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domenica 11 giugno 2017

Primavera tra le dune a Marina di Sorso


La magia della terra Sarda non finisce mai di riservarci sorprese e così, anche questa volta, desidero condurvi alla sua scoperta. 
Ancora una volta è primavera. Ancora una volta a farla da padrone sono le dune e la libertà.
Questa volta siamo nella spiaggia di Marina di Sorso. Sardegna settentrionale, tra Castelsardo e Porto Torres. Questa spiaggia è molto estesa, a tratti anche organizzata turisticamente, ma la parte più bella è indubbiamente la parte selvaggia, lasciata alla natura soltanto, che inizia poco dopo aver lasciato il borgo di Castelsardo, andando verso ovest. La scopro così, per caso, come molte altre volte succede in Sardegna: quando hai in mente una meta prefissata e prima di raggiungerla, lungo la strada, ti fermi tante e tante volte, colpito dalla bellezza di luoghi meno famosi, ma che ti catturano e ti costringono a fermarti e a viverli. I fuori programma che danno senso al viaggio e alla vita stessa. Marina di Sorso è questo. E' un regalo che non ti aspetti. E' il cuore che batte per una emozione non messa in conto. E' ancora una volta lo stupore per il valore di ogni angolo della Sardegna, quando, mentre sei in strada, d'improvviso questa attraversa pinete folte, che ti corteggiano con l'ombra e l'odore di resina. E tra la pineta, ecco i sentieri di terra che conducono al mare. Immaginato. Ti attraggono inesorabilmente. L'unica cosa che puoi fare è fermare la macchina e percorrerne almeno uno, quello che il destino ti ha riservato, con la trepidazione di scoprire dove conduca. Qui, a Marina di Sorso, quello che il mio sentiero mi riserva è il panorama sulla lunghissima spiaggia di sabbia bianca, con il mare leggermente increspato da un vento che muove le onde, sposta la sabbia, modella le dune a seconda del suo capriccio. Un vento che sconvolge anche te, che entra dentro l'anima, che ti uniforma con il luogo. Non importa se sei sabbia, acqua o creatura vivente, esso ti attraversa. E ti cambia. 

Fiori tra le dune a Marina di Sorso.
Ti trovi tra le dune. Si susseguono una all'altra. Alcune più basse, altre compatte e alte. La sabbia è bianca e finissima. La macchia mediterranea fa la sua comparsa qua e là, colorandola di verde. La primavera completa il lavoro della natura, donando cespugli di fiori gialli o fucsia. Che privilegio essere qui in questa stagione, godersi questa spiaggia ancora deserta di gente e piena di fiori! 

Macchia mediterranea tra le dune a Marina di Sorso.
Fiori tra le dune a Marina di Sorso.
Chilometri e chilometri così: di dune e arbusti e fiori. Il mare che si vede solo se riesci a salire sulle dune più alte, quando si apre il panorama su tutta la lunghezza della spiaggia. Un paesaggio sempre uguale e sempre diverso, a seconda di come si combinano tutti gli elementi che lo compongono: i pini marittimi, i mirti, i ginepri, le  fioriture primaverili. E tu con la tua brama di scoprire in ogni punto quello migliore. Spostandoti ora su una duna, ora su un'altra. Scendendo, salendo, saltando, in una ricerca continua della totalità del luogo, destinata ovviamente a fallire. Ogni punto offre una nuova prospettiva, uno scorcio differente, una nuova emozione. Ma mai potrai conoscerlo tutto, questo luogo. Ampio, esteso, destinato a cambiare sempre col vento e con le stagioni. Corri tra le dune affamato di libertà, di scoperta, di bellezza. Di felicità.

Non è facile riprendere il cammino, lasciare questo luogo, ricordarsi che la meta non era questa. Ma lo fai. Solo che durante tutta la giornata ripensi all'anima di questo luogo. Un'anima fatta di vento, di libertà, di infinite possibilità. Di natura selvaggia, di mare, di sabbia. E vuoi tornare. Alla fine del giorno vuoi tornare proprio lì dove la giornata era iniziata, anzi: su un altro sentiero tra la pineta che porta a questa spiaggia. Una storia dello stesso libro; l'altra faccia della stessa medaglia. Per scoprire ancora qualche cosa di più. Per vedere che effetto fa alla luce del tramonto, per capire se un'altra parte della spiaggia può farti battere il cuore allo stesso modo.

Marina di Sorso, alberi sulla spiaggia.

E scopri, questa volta, una zona più fitta di alberi, piegati dal vento, abituati a lottare ma anche a resistere. Scopri la durezza della natura. La forza che ci vuole per farne parte. La luce più calda del tramonto che avvolge tutte le cose. Quello che provi adesso, a quest'ora del giorno, non è più bramosia ed emozione, ma una straordinaria sensazione di pace, di consapevolezza. Un respiro dell'anima. Presto sarà sera.





sabato 6 maggio 2017

Le dune della Sardegna del nord: la spiaggia di Rena Majore


E' proprio vero che le cose migliori capitano quando non te l'aspetti. E l'assenza di aspettative, che inevitabilmente crea un'attesa, permette di gioire senza preconcetti di una bella sorpresa. Ed è proprio così: a sorpresa, che mi imbatto nella spiaggia di Rena Majore, nella Sardegna settentrionale, poco dopo la cittadina di Santa Teresa di Gallura, procedendo con il mare alla mia destra. Assolutamente fuori programma, essendo la meta del mio itinerario la spiaggia di Li Cossi (di cui vi parlerò nel prossimo post), per puro caso mi giro verso il mare, lungo la strada, e la vedo. Si può dire sia un vero e proprio colpo di fulmine. Tra la pineta che lambisce la strada, un varco apre la vista su una duna di sabbia di un bianco accecante. Dietro, il mare turchese. Io incredula per una frazione di secondo. Come può essermi sfuggito un luogo così? Ma i fuori programma sono assolutamente benvenuti e salutati dal cuore che inizia a battermi più veloce. Non devo neppure deciderlo: è scontato che mi fermerò a visitare questa meraviglia, come un regalo inaspettato e perciò tanto più gradito. 
Apprendo da alcuni cartelli segnaletici che siamo della provincia di Aglientu. 
Non so come sia d'estate questo posto, ma ora, in aprile, è assolutamente deserto e selvaggio. Lascio senza problemi la macchina ai lati del sentiero sterrato, sotto l'ombra di un pino, e mi addentro della pineta odorosa. Un odore di resina e di mare, una promessa di benessere d'ombra e di allegria di cicale nelle estati senza tempo. 

Dune a Rena Majore.
Dune a Rena Majore.

Subito dopo la pineta, le dune. Alte. Alcune imponenti. Vive di vegetazione. Bianche. Morbide. Modellate solo dal vento. Senza traccia di passi umani. Talmente pure che sembra quasi una violazione della natura, camminarci sopra, rompere i solchi tracciati dal vento con le mie impronte estranee. Eppure lo faccio. Perché ora è diventata esigenza visitare questo luogo, capirlo, interiorizzarlo. Procedo stordita da tanta bellezza inaspettata. Di una accessibilità assoluta, eppure che pare essere solo una delle tante spiagge della Sardegna. E proprio da questo inizio a capire quale sia, il fascino tanto decantato di questa regione.
Le dune si susseguono una dopo l'altra, come una nascesse esattamente dove muore la precedente, in un continuo circolo di vita. Rami scuri si stagliano, a contrasto, sulla sabbia bianca. Qua e là, la macchia mediterranea interrompe il chiarore della sabbia, tingendola di chiazze di verde. I ginepri trovano qui il loro paradiso. E anche io. Camminare su queste dune incontaminate, col vento che le scombina e le ricombina proprio davanti a me, con i piedi affondati della morbidezza della sabbia, serve a capire il senso intero della vita. Mi sdraio, esausta, su una delle dune più alte, e per un po' resto così, con il cuore che batte, la mente piacevolmente confusa, il respiro profondo, a godere soltanto di questo luogo.
E poi riprendo il cammino, scendendo di corsa dalla duna per raggiungere la lunga spiaggia di sabbia circondata da rocce di granito. E il mare è una nuova sorpresa. Nonostante il vento increspi la superficie dell'acqua, è di un meraviglioso turchese trasparente. Rende felici.

Mare a Rena Majore.
 

 
Fiume che attraversa Rena Majore.
Fiume che attraversa Rena Majore.
E poi, tornando indietro, scelgo un sentiero alternativo a quello dell'andata, procedo d'istinto, tra le mille dune, per visitarne il più possibile. Per emozionarmi ancora. Ed ecco un fiumiciattolo attraversare la spiaggia. In inverno deve raggiungere la sua massima potenza, ma in questa stagione si prepara già all'arsura estiva, facendosi più modesto. E', comunque, anch'esso, parte dello spettacolo che la natura offre su questa spiaggia.
Così selvaggia, incontaminata, il cui unico padrone sembra essere il vento. 
Qual è l'anima di questo luogo? L'avete già sentita, forte com'è, attraverso le mie parole? E' un'anima di sabbia, di arbusti tenacemente attaccati ad essa. Un'anima d'acqua, perciò di vita. Un'anima fatta da una natura che qui è libera di esprimere tutta la sua potenza. Un'anima di libertà, di ampiezza e di vento che la scompiglia a suo piacere. Io trovo che qui sia racchiusa un po' tutta l'anima della Sardegna, di quella parte autentica della Sardegna fatta da spiagge incontaminate, di una meraviglia assoluta e lasciate allo stato selvaggio, con gli alberi, le dune, gli arbusti e le pinete chilometriche. Dove il vostro cuore non  potrà far altro che battere, forte, di emozione. 
Cosa state aspettando? La Sardegna vi aspetta. Rena Majore vi aspetta. Vi accoglierà tra le sue dune, finché sarete lì la sua anima sarà all'unisono con la vostra. Poi tornerà ad essere solo della natura. Meravigliosamente selvaggia.




venerdì 6 giugno 2014

Eraclea Minoa: la totalità degli elementi


Spiaggia di Eraclea Minoa
 
Capo Bianco

Chiudete gli occhi. Pensate ad un luogo. Ad una spiaggia.
Che caratteristiche deve avere perché ne sentiate l'anima?
Io penso ad una lunga spiaggia di sabbia chiara e morbida, accarezzata dalla luce di una giornata di fine estate. Ci aggiungo un mare trasparente, leggermente increspato affinché si senta più forte l'odore della salsedine. Il mare più vero. Vivo. Che mi sappia spiegare la libertà.
Ma ancora non basta. C'è altro. Una pineta. Una lunga pineta direttamente sul mare, che accarezza la costa per chilometri, parallela alla spiaggia. Con ombra benevola e verde generoso.
E poi una scogliera. Una sorpresa che si rivela solo alla fine della spiaggia. Solo per i tenaci. Quelli che hanno camminato e camminato per arrivare alla fine. Che poi non è affatto la fine. E' l'inizio di calette tra la roccia più bianca. Rivela sorprese.
E' tutto mi pare. 
Ma se aggiungiamo anche un fascino che proviene dall'antichità, dalla sacralità di un luogo che è stato dimora e scontro, per qualcuno, secoli fa, allora mi sembra d'aver inventato il luogo migliore della Terra. Dove non manca nulla.
Ma questo luogo non esce dalla mia fantasia. Esiste realmente. In Sicilia. Nella remota Sicilia meridionale, fatta di spazi e di silenzi. Di ombre e di luci.
Provincia di Agrigento. Eraclea Minoa. Un nome difficile da imparare, ma che vi resterà cucito nella mente dopo che sarete stati qui. Non c'è un paese, se non Cattolica Eraclea, ma a circa cinque chilometri, verso l'interno. Qui siamo in una località esclusivamente naturale. E antichissima. La spiaggia prende, infatti, il nome dalle rovine dell'antica città greca Heraclea Minoa, i cui resti guardano il mare dall'alto del promontorio bianchissimo che chiude la spiaggia. 

Dal basso, dopo aver camminato per tutta la spiaggia, lo vedrete. Il promontorio sul quale era costruita l'antica città. 
Si tratta di Capo Bianco, fatto di marne, il cui nome non è necessario spiegare da dove derivi.
 All'inizio appare così: di un bianco accecante tra cielo e mare. Dopo la spiaggia. Alla fine della pineta e del boschetto di eucalipti che la chiude. Avvicinatevi. Per scoprire il resto.

La prima sorpresa sono i fanghi. Quelli benefici per la pelle. Preziosi. La montagna, alla sua base, è fatta di questo. Non l'avrei notato, devo dire la verità, se non avessi visto gente camminare completamente ricoperta di fango. Aspettare che si secchi per poi risciacquarlo nell'acqua del mare, con un gesto antico e rituale. Purtroppo, però, molti non si accontentano dei pezzi di fango che si staccano naturalmente dalle pareti rocciose in seguito alla forza del mare e all'azione del vento. Tanti staccano con le proprie mani pezzi di fango dalla montagna, con il risultato di aver provocato pericolosi crolli e ridotto la forza della base del promontorio. 

Si cammina. Proprio sotto la roccia. Notandone le striature più scure che si alternano a quelle più chiare, con  un'affascinante combinazione geologica. 
La spiaggia è sottile. Tra il mare e la roccia. 
Per lo più camminerete in solitudine. Non tutti si spingono fin quaggiù.

E se andate ancora avanti troverete un passaggio segreto, tra la roccia che sembra chiudere definitivamente la spiaggia e invece lascia una piccola apertura da cui passano agevolmente solo i bambini o le persone di piccola statura. Se lo siete, potete passare dall'altra parte, in una piccola spiaggetta deserta, e poi continuare a camminare accanto al gigante di roccia, fino a scoprire dove finisce realmente. In un panorama quasi lunare, la roccia si fa sempre più bassa e levigata in morbide forme ondulate. Sulla sabbia frammenti di pietra.

Ed eccovi arrivati alla fine. 
Eraclea Minoa, la meravigliosa spiaggia con la pineta, si chiude con l'ultimo lembo di Capo Bianco. Il gigante termina con un cono a punta, tra mille striature di roccia bianca e beige. Dopo cambia tutto, continua il mare e vegetazione dunale, ma la magia si interrompe. Non siamo più qui. Non è più Eraclea Minoa, ma solo mare per chilometri e chilometri. 
E allora limitate qui. Godetevi la fine. Il punto più estremo. E scopritelo più umano e vicino di quanto non sia il promontorio, duro, che confina con la pineta. Qui, alla fine di tutto, la roccia imponente sembra ormai solo un ricciolo di panna montata a neve. E, qui, sarete veramente soli. Non passa quasi mai nessuno. La natura è tutta per voi. Voi siete per lei.
L'anima del luogo risplende di questa solitudine. La si può sentire urlare nel silenzio, la si può respirare con la salsedine, la si può riconoscere nella forza della roccia o nel vento che pare mescolare tutti questi elementi e restituirli direttamente alla nostra pelle. Anima con anima. La vostra. Quella del luogo. E poi la somma di entrambe.


Vi lascio raccontandovi di me. Di quando sono arrivata qui la prima volta. 
Giravo per la Sicilia, dormendo ogni giorno in una località diversa. Qui sono arrivata verso sera, gioendo per aver trovato una spiaggia così bella, affascinata dalla pineta e sicura di volermi fermare. 
La sera è cresciuta, divenendo presto una notte adolescente e poi matura. E io sulla spiaggia. Seduta. Qualche falò a rischiarare l'ambiente. Suono di chitarre lontane. Suono di giovinezza. Poi le stelle, nel cielo più scuro. Nessun paese d'intorno. Nessun'altra luce. Se non un chiarore latteo, un bagliore, dal lato destro della spiaggia. Interrogarmi curiosa. Chiedermi cosa fosse. Avrei scoperto solo il giorno dopo, con la luce del mattino, che si trattava di Capo Bianco. La roccia bianca riflette luce. Una meravigliosa scoperta che ho poi conservato negli anni.
Ma quella notte non restava che abbandonarmi al profumo dei pini e del mare, come può essere solo in una notte d'estate. Abbandonarmi a una natura sovrana. A un buio che mi proteggeva e mi faceva sentire parte del tutto. 
Perché la libertà più assoluta e la piccolezza di fronte alla natura sono esattamente la stessa cosa. 




sabato 22 febbraio 2014

L'accogliente Brac


Se cercate un'isola dove il vostro cuore sarà leggero e l'animo ben nutrito, benvenuti a Brac. Già il nome evoca il conforto di un abbraccio amico, accogliente e ben disposto. E l'isola è proprio così. La più grande e accessibile delle isole dalmate, è la prima che si incontra partendo da Spalato nonché la più amata dai croati. Presenta una costa bassa e riposante: lungo la strada principale compaiono calette di incomparabile bellezza, subito accessibili, senza alcun problema di parcheggio né di sentieri impervi o di eccessivo affollamento. Brac è anche l'isola più economica tra quelle dalmate. Ed è quella che ha il maggior equilibrio tra turismo, sport, natura, artigianato e gastronomia. Di tutto un po'. Senza eccedere in niente, senza farsi mancare niente.

Brac è famosa per la cittadina di Bol e il suo "Corno d'Oro": la lunga spiaggia circondata dai pini che, appunto, come un corno, "entra" nel mare cristallino, proseguendo per diversi metri.

Il Corno d'Oro

Inutile dirvi che questo è anche il luogo più affollato e turistico di tutta l'isola, con una parte della spiaggia famosa per essere riservata ai nudisti e l'altra parte ricca di ombrelloni, sdraio, chioschi di ristoro e affitta attrezzature sportive. E' qui, infatti, che si concentrano la maggior parte dei turisti e degli sportivi che praticano wind surf. 
La spiaggia non è fatta di sabbia ma da ghiaia chiara, che accentua la trasparenza dell'acqua.
Sicuramente d'impatto scenico, con il mare da entrambe le parti del "corno" e la sua punta che cambia ogni giorno direzione a seconda delle correnti, tuttavia non credo sia la parte più bella di Brac. Personalmente ho preferito calette più isolate e solitarie. Nondimeno è sicuramente da vedere per l'unicità della sua conformazione naturalistica. Inoltre è piacevole la passeggiata sotto la pineta che collega la spiaggia alla cittadina di Bol. Qui, all'ombra dei pini, si gode una meravigliosa vista sulle calette prima del Corno, ci si può sedere sulle panchine a mangiare un gelato o curiosare tra le bancarelle. Personalmente mi è capitato di scendere in uno dei lidi prima di arrivare in paese e sono rimasta colpita dal gettone per la doccia che comprendeva l'accesso a una vera e propria stanza da bagno, con tanto di acqua calda, asciugamano lindo di bucato e bagnoschiuma. Se proprio ci devono essere dei lidi (che comunque sono solo su questa parte dell'isola) che almeno siano così!

Bol è una graziosa cittadina in stile dalmata-veneziano, anch'essa piuttosto frequentata e ricca di locali e negozi. Nello stesso tempo è molto tranquilla e dai ritmi rilassati e senza troppe pretese modaiole.
 
Bol
 

Ma la vera anima di questa zona di Brac, secondo me, sono le calette semideserte dopo Murvica, continuando la strada sterrata dopo il Corno d'Oro. Qui troviamo veri e propri gioielli della natura. Minuscole insenature di ghiaia bianchissima, nascoste tra la folta vegetazione. Radure paradisiache poco conosciute, dove ritemprare corpo e mente. 

Caletta dopo Murvica




L'acqua è così trasparente da sembrare che le barche siano sospese nel vuoto. L'odore di mare e di pini ci invade. La mente si libera. Il corpo si alleggerisce. Il benessere prende il posto dello stress, delle preoccupazioni, della tensione. Non esiste più niente. In questo paradiso della natura. Solo tu, il mare e i boschi. In un equilibrio atavico che ridimensiona tutte le cose e ci riporta alla libertà della natura.
E, guardando nell'acqua, continua lo spettacolo. 
Non vi sembra di osservare un quadro impressionista? Questi colori, questi riflessi, non sono forse la bellezza dei tratti di un dipinto? Se guardate meglio vi renderete conto che, invece, si tratta di pesci. Branchi e branchi che nuotano a filo di quest'acqua creando una vera e propria opera d'arte di colore e di luce.

pesci
 

Non siete ancora del tutto convinti di partire per Brac?
Bene, allora continuiamo il viaggio virtuale, vi porto a scoprire le altre meraviglie di quest'isola per persuadervi definitivamente.
Dalla parte opposta a Bol, si trova la cittadina di Supetar, con le case rivolte tutte verso il mare, il campanile del Duomo a dominare il paesaggio e un'atmosfera tipicamente dalmata. Supetar, infatti, è sicuramente meno internazionale di Bol, ed è maggiormente rivolta a un turismo nazionale croato e, perciò, più interessante per scoprire la vera cultura di questo popolo.

Supetar

Il lungomare è attrezzato con scivoli d'acqua, possibilità di affittare moto d'acqua e altra attrezzatura sportiva. Il passeggio è animato e molteplici sono i locali dove gustare dell'ottimo pesce fresco o bere una birra locale accompagnata da una allegra musica croata. Non mancano bancarelle e giostre per il divertimento dei bambini. Vivace e allegra, qui si respira la voglia dei Croati di divertirsi e nello stesso tempo la tranquillità di un turismo principalmente rivolto a famiglie e a sportivi.

Poco distante si trova la piccola contrada di Splitska, anche questa molto suggestiva con il suo campanile e il lungomare illuminato. La strada per arrivarvi odora di mare e di pini. Il mare qui, infatti, è direttamente accessibile e forma piccoli golfi dove poter fare il bagno accanto la pineta. 

Splitska


Continuando la strada principale, in breve si arriva a Postira, altra cittadina interessante. Qui, al tramonto, le case affacciate sul mare si tingono di rosso e l'atmosfera si fa pacata. Svetta una statua di pietra bianca di un uomo che guarda l'orizzonte a salutare il giorno e il mare.

Postira
Statua di pietra bianca

Di questa pietra bianca è assolutamente necessario parlare. E' la famosissima pietra di Brac, estratta dalle cave dell'isola, lavorata da sapienti mani artigiane per farne elementi architettonici, d'arredamento o monili. Ma la pietra di Brac è stata anche usata per la costruzione dell'intero Palazzo di Diocleziano a Spalato e di molte delle architetture croate. Ed è stata importata in tutto il mondo per usarla in costruzione. La Casa Bianca a Washington ne è il più famoso esempio di utilizzo.

Oggi i giovani isolani continuano la tradizione secolare e imparano il mestiere di scalpellini alla scuola di Pucisca, una cittadina in puro stile veneziano, che compare improvvisamente, graziosissima,  in una baia tra valli verdeggianti. 

Pucisca


Le ultime due zone di Brac, di cui desidero parlarvi, sono quelle meno turistiche di Povlja e di Sumartin.
Per raggiungerle, da Supetar, si attraversa l'interno boscoso dell'isola. Un repentino cambiamento d'ambiente, che da marino passa a tipicamente montano in pochi chilometri.
Facile incontrare, lungo questa strada, greggi di pecore o di capre. Non mancano neppure i sentieri di montagna per chi ama passeggiare nei boschi.
Poi, si ridiscende a mare.

Povlja è una minuscola contrada dove regna la tranquillità più assoluta. E' incastonata tra valli incontaminate, dove la sensazione sarà quella di trovarsi in pace col mondo e, contemporaneamente, fuori da esso. 
Qui si trova una cava di pietra abbandonata, proprio sul mare, dove il bianco della pietra dell'isola accentua i colori dell'acqua del mare. 

Mare a Povlja





Dalla parte di Sumartin, invece, si trovano deliziose calette dall'acqua verde smeraldo, adagiate tra valli ricche di vegetazione.

Mare vicino Sumartin

Mare vicino Sumartin


Allora, siete convinti?
Brac ha tutto. E' un'isola che soddisfa ogni desiderio. Ha un bellissimo mare, subito accessibile. Una natura importante. Estesi boschi interni. Innumerevoli paesi graziosi. Possibilità di praticare sport di ogni tipo. Divertimenti e servizi turistici, senza rinunciare alla tranquillità e alla pace. Gastronomia appagante. Artigianato di pietra bianca invidiabile.
Nessun aspetto viene meno. Niente è trascurato. A Brac non è necessario fare alcuna rinuncia. E' un'isola dall'anima accogliente. Accoglienti sono i suoi abitanti, tutti sempre gentilissimi, e la loro politica turistica. Accogliente è la natura stessa dell'isola, con una costa alla portata di tutti, ma anche con piccole cale e zone tutte da scoprire. Ci si rilassa, a Brac. Si ha un senso di completezza, di benessere. La sensazione di essere amati dall'isola. Di essere sempre benvenuti e facilitati nella realizzazione di ogni proprio desiderio.
E' un'isola aperta, radiosa, allegra, giovanile. 
Che aspettate?



mercoledì 29 gennaio 2014

Daini in libertà sull'isola di Badija


Badija è una piccola isola che fa parte del territorio di Korcula. Siamo quindi in Croazia, precisamente nella regione dalmata. Si tratta di una delle più ambite mete, per una gita giornaliera dalla cittadina di Korcula, sull'isola omonima.
Un servizio quotidiano di taxi-boat collega per poche kune le due isole, compiendo la tratta in circa 20 minuti. In alternativa le agenzie di viaggio organizzano escursioni personalizzate, portandovi a Badija e venendo a riprendervi negli orari più comodi per voi, a un prezzo, però, decisamente più alto. 
Sono pochi a  soggiornare sull'isoletta. Anche perché non ci sono case né strutture alberghiere o similari. Al tramonto tutti i visitatori lasciano l'isola. Credo che resti solo il guardiano dell'unico bar-ristorante, costruito proprio acccanto all'approdo delle barche.

E i frati
Monastero francescano
del monastero francescano divenuto simbolo di Badija.
Trovo affascinante che l'isola si svuoti, ogni giorno, al calar del sole. Trovo che acquisti una dimensione intima. Chi ne resta escluso, allora, può immaginarla come desidera, la notte a Badija. E io la immagino magica. Come se, nella solitudine con se stessa, l'anima dell'isola prendesse vita e animasse la notte. 


Ma ora parliamo del giorno. 
Cosa si può fare a Badija? Dopo aver visitato il monastero, si può sicuramente passeggiare. Un sentiero fa il giro dell'isola, permettendo di passeggiare per tutto il perimetro, lambendo dapprima la costa e poi addentrandosi all'interno. Il centro dell'isola è coperto da una fitta vegetazione di pini e cipressi e qualche sentiero tra il bosco, più impervio, permette di scoprire anche questa parte dell'isola.

Chi vuole, naturalmente, può anche rilassarsi al mare. Qui la costa è rocciosa o fatta di piccole baie di sassi, ma l'acqua è molto bella, di un colore azzurro piuttosto raro in Croazia (dove di solito tende al verde/turchese) e che ricorda un po' il colore del mare della nostra Sardegna.




Ma la cosa che ho, personalmente, trovato più affascinante di Badija, sono i daini che la abitano. Sono loro, l'anima dell'isola. 
Si tratta di un gruppo di circa una decina di esemplari, forse meno, liberi per l'isola ma abituati alla presenza umana ed estremamente curiosi. Basterà tender loro un pezzettino di pane per farli avvicinare, senza nessuna paura, a ritirare "il regalo" direttamente dalla vostre mani. 





E come è bello vederli passeggiare nel bosco! Camminare per i sentieri dell'isola e sentire un fruscio tra la vegetazione e dei passi decisi sulla terra. Segno del loro arrivo. O incontrarli dopo una curva del sentiero, mentre mangiucchiano beatamente i cespugli e alzano gli occhi, ad osservarvi, curiosi della vostra presenza ma non spaventati.
 




Ma, se il bosco è il loro ambiente tipico, ancora più sorprendente sarà vederli passeggiare vicino al mare. Sulla spiaggia. Sullo sfondo delle altre verdissime isole.


 

L'isola è più loro che di chiunque altro. La conoscono in ogni angolo, addentrandosi tra la pineta e il mare. Non c'è segreto.
E questi daini, sono anche i custodi delle notti di Badija. 
Dalla barca che vi porterà via, a fine giornata, col sole che cala nel mare e la luce calda che illumina la terra, non è raro vederli comparire sulle rive dell'isola. Come se vi fossero venuti a salutare. O a godersi l'ultimo sole.
Voi andate. Loro restano. 
Senza fretta si riappropriano della solitudine dell'isola. 
Li vedi brucare qualche filo d'erba, camminare sulla riva o addentrarsi di nuovo nel bosco. Custodi dell'isola e dei segreti delle sue notti.