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martedì 11 giugno 2019

Tra Alpi e torrenti: le meraviglie del Lago di Jasna


Torno a raccontarvi le bellezze della Slovenia, perla verdissima e meta turistica molto comoda dall'Italia. Oggi desidero condurvi leggermente fuori dal circuito turistico più conosciuto a livello internazionale: appena sopra il Parco Nazionale del Tricorno, nella regione dell'Alta Carniola. Precisamente nel meraviglioso lago alpino di Jasna, frequentato principalmente da un turismo nazionale sloveno, ma non per questo meno suggestivo dei laghi più noti per cui la Slovenia è conosciuta. Siamo nella parte nord - ovest del Paese, proprio al confine con l'Italia e con l'Austria. 
Ci troviamo di fronte alla maestosità delle Alpi.
Kranjska Gora.
Vicino la graziosa cittadina di Kranjska Gora, elegante comune in tipico stile montano. Qui le case assomigliano di più a baite, con i tetti spioventi in legno, ideati per evitare l'accumulo di neve che, in questa regione, cade fino alla primavera inoltrata. La cittadina è famosa per il casinò Korona e per le sue stazioni sciistiche che attirano un turismo benestante e rilassato. La vita si concentra attorno alla chiesetta, dove una sola strada principale riunisce la maggior parte dei bar, ristoranti, negozietti di souvenir. E' d'obbligo una sosta in uno dei forni per assaggiare specialità che già fanno parte della tradizione culinaria austriaca: come il Brezel o lo Strudel. Così come sedersi in uno dei bar e ricaricarsi al sole, respirando l'aria genuina di montagna e godendo lo scorrere della vita, mentre si ammira un panorama d'abeti e di montagne ancora innevate che aprono l'immaginazione, preparando la mente ai paesaggi suggestivi che circondano la cittadina. Dopo una sosta così, lo spiritò sarà già disteso e il buonumore pronto a guidarvi alla scoperta del territorio.

Prato fiorito con dietro le Alpi innevate
Irresistibili sono i primi cenni di una primavera  che regala colori accesi alle montagne e distese di fiori ai prati. E' curioso notare la differenza rispetto alle Alpi, sullo sfondo, che - ancora innevate - sembrano mantenere un dignitoso distacco dall'arrivo della bella stagione che ingentilisce tutto, ma non tange la loro maestosità. Il contrasto tra il bianco della neve tra cui spicca la forza della materia rocciosa e i delicati fiori sul prato, che invitano alla leggerezza della distensione tipica della primavera, crea un paesaggio vivo di emozioni.
Ma non possiamo fermarci qui a lungo: il lago di Jasna ci aspetta! E' proprio nelle vicinanze, dopo le prime curve della strada per il valico di Vrsic. Eccolo che appare in tutta la sua meraviglia, tanto che facilmente gli perdoniamo d'essere un lago artificiale (anzi più correttamente si tratta di due piccoli laghi ricavati dalle acque dei torrenti Velika e Mala Pisnica).

Lago Jasna.

Colpisce immediatamente la bellezza del luogo, a cui non manca veramente nulla. Le acque color smeraldo risaltano ancor più grazie alla ghiaia bianca di cui è formata "la spiaggia" del lungolago, che pare così incastonato come una pietra preziosa nella sua montatura. Ma è lo scenario intorno a colpire maggiormente, con le montagne ricoperte dai boschi e le Alpi innevate a capo di tutto. Il verde e il bianco qui sono i colori che spiccano e ci richiamano alla natura. L'aria fresca e genuina di montagna invita all'esplorazione. Non mancano, tra l'altro, passerelle in legno e guardiole su cui salire per poter ammirare il lago dall'alto. E' come tuffarsi anche noi nel riflesso del panorama in queste acque stupende, che ci rimandano - fedeli - il contorno che le circonda. 
Fioritura primaverile.
E' un dipinto d'acqua e di colore, dove non può certo mancare il tocco di lilla della primavera, che ci regala una fioritura di montagna adagiata giusto sulle sponde del lago. Dei fiori forti e delicati al tempo stesso, messi lì dalla natura per ricordarci la perfezione.

Casetta sul lago di Jasna.
Così come una casetta costruita - chissà da chi e chissà perché - con tronchi e cortecce, adagiata sull'acqua tanto trasparente che pare galleggiare, ci ricorda - invece - l'imperfezione di un gioco d'infanzia o forse solo le favole antiche di boschi e di gnomi.
Gnomo di legno.
Come quello scolpito dal legno, seduto su una panca all'interno di una metaforica finestra, anch'essa scolpita in legno, che incornicia il lago, orgoglio di Kranjska Gora. Come non fermarsi, anche noi seduti su questa panca, e scattare una fotografia insieme allo gnomo? 
Giocando con il paesaggio mozzafiato che ci circonda e avvolge perfino i nostri pensieri bambini, in un'atmosfera allegra e leggera.
Ci si rilassa al lago di Jasna, lontano dallo stress delle città e dalla velocità della vita moderna. Si può fare sport, passeggiare, si può nuotare nel lago d'estate o affittare canoe per navigarlo. E' possibile pescare in maniera regolamentata. Prendere il sole. O gustarsi un buon caffè o una torta ai saporitissimi frutti di bosco al bar proprio sul lago, che affitta anche biciclette.

Prima di cedere alla tentazione di sederci sulle sponde del lago o sui prati intorno e restare così: in una contemplazione benefica e in un dolce oblio del resto del mondo, guardiamoci intorno, scoprendo il perimetro del lago ed esplorando il torrente retrostante. Qui si apre un bel panorama tipico della montagna, con l'acqua che scorre, allegra e chiarissima, su un letto fatto di sassi bianchi e levigati. Un paesaggio che invita a camminare e ad immaginare; a superare il fiume e nasconderci nell'ombra del bosco. O a fare lunghe passeggiate al sole; a bagnarsi con l'acqua fresca del torrente; a raccogliere i ciottoli per poi lanciarli di nuovo nell'acqua. Che invita a pensare ma in maniera lieve, perdendosi nella perfezione della natura che ci accoglie, in un'ampiezza tutta da esplorare.

Torrente nei pressi del lago di Jasna.
Torrente.

Tornando al lago, d'obbligo è una sosta alla statua dello Zlatorog: il camoscio bianco dalle corna d'oro, partorito direttamente da una leggenda slovena che lo vuole guardiano di un tesoro nascosto sui monti. E forse è realmente così. Questo camoscio posto qui, in posizione strategica, sembra abbracciare il punto migliore per godere del panorama del lago e idealmente difendere tutto il territorio. Capo guardiano, con le sue maestose corna, di un tesoro che è anche l'anima di questo luogo: fatto di boschi, di aria, di vento, di acqua, di montagna, di roccia, di neve e di natura sovrana. Una ricchezza immateriale tratteggiata di verde smeraldo, di verde bosco, di bianco e di blu del cielo. Un'anima di pace e di verità.

Statua dello Zlatorog.

Un paesaggio meraviglioso e forte su cui vegliare, custodendone segreti e racconti di natura  di una montagna dura quanto accogliente, con le sue Alpi e i torrenti e la gemma che è il lago di Jasna. Trascorrete qui del tempo, che sia una giornata soltanto e un periodo di soggiorno più lungo. Questo luogo è fatto per rinvigorire e rigenerare, per darvi energia nel corpo e rilassamento nella mente. E' fatto per abituarsi alla meraviglia. 





mercoledì 16 gennaio 2019

La viva spiritualità del lago di San Domenico


Nell'Abruzzo meridionale e già montano, non lontano dal confine con il Lazio, in provincia dell'Aquila e sotto il comune di Villalago, trova dimora lo splendido lago di San Domenico.
Si tratta in realtà di un lago artificiale, creato intorno agli anni '20 per esigenze umane, ma che si incastona in maniera così perfettamente naturale nel contesto paesaggistico, da essere considerato come autentico gioiello, meritevole meta di escursioni e pellegrinaggi. 
La strada per arrivarvi è la suggestiva anticipatrice dell'incanto del luogo: costeggia le Gole del Sagittario, incuneandosi tra le curve delle acque e delle pareti montane. Sorprende. Rinfresca la mente. Prepara già gli occhi al paradiso. Quando si apre la visuale sul lago, infatti, siamo stati già condotti sulla via della bellezza. Già abbiamo, da qualche chilometro, lasciato l'asfalto urbano, disordinato e caotico, per immergerci nella guida veritiera della natura. 
E nonostante questo, nonostante siamo già mentalmente immersi in un mondo a sé stante, vedere il lago è un sussulto di emozione tangibile. Le acque verdissime, la spiaggetta bianca, le montagne boscose e selvagge intorno, gli alberi che lo incorniciano, ci lasciano di stucco proprio perché sono di una tale perfetta bellezza - non riusciamo proprio ad immaginare un elemento mancante - da sembrarci impossibile esista sul serio questo luogo. E' la perfezione assoluta ad incantarci. E che sia così, paradossalmente, a portata di mano, lungo la strada che, continuata, porterebbe senza intralci al più famoso lago di Scanno. 
E' l'incanto che ci si offre davanti spontaneamente, a sorprenderci. Che una tale meraviglia non sia da cercare tra le montagne, dopo un trekking sfiancante, ma si apra a noi semplicemente. Forse, sentiamo di non meritarlo il paradiso. Che debba essere più sofferto o forse solo più ostentato, per crederlo reale. Perché il lago di San Domenico, in fondo, nonostante la assoluta bellezza, non è poi così segnalato a livello turistico né - fortunatamente - sfruttato. Resta un luogo integro, intimo, delicato. Un tesoro che, paradossalmente, è sotto gli occhi di tutti, ma resta silenziosamente in disparte, in punta di piedi. Al margine di questa strada che, silenziosa anch'essa, scivola via tra le Gole del Sagittario e il lago di Scanno. Nel mezzo, questo lago che vede chi vuol vederlo, che urla in silenzio per chi sa sentirlo. Che si regala a tutti, e si rivela, forse, a pochi. 
Occorre inventarselo un po', il parcheggio. I posti ricavati da qualche slargo della strada sono pochi. Occorre volercisi fermare, sulle sponde di questo lago. Nessun parcheggio costruito appositamente, nessuna segnaletica invadente, dirigerà le vostre azioni. Sarete voi a sapere che vorrete visitare esattamente questo luogo. A decidere, coscientemente, di fermarmi qui. A riconoscere il tesoro che si para proprio davanti a voi, incustodito. E forse proprio questo non è semplice: saper godere la meraviglia di ciò a cui si ha libero accesso.

Ponte per l'eremo di San Domenico

Un nuovo ponte pedonale, costruito sopra i resti di quello preesistente, vi porterà (emozionati) nel cuore del lago. Questo ponte è tramite e punto di contratto tra lo scorrere della vita preesistente e il tempo a sé stante di questo luogo, anima della natura e anima della spiritualità. Sulle sponde del lago, infatti, sorge (e sorgeva molto prima del lago stesso) il suggestivo eremo di San Domenico, detto anche Prato Cardoso, dove il Santo dimorò intorno all'anno mille, vivendo in isolamento per almeno sei anni. 

Croce affacciata sul lago.
Superato il ponte, uno slargo si apre sul lago; quasi  una piazzetta con affaccio sullo splendido panorama circostante. Incontaminato, fatto di acqua e di alberi. 
Una croce, solenne, è eretta a protezione della natura. O forse è la natura stessa a legittimare la presenza di questa croce qui. Non ha importanza. E' la spiritualità del luogo a non essere in discussione. 
Si respira spirito. Che sia quello della natura o quello di un credo specifico, poco importa. Un silenzio irreale ci avvolge e racconta più di mille voci insieme. Ci estraniamo dal mondo, sentiamo qualcosa di non ben definito invaderci e colmare l'anima. Ma non è ancora la quiete, la pace; queste verranno successivamente. E' un inquieto senso di benessere, a cui, per ora non ci sappiamo abbandonare, ma che ci riempie e ci incita a scoprire un  luogo che ci cattura e ci estranea  e ci emoziona.

Bifora nel loggiato dell'eremo di San Domenico.
Entriamo del loggiato della piccola chiesa. Qui dei dipinti di Alfredo Gentile raccontano quattro episodi legati alla vita del Santo. Una bifora permette la vista del lago. Oltre ad essere molto suggestiva, ha valore estremamente simbolico: è come se l'ambiente naturale e quello spirituale non fossero mai separati, ma restasse sempre aperto il varco di comunicazione tra i due. Visivo, ma anche, e soprattutto, emotivo e simbolico. 

Entrando all'interno della chiesetta vera e propria, l'allerta dei sensi aumenta. Il cuore accelera nell'attesa di qualcosa di indefinito; i piedi compiono i loro passi quasi autonomamente, seguendo una sensazione spirituale molto forte, che conduce giusto dietro l'altare, ad una porta che si apre su ripidi scalini scavati nella roccia calcarea. 

Grotta di San Domenico.
Salendo le scale anche questa sensazione mistica che ci accompagna sale, e culmina esattamente davanti al cancello posto a protezione dei resti del giaciglio di San Domenico, all'interno della grotta scavata nella roccia, dove il benedettino dimorava. E' qui che il Santo visse in isolamento, tra solitudine, preghiere e penitenze. E' qui che ebbe le apparizioni. E questa roccia conserva traccia di tutte le sofferenze e le rivelazioni che furono. Traccia viva del sudore del Santo; alone del misticismo e del mistero che qui si consumò in quei lontani giorni di eremitaggio.
C'è qualcosa che brucia nell'anima, toccando questo cancello. Qualcosa che attrae e terrorizza al tempo stesso, nell'aria che si respira dentro questa grotta. E' il respiro delle polveri del tempo, dell'energia fortissima di una meditazione rivelatrice. Il cuore batte profondamente e lentamente; lo sentiamo dentro, questo luogo. Conserva ogni cosa accaduta. Gli occhi sono spalancati su qualcosa di assolutamente vivo e reale che tuttavia non riusciamo a distinguere. Quei fasci di luce verso il cielo, che vide San Benedetto, a noi non sono dati vedere, eppure li sentiamo perfettamente. Gli occhi spalancati ce li rivelano dentro la nostra anima.

Anche qui, una cavità nella roccia, non impedisce la vista dei boschi al di fuori. La natura entra prepotentemente dentro. In un tutt'uno. Si sente scorrere l'acqua. E' la sorgente del fiume Sege, alle cui spalle sorge questa grotta solenne. Il tintinnio vivo dell'acqua deve essere lo stesso che rapiva San Domenico dalla sua solitudine, per offrirgli il conforto rivelatore della natura sovrana, da sempre, di questo luogo e del nostro mondo. Qui c'è verità. Qui è da cercare, nella propria anima e in quella del luogo, la consapevolezza. 
Uscire da questa grotta, dalla chiesa, dal suo loggiato, e arrivare sulle sponde del lago è come aver compiuto un lungo viaggio spirituale che ci ha modificati dentro. 
Ora, la sensazione è quella di benessere e pace assoluta. Di armonia con noi stessi e con il mondo. Le acque verdi del lago, le spiagge bianche, l'argentea cascatella, i fitti abeti che ci circondano, sono fatti della stessa materia della nostra anima. Tale perfezione non ci sorprende più - non può che essere così adesso -, ma ci avvolge e ci inorgoglisce.

Le acque del lago di San Domenico.

I boschi che circondano il lago di San Domenico.

Il meraviglioso paesaggio ci lascia una sensazione, ora, di pace e completezza. Abbiamo fatto un percorso, un viaggio dentro al viaggio; ci siamo dapprima sorpresi, poi tuffati e quasi siamo stati sopraffatti dalle forti sensazioni di questo luogo, infine abbiamo trovato la pace. Come una liberazione dalle energie negative, che qui sono state assorbite ed annullate. Comprese e superate.
Qual è dunque l'anima di questo luogo? E' anima tutta. Un'anima di pace, di silenzio, di mistero, di natura, di bellezza, di perfezione, di energia, di misticismo, di meditazione, di raccoglimento e d'incanto. Ma è sopratutto un'anima fatta di tanti piccoli tasselli di una spiritualità diffusa su tutte le cose. Sull'eremo, sul giaciglio del Santo, ma anche sulla terra, sulla roccia, sui flussi dell'acqua, sulle sorgenti, sui boschi. Un'anima che pervade tutta l'aria di questo luogo, che respiriamo come nutrimento di vita. 

Panorama lago San Domenico.

E andando via, percorriamo l'itinerario al contrario, questa volta con una consapevolezza nuova. Pronti a tornare alla nostra vita normale, ma più forti. 
Ma non possiamo fare a meno di voltarci, un'ultima volta, ad ammirare il panorama del lago, così perfettamente distribuito tra sponde di ghiaia bianca, acque verdi, e montagne d'intorno. E un raggio di sole che filtra ad illuminarlo. Delicatamente. Traccia di spirito.





 

venerdì 12 ottobre 2018

Nel cuore delle Madonie: la fruibilità di Piano Zucchi


Nell'entroterra siciliano, nel comune di Isnello, a mille metri sul livello del mare e a 35 km da Cefalù, abita un luogo incantevole, vestito di prati e di faggi, pini, querce, abeti, sambuchi e lecci. Siamo a Piano Zucchi, cuore vivo del Parco delle Madonie. Un pianoro circondato dalle montagne, a cui si arriva dopo che la strada si inerpica con tornanti sempre più incalzanti, tra boschi e odori di resine e muschi e umido fresco. Un mondo intimo, vero, in cui ci si addentra quasi magicamente, abbandonati il clamore costiero, l'afa, il brusio dei bagnanti di una domenica di fine estate. Ogni curva di questa strada, è un metro in più dentro la verità delle montagne. Il refrigerio di un'aria genuina, respirabile, segna il passaggio tra i due mondi. E la luce. Lasciata alla costa quella accecante, fatta di raggi riflessi e moltiplicati dal mare, qui la luce è tutta diversa. Divisa dal bosco che la assorbe per primo e ce la restituisce, parsimonioso e saggio, in morbidi raggi  che lo attraversano. Una luce filtrata dagli alberi, rilassata, arresa all'ombra refrigerante dei boschi. 
E così, continuando a salire, il panorama muta e da collinare si fa sempre più montano e netto. Con il carattere preciso e un po' duro delle montagne. Non è raro trovare animali che pascolano ai bordi della strada: mucche, cavalli, pecore. Boschi e roccia. Aria pura e profumata di natura. Un crescendo, fino ad arrivare al Piano, tregua dopo tanto salire. Pausa per la nostra anima e riposo per il guidatore. Luogo dentro il luogo, fatto appositamente da Madre Natura per permetterci di sostare e, nell'attesa di ripartire, interiorizzare la maestosità di queste montagne. Viverle.

Piano Zucchi.

La piccola piana è accogliente. Fruibile. Protetta dalle montagne circostanti come uno scrigno che racchiude prezioso tesoro. Noi vi siamo dentro. 
C’è un bel prato erboso a fine estate, qui. E’ esattamente il prato dove correre felici della nostra infanzia. Rimanda immediatamente l’immaginario alle giornate spensierate, senza fine, alle corse con il vento tra i capelli e una risata genuina nata su bocca sincera. In altri tempi e in altri luoghi. Non importa più. L’entusiamo ci invade anche adesso. Per questo spazio tutto nostro. Libero. Ampio, ma limitato. Fatto a nostra misura da natura generosa. Creatore di fantasie d’infanzia e di adulto benessere. Quanta perfezione in un prato erboso, circondato dal bosco! Essere qui è farne parte. Del prato, delle Madonie, della natura tutta. L’armonia che sentiamo crescere dentro è la sua. Ci invade, ci rasserena, ci corteggia. Invita alla pace. Ma non certo alla staticità. Ed è così, con il cuore tranquillo e un entusiasmo sincero, che esploriamo questo luogo incantevole. Il sottobosco intorno alla piana è curato. Giochiamo tra i tronchi degli alberi, allegri, osserviamo il prato da lì, spettatori di una magia che già accade nella nostra mente. Ritrovo di lupi, di fate o di streghe. Questo prato. Teatro di favole antiche; la radura tra il bosco è piazza di creature magiche, di segreti e incantesimi. Rivivono ora, esattamente mentre le immaginiamo. Animano il bel prato di Piano Zucchi, che diventa in un attimo, e per un solo lunghissimo momento, quello di antiche leggende ammalianti. 

Funghi sul prato della piana.
Non è più propriamente estate, qui. In montagna. Ma non è ancora autunno, secondo il tempo astronomico.
Il passaggio tra le due stagioni è evidente sotto i nostri occhi. Calpestiamo una terra dove le prime piogge sono state ostetriche di funghi di ogni tipo, che tingono l’ambiente dei colori d’autunno. Arancione, rosso, marrone. Creature spugnose, spuntate orgogliosamente tra l’erba verde e le foglie già secche. In una eterna lotta tra la vita e la morte. In una composizione perfetta, creata dalla natura. Con foglie e ricami di terra soltanto.
Orchidea selvatica.
E poi un’orchidea selvatica, improvvisa, attaccata tenacemente all’estate. Che ricorda, con delicata e spontanea bellezza, che invece in autunno ancora non siamo. Accanto, una pianta invidiosa vorrebbe imitarne la forma, ma non ha grazia e colore.
Ci emoziona la scoperta, metro dopo metro, di così tanta vita nel terreno. La terra fertile ci regala i suoi prodotti. Con stupore fanciullesco e animo lieve li scoviamo tra foglie e fili d'erba. Sono i fiori delicati di una favola bella. Sono i funghi attraenti e traditori: case di gnomi, cerchi di streghe, veleno e magia di un bruco che fuma.

Funghi.
Funghi.

L’anima di questo luogo è la genuinità di un prato di montagna, di una semplice perfetta bellezza. E' la tranquillità di un luogo fuori dal mondo che corre e dal tempo comune. Dove il passaggio delle stagioni non è così scontato e doloroso; dove sembra possibile vivere per sempre. La sua anima è protezione, intimità, benessere. Familiarità. E’ anima fatta di prato, di aria, di leggerezza, del profilo delle montagne che lo racchiudono. Di odori di natura purissima, di un ruscello che scorre lontano. Di chiaroscuri di luce, disegnati sul prato da rami di alberi mossi dal vento. Della fruibilità di un luogo, umanamente accessibile, vivibile nel pieno dei sensi. Di storie inventate o reali, racconti su prato verdissimo.

Nebbia a Piano Zucchi.


Ad un certo punto del giorno, sale la nebbia, qui. Improvvisa e leggera, copre gli abeti come scialle di seta. Nasconde, la nebbia. Eppure rivela. Permette di concentrarci solo su quello che è vicino a noi. Non esiste più lo spazio circostante. Solo noi e la sagoma, essenziale, delle cose che ci sono più prossime. Ci permette di conoscerne la forma pura, mondata dai colori, dalle proporzioni. Di conoscere meglio noi stessi. Tutto il resto non esiste più. Se lo pensiamo, lo possiamo inventare come vogliamo. Permette di inventarci il mondo, la nebbia. Apre alle possibilità. 
Affascinante ed elegante, così come viene, altrettanto velocemente poi si dipana. E ci lascia  al respiro del mondo reale, che ora guardiamo con occhi nuovi.


E anche quando, qui, a Piano Zucchi, vi coglierà un temporale improvviso, estivo, non avrete alcun timore né fretta. Al riparo dentro la macchina, l’anima si distende totalmente, ascolta la pioggia, sottile tra gli abeti, e la magia diventa privilegio che si rivela a noi soltanto. Noi che questo luogo lo viviamo anche con la pioggia, quando sono andate via anche le guardie forestali più fedeli. Ora è totalmente nostro, con tutti i suoi segreti di bosco. Rivelato. Nostro rifugio per l’anima. Rimarrà qualcosa di noi qui, in eterno…




domenica 16 aprile 2017

Un inizio primavera ai Lagustelli di Percile


Oggi voglio condurvi in uno dei luoghi più suggestivi e meno conosciuti del Lazio: i Lagustelli di Percile. Siamo all'interno del polmone verde dei Monti Lucretili, in provincia di Roma. Basta un'oretta di strada dalla capitale, per entrare nel contesto assolutamente naturale e rigenerativo di questo parco nazionale. 
Lagustelli è la denominazione con cui si identificano i due piccoli laghi carsici, siti a pochi chilometri dal genuino paese di Percile: il lago Fiaturno e il lago Marraone. Vi si accede attraverso un percorso abbastanza semplice, una volta posteggiata la macchina all'inizio della tenuta gestita dalla Forestale. Si tratta di una piacevole passeggiata su un sentiero sterrato, circondato dal verde, che in una ventina di minuti ci condurrà al lago principale. Ma andiamo con calma. Non è importante solo la meta, ma anche il viaggio. Soprattutto se riserva piacevoli sorprese come in questo caso. 
Intanto, qui ci dà il benvenuto l'aria pulita e profumata di bosco. Per noi che arriviamo dalla città è subito evidente, d'impatto, quando scendiamo dalla macchina. I polmoni si aprono, approfittando automaticamente di questa prima sorpresa. Noi ci sentiamo già più distesi. E iniziamo a camminare. 

Cavalli in libertà.
Presto anche l'udito si mette in allerta. Rimbombano sulla terra i passi di animali che si muovono tra la vegetazione. Cerchiamo, incuriositi, di visualizzarli. Ed eccola, la seconda sorpresa: una mandria di cavalli in libertà. Pascolano sui prati che abbracciano il nostro sentiero. Devono essere abituati alla presenza dell'uomo perché non si intimidiscono né si mostrano minacciosi. Continuano a pascolare, flemmatici, e soltanto uno più curioso alza la testa per guardarci bonariamente, prima di proseguire le sue attività.
Cavalli in libertà.
Devono essere abituati, sì: a una umanità che, da queste parti, deve aver saputo proteggerli e rispettarli nel corso delle generazioni. Perché nel dna di questi cavalli c'è l'assoluta fiducia nell'uomo. Per loro, noi che passeggiamo qui, siamo parte della natura che li circonda. Normali. Ecco, sì: siamo normali. Come i fiori, gli alberi; come l'aria; come gli altri animali che bazzicano da queste parti; come ogni altro elemento del loro universo. Ed è meraviglioso esserlo.

Ma le sorprese non sono ancora finite. Durante il percorso, soffermandosi ad osservare, è impossibile non notare che è primavera. Inizio della primavera, per essere precisi. L'istante in cui ci sono ancora i segni dell'inverno, ma i semi della bella stagione sono già stati gettati e sono in fieri. 

La primavera sta lottando per avere la meglio.
Vegetazione spontanea.
E così, tra le tristi foglie invernali ormai secche, radunate dal vento ai margini del sentiero, ecco spuntare una primula spontanea. Carnosa, giovane, colorata e sfrontatamente vitale proprio per il contrasto con quello che la circonda. Una promessa di vita.
La vita che vince la morte. 
Vegetazione spontanea.
Così come la violetta, sempre spontanea, che timidamente fa capolino dal terreno. Nata tra pietre e foglie morte. Macchia di colore e di vita. Deliziosamente bella nella sua discreta delicatezza. 






E così, camminando camminando, distratti ormai da quella che era la meta che ci ha spinto a metterci in cammino, quando non è più così impellente arrivarvi, appagati come già siamo dalle altre bellezze che ci circondano, ecco che il maggiore dei laghetti di Percile (l'altro è troppo coperto dalla vegetazione per accedervi), si para di fronte a noi. E, diciamo la verità, ci lascia senza fiato con la sua bellezza e ci ricorda benissimo, ora che l'abbiamo di fronte, perché volevamo arrivarvi. 
E' verdissimo, intatto e prezioso come il più bello smeraldo. Un gioiello. 
Il diametro è di circa 96 metri, un paesaggio da fiaba li circonda tutti. Il bosco di abeti intorno, si riflette perfettamente nelle sue acque. Il verde fa da contrasto con il bianco delle sue sponde. Non c'è nessuno. Solo silenzio. Anzi no: si sente il gracidare delle rane e il lento sposarsi dell'acqua che produce il loro movimento. E poi il canto degli uccelli. E il vento. 
Il lago è tutto per noi, è il nostro umanissimo paradiso fuori dal mondo. Facciamo il giro di tutto il perimetro, sotto il bosco. Poi ci sediamo su un tronco e osserviamo il lago. Lo interiorizziamo, lo facciamo nostro. Poterlo accogliere tutto con un solo sguardo ce lo rende conoscibile, familiare. Ci dà l'illusione di possederlo e che non possa avere segreti per noi. 
Ci chiediamo solamente dove siano le ninfe e le fate dei boschi, perché con un paesaggio così, neppure noi adulti razionali ci meraviglieremmo di vederle spuntare dietro qualche tronco d'albero o scorgerle sedute sulle rive. E' un luogo incantato e incantevole, questo. La sua anima è la una natura intatta, che l'isolamento preserva. E' l'acqua, specchio del bosco. E' il bosco, rifugio degli animali e pace dei nostri pensieri. E' bellezza e incanto della perfezione degli elementi del paesaggio che qui compongono un quadro di un emozionante equilibrio.

Lago Fiaturno.
 
Lago Fiaturno.
 

Il cuore batte, accelera incredulo come di fronte alla bellezza della persona amata. E poi rallenta, una volta sicuro che il lago non sia frutto dell'immaginazione, che non scomparirà come un sogno di inizio primavera. E una volta calmo, il respiro si fa più lento e profondo, la mente si apre e l'anima si estende e si unisce con quella del luogo.
Tornare a Fiaturno è la promessa che facciamo a noi stessi. Presto vi terremo fede. 




domenica 26 gennaio 2014

Korcula: l'isola bosco


Non è semplice arrivare a Korcula dall'Italia. Collegamenti diretti non ve ne sono. Bisogna arrivare prima in Croazia, a Dubrovnik, o a Spalato o nella penisola del Peljesac. E da qui attendere i traghetti locali che portano sull'isola dalmata.
Una follia fare il viaggio tutto insieme. 
Una follia che ho fatto. 
Non saprei dirvi se il "sapore della conquista" abbia reso l'isola maggiormente ambita al mio animo. Ma se mi chiedeste se vale la pena mettersi in viaggio per così tante ore, appositamente per vedere Korcula, vi risponderei di sì.
O meglio, per me ne è valsa la pena. Se cercate un luogo poco turistico, estremamente selvaggio, allora ne vale la pena. Per gli amanti dei divertimenti, per chi cerca servizi turistici, affollamento, lidi, confort, decisamente consiglio di cambiare destinazione.

L'isola si presenta subito verdissima. Un bosco, praticamente ininterrotto, copre i suoi 47 km di lunghezza e le ha fatto meritare il nome greco di Korkyra Melaina (Korcula Nera) tanto è  fitta la sua vegetazione.
In realtà il colore che colpisce, già mentre dalla nave si osserva l'isola avvicinarsi, è il verde dei pini, abeti, cipressi, querce, ulivi, carrubi che la ricoprono.
Lo sapevo. Che era boscosa. Ci sono andata per questo. 
Ma vi assicuro che nessuno potrà mai prepararvi abbastanza a quanto effettivamente lo sia. L'isola è tutta un bosco. Interrotto solo dalla strada che la percorre in tutta la lunghezza e dai vari paesi e contrade. 
E' incredibile. 
Se considerate, poi, che questo bosco arriva direttamente su un mare pulitissimo e cristallino, potete farvi un'idea della bellezza di Korcula. 
Solo un'idea...



La più grande e interessante cittadina dell'isola, è proprio l'omonima Korcula. 
E il suo cuore è sicuramente la Old Town, delizioso gioiellino medievale, che sorge su una penisola, costruito tutto in pietra dalmata, e con i caratteristici tetti rossi. 

Circondata da mura di cinta, la città antica è accessibile tramite maestose scalinate e dai quattro torrioni che la presidiano. 
Le vie interne sono lastricate in pietra e disposte a spina di pesce intorno al corso principale, e sono ricche di ristorantini, negozi d'artigianato, gioiellerie (anche di un certo pregio) dove è in vendita la filigrana d'argento o d'oro. Le case sono tutte curatissime, abbellite con fiori a ogni balcone. 
Si dice che proprio qui, a Korcula, sia nato Marco Polo.



La strada principale dell'isola è tutta interna. 
Gli accessi al mare via terra, effettivamente, non sono moltissimi, ma la qualità delle baie dove vi condurranno, non potrà che lasciarvi soddisfatti. 
Per accedere alle più belle, occorre seguire le indicazioni stradali che conducono su strade secondarie che, ripide, scendono la costa dell'isola fino al mare.

La baia più famosa è Puptnatska Luka.


La spiaggia è formata da ciottoli bianchi, levigati dal mare.
Il mare è così cristallino che le barche sembrano essere sospese nel vuoto.
I colori vanno dal blu profondo al turchese. E non lasciano niente da indovinare al fondale. L'acqua è gelida a causa di correnti sottomarine, ma, se riuscirete a vincere il freddo e immergervi con la maschera, troverete pesci, spugne, ricci e stelle marine in ogni dove.
Ma la cosa più bella, secondo me, è il verde che avvolge la baia. Colline ricoperte di boschi d'abete, incorniciano il mare più bello. 
L'ambiente boschivo corteggia il mare. L'ambiente marino si lascia ammirare. Diventano un tutt'uno. L'uno lo specchio dell'altro. Il bosco si riflette nell'acqua, l'acqua accoglie la vegetazione sulle sue sponde.





Un'altra imperdibile baia è Bacva.
Anche qui vi troverete ad affrontare una strada scoscesa. 
Finché vedrete il mare. D'improvviso. 
Stesso scenario: baia di ciottoli bianchi, circondata da boschi. Ma qui il colore dell'acqua è di un intensissimo verde smeraldo misto al turchese. Mai visto prima.


E, seguendo il sentiero che costeggia la baia, arriverete in un punto ancora più straordinario. Dove il mare sembra una piscina costruita dalla natura tra la roccia e il bosco.

Se avete fame, non c'è problema. Un minuscolo ristorantino a gestione familiare, si trova sorprendentemente a Bacva, perfettamente inserito, anche lui, nel contesto naturale. Arrostisce il pesce pescato il giorno stesso. Il menù varia a seconda di quello che regala madre natura. Finito il pescato, si chiude e si aspetta il giorno dopo. Un nuovo regalo del mare.


Avete già gli occhi pieni di verde e di blu? 
Sicuramente Puptnatska Luka e Bacva sono luoghi d'impatto.
Ma anche altrove, la costa, è notevole. Più bassa e accessibile. Seppure meno isolata.
Da Tri-Zala a Racisce troverete un mare altrettanto limpido.




E, dalla parte di Vela Luka, che sorge esattamente sul versante opposto alla città di Korcula, vi aspettano altre belle baie immerse nel verde.  




Se invece avete voglia un po' di "mondanità", vi consiglio il villaggio turistico di Princescap.
Amanti della tranquillità, non spaventatevi. Qui nulla è all'insegna del caos. Trattasi semplicemente di una penisola, collegata alla terraferma da una spiaggetta, dove si ha la possibilità (per chi vuole) di affittare un ombrellone e usufruire dei servizi doccia e di un bar-ristorante. Ci sono il diving center e qualche appartamento in affitto. Stop.
E se non volete nessun servizio, nessuno avrà niente in contrario se vi godrete lo stesso il luogo. Un sentierino fa il giro della piccola penisola.  Potete mangiare appoggiandovi su uno dei tavoli in pietra sotto i pini, o fare il bagno nelle acque cristalline. Nei punti rocciosi ci sono delle utili scalette che facilitano l'entrata in mare. 
Diciamo che, dopo tanti giorni passati in solitudine tra i boschi (dove pochi altri visitatori vi avranno tenuto compagnia) questa sarà una giornata diversa dal solito. Una piccola oasi di pace, semplicemente un pò più "organizzata".







Potrei parlarvi ancora e ancora, di Korcula. Ci sarebbero così tante cose da raccontare.
Nel tranquillo silenzio di questa isola-bosco. Quante emozioni! Quanta verità!
Ma non voglio annoiarvi. E soprattutto non voglio svelarvi tutto. Vi ho dato gli input. Forse ho lanciato la prima freccia di un colpo di fulmine che sarà intenso e duraturo. 
Sta a voi volerlo. 
Partite. 
Affrontate un viaggio lungo e stancante. 
Arrivate in questo paradiso. 
Vivetelo. Vivete la sua anima boscosa e selvaggia. Lasciatevi incantare da un mare che non prescinde dal bosco e da un bosco rasente al mare.
Sorprendetevi. 
E tornate appagati, con la luce radente ai boschi dell'isola che vi accompagna alla nave di ritorno, salutandovi, fino a che non sarete ormai lontani, nel mare più blu. 
Portando i boschi di Korcula nel cuore.