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mercoledì 16 gennaio 2019

La viva spiritualità del lago di San Domenico


Nell'Abruzzo meridionale e già montano, non lontano dal confine con il Lazio, in provincia dell'Aquila e sotto il comune di Villalago, trova dimora lo splendido lago di San Domenico.
Si tratta in realtà di un lago artificiale, creato intorno agli anni '20 per esigenze umane, ma che si incastona in maniera così perfettamente naturale nel contesto paesaggistico, da essere considerato come autentico gioiello, meritevole meta di escursioni e pellegrinaggi. 
La strada per arrivarvi è la suggestiva anticipatrice dell'incanto del luogo: costeggia le Gole del Sagittario, incuneandosi tra le curve delle acque e delle pareti montane. Sorprende. Rinfresca la mente. Prepara già gli occhi al paradiso. Quando si apre la visuale sul lago, infatti, siamo stati già condotti sulla via della bellezza. Già abbiamo, da qualche chilometro, lasciato l'asfalto urbano, disordinato e caotico, per immergerci nella guida veritiera della natura. 
E nonostante questo, nonostante siamo già mentalmente immersi in un mondo a sé stante, vedere il lago è un sussulto di emozione tangibile. Le acque verdissime, la spiaggetta bianca, le montagne boscose e selvagge intorno, gli alberi che lo incorniciano, ci lasciano di stucco proprio perché sono di una tale perfetta bellezza - non riusciamo proprio ad immaginare un elemento mancante - da sembrarci impossibile esista sul serio questo luogo. E' la perfezione assoluta ad incantarci. E che sia così, paradossalmente, a portata di mano, lungo la strada che, continuata, porterebbe senza intralci al più famoso lago di Scanno. 
E' l'incanto che ci si offre davanti spontaneamente, a sorprenderci. Che una tale meraviglia non sia da cercare tra le montagne, dopo un trekking sfiancante, ma si apra a noi semplicemente. Forse, sentiamo di non meritarlo il paradiso. Che debba essere più sofferto o forse solo più ostentato, per crederlo reale. Perché il lago di San Domenico, in fondo, nonostante la assoluta bellezza, non è poi così segnalato a livello turistico né - fortunatamente - sfruttato. Resta un luogo integro, intimo, delicato. Un tesoro che, paradossalmente, è sotto gli occhi di tutti, ma resta silenziosamente in disparte, in punta di piedi. Al margine di questa strada che, silenziosa anch'essa, scivola via tra le Gole del Sagittario e il lago di Scanno. Nel mezzo, questo lago che vede chi vuol vederlo, che urla in silenzio per chi sa sentirlo. Che si regala a tutti, e si rivela, forse, a pochi. 
Occorre inventarselo un po', il parcheggio. I posti ricavati da qualche slargo della strada sono pochi. Occorre volercisi fermare, sulle sponde di questo lago. Nessun parcheggio costruito appositamente, nessuna segnaletica invadente, dirigerà le vostre azioni. Sarete voi a sapere che vorrete visitare esattamente questo luogo. A decidere, coscientemente, di fermarmi qui. A riconoscere il tesoro che si para proprio davanti a voi, incustodito. E forse proprio questo non è semplice: saper godere la meraviglia di ciò a cui si ha libero accesso.

Ponte per l'eremo di San Domenico

Un nuovo ponte pedonale, costruito sopra i resti di quello preesistente, vi porterà (emozionati) nel cuore del lago. Questo ponte è tramite e punto di contratto tra lo scorrere della vita preesistente e il tempo a sé stante di questo luogo, anima della natura e anima della spiritualità. Sulle sponde del lago, infatti, sorge (e sorgeva molto prima del lago stesso) il suggestivo eremo di San Domenico, detto anche Prato Cardoso, dove il Santo dimorò intorno all'anno mille, vivendo in isolamento per almeno sei anni. 

Croce affacciata sul lago.
Superato il ponte, uno slargo si apre sul lago; quasi  una piazzetta con affaccio sullo splendido panorama circostante. Incontaminato, fatto di acqua e di alberi. 
Una croce, solenne, è eretta a protezione della natura. O forse è la natura stessa a legittimare la presenza di questa croce qui. Non ha importanza. E' la spiritualità del luogo a non essere in discussione. 
Si respira spirito. Che sia quello della natura o quello di un credo specifico, poco importa. Un silenzio irreale ci avvolge e racconta più di mille voci insieme. Ci estraniamo dal mondo, sentiamo qualcosa di non ben definito invaderci e colmare l'anima. Ma non è ancora la quiete, la pace; queste verranno successivamente. E' un inquieto senso di benessere, a cui, per ora non ci sappiamo abbandonare, ma che ci riempie e ci incita a scoprire un  luogo che ci cattura e ci estranea  e ci emoziona.

Bifora nel loggiato dell'eremo di San Domenico.
Entriamo del loggiato della piccola chiesa. Qui dei dipinti di Alfredo Gentile raccontano quattro episodi legati alla vita del Santo. Una bifora permette la vista del lago. Oltre ad essere molto suggestiva, ha valore estremamente simbolico: è come se l'ambiente naturale e quello spirituale non fossero mai separati, ma restasse sempre aperto il varco di comunicazione tra i due. Visivo, ma anche, e soprattutto, emotivo e simbolico. 

Entrando all'interno della chiesetta vera e propria, l'allerta dei sensi aumenta. Il cuore accelera nell'attesa di qualcosa di indefinito; i piedi compiono i loro passi quasi autonomamente, seguendo una sensazione spirituale molto forte, che conduce giusto dietro l'altare, ad una porta che si apre su ripidi scalini scavati nella roccia calcarea. 

Grotta di San Domenico.
Salendo le scale anche questa sensazione mistica che ci accompagna sale, e culmina esattamente davanti al cancello posto a protezione dei resti del giaciglio di San Domenico, all'interno della grotta scavata nella roccia, dove il benedettino dimorava. E' qui che il Santo visse in isolamento, tra solitudine, preghiere e penitenze. E' qui che ebbe le apparizioni. E questa roccia conserva traccia di tutte le sofferenze e le rivelazioni che furono. Traccia viva del sudore del Santo; alone del misticismo e del mistero che qui si consumò in quei lontani giorni di eremitaggio.
C'è qualcosa che brucia nell'anima, toccando questo cancello. Qualcosa che attrae e terrorizza al tempo stesso, nell'aria che si respira dentro questa grotta. E' il respiro delle polveri del tempo, dell'energia fortissima di una meditazione rivelatrice. Il cuore batte profondamente e lentamente; lo sentiamo dentro, questo luogo. Conserva ogni cosa accaduta. Gli occhi sono spalancati su qualcosa di assolutamente vivo e reale che tuttavia non riusciamo a distinguere. Quei fasci di luce verso il cielo, che vide San Benedetto, a noi non sono dati vedere, eppure li sentiamo perfettamente. Gli occhi spalancati ce li rivelano dentro la nostra anima.

Anche qui, una cavità nella roccia, non impedisce la vista dei boschi al di fuori. La natura entra prepotentemente dentro. In un tutt'uno. Si sente scorrere l'acqua. E' la sorgente del fiume Sege, alle cui spalle sorge questa grotta solenne. Il tintinnio vivo dell'acqua deve essere lo stesso che rapiva San Domenico dalla sua solitudine, per offrirgli il conforto rivelatore della natura sovrana, da sempre, di questo luogo e del nostro mondo. Qui c'è verità. Qui è da cercare, nella propria anima e in quella del luogo, la consapevolezza. 
Uscire da questa grotta, dalla chiesa, dal suo loggiato, e arrivare sulle sponde del lago è come aver compiuto un lungo viaggio spirituale che ci ha modificati dentro. 
Ora, la sensazione è quella di benessere e pace assoluta. Di armonia con noi stessi e con il mondo. Le acque verdi del lago, le spiagge bianche, l'argentea cascatella, i fitti abeti che ci circondano, sono fatti della stessa materia della nostra anima. Tale perfezione non ci sorprende più - non può che essere così adesso -, ma ci avvolge e ci inorgoglisce.

Le acque del lago di San Domenico.

I boschi che circondano il lago di San Domenico.

Il meraviglioso paesaggio ci lascia una sensazione, ora, di pace e completezza. Abbiamo fatto un percorso, un viaggio dentro al viaggio; ci siamo dapprima sorpresi, poi tuffati e quasi siamo stati sopraffatti dalle forti sensazioni di questo luogo, infine abbiamo trovato la pace. Come una liberazione dalle energie negative, che qui sono state assorbite ed annullate. Comprese e superate.
Qual è dunque l'anima di questo luogo? E' anima tutta. Un'anima di pace, di silenzio, di mistero, di natura, di bellezza, di perfezione, di energia, di misticismo, di meditazione, di raccoglimento e d'incanto. Ma è sopratutto un'anima fatta di tanti piccoli tasselli di una spiritualità diffusa su tutte le cose. Sull'eremo, sul giaciglio del Santo, ma anche sulla terra, sulla roccia, sui flussi dell'acqua, sulle sorgenti, sui boschi. Un'anima che pervade tutta l'aria di questo luogo, che respiriamo come nutrimento di vita. 

Panorama lago San Domenico.

E andando via, percorriamo l'itinerario al contrario, questa volta con una consapevolezza nuova. Pronti a tornare alla nostra vita normale, ma più forti. 
Ma non possiamo fare a meno di voltarci, un'ultima volta, ad ammirare il panorama del lago, così perfettamente distribuito tra sponde di ghiaia bianca, acque verdi, e montagne d'intorno. E un raggio di sole che filtra ad illuminarlo. Delicatamente. Traccia di spirito.





 

domenica 18 maggio 2014

Torre Salsa: l'immensità del silenzio e dello spazio


Quello di cui vi parlo oggi, sarò sincera, è un luogo che conosco poco. Mi ha visto passare solo una giornata, ormai di parecchi anni fa. Ero infatti molto indecisa se inserire o meno la sua descrizione nel blog. Ma se il mio compito non è fornirvi indicazioni turistiche precise né dati scientifici, se lo scopo di questo blog è raccogliere qui tutti quei luoghi che lasciano qualcosa dentro, perché hanno un'anima ben precisa, allora Torre Salsa non poteva mancare.
Perché, seppure sono stata qui tanto poco, ricordo perfettamente tutte le sensazioni che il luogo sprigionava, con quel suo fascino solitario dalla perfetta bellezza. E, allora, perché no? Perché non dovrei parlarvi dell'anima di Torre Salsa? 


Si tratta di una Riserva Naturale Orientata, a Siculiana, in Sicilia, sotto la provincia di Agrigento. E' stata istituita nel 2000 ed è gestita dal WWF e, oltre ai sei chilometri di costa di cui vi parlerò io, comprende 761 ettari dall'enorme varietà biologica e geologica, che passa da terreni di proprietà del WWF ad ambienti fluviali, alle dune, fino a interessantissime stratificazioni rocciose. Ovviamente è un ambiente protetto per la flora e la fauna che ospita, non ultime le tartarughe Caretta Caretta che qui vengono a deporre le uova. 
Io purtroppo ho avuto l'occasione di visitare solamente la parte costiera: la lunga spiaggia dalle acque cristalline che chiude la riserva dal lato mare. Ma è bastato. A percepire le meraviglie che la natura ha concentrato in questo luogo. A sentire la sua anima vibrare forte.

Appena si entra nella riserva, dopo aver superato un breve sentiero interno, si arriva in una spiaggia di sabbia piuttosto affollata, perché qui si concentra la maggior parte dei visitatori. Ma basta spostare lo sguardo per rendersi conto che la spiaggia continua per chilometri e, poco più in là, è veramente solitaria. La gente si ferma tutta all'entrata. Chi ha la pazienza (e la gioia!) di camminare un po', troverà tratti di costa incontaminati e avrà l'occasione di rendersi conto della composizione geologica del territorio. 
Spostandosi sul lato destro, infatti, cominciano ad apparire, a ridosso della spiaggia, delle pareti rocciose fatte di marne e gessi cristallizzati. Le rocce prendono la forma che il capriccio del vento, della pioggia e del mare ha voluto conferigli. Solchi, punte, strati che non sono  mai uguali nel tempo.  
Già questa cornice rende la spiaggia degna di una visita, e privarvi di vedere questa parte è privarvi del senso stesso del luogo. 
Non siamo solo in un bel posto dove fare il bagno, ma siamo in un luogo in cui la natura ha coniugato così tanti elementi insieme, che considerare solo la trasparenza dell'acqua, seppur degna di nota, sarebbe veramente riduttivo. 

 










Ma se posso dire la mia, quello che veramente colpisce di questo luogo, è l'immensità dello spazio e il profondo silenzio.
Si cammina e si cammina, perché si ha voglia di esplorare, di sapere cosa c'è oltre, di arrivare sempre ad un punto che vediamo da lontano e ci attrae. E si cammina in questa spiaggia ampissima sentendo solo i propri piedi affondare nella sabbia, i gabbiani e il reflusso dell'acqua sulla riva. E questi pochi suoni rimbombano in un silenzio che oserei definire spirituale. Come se il luogo stesso richiedesse silenzio. Per aprire la nostra mente, per concentrare la nostra attenzione su quello che vediamo: sulle rocce, sulla sabbia, sul mare. Per assimilare meglio l'anima del luogo. Per comprenderlo, per rispettarlo e, infine, interiorizzarlo.

Non saprei parlarvi delle specie vegetali e animali, degli ambienti di questa riserva. Non conosco la sua storia né i progetti che il WWF sta attuando per proteggerla. Quello che vi posso raccontare io, nel mio piccolo, è la sua anima forte, che vi avvolge facilmente e non altrettanto facilmente vi lascia. 
Avrete la sensazione che il luogo dialoghi con voi proprio col suo silenzio. Lo sentirete. 
Avrete a disposizione tutto lo spazio che volete. Davanti a voi. Sabbia sotto i piedi, cielo sopra la testa. E vi sentirete immersi nella riserva, vagabondi in un piccolo mondo nel Mondo. Immenso. Da condividere solo col vento.






domenica 27 aprile 2014

La spiritualità di Capo Tindari


Tindari è una graziosa località della Sicilia settentrionale, nel territorio di Patti, in provincia di Messina. E' famosa per la presenza del Santuario dedicato alla Madonna Nera, probabilmente di provenienza orientale, scolpita in legno di cedro, che attira fedeli e curiosi da tutto il mondo. Il Santuario sorge esattamente sul  promontorio Capo Tindari, a picco sul mare, in una posizione senz'altro suggestiva.

Santuario della Madonna Nera

E' piacevole sostare nel piazzale antistante il Santuario, curiosare tra le bancarelle di souvenir religiosi e osservare il via vai dei fedeli. L'atmosfera che si respira è un sentimento diffuso e coinvolgente di spiritualità, che si sia credenti o meno.
La religione e la fede per chi crede. La spiritualità per tutti. 
Ossia quel sentirsi in un luogo speciale, che parla all'anima, che ha un'anima. E tanto è più vero se, lasciandoci alle spalle il Santuario, ci affacciamo dal magnifico belvedere del piazzale e rimaniamo incantati dallo spettacolo che si apre ai nostri occhi.

Laguna Oliveri e Spiaggia di Marinello

Sotto di noi, a picco sul mare, un magnifico gioco di acque, sabbie e di luce.
Si tratta della spiaggia di Marinello (detta anche Mare Secco) e dei sette laghetti, più o meno grandi, che costituiscono la laguna Oliveri, alle spalle della spiaggia. 
Spettacolare! 
Circolano leggende circa la formazione di questa spiaggia, la più diffusa delle quali narra di una bambina caduta dal piazzale del Santuario e ritrovata illesa sulla spiaggia formatasi dall'improvviso ritiro delle acque, per proteggere la piccola. Leggenda o fede, quello che è certo è che qui la perfezione della natura è totale. 
I laghetti e la punta della spiaggia modificano la loro forma ogni giorno, in seguito all'azione delle correnti e del vento che spostano la sabbia e la modellano a loro piacimento. Ogni volta, perciò, è una sorpresa l'assetto della laguna. E cambia sempre, in un moto perenne di forze naturali. 

Particolare della spiaggia

E di fronte a questo panorama, non si può non percepire la spiritualità della natura. La sua anima più vera che si manifesta senza remore e si unisce al credo dei pellegrini giunti al Santuario. Si ha una sensazione di totalità, di perfezione, di unicità di un luogo tanto completo da sembrare messo lì apposta per stordire l'uomo. Per emozionarlo e rapirlo. Per affascinarlo e trasportarlo in una dimensione tutta particolare. Dove la natura diventa anch'essa sacra, dopo aver visto quello che riesce a creare. Non rimane solo di contorno al Santuario, ma ne diventa parte integrante e imprescindibile. La spiritualità qui è ovunque. E' nel luogo stesso. E' il luogo.

 
Se si scende alla spiaggia, sarà bello camminare fino alla punta estrema, dove il mare si apre da entrambi i lati, mentre i piedi affondano in una sabbia chiara morbidissima.





C'è anche la possibilità di avvicinarsi ai laghetti. Qui l'ambiente è salmastro di tipo lacustre, con una flora e una fauna protette dall'istituzione della riserva naturale.
Sulla spiaggia iniziano ad aprirsi pozze di fanghi e cespugli di vegetazione che via via diventano sempre più numerosi e attorniano i laghetti, in un cambio repentino rispetto al vicinissimo ambiente marino. 
Ma come non notare, in cima al promontorio, il Santuario dove eravamo fino a un attimo fa? Da qui fa impressione vederlo tutto intero, costruito proprio sulla roccia di Capo Tindari, a picco sul mare. 
 


Viene voglia di sedersi qui e godersi tutto: il Santuario, la roccia, i laghi, la sabbia, il mare. Tutto il connubio di elementi che fanno questo luogo così speciale. E soprattutto, sentire che ha qualcosa da trasmetterci, che ha un'anima che sa toccare le corde della nostra interiorità, pronta a lasciarci qualcosa di nuovo dentro, quando infine andremo via.