mercoledì 27 novembre 2013

Pantelleria: vento e terra


Sicilia. Quasi Africa. Pantelleria.
Per raggiungerla mi affido, ancora una volta, al traghetto della Siremar. Precisamente la tratta notturna, sicché una volta salpati, a largo, non ci sono più luci: il cielo è nero, il mare è un poco increspato, nero anch'esso. E si naviga così, sospesi nel buio. Tutta la notte.
Poi, all'alba, eccola. Finalmente. La sagoma dell'isola.
Il rosso inizia a tingere il cielo del nuovo giorno. Venere brilla alto nel cielo. E l'isola si rivela. 
E' grande, nera, montuosa. Promette avventure. 

Il nome Pantelleria deriva dall'arabo "Ben el Riah" ossia "figlia del vento" e mai nome fu più appropriato: un piacevole vento marino corre su tutta la superficie dell'isola, e passa leggero e fresco sul collo, come uno scialle di seta, dandomi il benvenuto. Accompagnandomi a scoprire le meraviglie di quest'isola. 
La prima, è che ci si sente liberi. Come il vento.
E con questa predisposizione d'animo, esploro.

E' sempre emozionante il primo giorno su un'isola, il primo contatto con il piccolo mondo che essa racchiude. E il mondo di Pantelleria è una sorpresa continua.
Quest'isola è aspra, selvaggia, misteriosa. O la si ama o la si odia. Non ho mai trovato nessuno che ne avesse un'opinione intermedia. Per me, è decisamente amore, un colpo di fulmine per la precisione. 
Una premessa però ci vuole: dimenticatevi la sabbia. Non c'è. Da nessuna parte di mare (solo al Lago di Venere). Se non amate le rocce e se non sapete nuotare (l'acqua è subito profonda), non è l'isola per voi.
Per tutti gli altri, seguitemi. 

L'Arco dell'Elefante
Il luogo più famoso di Pantelleria è L'Elefante: un promontorio adagiato sul mare, che termina in acqua con un'enorme pietra ad arco. Dalla forma pare proprio un pachiderma pietrificato, intento con la proboscide a bere l'acqua del mare. Chi resisterà dal tuffarsi subito in acqua per nuotare sotto l'arco, noterà la straordinaria varietà di roccia vulcanica che compone questa baia. E la presenza di intessantissimo legno pietrificato, che ho trovato qui e mai da nessun'altra parte.   

E' facile notare come, in tutta l'isola, le rocce, formate dalla lava raffreddata velocemente a contatto con l'aria, abbiano forme strane che il nostro cervello associa a facce umane o ad animali o creature mostruose, quasi che veramente siano gli stessi abitanti del passato, e le loro paure, ad essere stati pietrificati insieme alle colate laviche.

Balata dei Turchi
Dal punto di vista geologico, un altro imperdibile sito è la Balata dei Turchi: una cala vulcanica, di zolfo, di ossidiana lucidissima e lava, con grotte di sabbia fossilizzata. Oltre a fornirci una chiara indicazione sull'antica  dominazione dell'isola, la Balata dei Turchi offre un mare pulito, con il fondale che presenta grandi pietroni rocciosi, sui quali è abbondante la crescita di vegetazione marina.
Ovviamente, anche qui, non troverete sabbia. Bisogna adattarsi sulla roccia e stare molto attenti nell'entrare in acqua, perché la roccia è piuttosto appuntita e scivolosa.
In compenso sarete ripagati da un fondale ricco di pesci e, soprattutto, caratterizzato dalle stesse rocce vulcaniche che compongono la baia.

Laghetto delle Ondine
Non posso fare a meno di parlavi anche del Laghetto delle Ondine, così chiamato perché si forma tra le rocce, quando c'è mare grosso, dal riflusso delle acque.
 E' il luogo perfetto quando vorrete godervi un bel bagno e il mare sarà troppo mosso per farlo altrove. Qui potrete esplorare il fondale senza i pericoli del mare aperto.
Ma, se invece il mare lo consente e sapete nuotare bene, è molto bello il bagno oltre il Laghetto: uno strapiombo sommerso, profondissimo e illuminato solo in parte dai raggi trasversali del sole. 




Ma Pantelleria non è solo mare. Ha un entroterra verdissimo, dominato dalla Montagna Grande, che riserva interessanti sorprese, forse più che la costa.

Uva di Pantelleria
Prendendo la strada interna, che taglia per il centro dell'isola, appare infatti, a sorpresa, una lunga valle coltivata, attraversata dalla strada rettilinea. Siamo nel Mueggen, la zona più fertile di Pantelleria. 
Un ulteriore mondo a parte, nel mondo dell'isola. Al centro dell'isola.
La zona è coltivata soprattutto a vigneti. 
L'uva dorata, cresciuta al sole e con la buona terra lavica, arriva in grappoli generosi fino al margine della strada carrabile. 
E' l'uva con cui si farà il Passito di Pantelleria, il Moscato e lo Zibibbo. Ed è l'uva più buona che abbia mai assaggiato in vita mia.


Dammusi
Ma, oltre alla campagna, c'è anche una terra ricca di storia.
I Dammusi, innanzitutto. 
Sono le case tradizionali dell'isola, fatte in pietra lavica murata a secco, e oggi in parte recuperati e trasformati in vere e proprie abitazioni moderne, coperte da una cupola usata per raccogliere l'acqua piovana da convogliare nelle cisterne. 

Poi i monumenti funerari chiamati Sesi: costruzioni preistoriche con pietre a secco disposte a cupola, divisi  all'interno in celle funerarie. 
E la stele funeraria preistorica, in contrada Rekale.

Stele funeraria
Sese











Giardino arabo
Notevoli i giardini panteschi, fatti anch'essi con la pietra lavica murata a secco, con la duplice funzione: proteggere le piante dal vento e trattenere l'umidità necessaria per la coltivazione di aranci e limoni. Di chiara ispirazione araba, i giardini non sono i soli segni di questa antica dominazione: le contrade conservano, infatti, i nomi arabi: Bukkuram, Khamma, Rekale, Scauri, Tracino.


Siete sorpresi dalle tante peculiarità di Pantelleria?
Bé, non è ancora tutto. 
Non si può parlare dell'isola trascurando l'attività vulcanica che si cela sotto la sua terra. 
Sorgenti d'acqua calda sottomarine sono presenti sia a Nikà, sia a cala Gadir. 
Le fumarole escono da più punti della montagna. 
La Grotta di Benikulà (detto anche Bagno Asciutto) è una spaccatura nella roccia che forma una piccola caverna. Qui la roccia emana un caldissimo vapore naturale. Ci vuole un po' di coraggio a entrarvi, ma poi ci si abitua al vapore, alla roccia calda, all'odore forte, e si inizia a respirare profondamente, insieme alla terra, per purificare le vie respiratorie e la pelle. 
Sembra si scendere al centro della Terra. Si esce rigenerati, con la sensazione di non aver mai respirato veramente, prima.
La Grotta di Sàtaria ha, invece, sorgenti d'acqua termale naturale, calda, raccolta in vasche di pietra usate per la cura dei reumatismi.

Grotte di Sàtaria
  

E infine l'ultimo gioiello di Pantelleria: come una pietra incastonata tra le montagne, appare il Lago di Venere.
Siamo in una valle, nei resti di una caldera vulcanica. La pace è totale, non arriva nessun rumore se non lo sciacquettio dell'acqua e il cinguettio degli uccellini. Volano intorno libellule coloratissime. L'acqua è calda, calmissima e densa. La densità dell'acqua tiene a galla senza fatica. E rilassa.
Nella sponda sud del lago, è evidente l'attività vulcanica: sorgenti d'acqua calda e fanghi termali ricchi di zolfo la fanno da protagonisti. E non è raro vedere i visitatori immersi nell'acqua calda, poi cospargersi dei fanghi del fondale e camminare intorno alle rive del lago, aspettando che il fango si secchi totalmente, prima di risciacquarlo. L'effetto sarà una pelle liscissima, mondata da tutte le impurità, e un animo sereno, purificato anch'esso dalla assoluta pace del luogo e dalla ritualità dei fanghi.

Lago di Venere


Qual è, dunque, l'anima di Pantelleria? 
Ognuno si sarà fatto la propria opinione leggendo questo post, dopotutto sono così tanti gli elementi caratteristici di Pantelleria che non sarà difficile averne una. Ma per me non ci sono dubbi, due elementi riassumono l'essenza di Pantelleria, sono la sua anima: il vento e la terra.
Il vento che attraversa costantemente l'isola, la accarezza d'estate e la percuote d'inverno, è sicuramente parte di essa e di quello che è.
E poi la terra: verde e nera, vulcanica, dura, così intensamente presente. Le pietre, i dammusi, le coltivazioni della vite, le manifestazioni vulcaniche, cosa sono, se non figlie della terra? O dell'uomo che ama questa terra? 
La meravigliosa terra dell'isola di Pantelleria.



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