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mercoledì 20 novembre 2019

Tutti i colori dell'autunno abruzzese a Barrea


Il Parco Nazionale D'Abruzzo, Lazio e Molise certamente regala uno degli spettacoli più affascinanti a chi desidera godere la natura in autunno; quando, non solo permette di rigenerarsi dopo la calura estiva e prima del gelo invernale, ma anche di gioire alla scena del foliage: è il momento magico in cui i boschi vestono i colori caldi dal marrone al rosso, dall'arancione al giallo dalle più variegate sfumature. La natura è pronta per la sua più suggestiva rappresentazione: la stagione autunnale. E proprio nel Parco Nazionale, con questa atmosfera, andiamo alla scoperta di uno dei più particolari luoghi custoditi al suo interno: il borgo di Barrea e l'omonimo lago. Si tratta di un paesino medievale, arroccato su uno sperone roccioso a circa 1066 metri sul livello del mare, in provincia dell'Aquila.

Colori autunnali tingono gli altipiani abruzzesi.
Arrivarvi di questa stagione significa percorrere le strade che attraversano il Parco e subito stupirci della bellezza dei boschi, fitti come sentinelle orgogliose ai lati della strada, unico varco verso il mondo magico che lasciano percepire invitandoci all'autunno. Un bordeaux che si impadronisce del verde, un arancio che lotta giocosamente con il giallo per avere la meglio su quella immaginaria tavolozza di colori, perfettamente equilibrata dalla una natura artista e mescitrice di cicli di vita, morte e rinascita.

Colori autunnali tingono gli altipiani abruzzesi.
Esplorare i dintorni significa sorprendersi ancora di come - forse da un giorno all'altro -  la natura pittrice abbia aggiunto del rosso deciso nella conquista delle cime degli alberi a valle. L'autunno che avanza; l'autunno che accende il paesaggio della vivacità di una fiamma che ora distrugge per permettere di ricominciare poi. Un fuoco di vita. Un autunno che regala agli uomini i prodotti tipici della montagna di queste zone: funghi di bosco, tartufo, orapi (spinaci selvatici), zafferano, genziana.

Ma torniamo alla meta del nostro viaggio: Barrea e il suo splendido lago, di origine artificiale, nato in seguito allo sbarramento del fiume Sangro nel 1951. Oggi è meta turistica grazie alla bellezza delle sue sponde e della natura incontaminata che lo circonda.
Cavalli al pascolo nei pressi di Barrea.
Mentre una riva è più facilmente accessibile, grazie a moli attrezzati per l'affitto di canoe e windsurf per la pratica sportiva, un punto ristoro e la pista ciclabile, l'altra sponda è lasciata alla natura, agli escursionisti che si avventurano lungo i sentieri, al pascolo di animali allo stato brado: mandrie di cavalli e greggi che è facile incontrare sulle sponde del lago e nei suoi dintorni. Così come non inconsueto è rintracciare, nella fanghiglia morbida che costituisce le rive più prossime all'acqua del lago, le impronte dell'orso marsicano.

Panorama del lago di Barrea.
Particolare conformazione degli alberi sulle sponde del lago.

Da questa parte del lago si respira una particolare aria, così pura da aprire i polmoni in un respiro di sollievo e malinconia al tempo stesso. E' quello di una viva solitudine, non di quelle dolorose e forzate, ma di benessere teso all'ascolto attentissimo di tutto ciò che ci circonda e della profondità di noi stessi richiamata dalla natura. L'aria fresca della sera si accompagna ad un velo di luce fredda che cala sui colori caldi autunnali e accende di significati. Intanto, particolari alberi dalla conformazione barbuta che gli avvolge il tronco - forse a difesa -, sembrano giganti condannati all'immobilità da un antico incantesimo che li ha congelati in strane pose, da cui paiono potersi scrollare da un momento all'altro. Giganti immobili che celano vita al loro interno, e che il vento muove ingannando le nostre umane percezioni con indizi concreti. Un raggio di luce filtra, chiarificatore di mondi incantati a cui non abbiamo accesso.

Panorama del lago di Barrea.

Lasciamo per il momento la malìa del lago e dedichiamoci alla visita del grazioso paese di Barrea. E' di una tale tranquillità che sorprende e, proprio questo, aggiunge valore al luogo: grazie alla sua bellezza avrebbe potuto essere rovinato da un turismo di massa che invece, fortunatamente, qui non è ancora arrivato. Ritmi lenti; poche e rispettose persone; pulizia accurata; e dettagli che rendono particolare ogni portone, ogni casa in pietra di questo paese, su cui trovano collocazione: daini di legno intagliato, tendine ricamate con temi di montagna, fioriere, lampioni in ferro battuto, alci scolpite da sapienti mani artigiane ecc. 

Centro storico di Barrea.
Ogni ornamento contribuisce a rendere particolare e unica Barrea. Delizioso abbandonarsi curiosando tra le stradine del suo piccolo centro storico, intrecciate in salita fino a convergere nel punto più alto del paese: il Castello monumentale, datato tra il XI e il XII secolo, visitabile con un biglietto dal simbolico prezzo di 1 euro; purtroppo danneggiato dal terremoto, oggi è sede dei numerosi eventi culturali organizzati dal borgo, attivissimo da questo punto di vista. Dal castello si gode anche della più spettacolare vista panoramica sul sottostante lago di Barrea.

Entrata al castello di Barrea.

Mura di cinta del castello di Barrea.

Panorama del lago dal castello di Barrea.

Sicuramente una delle emozioni più intense che si possono provano durante il soggiorno a Barrea, è assistere al calar della notte proprio dalla parte più alta Castello del borgo. Da qui si vedono il torrione circolare, le mura di cinta con dietro le imponenti montagne e poi sotto tutto il paese, con le sue abitazioni in pietra che scendono verso il lago come a voler andare incontro all'acqua in un abbraccio. Suggestiva è la luce di fine giornata che tinge di blu le montagne e le acque del lago, uniformando il paesaggio e tranquillizzando il cuore. Ci si sente liberi e sicuri, qui. Respirando aria fresca di montagna mentre il fiume, alle nostre spalle, spande la sua voce per le vallate ormai oscure e il cielo striato di nuvole accompagna il nostro sognare... fino a che non sia notte. Popolata da creature del bosco e segreti sussurrati dai lupi. 

Tramonto sul lago di Barrea.

E' il momento, per noi uomini, di lasciare il bosco alla vita notturna dei suoi animali e alle leggende. Di ritirarci in uno dei caldi ristorantini tipici e gustare una calda zuppa, delle fettuccine ai funghi porcini o gli arrosticini locali. Riposare il corpo e abbandonare la mente, paghi delle meraviglie viste e pronti a ricominciare la mattina dopo, con il primo sole.
E', infatti, la prima mattina il momento migliore per visitare nuovamente il lago e apprezzare maggiormente, con la luce giovane, i colori autunnali dei boschi che lo circondano e il verde smeraldo intensissimo delle sue acque che riflettono il panorama intorno.

Lago di Barrea in autunno.
Lago di Barrea in autunno.

Incantevole è passeggiare sulla ghiaia bianchissima delle rive del lago e sentirsi parte di un paesaggio così perfetto. Luminoso di una mattinata d'autunno, in cui il verde, l'arancio e il rosso sono tanto intensi da essere pura perfezione e gioia per il cuore. Con le montagne che si specchiano nel lago e ci invitano a scoprirle, sostiamo sulle sponde del lago di Barrea immaginando la giornata che sarà. Molte le escursioni che sono possibili a partire da qui, prime fra tutte: la Camosciara, così chiamata perché è casa di centinaia di camosci nonché di sentieri nella natura e cascate; e la Val Fondillo, una vallata circondata dalle montagne che offre la possibilità di trekking e panorami suggestivi. Ma questa è un'altra storia. 
Restiamo ancora fermi all'incanto di queste acque, ad un paesaggio illuminato dalla luce perfetta di una prima mattina d'autunno a Barrea. La giornata che immaginiamo sarà sicuramente densa di accadimenti e ricca di emozioni, ma in questo esatto momento la cosa più preziosa è proprio godere dell'attimo presente. Essere qui, sulle sponde del lago di Barrea, accarezzati dal sole d'autunno, dalla quiete che ci circonda, dalla notte che si è dileguata da poco e ancora il prato ne porta traccia nella rugiada. Godiamoci questo momento, abbandoniamoci ai colori d'autunno. Siamoci! Sentiamo. Respiriamo. 
Solo dopo aver impresso nella mente e nel cuore il panorama acceso di colori che abbiamo davanti, solo allora, possiamo ripartire qualunque sia la meta che ci aspetta.

Daini.
Boschi autunnali intorno a Barrea.

Con tutta probabilità ci imbatteremo in qualche daino curioso e attraverseremo ancora boschi fitti di alberi tinteggiati d'autunno. Respireremo buona aria di montagna e cammineremo ancora molto tra la natura. Il Parco Nazionale d'Abruzzo è tutto da scoprire ed è un patrimonio di incredibile bellezza. Ma le emozioni che ci hanno regalato  Barrea e il suo lago difficilmente saranno superabili. La principale è una sensazione di assoluta quiete e di serenità interiore che accompagna costantemente la scoperta di questi paesaggi. La natura incontaminata, eppure vicina alla civiltà, permette di staccare la spina dalla routine cittadina, di ricavare energie dalla pace e dalla genuinità dei luoghi, nonché - forse - di immaginare che un'altra vita - questa vita - sia possibile.
E' proprio questa l'anima di Barrea: il suo essere "isola felice", bella e curata, ricca di aria pura e di tranquillità, eppure reale, fruibile, facilmente raggiungibile e vivibile. E dunque viviamola, Barrea. Scopriamo senza fretta le sue viuzze, assaporiamo i prodotti tipici e i ritmi lenti, specchiamoci nelle acque della tranquillità del suo lago, passeggiamo  nei sentieri. E infine, quando viene di nuovo la sera, abbandoniamoci a quel pizzico di magia che ci offre la vista del paesino illuminato, con il lago e le montagne giganti presenze indovinate nella notte. Abbandoniamoci a quel sentore di quel "qualcosa in più",  che poi null'altro è che la grandezza della natura.

 

domenica 16 aprile 2017

Un inizio primavera ai Lagustelli di Percile


Oggi voglio condurvi in uno dei luoghi più suggestivi e meno conosciuti del Lazio: i Lagustelli di Percile. Siamo all'interno del polmone verde dei Monti Lucretili, in provincia di Roma. Basta un'oretta di strada dalla capitale, per entrare nel contesto assolutamente naturale e rigenerativo di questo parco nazionale. 
Lagustelli è la denominazione con cui si identificano i due piccoli laghi carsici, siti a pochi chilometri dal genuino paese di Percile: il lago Fiaturno e il lago Marraone. Vi si accede attraverso un percorso abbastanza semplice, una volta posteggiata la macchina all'inizio della tenuta gestita dalla Forestale. Si tratta di una piacevole passeggiata su un sentiero sterrato, circondato dal verde, che in una ventina di minuti ci condurrà al lago principale. Ma andiamo con calma. Non è importante solo la meta, ma anche il viaggio. Soprattutto se riserva piacevoli sorprese come in questo caso. 
Intanto, qui ci dà il benvenuto l'aria pulita e profumata di bosco. Per noi che arriviamo dalla città è subito evidente, d'impatto, quando scendiamo dalla macchina. I polmoni si aprono, approfittando automaticamente di questa prima sorpresa. Noi ci sentiamo già più distesi. E iniziamo a camminare. 

Cavalli in libertà.
Presto anche l'udito si mette in allerta. Rimbombano sulla terra i passi di animali che si muovono tra la vegetazione. Cerchiamo, incuriositi, di visualizzarli. Ed eccola, la seconda sorpresa: una mandria di cavalli in libertà. Pascolano sui prati che abbracciano il nostro sentiero. Devono essere abituati alla presenza dell'uomo perché non si intimidiscono né si mostrano minacciosi. Continuano a pascolare, flemmatici, e soltanto uno più curioso alza la testa per guardarci bonariamente, prima di proseguire le sue attività.
Cavalli in libertà.
Devono essere abituati, sì: a una umanità che, da queste parti, deve aver saputo proteggerli e rispettarli nel corso delle generazioni. Perché nel dna di questi cavalli c'è l'assoluta fiducia nell'uomo. Per loro, noi che passeggiamo qui, siamo parte della natura che li circonda. Normali. Ecco, sì: siamo normali. Come i fiori, gli alberi; come l'aria; come gli altri animali che bazzicano da queste parti; come ogni altro elemento del loro universo. Ed è meraviglioso esserlo.

Ma le sorprese non sono ancora finite. Durante il percorso, soffermandosi ad osservare, è impossibile non notare che è primavera. Inizio della primavera, per essere precisi. L'istante in cui ci sono ancora i segni dell'inverno, ma i semi della bella stagione sono già stati gettati e sono in fieri. 

La primavera sta lottando per avere la meglio.
Vegetazione spontanea.
E così, tra le tristi foglie invernali ormai secche, radunate dal vento ai margini del sentiero, ecco spuntare una primula spontanea. Carnosa, giovane, colorata e sfrontatamente vitale proprio per il contrasto con quello che la circonda. Una promessa di vita.
La vita che vince la morte. 
Vegetazione spontanea.
Così come la violetta, sempre spontanea, che timidamente fa capolino dal terreno. Nata tra pietre e foglie morte. Macchia di colore e di vita. Deliziosamente bella nella sua discreta delicatezza. 






E così, camminando camminando, distratti ormai da quella che era la meta che ci ha spinto a metterci in cammino, quando non è più così impellente arrivarvi, appagati come già siamo dalle altre bellezze che ci circondano, ecco che il maggiore dei laghetti di Percile (l'altro è troppo coperto dalla vegetazione per accedervi), si para di fronte a noi. E, diciamo la verità, ci lascia senza fiato con la sua bellezza e ci ricorda benissimo, ora che l'abbiamo di fronte, perché volevamo arrivarvi. 
E' verdissimo, intatto e prezioso come il più bello smeraldo. Un gioiello. 
Il diametro è di circa 96 metri, un paesaggio da fiaba li circonda tutti. Il bosco di abeti intorno, si riflette perfettamente nelle sue acque. Il verde fa da contrasto con il bianco delle sue sponde. Non c'è nessuno. Solo silenzio. Anzi no: si sente il gracidare delle rane e il lento sposarsi dell'acqua che produce il loro movimento. E poi il canto degli uccelli. E il vento. 
Il lago è tutto per noi, è il nostro umanissimo paradiso fuori dal mondo. Facciamo il giro di tutto il perimetro, sotto il bosco. Poi ci sediamo su un tronco e osserviamo il lago. Lo interiorizziamo, lo facciamo nostro. Poterlo accogliere tutto con un solo sguardo ce lo rende conoscibile, familiare. Ci dà l'illusione di possederlo e che non possa avere segreti per noi. 
Ci chiediamo solamente dove siano le ninfe e le fate dei boschi, perché con un paesaggio così, neppure noi adulti razionali ci meraviglieremmo di vederle spuntare dietro qualche tronco d'albero o scorgerle sedute sulle rive. E' un luogo incantato e incantevole, questo. La sua anima è la una natura intatta, che l'isolamento preserva. E' l'acqua, specchio del bosco. E' il bosco, rifugio degli animali e pace dei nostri pensieri. E' bellezza e incanto della perfezione degli elementi del paesaggio che qui compongono un quadro di un emozionante equilibrio.

Lago Fiaturno.
 
Lago Fiaturno.
 

Il cuore batte, accelera incredulo come di fronte alla bellezza della persona amata. E poi rallenta, una volta sicuro che il lago non sia frutto dell'immaginazione, che non scomparirà come un sogno di inizio primavera. E una volta calmo, il respiro si fa più lento e profondo, la mente si apre e l'anima si estende e si unisce con quella del luogo.
Tornare a Fiaturno è la promessa che facciamo a noi stessi. Presto vi terremo fede. 




domenica 16 marzo 2014

Una giornata nuvolosa al lago di Rosamarina


Certi luoghi, nelle giornate nuvolose, acquistano un fascino particolare. Fatto di immaginazione, di antiche leggende di acqua e di bosco, di storie nascoste dentro le nuvole. 
A volte questo supera la forza dei colori di una giornata di sole. Meno allegria, forse, ma più meditazione con il clima incerto e la luce che battaglia con le nubi. E l'intelletto si apre. Il pensiero si fa ampio e profondo. 
E' quello che mi è capitato visitando il lago di Rosamarina. Un bacino artificiale nei pressi di Caccamo, in Sicilia.
E' maggio. I fiori ci sono, infatti. Il prato verde anche. Il lago è lì in mezzo. Quieto. 
Eppure non ci sono i colori che mi aspettavo, quelli di una bella giornata di primavera con la luce che accarezza le cose e le rende perfette per una fotografia. Ma non metto via la mia inseparabile macchina fotografica. Perché questo posto, così, ha un fascino anche maggiore. E' più vero. O forse solo più mio, privato di altri visitatori meno temerari di me. Di quelli che vogliono il sole a tutti i costi.



Mi godo il lago, dunque. 
Con un cielo incerto riflesso nell'acqua calmissima. 
Con i ciottoli che vestono il fondale.
Con un ramo che esce dall'acqua, duro, a contrasto col paesaggio tanto calmo.
Immagino storie. Come si fa a non immaginarne?
Storie di ninfe o di creature mostruose. Storie di uomini. Storie di amori o di rancori. Poco importa. Quello che conta è essere qui. Esplorare con lo sguardo l'ampiezza di questo bacino così perfetto per essere artificiale.
Camuffato benissimo con l'armonia della natura.
Vorrei esplorarlo tutto. Ogni angolo potrebbe raccontare qualcosa, ne sono sicura. Ma è una giornata nuvolosa, è tardo pomeriggio, la strada che costeggia il lago non è nelle  condizioni migliori. E allora si respira tenendo a bada la frenesia. Si apprezza di più quello che si ha. Il resto si immagina. 
 

Risalendo lungo la strada che poi porta alla statale, una sorpresa mi aspetta. Cosa chiedere di più? Cavalli in libertà in un prato sopra il lago. 
Una coppia bruca vicina. E poi lui si discosta. Solitario e fiero si affaccia a guardare il lago che ora è totalmente avvolto dalle nuvole. Chissà cosa immagina, questo cavallo, di fronte tale panorama. E' giovane e sogna avventure che brama vivere o è anziano e contempla saggio e pieno di ricordi il suo lago?
Le ha già cavalcate, le sponde, o deve ancora farlo?



Li lascio lì. Il cavallo e le mie domande.
E vado in paese, a Caccamo. Non è più tempo, ormai, di stare al lago. Il tramonto si avvicina e l'aria si è fatta più fresca. 
E poi voglio vedere il castello medievale per cui è famosa la cittadina. Purtroppo però è già chiuso e mi devo accontentare di quello che si vede da fuori. Invitante lo è certamente. Con i merli e le torri, così a precipizio sopra una rupe. Un castello proprio come da bambini ci si aspetta che siano i castelli. Ci tornerò.

Castello di Caccamo

La vista da sopra deve essere senz'altro magnifica. Il castello è  costruito proprio su un precipizio da cui si apre il panorama su tutta la valle e sul lago stesso.
Ora le nubi si stanno tingendo di blu. Le storie che immagino sono favole. Di quelle belle ma che fanno anche un po' paura. Perché qualcuno è rinchiuso nelle prigioni dopo una battaglia o perché una bella principessa aspetta qualcuno che la salvi. Ma con quel precipizio pauroso deve aspettare ancora molto. Un temerario, un coraggioso, un eroe. 
Ma intanto ha quel magnifico lago e le colline verdi da ammirare. E il castello con il suo precipizio allora non le fa più tanto paura. E' imponente e bello.
O forse è pieno di fantasmi che la notte fanno cigolare le vecchie porte.
O solo di nidi di rondini che in primavera lo sorvolano garrendo...


E così si fa l'ora di tornare. Saluto il bel panorama e questa giornata in cui mi è sembrato di vivere nella dimensione di un sogno. Tornerò a Caccamo e al lago di Rosamarina. Vi farò sapere che effetto mi fa con il sole, gli  sportivi e i bagnanti. Sarà bello lo stesso, di sicuro.
Ma sarei pronta a scommettere che la vera anima di questo luogo si rintraccia esattamente nelle giornate come quella che ho vissuto io. Di quelle sospese tra sogno e realtà.