo Neruda. Sbuca dal nulla, solitaria, nella verdissima valle sotto il vulcano e guarda il mare. E' una villetta rosa, deliziosa, curata in ogni dettaglio, e alla maniglia del portoncino verde d'entrata la gente usa lasciare biglietti di apprezzamento verso la casa, il film che rappresenta o entrambe le cose.
 

Salina la verde, dunque, per la presenza delle sue montagne, della vegetazione fitta, dei filari di uva da cui si produrrà la Malvasia. Ma Salina è verde anche per un altro motivo che non si può assolutamente dimenticare: i capperi! 
Sono ovunque, profumano l'aria, crescono sia spontanei sia in vaste coltivazioni, e sono proposti in tutti i piatti tipici. Li vendono classificati a seconda della grandezza, della qualità, dello stadio di maturazione, e sono ottimi come in tutte le Eolie. 
Qui però ho trovato una cosa che non ho trovato da nessun'altra parte: i cucunci, ossia il frutto del cappero (invece quello che noi comunemente mangiamo e chiamiamo "cappero" è il bocciolo della pianta), alla vista simile a un piccolo cetriolino. E' una specialità locale, venduta ovunque sott'olio, sotto aceto o sotto sale, e proposta addirittura come ingrediente sulla pizza.
Il verde dell'isola, è sicuramente anche il loro.

Capperi

Cucunci






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