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martedì 11 giugno 2019

Tra Alpi e torrenti: le meraviglie del Lago di Jasna


Torno a raccontarvi le bellezze della Slovenia, perla verdissima e meta turistica molto comoda dall'Italia. Oggi desidero condurvi leggermente fuori dal circuito turistico più conosciuto a livello internazionale: appena sopra il Parco Nazionale del Tricorno, nella regione dell'Alta Carniola. Precisamente nel meraviglioso lago alpino di Jasna, frequentato principalmente da un turismo nazionale sloveno, ma non per questo meno suggestivo dei laghi più noti per cui la Slovenia è conosciuta. Siamo nella parte nord - ovest del Paese, proprio al confine con l'Italia e con l'Austria. 
Ci troviamo di fronte alla maestosità delle Alpi.
Kranjska Gora.
Vicino la graziosa cittadina di Kranjska Gora, elegante comune in tipico stile montano. Qui le case assomigliano di più a baite, con i tetti spioventi in legno, ideati per evitare l'accumulo di neve che, in questa regione, cade fino alla primavera inoltrata. La cittadina è famosa per il casinò Korona e per le sue stazioni sciistiche che attirano un turismo benestante e rilassato. La vita si concentra attorno alla chiesetta, dove una sola strada principale riunisce la maggior parte dei bar, ristoranti, negozietti di souvenir. E' d'obbligo una sosta in uno dei forni per assaggiare specialità che già fanno parte della tradizione culinaria austriaca: come il Brezel o lo Strudel. Così come sedersi in uno dei bar e ricaricarsi al sole, respirando l'aria genuina di montagna e godendo lo scorrere della vita, mentre si ammira un panorama d'abeti e di montagne ancora innevate che aprono l'immaginazione, preparando la mente ai paesaggi suggestivi che circondano la cittadina. Dopo una sosta così, lo spiritò sarà già disteso e il buonumore pronto a guidarvi alla scoperta del territorio.

Prato fiorito con dietro le Alpi innevate
Irresistibili sono i primi cenni di una primavera  che regala colori accesi alle montagne e distese di fiori ai prati. E' curioso notare la differenza rispetto alle Alpi, sullo sfondo, che - ancora innevate - sembrano mantenere un dignitoso distacco dall'arrivo della bella stagione che ingentilisce tutto, ma non tange la loro maestosità. Il contrasto tra il bianco della neve tra cui spicca la forza della materia rocciosa e i delicati fiori sul prato, che invitano alla leggerezza della distensione tipica della primavera, crea un paesaggio vivo di emozioni.
Ma non possiamo fermarci qui a lungo: il lago di Jasna ci aspetta! E' proprio nelle vicinanze, dopo le prime curve della strada per il valico di Vrsic. Eccolo che appare in tutta la sua meraviglia, tanto che facilmente gli perdoniamo d'essere un lago artificiale (anzi più correttamente si tratta di due piccoli laghi ricavati dalle acque dei torrenti Velika e Mala Pisnica).

Lago Jasna.

Colpisce immediatamente la bellezza del luogo, a cui non manca veramente nulla. Le acque color smeraldo risaltano ancor più grazie alla ghiaia bianca di cui è formata "la spiaggia" del lungolago, che pare così incastonato come una pietra preziosa nella sua montatura. Ma è lo scenario intorno a colpire maggiormente, con le montagne ricoperte dai boschi e le Alpi innevate a capo di tutto. Il verde e il bianco qui sono i colori che spiccano e ci richiamano alla natura. L'aria fresca e genuina di montagna invita all'esplorazione. Non mancano, tra l'altro, passerelle in legno e guardiole su cui salire per poter ammirare il lago dall'alto. E' come tuffarsi anche noi nel riflesso del panorama in queste acque stupende, che ci rimandano - fedeli - il contorno che le circonda. 
Fioritura primaverile.
E' un dipinto d'acqua e di colore, dove non può certo mancare il tocco di lilla della primavera, che ci regala una fioritura di montagna adagiata giusto sulle sponde del lago. Dei fiori forti e delicati al tempo stesso, messi lì dalla natura per ricordarci la perfezione.

Casetta sul lago di Jasna.
Così come una casetta costruita - chissà da chi e chissà perché - con tronchi e cortecce, adagiata sull'acqua tanto trasparente che pare galleggiare, ci ricorda - invece - l'imperfezione di un gioco d'infanzia o forse solo le favole antiche di boschi e di gnomi.
Gnomo di legno.
Come quello scolpito dal legno, seduto su una panca all'interno di una metaforica finestra, anch'essa scolpita in legno, che incornicia il lago, orgoglio di Kranjska Gora. Come non fermarsi, anche noi seduti su questa panca, e scattare una fotografia insieme allo gnomo? 
Giocando con il paesaggio mozzafiato che ci circonda e avvolge perfino i nostri pensieri bambini, in un'atmosfera allegra e leggera.
Ci si rilassa al lago di Jasna, lontano dallo stress delle città e dalla velocità della vita moderna. Si può fare sport, passeggiare, si può nuotare nel lago d'estate o affittare canoe per navigarlo. E' possibile pescare in maniera regolamentata. Prendere il sole. O gustarsi un buon caffè o una torta ai saporitissimi frutti di bosco al bar proprio sul lago, che affitta anche biciclette.

Prima di cedere alla tentazione di sederci sulle sponde del lago o sui prati intorno e restare così: in una contemplazione benefica e in un dolce oblio del resto del mondo, guardiamoci intorno, scoprendo il perimetro del lago ed esplorando il torrente retrostante. Qui si apre un bel panorama tipico della montagna, con l'acqua che scorre, allegra e chiarissima, su un letto fatto di sassi bianchi e levigati. Un paesaggio che invita a camminare e ad immaginare; a superare il fiume e nasconderci nell'ombra del bosco. O a fare lunghe passeggiate al sole; a bagnarsi con l'acqua fresca del torrente; a raccogliere i ciottoli per poi lanciarli di nuovo nell'acqua. Che invita a pensare ma in maniera lieve, perdendosi nella perfezione della natura che ci accoglie, in un'ampiezza tutta da esplorare.

Torrente nei pressi del lago di Jasna.
Torrente.

Tornando al lago, d'obbligo è una sosta alla statua dello Zlatorog: il camoscio bianco dalle corna d'oro, partorito direttamente da una leggenda slovena che lo vuole guardiano di un tesoro nascosto sui monti. E forse è realmente così. Questo camoscio posto qui, in posizione strategica, sembra abbracciare il punto migliore per godere del panorama del lago e idealmente difendere tutto il territorio. Capo guardiano, con le sue maestose corna, di un tesoro che è anche l'anima di questo luogo: fatto di boschi, di aria, di vento, di acqua, di montagna, di roccia, di neve e di natura sovrana. Una ricchezza immateriale tratteggiata di verde smeraldo, di verde bosco, di bianco e di blu del cielo. Un'anima di pace e di verità.

Statua dello Zlatorog.

Un paesaggio meraviglioso e forte su cui vegliare, custodendone segreti e racconti di natura  di una montagna dura quanto accogliente, con le sue Alpi e i torrenti e la gemma che è il lago di Jasna. Trascorrete qui del tempo, che sia una giornata soltanto e un periodo di soggiorno più lungo. Questo luogo è fatto per rinvigorire e rigenerare, per darvi energia nel corpo e rilassamento nella mente. E' fatto per abituarsi alla meraviglia. 





domenica 11 giugno 2017

Primavera tra le dune a Marina di Sorso


La magia della terra Sarda non finisce mai di riservarci sorprese e così, anche questa volta, desidero condurvi alla sua scoperta. 
Ancora una volta è primavera. Ancora una volta a farla da padrone sono le dune e la libertà.
Questa volta siamo nella spiaggia di Marina di Sorso. Sardegna settentrionale, tra Castelsardo e Porto Torres. Questa spiaggia è molto estesa, a tratti anche organizzata turisticamente, ma la parte più bella è indubbiamente la parte selvaggia, lasciata alla natura soltanto, che inizia poco dopo aver lasciato il borgo di Castelsardo, andando verso ovest. La scopro così, per caso, come molte altre volte succede in Sardegna: quando hai in mente una meta prefissata e prima di raggiungerla, lungo la strada, ti fermi tante e tante volte, colpito dalla bellezza di luoghi meno famosi, ma che ti catturano e ti costringono a fermarti e a viverli. I fuori programma che danno senso al viaggio e alla vita stessa. Marina di Sorso è questo. E' un regalo che non ti aspetti. E' il cuore che batte per una emozione non messa in conto. E' ancora una volta lo stupore per il valore di ogni angolo della Sardegna, quando, mentre sei in strada, d'improvviso questa attraversa pinete folte, che ti corteggiano con l'ombra e l'odore di resina. E tra la pineta, ecco i sentieri di terra che conducono al mare. Immaginato. Ti attraggono inesorabilmente. L'unica cosa che puoi fare è fermare la macchina e percorrerne almeno uno, quello che il destino ti ha riservato, con la trepidazione di scoprire dove conduca. Qui, a Marina di Sorso, quello che il mio sentiero mi riserva è il panorama sulla lunghissima spiaggia di sabbia bianca, con il mare leggermente increspato da un vento che muove le onde, sposta la sabbia, modella le dune a seconda del suo capriccio. Un vento che sconvolge anche te, che entra dentro l'anima, che ti uniforma con il luogo. Non importa se sei sabbia, acqua o creatura vivente, esso ti attraversa. E ti cambia. 

Fiori tra le dune a Marina di Sorso.
Ti trovi tra le dune. Si susseguono una all'altra. Alcune più basse, altre compatte e alte. La sabbia è bianca e finissima. La macchia mediterranea fa la sua comparsa qua e là, colorandola di verde. La primavera completa il lavoro della natura, donando cespugli di fiori gialli o fucsia. Che privilegio essere qui in questa stagione, godersi questa spiaggia ancora deserta di gente e piena di fiori! 

Macchia mediterranea tra le dune a Marina di Sorso.
Fiori tra le dune a Marina di Sorso.
Chilometri e chilometri così: di dune e arbusti e fiori. Il mare che si vede solo se riesci a salire sulle dune più alte, quando si apre il panorama su tutta la lunghezza della spiaggia. Un paesaggio sempre uguale e sempre diverso, a seconda di come si combinano tutti gli elementi che lo compongono: i pini marittimi, i mirti, i ginepri, le  fioriture primaverili. E tu con la tua brama di scoprire in ogni punto quello migliore. Spostandoti ora su una duna, ora su un'altra. Scendendo, salendo, saltando, in una ricerca continua della totalità del luogo, destinata ovviamente a fallire. Ogni punto offre una nuova prospettiva, uno scorcio differente, una nuova emozione. Ma mai potrai conoscerlo tutto, questo luogo. Ampio, esteso, destinato a cambiare sempre col vento e con le stagioni. Corri tra le dune affamato di libertà, di scoperta, di bellezza. Di felicità.

Non è facile riprendere il cammino, lasciare questo luogo, ricordarsi che la meta non era questa. Ma lo fai. Solo che durante tutta la giornata ripensi all'anima di questo luogo. Un'anima fatta di vento, di libertà, di infinite possibilità. Di natura selvaggia, di mare, di sabbia. E vuoi tornare. Alla fine del giorno vuoi tornare proprio lì dove la giornata era iniziata, anzi: su un altro sentiero tra la pineta che porta a questa spiaggia. Una storia dello stesso libro; l'altra faccia della stessa medaglia. Per scoprire ancora qualche cosa di più. Per vedere che effetto fa alla luce del tramonto, per capire se un'altra parte della spiaggia può farti battere il cuore allo stesso modo.

Marina di Sorso, alberi sulla spiaggia.

E scopri, questa volta, una zona più fitta di alberi, piegati dal vento, abituati a lottare ma anche a resistere. Scopri la durezza della natura. La forza che ci vuole per farne parte. La luce più calda del tramonto che avvolge tutte le cose. Quello che provi adesso, a quest'ora del giorno, non è più bramosia ed emozione, ma una straordinaria sensazione di pace, di consapevolezza. Un respiro dell'anima. Presto sarà sera.





lunedì 30 giugno 2014

Parco Urbano del Pineto: la magia della natura in città


Parco Urbano del Pineto

Nel cuore di Roma, tra i quartieri Trionfale, Primavalle e Aurelio, proprio dove mai lo immagineresti, sorge un'area naturalistica sorprendente. Fatta di bosco, di valli, di campagna. Adornata di fiori, muschi e di prati. Il suo nome è Parco Urbano del Pineto. E' una zona protetta, istituita nel 1987 e comprendente circa 250 ettari di terreno.
Per me è stata una scoperta folgorante. Ammetto che vivo vicino al Parco da molti anni. Eppure non ero consapevole della sua bellezza. Quel che appare dalla strada, la Pineta Sacchetti, non è che una pineta, appunto. E pare che tutto finisca lì. O almeno, così ho immaginato per molto, moltissimo tempo. E non ho mai frequentato neppure quella piccola area perché, fino a qualche anno fa, effettivamente era territorio di accampamenti nomadi e gente poco raccomandabile. Poi le cose sono lentamente cambiate, l'area è stata riqualificata e la pineta restituita agli abitanti dei quartieri limitrofi e ai visitatoti.
Quello che, però, mai avrei immaginato, è quanto il Parco si estenda al di là di quella pineta che sembra racchiuderlo tutto e invece non è che la sua infinitesimale parte. Subito alle sue spalle, infatti, si aprono sentieri che portano a scoprire una bella campagna, dove la vista si schiude meravigliosa fino alla cupola di San Pietro.  

La cupola di San Pietro, vista da Parco del Pineto


E' un paesaggio fatto di sentieri di terra ricavati tra la vegetazione. E cambia di stagione in stagione regalando ogni volta scenari diversi. Fatti di flora che si modifica a seconda dei mesi dell'anno e di colori che mutano a seconda delle ore e della luce. Il verde delle piante, il giallo del grano, il marrone della terra, i colori dei fiori sono mescolati con sapienza dalla natura. Malva, papaveri, mirti, ginestre, erica, finocchi selvatici e molte altre piante si alternano animando il Parco.
 
Primavera a Parco del Pineto
In primavera, dalla terra nascono le spighe. Dapprima sono piccole. Sbucano timide ed esili dal suolo. Crescono tra i fiori. Rispettose.
Nel giro di pochi giorni si fanno adolescenti e sfrontate. Invadono i campi e mirano al cielo. Verdissime. Spostate dal vento che porta fruscii e profumo. Di natura nel pieno del vigore. Di primavera. Di vita.



Estate a Parco del Pineto
Poi viene l'estate. Neanche te ne accorgi. Ma un giorno le vigorose spighe non sono più verdi, ma si fanno mature. Tinte di un giallo prezioso come l'oro.









Ma non si tratta solo delle spighe. Qui le stagioni si alternano insieme alle specie vegetali. Non conosco tutti i loro nomi, purtroppo, ma so quale magia è, vedere il paesaggio che cambia completamente aspetto di settimana in settimana. Tutto è programmato perfettamente da Madre Natura. Prima una specie di fiori, poi tocca ad un'altra, poi un'altra ancora. In una successione perfetta ma che non smette mai di stupire.

Fiori a Parco del Pineto

Fiori a Parco del Pineto






Specie vegetali a Parco del Pineto

Ma le sorprese non sono affatto finite. Perché oltre alla pineta, oltre alla campagna, c'è di più. Uno dei sentieri a ridosso della biblioteca Casa del Parco, che sorge proprio dentro il Parco, dove i pini terminano, conduce in un'area completamente diversa. Qui si apre un mondo nuovo. Più inaspettato ancora del primo. Ci troviamo immersi in un vero e proprio bosco, come se fossimo stati trasportati improvvisamente fuori città. Procediamo. Increduli.

 
Sughero. Parco del Pineto
Gli alberi si infittiscono, il sottobosco si arricchisce. Il silenzio si fa reale, l'ossigeno più puro, il respiro profondo. L'odore delle piante sostituisce quello dello smog. Intorno solo bosco. Scompare la città. Non si vedono più case, cemento, costruzioni. Niente di niente. E comincia la magia.
Fatta di sugheri, querce, lecci. Col sottobosco ricamato da ciclamini, funghi, felci, muschi.

Funghi



Parco Urbano del Pineto. Il bosco

E da questo sentiero se ne dipartono altri. E altre scoperte ci aspettano. 

Parco del Pineto
La prima è la presenza dell'acqua. Improvvisamente si sente scorrere e gorgogliare tra la vegetazione. C'è fresco, umido. Si sente di più la vita. E seguendo il rumore si arriva ad un minuscolo laghetto.
Se l'attraverserete, dalla parte opposta continuerà il percorso tra il bosco, che qui si fa ancora più fitto e col suolo quasi sempre umido: la luce del sole fa fatica a penetrare tra gli alberi fitti dalla chioma alta e l'acqua scorre in piccoli rivoli nel sottobosco.












Rocce rosse. Parco del Pineto
Ma non è l'unica novità del paesaggio. Ben presto, infatti, vi renderete conto di camminare su sentieri di sabbia. Vera e propria sabbia, evidente residuo della presenza di mari in questa zona, nella preistoria.
Fino ad arrivare a conformazioni rocciose rossastre, piuttosto particolari, argillose, che formano delle vere e proprie dune e ricordano i canyon.












Continuando a camminare, tra salite e discese, tra sentieri e boschi, si arriva infine ad una valle che a me piace chiamare "Valle dell'Eden".
Qui siamo del cuore del parco. Nell'isolamento assoluto. La città è lontanissima dalla nostra vista, dal nostro udito e soprattutto dai nostri pensieri. Una valle isolata, scavata dentro il parco, protetta dal bosco. Ci si sente orgogliosi di averla scoperta. Solo natura intorno. E ogni tanto qualcuno che passa, gente tranquilla, che passeggia con i cani in religioso silenzio o che cerca verdura. Ci si saluta, con queste persone. Perché ci si sente abitanti di un piccolo mondo, privilegiati dalla scoperta di questo luogo segreto. Ci si sente di condividere qualcosa di prezioso, uniti dall'amore per la natura. Ci si riconosce simili.


Valle interna. Parco Urbano del Pineto

Se poi si risale la valle dal lato sinistro, si arriva ad un'altra valle, più piccola e meno isolata della prima, ma sicuramente anch'essa suggestiva, che confina con l'entrata del Parco dalla zona di Trionfale. In primavera le sue spallette si riempiono di milioni e milioni di bellissimi fiori viola. Uno spettacolo di vita e profumi.

Valle. Parco Urbano del Pineto




Parco Urbano del Pineto. Fioritura primaverile

Ovviamente, con una natura così generosa, non manca una fauna altrettanto varia e ricca.

Mantide religiosa. Parco Urbano del Pineto





Il Parco è popolato da cinghiali, volpi, topi, bisce, moscardini, rane, insetti di ogni genere. Sono loro il popolo sovrano del Parco. Gli dobbiamo rispetto. Non dobbiamo mai dimenticarlo.
 

Cosa dire, infine, a conclusione di questo post? Non mi è facile trasmettere tutta l'anima del Parco con le parole. Perché di anime ne ha molte. Tante sfaccettature di una sola medaglia che è la grandezza della natura.
Il valore aggiunto, qui, è la varietà di ambienti all'interno del Parco. E la sorpresa di scoprire paesaggi completamente differenti ogni volta. Qui si può guardare la natura trasformarsi, stupirsi ogni volta di piante che c'erano e poi lasciano il posto ad altre. Il paesaggio muta sotto i nostri occhi e il disegno di Madre Natura si svela generosamente. Ci sentiamo invasi dalla vita. Dal benessere. Da un vento che porta gli odori della campagna e poi del bosco. Ci sentiamo liberi. Selvaggi un po' anche noi. Ed è una magia che avviene, miracolosamente, proprio dentro la città. Non serve andare lontano. Nessuna gita fuori porta è necessaria. Basta addentrarsi nel Parco del Pineto, bastano pochi minuti, affinché la natura sia nostra e noi suoi.




martedì 15 aprile 2014

Plitvice: vivere in simbiosi con l'acqua



Nel cuore della Croazia, a 140 Km da Zagabria, in una zona montuosa ricca di foreste, sorge uno dei più bei parchi nazionali croati, dal 1979 meritatamente presente nella lista dei patrimoni dell'umanità Unesco. Si tratta di Plitvice, un'area naturale di 33.000 ettari, coperta da boschi ricchi di fauna e flora, intervallati da 16 laghi carsici, uniti tra loro da un suggestivo gioco di cascate e torrentelli più o meno imponenti.
Il Parco naturale si visita seguendo un percorso che porta a scoprire sia i laghi inferiori, più piccoli e a misura d'uomo, sia i suggestivi laghi superiori, dagli ampi panorami mozzafiato e vigorose cascate. E' un'immersione totale nella natura, che lascia lontano, lontanissimo nella mente, il resto del mondo. Esiste solo l'acqua e il bosco. Il qui e ora.
Il lago più grande, Kozjakè, è attraversabile con un battello elettrico, incluso nel prezzo del biglietto d'entrata al parco, e porta da una sponda all'altra dopo una piacevole navigazione che passa proprio dal centro del lago. Questo è il punto di unione tra i piccoli e i grandi laghi e, prima di continuare la passeggiata alla scoperta delle meraviglie di Plitivice, consiglio a tutti di fermarsi nelle piccole spiaggette del lago. Vige il divieto di balneazione per salvaguardare le specie acquatiche, l'acqua inoltre è molto fredda, nondimeno l'esperienza di sostare qui è veramente affascinante. Un paradiso tropicale non ha nulla da invidiare a questo lago dalle acque cristalline, circondato dalle più fitte foreste dall'aria misteriosa.
E se si osserva bene, se si resta a guardare con curiosità e senza fretta, si noteranno i branchi di grossi pesci che si avvicinano moltissimo alla riva, senza paura. E bellissimi fiori dalle accese colorazioni, nascere tra le rocce a ridosso dell'acqua.


  
Un sentiero fa il giro del lago e permette di addentrarsi un po' anche nelle foreste.
E' luglio quando lo visito. Eppure il sottobosco è già ricoperto di foglie rosse autunnali. Un salto nel tempo, se considero che ho lasciato da poche ore la costa croata ricca di bagnanti, dove luglio è luglio. Ma qui il clima è montano, e luglio preannuncia l'autunno, tingendo con i colori più caldi il bosco che attornia i laghi. Di notte è un bosco popolato da orsi e cinghiali.

Dopo aver camminato con rilassatezza attorno ai piccoli laghi, i laghi grandi sono invece una sorpresa. Il cuore inizia a battere forte. Maestosi, ampi, dalla forza vigorosa dell'acqua. Qui si intuisce la piccolezza dell'uomo e la ragione della natura.
Eppure è esattamente qui che, l'uomo, cerca il contatto più diretto, la simbiosi, con l'acqua. 
La passeggiata prosegue su camminamenti in legno, in mezzo ai laghi, che ne seguono fedelmente l'andamento. E' come camminare sull'acqua. A filo d'acqua per chilometri e chilometri. E non c'è più separazione tra noi umani e la natura. Ne diventiamo parte. Siamo acqua. Siamo cascata. Siamo lago. Anche noi. Mai in nessun altro posto, come a Plitvice, quest'unione diventa possibile. Una comunione nata da un'idea semplice ma geniale, fatta di tavole di legno pazientemente messe una dietro l'altra, fino a formare una strada. Sull'acqua.




E i pesci! Quanti sono e come si avvicinano! Sanno di essere rispettati come abitanti importanti del parco. Si fidano. E l'acqua è così trasparente che lascia vederli in tutta la loro bellezza. Pare di toccarli. O di nuotare insieme a loro, tanto sono vicini.


A fine giornata conserverete nelle orecchie il suono dell'acqua. Dell'acqua che scorre. E sentirete il vostro corpo, stanco per la passeggiata, eppure fatto più leggero, più liquido anch'esso. I pensieri stessi saranno fluidi, scorreranno argenteii e leggeri come l'acqua del parco. Depurati dal rumore e dalla sporcizia del mondo. Purificati. Più veri e sinceri.
No, Plitvice è un luogo che non si dimentica. Un luogo dalla personalità e dall'anima forte. Un'anima che tornerà spesso, negli anni, a solleticare la vostra fantasia, a visitare i vostri sogni, fino a farvi sentire forte desiderio di tornare. Tornare ancora una volta a vivere in simbiosi con l'acqua. Tornare a Plitvice. Tornare a essere acqua.




domenica 16 marzo 2014

Una giornata nuvolosa al lago di Rosamarina


Certi luoghi, nelle giornate nuvolose, acquistano un fascino particolare. Fatto di immaginazione, di antiche leggende di acqua e di bosco, di storie nascoste dentro le nuvole. 
A volte questo supera la forza dei colori di una giornata di sole. Meno allegria, forse, ma più meditazione con il clima incerto e la luce che battaglia con le nubi. E l'intelletto si apre. Il pensiero si fa ampio e profondo. 
E' quello che mi è capitato visitando il lago di Rosamarina. Un bacino artificiale nei pressi di Caccamo, in Sicilia.
E' maggio. I fiori ci sono, infatti. Il prato verde anche. Il lago è lì in mezzo. Quieto. 
Eppure non ci sono i colori che mi aspettavo, quelli di una bella giornata di primavera con la luce che accarezza le cose e le rende perfette per una fotografia. Ma non metto via la mia inseparabile macchina fotografica. Perché questo posto, così, ha un fascino anche maggiore. E' più vero. O forse solo più mio, privato di altri visitatori meno temerari di me. Di quelli che vogliono il sole a tutti i costi.



Mi godo il lago, dunque. 
Con un cielo incerto riflesso nell'acqua calmissima. 
Con i ciottoli che vestono il fondale.
Con un ramo che esce dall'acqua, duro, a contrasto col paesaggio tanto calmo.
Immagino storie. Come si fa a non immaginarne?
Storie di ninfe o di creature mostruose. Storie di uomini. Storie di amori o di rancori. Poco importa. Quello che conta è essere qui. Esplorare con lo sguardo l'ampiezza di questo bacino così perfetto per essere artificiale.
Camuffato benissimo con l'armonia della natura.
Vorrei esplorarlo tutto. Ogni angolo potrebbe raccontare qualcosa, ne sono sicura. Ma è una giornata nuvolosa, è tardo pomeriggio, la strada che costeggia il lago non è nelle  condizioni migliori. E allora si respira tenendo a bada la frenesia. Si apprezza di più quello che si ha. Il resto si immagina. 
 

Risalendo lungo la strada che poi porta alla statale, una sorpresa mi aspetta. Cosa chiedere di più? Cavalli in libertà in un prato sopra il lago. 
Una coppia bruca vicina. E poi lui si discosta. Solitario e fiero si affaccia a guardare il lago che ora è totalmente avvolto dalle nuvole. Chissà cosa immagina, questo cavallo, di fronte tale panorama. E' giovane e sogna avventure che brama vivere o è anziano e contempla saggio e pieno di ricordi il suo lago?
Le ha già cavalcate, le sponde, o deve ancora farlo?



Li lascio lì. Il cavallo e le mie domande.
E vado in paese, a Caccamo. Non è più tempo, ormai, di stare al lago. Il tramonto si avvicina e l'aria si è fatta più fresca. 
E poi voglio vedere il castello medievale per cui è famosa la cittadina. Purtroppo però è già chiuso e mi devo accontentare di quello che si vede da fuori. Invitante lo è certamente. Con i merli e le torri, così a precipizio sopra una rupe. Un castello proprio come da bambini ci si aspetta che siano i castelli. Ci tornerò.

Castello di Caccamo

La vista da sopra deve essere senz'altro magnifica. Il castello è  costruito proprio su un precipizio da cui si apre il panorama su tutta la valle e sul lago stesso.
Ora le nubi si stanno tingendo di blu. Le storie che immagino sono favole. Di quelle belle ma che fanno anche un po' paura. Perché qualcuno è rinchiuso nelle prigioni dopo una battaglia o perché una bella principessa aspetta qualcuno che la salvi. Ma con quel precipizio pauroso deve aspettare ancora molto. Un temerario, un coraggioso, un eroe. 
Ma intanto ha quel magnifico lago e le colline verdi da ammirare. E il castello con il suo precipizio allora non le fa più tanto paura. E' imponente e bello.
O forse è pieno di fantasmi che la notte fanno cigolare le vecchie porte.
O solo di nidi di rondini che in primavera lo sorvolano garrendo...


E così si fa l'ora di tornare. Saluto il bel panorama e questa giornata in cui mi è sembrato di vivere nella dimensione di un sogno. Tornerò a Caccamo e al lago di Rosamarina. Vi farò sapere che effetto mi fa con il sole, gli  sportivi e i bagnanti. Sarà bello lo stesso, di sicuro.
Ma sarei pronta a scommettere che la vera anima di questo luogo si rintraccia esattamente nelle giornate come quella che ho vissuto io. Di quelle sospese tra sogno e realtà.




venerdì 6 dicembre 2013

Primavera a Cefalù



Non sarò molto oggettiva nel parlarvi di Cefalù. Ne sono troppo innamorata, per esserlo.
Di questa ridente cittadina normanna, affacciata sul mar Tirreno, a meno di un'ora di strada da Palermo, sicuramente avrete sentito parlare. Negli ultimi anni ha avuto uno sviluppo turistico inarrestabile, è diventata meta ambita, i prezzi si sono moltiplicati, i servizi un po' meno. 
Ma io la conosco da prima, quando ancora la lunga spiaggia non era stata concessa agli stabilimenti balneari, quando ancora non si vedevano così tanti turisti e così tanti alberghi, quando ancora non c'erano più macchine che abitanti.
Difficile, per me, togliermi dal cuore l'immagine di Cefalù anni novanta.
Sicché, quando voglio rivivere quell'atmosfera felice, evito i mesi estivi, troppo caotici, e ci vado in primavera. 

Quando la luce è già calda. Una luce che avvolge morbida il paesaggio. Non più tagliente come quella invernale, non ancora offuscata dalla calura estiva. Quando i fiori invadono le aiuole del lungomare. Margherite, Papaveri, Malva.
Quando le giornate si allungano, e tutto è in divenire. Germina la promessa di una lunga stagione di belle giornate. 
E la spiaggia è tutta a disposizione: i lidi non sono ancora montati. Si può passeggiare, respirare, fotografare. 
L'acqua del mare è ancora fredda, ma qualcuno che fa già il bagno c'è. E' già possibile.
Ma la cosa più bella, a Cefalù in primavera, è la luce del tramonto. Calda. Dorata. Una luce che va rincorsa perché è ancora breve. Preziosa. 
Un delitto non goderla.


Sedersi al molo. Provare una benefica pace interiore. Sentire i garriti delle prime rondini. Vederle volare sulle case antiche affacciate sul mare, mentre l'acqua si tinge di arancio, perché la rocca vi si riflette dentro. Tutto il paese s'illumina di una luce dorata e le montagne intorno si fanno più scure. 
Come si fa, in un momento come questo, a non sentire l'anima di Cefalù, prepotente, invaderci totalmente? Un'anima indissolubilmente legata al mare. E alla luce.

In "Cefalù fuori le mura" (ed. Dell'Arnia, Roma, 1982) Stefano Vazzana scrive di Cefalù che:
"Sembra nascere dal mare, ricevere dal mare la ricchezza e imprevedibilità di luci, moto, colori ma anche la stessa eterna saldezza".
E descrive poi la luce. Quella di ponente. Quella dei tramonti: 
"L'ora classica della bellezza di Cefalù è l'ultima parte del giorno. Chi la voglia godere in tutto il suo splendore, la contempli nel pomeriggio da Santa Lucia o dal lungomare: quanto più il sole si china sul mare, quanto più la luce va facendosi morbida e calda, tanto più penetra gli spazi della città e delle sue montagne. E, come se si liquefacesse nell'impasto di terre e acque, si diffonde dappertutto in una tonalità pacata".
E' la perfezione del luogo, a sorprenderci. 
Questo paese la cui architettura nasce dalla fusione della cultura araba e normanna, in cui la storia e l'arte sono così presenti, si coniuga con una stupefacente bellezza naturale. Non rinuncia a niente, Cefalù. La sua posizione geografica non potrebbe essere più felice. Abbracciata dal mare, protetta dall'imponente rocca alle sue spalle, circondata dalle montagne. 

E non è, forse, la primavera il miglior periodo per visitare il paese?
Allora godetevi una passeggiata su Corso Ruggero, entrate nei negozi di ceramica e di artigianato locale, gustate gli ottimi dolci siciliani delle pasticcerie. Girovagate per i vicoli in pietra, disposti a spina di pesce attorno al corso. Visitate il museo Mandralisca per ammirare "Il ritratto d'ignoto marinaio" di Antonello da Messina. 

La cattedrale di Cefalù
E, infine, giungete a Piazza Duomo e fatevi sorprendere dal fascino della maestosa cattedrale, anch'essa accesa dalla luce dorata dell'ultimo sole. Le sue due torri svettano su un cielo azzurrissimo e dominano tutto il paese. 
Un miscuglio di stili delle diverse dominazioni di Cefalù nei secoli, è qui riunito con un risultato unico al mondo. 

Se riuscite a sottrarvi dal fascino della Piazza, potete continuare la vostra passeggiata scendendo verso il mare. Su via Bordonaro fermatevi al Bastione, oppure proseguite fino al molo o tagliate direttamente per via Vittorio Emanuele. 

Lavatoio medievale
Qui, una sosta obbligatoria è al Lavatoio Medievale.
Vi si accede tramite alcuni scalini in pietra lavica a  lumachella, che conducono a livello inferiore del piano stradale, a contatto con il fiume sotterraneo.
Ammirate le vasche e le superfici per strofinare i panni. Si sente il fiume scorrerre, e le sue acque fredde sfociano, da qui, direttamente nel mare. 
Qui si può godere di una frescura perenne e, se avete la fortuna di visitare il lavatoio in solitudine e di farvi suggestionare così dal fascino del luogo, sarà facile immaginare le donne di un tempo, chine sulla pietra con le loro antiche gonne lunghe, a strofinare i panni. Riuscite a sentire le loro voci, provenute dal passato o conservate già nell'anima del luogo? Le sentite le lamentele, in dialetto, per l'acqua fredda del fiume? Sentite gli aggiornamenti su nascite e morti e sulla vita dei paesani? Un chiacchiericcio fitto fitto che gorgoglia insieme al fiume e ne diviene un tutt'uno.

Se continuate a camminare, una volta usciti dal lavatoio, sarete ormai arrivati all'inizio del lungomare. 
Ricordate che è primavera? E allora coraggio: andiamo. Percorriamolo tutto, finché il paese sarà così lontano da poterlo vedere tutto intero. Con la sua forma di lumaca: la rocca è il guscio, l'abitato il corpo della lumaca, la cattedrale le antennine. Riuscite a vederla?
Ecco, vi appare così, in primavera, tra una nuvola bianca nel cielo e un cespuglio di bellissimi fiori rossi. 
Presto sarà estate...