venerdì 27 dicembre 2013

Inverno a Cefalù


L'inverno è la stagione in cui preferisco Cefalù. 
Può darsi sia per il fascino del proibito. Frammenti di tempo rubati alla vita quotidiana. Scappare a Cefalù senza la legittimazione della vacanza. Lontano dal caldo dell'estate, dal prolungamento delle vacanze a settembre, dell'anticipo delle vacanze a maggio.
No, in inverno c'è solo la voglia. E il bisogno.
Un irrefrenabile bisogno di mare e di luce, proprio quando ce n'è maggiore carenza. Proprio mentre tutti gli altri sono in città e nessuno più pensa all'estate passata né ancora a quella futura. 
E' proprio in questo momento che, stare qui, diventa privilegio.

Cammino. Nel primo pomeriggio, quando il sole pallido di gennaio si fa rasente al mare e il vento tira più forte. Il lungomare senza gli stabilimenti è bellissimo. E' un regalo che mi concedo fuori stagione. L'odore del mare lo accompagna.
La spiaggia ha dune di sabbia intatte, modellate dal vento.
Il mare è mosso. Si formano pozze d'acqua lungo la battigia.  

 








Ci si riflette il profilo del Duomo. 
Un dipinto di acqua e di luce.
Accennato da pennellate blu e gialle. 
I colori densi e l'aria, invece, leggera.

Il mare d'inverno attrae inesorabilmente. Dimentico l'interno del paese e mi concentro tutta sul mare, sulla luce, sui colori. Su quello che mi è così tanto mancato nei mesi precedenti e di cui ora faccio il pieno. Spremo il giorno. Non voglio perderne neanche un minuto.
E poi, piano piano, nel tardo pomeriggio, sale una nebbiolina rosata. Il profilo del paese si dissolve, avvolto in una coltre di sogno.

Non è indifferente a questo paesaggio nemmeno Steno Vazzana che, in "Cefalù fuori le mura", ed. Dell'Arnia, Roma, 1982, scrive:
"Anche il cielo coperto e le mareggiate invernali filtrano e rifrangono la luce d'occidente, sempre ugualmente opportuna alla bellezza del paesaggio, sia che si illanguidisca nelle gradazioni di grigio, sia che si accenda di appassionanti riflessi violacei".
Sono proprio questi tramonti, che in inverno sorprendono il visitatore. Siano essi, appunto, quelli dai riflessi violacei, quando la nebbiolina rosa si posa sopra l'abitato e sfuma le onde del mare rendendole color magenta, fino a che il paese non sembri scomparire e riapparire come una visione, sospeso tra cielo e mare...       

                                                                         

 ... O siano quelli, a mio avviso ancora più sorprendenti, delle giornate di pioggia. Quando all'improvviso, nel grigio del cielo, si aprono squarci di bianco e blu, e dalle nubi filtra una luce dorata intensissima, che si posa soltanto sul paese, e il mare riflette il colore blu elettrico del cielo. Tramonti come questi, non possono essere accompagnati da sufficienti parole.
Sono pura perfezione.
Penso che il senso della vita sia racchiuso in questi momenti. Seduta su una panchina del lungomare, a gennaio, a godere del meraviglioso spettacolo della natura. A innamorarsi di questa luce. E sentire struggere il cuore, per tale perfezione. Così meravigliosa da essere insostenibile. Con il paese tinto da tale luce dorata, quasi divina, e il blu tutt'attorno.



Spettacoli così, si possono godere solo in inverno.
Cefalù, in questa stagione, vuol dire ampi spazi, libertà, l'anima libera di andare. La tua. Che si unisce a quella del luogo, per urlare insieme al mare in tempesta. Sì, in inverno l'anima di Cefalù è nella sua pienezza. E' ovunque. Prepotente. Assoluta. Percepibile con tutti e cinque i sensi: nell'odore avvolgente del mare, nei colori freddi invernali, eppure coinvolgenti, nel rumore del mare in tempesta che arriva fin nei vicoli più interni del paese, nel sapore di salsedine che ti resta sulle labbra dopo una passeggiata a lungomare, nella sabbia fredda sotto i piedi.

Il cielo è immenso (o forse qui si riesce a guardare il cielo). 







Gli alberi spogli del lungomare incorniciano il paese con i loro rami secchi.


 
Cosa volere di più?

Dal mio libro "Il tempo della casa del pino", ecco una descrizione delle sensazioni che suscita  una sera d'inverno, a Cefalù:
"Prima di andare a casa, nonostante faccia freddo, restiamo seduti cinque minuti su una panchina. Salvo si fuma la sua sigaretta, io guardo ancora il mare. Non c'è più luce ma non è ancora buio. E' un momento magico: tornate le barche a riva, ritirate le rosse reti dei pescatori, è il momento di salutare il giorno e di fermarsi a riposare. Pian piano scivoliamo verso la bellezza della sera. Il pensiero si dilata e si fa più profondo. Tutto diventa pacato, gli uomini si fanno delicate presenze e la natura riprende il sopravvento. 
Siamo anime silenziose di fronte al cielo blu e alle prime luci accese delle case del paese; ci sembra di aver vissuto altre mille volte questi momenti.
Sono immagini della memoria, evocative di quelle sere che ci portiamo dentro, o forse della "sera" della nostra stessa vita, quando, smessa la fatica del giorno, prima della notte, è il momento in cui si riesce a sentire il respiro della terra.
Passato l'attimo, l'attimo che separa il giorno dalla notte, è come se il tempo riprendesse a scorrere e noi a vivere. Ci incamminiamo alla luce dei lampioni che proiettano le nostre ombre sull'asfalto".

Cos'è, dunque, l'inverno, se non riposo, pensiero, sospensione?
Ed è incantevole, questo inverno, qui.
Serbatelo dunque nel cuore, riposatevi ammirandolo, ma siate pronti a ricominciare a sorprendervi.
Presto sarà di nuovo primavera...



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