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lunedì 30 giugno 2014

Parco Urbano del Pineto: la magia della natura in città


Parco Urbano del Pineto

Nel cuore di Roma, tra i quartieri Trionfale, Primavalle e Aurelio, proprio dove mai lo immagineresti, sorge un'area naturalistica sorprendente. Fatta di bosco, di valli, di campagna. Adornata di fiori, muschi e di prati. Il suo nome è Parco Urbano del Pineto. E' una zona protetta, istituita nel 1987 e comprendente circa 250 ettari di terreno.
Per me è stata una scoperta folgorante. Ammetto che vivo vicino al Parco da molti anni. Eppure non ero consapevole della sua bellezza. Quel che appare dalla strada, la Pineta Sacchetti, non è che una pineta, appunto. E pare che tutto finisca lì. O almeno, così ho immaginato per molto, moltissimo tempo. E non ho mai frequentato neppure quella piccola area perché, fino a qualche anno fa, effettivamente era territorio di accampamenti nomadi e gente poco raccomandabile. Poi le cose sono lentamente cambiate, l'area è stata riqualificata e la pineta restituita agli abitanti dei quartieri limitrofi e ai visitatoti.
Quello che, però, mai avrei immaginato, è quanto il Parco si estenda al di là di quella pineta che sembra racchiuderlo tutto e invece non è che la sua infinitesimale parte. Subito alle sue spalle, infatti, si aprono sentieri che portano a scoprire una bella campagna, dove la vista si schiude meravigliosa fino alla cupola di San Pietro.  

La cupola di San Pietro, vista da Parco del Pineto


E' un paesaggio fatto di sentieri di terra ricavati tra la vegetazione. E cambia di stagione in stagione regalando ogni volta scenari diversi. Fatti di flora che si modifica a seconda dei mesi dell'anno e di colori che mutano a seconda delle ore e della luce. Il verde delle piante, il giallo del grano, il marrone della terra, i colori dei fiori sono mescolati con sapienza dalla natura. Malva, papaveri, mirti, ginestre, erica, finocchi selvatici e molte altre piante si alternano animando il Parco.
 
Primavera a Parco del Pineto
In primavera, dalla terra nascono le spighe. Dapprima sono piccole. Sbucano timide ed esili dal suolo. Crescono tra i fiori. Rispettose.
Nel giro di pochi giorni si fanno adolescenti e sfrontate. Invadono i campi e mirano al cielo. Verdissime. Spostate dal vento che porta fruscii e profumo. Di natura nel pieno del vigore. Di primavera. Di vita.



Estate a Parco del Pineto
Poi viene l'estate. Neanche te ne accorgi. Ma un giorno le vigorose spighe non sono più verdi, ma si fanno mature. Tinte di un giallo prezioso come l'oro.









Ma non si tratta solo delle spighe. Qui le stagioni si alternano insieme alle specie vegetali. Non conosco tutti i loro nomi, purtroppo, ma so quale magia è, vedere il paesaggio che cambia completamente aspetto di settimana in settimana. Tutto è programmato perfettamente da Madre Natura. Prima una specie di fiori, poi tocca ad un'altra, poi un'altra ancora. In una successione perfetta ma che non smette mai di stupire.

Fiori a Parco del Pineto

Fiori a Parco del Pineto






Specie vegetali a Parco del Pineto

Ma le sorprese non sono affatto finite. Perché oltre alla pineta, oltre alla campagna, c'è di più. Uno dei sentieri a ridosso della biblioteca Casa del Parco, che sorge proprio dentro il Parco, dove i pini terminano, conduce in un'area completamente diversa. Qui si apre un mondo nuovo. Più inaspettato ancora del primo. Ci troviamo immersi in un vero e proprio bosco, come se fossimo stati trasportati improvvisamente fuori città. Procediamo. Increduli.

 
Sughero. Parco del Pineto
Gli alberi si infittiscono, il sottobosco si arricchisce. Il silenzio si fa reale, l'ossigeno più puro, il respiro profondo. L'odore delle piante sostituisce quello dello smog. Intorno solo bosco. Scompare la città. Non si vedono più case, cemento, costruzioni. Niente di niente. E comincia la magia.
Fatta di sugheri, querce, lecci. Col sottobosco ricamato da ciclamini, funghi, felci, muschi.

Funghi



Parco Urbano del Pineto. Il bosco

E da questo sentiero se ne dipartono altri. E altre scoperte ci aspettano. 

Parco del Pineto
La prima è la presenza dell'acqua. Improvvisamente si sente scorrere e gorgogliare tra la vegetazione. C'è fresco, umido. Si sente di più la vita. E seguendo il rumore si arriva ad un minuscolo laghetto.
Se l'attraverserete, dalla parte opposta continuerà il percorso tra il bosco, che qui si fa ancora più fitto e col suolo quasi sempre umido: la luce del sole fa fatica a penetrare tra gli alberi fitti dalla chioma alta e l'acqua scorre in piccoli rivoli nel sottobosco.












Rocce rosse. Parco del Pineto
Ma non è l'unica novità del paesaggio. Ben presto, infatti, vi renderete conto di camminare su sentieri di sabbia. Vera e propria sabbia, evidente residuo della presenza di mari in questa zona, nella preistoria.
Fino ad arrivare a conformazioni rocciose rossastre, piuttosto particolari, argillose, che formano delle vere e proprie dune e ricordano i canyon.












Continuando a camminare, tra salite e discese, tra sentieri e boschi, si arriva infine ad una valle che a me piace chiamare "Valle dell'Eden".
Qui siamo del cuore del parco. Nell'isolamento assoluto. La città è lontanissima dalla nostra vista, dal nostro udito e soprattutto dai nostri pensieri. Una valle isolata, scavata dentro il parco, protetta dal bosco. Ci si sente orgogliosi di averla scoperta. Solo natura intorno. E ogni tanto qualcuno che passa, gente tranquilla, che passeggia con i cani in religioso silenzio o che cerca verdura. Ci si saluta, con queste persone. Perché ci si sente abitanti di un piccolo mondo, privilegiati dalla scoperta di questo luogo segreto. Ci si sente di condividere qualcosa di prezioso, uniti dall'amore per la natura. Ci si riconosce simili.


Valle interna. Parco Urbano del Pineto

Se poi si risale la valle dal lato sinistro, si arriva ad un'altra valle, più piccola e meno isolata della prima, ma sicuramente anch'essa suggestiva, che confina con l'entrata del Parco dalla zona di Trionfale. In primavera le sue spallette si riempiono di milioni e milioni di bellissimi fiori viola. Uno spettacolo di vita e profumi.

Valle. Parco Urbano del Pineto




Parco Urbano del Pineto. Fioritura primaverile

Ovviamente, con una natura così generosa, non manca una fauna altrettanto varia e ricca.

Mantide religiosa. Parco Urbano del Pineto





Il Parco è popolato da cinghiali, volpi, topi, bisce, moscardini, rane, insetti di ogni genere. Sono loro il popolo sovrano del Parco. Gli dobbiamo rispetto. Non dobbiamo mai dimenticarlo.
 

Cosa dire, infine, a conclusione di questo post? Non mi è facile trasmettere tutta l'anima del Parco con le parole. Perché di anime ne ha molte. Tante sfaccettature di una sola medaglia che è la grandezza della natura.
Il valore aggiunto, qui, è la varietà di ambienti all'interno del Parco. E la sorpresa di scoprire paesaggi completamente differenti ogni volta. Qui si può guardare la natura trasformarsi, stupirsi ogni volta di piante che c'erano e poi lasciano il posto ad altre. Il paesaggio muta sotto i nostri occhi e il disegno di Madre Natura si svela generosamente. Ci sentiamo invasi dalla vita. Dal benessere. Da un vento che porta gli odori della campagna e poi del bosco. Ci sentiamo liberi. Selvaggi un po' anche noi. Ed è una magia che avviene, miracolosamente, proprio dentro la città. Non serve andare lontano. Nessuna gita fuori porta è necessaria. Basta addentrarsi nel Parco del Pineto, bastano pochi minuti, affinché la natura sia nostra e noi suoi.




sabato 24 maggio 2014

La sorpresa di Villa Gregoriana

Fiume Aniene
Acropoli romana di Tivoli

Se avete voglia di un tuffo tra storia e natura, proprio a due passi da Roma, non c'è luogo migliore che io possa consigliarvi che Villa Gregoriana, a Tivoli.
Si trova tra l'acropoli romana e la fossa dell'Aniene, ed è gestita dal FAI che se ne occupa dal 2002 e, dopo aver effettuato gli interventi necessari per il recupero del luogo che stava andando in rovina, l'ha riaperto al pubblico nel 2005. 
Si paga un biglietto d'entrata (6 euro per gli adulti) e devo ammettere che, non solo la bellezza del luogo li vale tutti, ma anche l'ottima gestione del parco giustifica il prezzo: è pulito, con percorsi agibili e ben segnalati che facilitano la visita, e ottima è la manutenzione. Non aspettatevi, però, niente che si avvicini neppure lontanamente all'idea che tutti noi abbiamo di "villa cittadina", perché qui non troverete aiuole fiorite, fontane, l'area giochi per i bimbi o i vialetti con la ghiaia. Villa Gregoriana è un luogo dove la natura regna sovrana. E' un ambiente selvaggio e il più possibile integro, soltanto reso visitabile dalla mano dell'uomo che gestisce ottimamente i sentieri. Si tratta, infatti, di scendere la fossa che segue il corso del fiume Aniene, e poi risalire fino ad arrivare dalla parte opposta, all'acropoli romana. Il tutto tra boschi di lecci ombrosi, vegetazione, caverne, suggestive cadute d'acqua e rivoli del fiume. Un percorso di una bellezza naturale evidente e incredibilmente intatto per trattarsi di un parco urbano. Proprio questo mi ha colpito immensamente, la prima volta che sono stata qui e mi ha lasciato di stucco per la sorpresa. Non avrei mai immaginato di trovarmi di fronte una valle ricoperta dalla natura, da poter visitare quasi interamente attraverso i percorsi che si avvicinano al fiume, ma senza interferire con l'ambiente. 

Ma, soprattutto, quello che non mi aspettavo sono le cascate di tale bellezza e potenza da essere state, anche queste, meta del Grand Tour, anche se risultano decisamente meno note di quelle delle Marmore.
Esse formano, in fondo alla valle, dei laghetti che si intravedono tra la fitta vegetazione, ai quali però non è consentito accedere, forse per la pericolosità del flusso d'acqua a loro ridosso. Il boato dell'acqua che cade, infatti, accompagna la visita di Villa Gregoriana e testimonia la forza di caduta del fiume. Un gorgoglio continuo, dove più dove meno forte, tiene compagnia durante tutta la passeggiata, con un suono costante e intrinseco nel luogo stesso. 
E, insieme all'acqua, arriva la sensazione di frescura e di benessere che ci fa camminare con piacere e affrontare anche la risalita della valle.


Cascata Grotta delle Sirene
Naturalmente la vegetazione è la prima beneficiaria dell'acqua e cresce rigogliosa, soprattutto intorno al fiume. 
Dove esso scorre, formando cascate dal flusso meno impetuoso, varie specie vegetali animano la riva del fiume oppure colonizzano direttamente piccole isole fertili nel mezzo.
Il verde qui ha una tonalità brillante, illuminato dal sole e dal riverbero dell'acqua, ed è il colore principale. Riposa gli occhi e la mente. E si unisce al colore della terra e alla spuma dell'acqua.
Siano alberi, felci, muschi, non importa. Sicuramente avrete ormai capito che non vi trovate in un posto qualsiasi. Che non siamo propriamente in un "villa" come la intende il senso comune in città, ma siamo in un meraviglioso parco naturale, anche abbastanza esteso, abitato da una vegetazione lussureggiante e selvaggia.



Ma non è ancora finita, perché anche per gli appassionati di geologia questo è il luogo giusto. Lungo il percorso, infatti, salteranno sicuramente all'occhio le straordinarie conformazioni geologiche delle concrezioni calcaree, nonché le vere e proprie grotte scavate dalla potenza del fiume nei secoli. Impossibile non notarle. Impossibile non rimanerne affascinati.

Grotta delle Sirene
Concrezioni calcaree


Così come, credo, sia impossibile rimanere indifferenti a tutta Villa Gregoriana in generale. Un luogo così carico di natura eppure tanto vicino a Roma e dentro a una città come Tivoli.
L'entrata è da una delle vie della cittadina. Dal cemento si passa alla natura più selvaggia. Improvvisamente. E allora sembra di essere stati catapultati in un altro luogo come per magia. Spariscono l'asfalto, i palazzi, il traffico. Appaiono il bosco, le cascate, le rocce. 
Di posti belli ne ho visti tanti, eppure Villa Gregoriana mi è rimasta impressa anche a distanza di tanti anni. Forse proprio perché inaspettata. Forse per il valore aggiunto che le dà la sorpresa che nasconde dietro il suo nome (anche se il FAI l'ha giustamente ribattezzata "Parco di Villa Gregoriana", dando già un indizio più esatto su quanto ci si possa aspettare di trovarvi).
Ad ogni modo, se vi state ancora chiedendo quale sia la sua anima, io rispondo: la sorpresa. La sorpresa di un mondo fatto d'acqua e di alberi, così nascosto eppure così a portata di mano. Che aspetta solo di essere trovato. Per suscitare meraviglia. Per stupire. 
E tanto bello da sembrare esser messo lì proprio per ognuno di noi. Perché varcata la soglia dell'entrata, ci si possa ritrovare tra le cascate. Pieni di gioia.




mercoledì 12 febbraio 2014

Profumo di lavanda a Hvar


L'isola di Hvar è stata la prima. La prima tra le isole dalmate visitate. Il luogo che, per primo, mi ha fatto amare la Croazia. 
Occorreva scegliere un'isola. Soltanto una, tra tutte, affinché il tempo a disposizione fosse dedicato esclusivamente alla scoperta di una singola località. 
E' stata una scelta meditata e un po' sofferta. Hvar non era certo quella che più mi attraeva. A confronto con le altre, definite "selvagge" e "per gli amanti della natura" (quindi decisamente più adatte a me), questa veniva spesso descritta come l'isola della mondanità, del turismo di lusso, delle notti brave in discoteca. 
Eppure, la rivista Travelling l'aveva annoverata tra le dieci isole più belle al mondo, e svariati articoli la inquadravano sotto una luce interessante, dal punto di vista architettonico, meteorologico (l'isola con più giorni di sole all'anno) e perfino naturalistico. Ne veniva sottolineata la varietà e la completezza degli ambienti. E allora ho messo da parte la mia sfrenata voglia di natura selvaggia, per iniziare a conoscere la Dalmazia da quella che, se non la più bella, avevo intuito fosse la più interessante delle sue isole: Hvar.
E non ho sbagliato.

A tutti coloro che odiano confusione e discoteche dirò subito di stare tranquilli. 

La movida è concentrata esclusivamente nel capoluogo: la città di Hvar. Qui attraccano yacht di lusso, i locali chic sono aperti fino a tarda notte, il lungomare è animato e pieno di gioventù. Per chi si vuole divertire è l'ideale. Senza contare che la stessa cittadina è molto bella e merita senz'altro una visita. 


Tutto il resto dell'isola offre invece un turismo per famiglie e coppie, nella più assoluta tranquillità e, in alcuni casi, addirittura nell'isolamento.
Ecco perché Hvar è un'isola che accontenta tutti.

A me ha sorpreso già dall'attracco della nave, nel piccolo porto di Starigrad, dove ho superato definitivamente ogni titubanza. Lascio giudicare a voi dall'immagine. 
Boschi e mare.
Delizia per i miei occhi affamati di natura!
Che avreste pensato? Io sono rimasta a bocca aperta, pensando che fosse l'isola che non c'è. Altro che mondanità! Se già al porto quello che vedevo erano boschi e mare...

Infatti i sospetti si sono rivelati fondati: Hvar è, tanto quanto le altre isole dalmate, un'isola per gli amanti della natura e della tranquillità. Purtroppo però, spesso passa solo l'immagine di una piccola parte dell'isola, la città di Hvar appunto, famosa per la movida. Del resto dell'isola poco si parla, ma vi posso assicurare che merita assolutamente.

Io trovo che, idealmente, l'isola possa essere divisa in quattro diverse aree: Hvar città, di cui ho già abbondantemente parlato; il territorio di Starigrad, Vrboska e Jelsa, adatte a un turismo più tranquillo; Zavala, per il mare più incontaminato; e infine tutti i 47 km della stretta strada che congiunge Jelsa a Sucuraj, capo opposto dell'isola.
Ognuna di queste aree ha una atmosfera a se stante che merita di essere approfondita.

Starigrad è un graziosissimo paesino in stile dalmata, fatto di case in pietra che si sviluppano intorno al molo e ai canali dove sono ormeggiate le barche. Si trova in una valle, circondata da monti. E' un paese pulito e molto curato; è piacevole passeggiare e la sera si anima di bancarelle e locali dove è possibile gustare delle grigliate di carne o di pesce freschissimo. La gente è semplice e alla mano e rende rilassante soggiornare qui. Chi vuole potrà vestirsi elegantemente, ma nessuno vi guarderà male se di sera andrete ancora in giro con le infradito e un vestitino da mare. I ritmi sono lenti e le serate passano rilassate a passeggio tra le viuzze tutte pietra e il lungomare. Quattro chiacchiere, un pò di musica all'aperto, i programmi per la giornata che verrà...

Starigrad


Jelsa è molto simile a Starigrad, sia come architettura che come atmosfera. Leggermente più grande, offre anche un parco alberato dove riposarsi all'ombra nelle ore più calde. Nei suoi pressi troviamo delle "spiagge" leggermente organizzate, nel senso di piattaforme che consentono l'entrata in acqua, le docce, e la presenza di fondale sabbioso molto adatto ai bambini e raro in Croazia. Ci sono poi anche aree più selvagge, rocciose e circondate dalle colline verdi, in un panorama naturale pressoché intatto.
 
Jelsa






Mare nei pressi di Jelsa


Vrboska è una Venezia in miniatura. Deliziosa cittadina, sempre costruita con le case in pietra, è attraversata da canali e ponticelli che la rendono davvero pittoresca. Nei suoi pressi, belle pinete e mare roccioso e cristallino.

Vrboska

Mare nei pressi di Vrboska


Il mare più bello, però, si trova senz'altro dalla parte di Zavala, ancora un altro mondo rispetto alle zone dell'isola di cui vi ho parlato finora. Per arrivarci occorre passare un tunnel scavato nella roccia viva, con il senso unico alternato di marcia. E' incredibile la sensazione perché gallerie così non se ne vedono spesso, è proprio come passare sotto una lunga grotta, stretta, a contatto con la pietra viva. E, come per magia, usciti da lì vi troverete in un altro mondo. Qui la costa è alta e selvaggia. Ci sono delle contrade ma non più cittadine importanti. In compenso i paesaggi naturali sono d'impatto. L'acqua è azzurrissima e fa da contrasto con la roccia rossa, caratteristica di questa parte dell'isola.

Mare nei pressi di Zavala



E infine, veniamo a tutta quella lunga parte dell'isola di Hvar snobbata dal turismo internazionale e spesso anche nazionale.
Dopo Jelsa la strada si inerpica in montagna. Il paesaggio dapprima si apre permettendo di spaziare la vista sulle altre isole, dall'alto, e poi si chiude sulla montagna. Attraverserete una strada tutta interna, senza vedere il mare, tra i boschi fitti. Qui però si aprono profondissime vallate che conducono giù, a livello del mare, in minuscole contrade marine, in cui il tempo sembra essersi fermato. Prima di Sucuraj, mi sono fermata un pomeriggio in una di queste contrade fuori dal tempo. C'era un bar, un market e quattro (di numero) case in affitto. La gente che alloggia qui si conosce tutta e forma una piccola comunità di abitué, che passano l'estate nella più assoluta tranquillità della loro valle. In esclusiva. Tutto il resto a chilometri di distanza. Odore di pini e di ginepri. Acqua cristallina. Ristoro del corpo e dello spirito. 
Sucuraj è invece un piccolo paese, ancora più tranquillo rispetto a Starigrad, Vrboska e Jelsa, e non particolarmente interessante dal punto di vista architettonico, ma dove si mangia benissimo sia carne che pesce a prezzi ancora molto bassi. Fuori dal circuito turistico, è un luogo ancora attento ai rapporti umani e alla cucina artigianale.

Mare in una valle prima di Sucuraj


E, dunque, ecco i mondi di Hvar. 
Qual è dunque la sua anima, vi chiederete, se ha così tante sfaccettature e luoghi interessanti?
Vi rispondo pensando all'unico elemento che accomuna tutta l'isola, che siate a Hvar come a Sucuraj, che siate al mare o tra le montagne: la lavanda.
E' il fiore dell'isola. E l'isola ha il suo profumo. Cresce spontaneo o in coltivazioni. Ovunque. E viene venduto nei negozi e nelle bancarelle sotto forma di diversi prodotti: sacchetti ricamati profuma biancheria, olio profumato, saponette, bagnoschiuma. 
E' famosa nel mondo, la lavanda di Hvar. Profuma l'isola insieme all'odore dei pini. La sentirete mentre viaggerete in macchina con i finestrini aperti o mentre passeggerete per i paesi o farete il bagno al mare. Vi raggiungerà e vi parlerà dell'isola. Mentre le macchie viola della fioritura rallegreranno il paesaggio e gli occhi.

Fiori di lavanda


 

E, quando cala la sera, eccovi davanti Hvar nella sua interezza. Nelle sagome che sfumano nell'ultima luce del giorno, godete questa luce con la pace interiore che vi avrà regalato l'isola. Profumi, fiori, paesi, boschi.




Da sola, Hvar, riassume tutto il senso dello spot sulla Croazia che spopolava qualche anno fa: "Croazia: il Mediterraneo come era una volta". E' proprio così: mare cristallino, pulito, poco intaccato dalla presenza umana. Natura generosa. Gente semplice e genuina.
E' quello che noi abbiamo perso, con le eccessive concessioni delle spiagge, con la costruzione di ecomostri, con lo sfruttamento turistico, con la troppa pesca, ecc.ecc.
E da qui un'amara considerazione: chissà come sarebbe oggi questa splendida isola se fosse rimasta in mano agli italiani. Avremmo, ahimè, disboscato, costruito lidi e snaturato il luogo come spesso abbiamo fatto altrove?
Poi una speranza: che il popolo croato mantenga sempre questo spirito di conservazione del patrimonio naturalistico, che non ceda alle lusinghe di un turismo che strizza gli occhi a lidi, alberghi sul mare e villaggi turistici. 
Spero che rimangano fedeli alla loro moneta, la Kuna, che riflette tutto l'amore per la natura. Le 5 Kn hanno impresso l'orso,  le 2 Kn la faina, 1 Kn il pesce e nei centesimi ci sono i fiori. Finché sarà così...
Vi lascio infine con augurio: che di Hvar non si parli più solo per le sue notti di follia estiva, ma che si inizi a parlarne per le tante bellezze che la contraddistinguono.
Spero di aver iniziato io, con questo post, a farlo. Perché è davvero una bellissima isola che merita di essere conosciuta per molto più che la movida di una zona. 



mercoledì 8 gennaio 2014

La pace della Valle dell'Anapo


Sicilia. Provincia di Siracusa. Valle del fiume Anapo.
Il luogo giusto per ritemprare la mente. 
Un piccolo paradiso di natura incontaminata.
Accessibile.
Trattasi di una riserva naturale, visitabile tramite 13 km di sentiero, in buone condizioni, che ricalca la linea ormai dismessa della ferrovia Siracusa-Vizzini-Ragusa. Vi troverete infatti, in dei tratti, a camminare proprio dentro le ex-gallerie ferroviarie. E, usciti dai tunnel, sotto di voi, a valle, scorrerà il fiume Anapo, originando veri e propri canyon tra la roccia calcarea. Sopra di voi, invece, avrete la montagna scavata per ospitare una delle più antiche necropoli siciliane: Pantalica, dichiarata patrimonio dell'umanità dall'Unesco nel 2005.
Non c'è che dire: siamo in un luogo pregno di storia e dalla natura generosa.
Un connubio da non sottovalutare.

Il rumore dell'acqua sarà una costante che accompagnerà la vostra passeggiata. E scendere vicino al letto del fiume sarà semplicissimo, basterà prendere i sentieri minori che portano in breve a valle. Qui troverete laghetti dalle acque invitanti, corredati da piacevoli cascatelle e circondati da una fitta vegetazione.
Secondo questa descrizione, immagino che il paragone con Cava Grande del Cassibile, di cui vi ho parlato nel post precedente, venga spontaneo. L'ambiente naturale è effettivamente molto simile. Visitare l'Anapo tuttavia è molto più semplice, è vero. Non c'è nessuna montagna da scalare e il sentiero è quasi tutto rettilineo e ben tenuto, organizzato anche con delle aree di sosta. Però qui vige il divieto di balneazione per salvaguardare la riproduzione della trota, che deposita le uova a partire dall'autunno, e, comunque, i laghetti non sono tutti così profondi da essere propriamente adatti al nuoto. Inoltre manca quel "sapore della conquista" che conferisce a Cava Grande quel valore aggiunto che qui, forse, manca.
Nondimeno il posto è di una bellezza ammaliante. L'ambiente fluviale è umido e fresco e i colori, in alcuni tratti, incantevoli. Ci sono scorci da cui poter trarre veri e propri dipinti.


La Valle dell'Anapo non è un luogo ad altissima frequentazione turistica, forse perché i visitatori vengono scoraggiati dal divieto di balneazione (fino a qualche anno fa limitato solamente in alcuni periodi, e ora divenuto permanente) oppure perché è distante circa 35 km dalla più frequentata costa. Forse, però, proprio questa mancanza di flusso turistico, lo rende tanto rilassante e pacifico. Si ha veramente l'impressione di trovarsi in luogo incontaminato. Una sorpresa trovarlo tanto silenzioso. 
Non è difficile, qui, rimanere soli. Con la natura.
Allora ci si siede sotto un albero che affonda le sue radici direttamente nell'acqua. E si gode del paesaggio: i ciottoli trasparenti che compongono il letto del fiume, l'acqua verde smeraldo, la vegetazione intorno che segue l'ansa dell'Anapo, le montagne che incorniciano la valle.

 


La cosa più sorprendente è il senso di pace che si gode. L'anima di questo luogo è il silenzio rumorosissimo della natura. L'irreale silenzio, pausa dal rumore prodotto dall'uomo, interrotto solo dalla natura che lo abita: l'acqua che scorre, le fronde degli alberi che ondeggiano, la fauna.
Così irreale questa sensazione, da trattare il fiume con timore reverenziale. Immergere le mani nelle sue acque. Piano. Temendo che svanisca. L'incantesimo. Che dietro di noi appaia una folla di turisti pronti a invadere le sponde del fiume.
A meno di non essere molto sfortunati, posso assicurarvi che non è così. La Riserva l'ho visitata parecchie volte, in agosto, e sempre in solitudine o al massimo incontrando tre o quattro turisti rispettosi, con cui discutere delle bellezze della Valle.
In questo modo si ha la possibilità di far proprio il luogo. Ci si rilassa. Si gioca a immaginarsi un po' parte di esso. 
E si accetta lo scorrere lento del tempo. Senza fretta. Si resta e si osserva.
E allora si notano i particolari. Le libellule che, per riposarsi dal volo, si posano su fili d'erba, proprio mentre le nuvole si riflettono nelle acque del lago sotto di loro.
O i granchi nascosti tra le coloratissime alghe fluviali, tra i luccichii riflessi della luce.



La Valle dell'Anapo è un luogo che ho trovato di una semplicità perfetta. Non stupisce con effetti speciali, ma con una bellezza naturale pulita e genuina. Vi muoverete tra la vegetazione, da un laghetto all'altro. Passerete tra muschi e rocce da cui sgorga l'acqua, per rivoli e per boschetti.
Ma, soprattutto, vivrete una pace che, oggi come oggi, è davvero rara da trovare così a portata di mano.
Vi pare poco?