martedì 12 novembre 2013

(Salina parte seconda) Salina la rossa


Nel post precedente avevo parlato del verde di Salina e di una delle sue anime: la valle di Pollara. Ma avevo anche anticipato che a Salina c'è un altro luogo, un'altra anima, forte quando la prima, sebbene molto diversa, che non si può prescindere da visitare: la contrada di Lingua. 
E qui, il colore predominante è sicuramente il rosso delle rocce laviche.
Si tratta di un piccolo borgo marino, che si conclude, appunto, con una lingua di terrra completamente ricoperta da ciottoli lavici di ogni dimensione, principalmente rossi, levigati dal mare in forme tondeggianti, che ricoprono la spiaggia fino alla battigia. 
L'isola prende il nome dall'attività di estrazione del sale, che viene svolta proprio grazie al piccolo lago di Lingua. Da qui si gode uno splendido panorama su tutta l'isola di Lipari, di fronte, che con la luce giusta riflette generosamente il suo profilo nel laghetto: una visione indimenticabile!


Il laghetto di Lingua. Sullo sfondo l'isola di Lipari.


Lingua è adagiata proprio alle pendici del vulcano Monte Porri, ed è l'unica zona marina pianeggiante di una certa estensione dell'isola: un miracolo e un ristoro, nel fisico e nel cuore, dopo la fatica di tanta montagna. Vi regna un'atmosfera rilassata e serena, il tempo passa pigro, senza stancare mai, e l'animo, qui, trova riposo.
Completano l'atmosfera le barche dei pescatori, abbandonate sulla spiaggia, sulle quali sono soliti giocare i bambini del luogo, salendo e scendendo da ognuna di esse, inscenando battaglie immaginarie.

     
 Panorama a Lingua

Questo luogo offre davvero una sensazione di pace e serenità, sarà per la bellezza del paesaggio, sarà per il suo essere incredibilmente a misura d'uomo, ma qui viene voglia di sedersi e scrivere, dimenticando tutto il resto del mondo. Perchè esso stesso diventa il mondo: un piccolo mondo a parte dove, al tramonto, i colori si fanno vividi, dal rosa al rosso e all'arancio, e sul laghetto calmo si riflettono le nuvole e il faro guardiano dell'isola. 
Vedere il tramonto da qui, rigenera!
E dopo si può gustare una granita (consiglio i gusti gelso e mandorla) o cenare con il tipico "pane cunzato", cioè un'enorme fetta di pane tostato, condita con olio, e arricchita con i più fantasiosi ingredienti, soprattutto prodotti dell'isola: capperi, cucunci, pomodori, melanzane, peperoni, pesce, ecc.ecc.

Continuando a parlare del rosso di Salina, le rocce laviche, in realtà, si possono trovare anche in numerosissime altre zone dell'isola, a Punta Scario ad esempio, o al sito archeologico di Portella. Questo si visita "salendo" sulla montagna tramite un percorso a gradini, faticoso ma che ripaga offrendo un ampio panorama su Salina stessa e sulle altre isole. 
Per gli amanti del trekking Salina è l'isola giusta: sono numerosissimi i sentieri che consentono di visitare le zone boschive sui vulcani o di accedere alle calette marine più recondite. Personalmente ho percorso solo il sentiero per Punta Megna: una piacevole gita tra ulivi, ginepri e piante di assenzio, abbastanza facile anche per le persone poco allenate.                        


Ciottoli lavici
   Panorama dal sito archeologico di Portella











E dopo avervi parlato delle anime di Salina, dei suoi colori, delle sue atmosfere, concludo con ultimo aspetto, che tengo particolarmente a sottolineare: l'elogio al piccolo paese di Malfa, dove ho soggiornato. Qui i francobolli di comprano solamente alla posta, se vuoi mangiare il pollo lo devi ordinare nel pomeriggio, la gente è genuina e i ritmi di vita seguono quelli della natura. Un paradiso per chi, come me, è abituato alla frenesia della città e ad avere sempre tutto a disposizione, ma  anche a dare troppo per scontato.



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