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martedì 2 aprile 2019

Il bello sconosciuto delle Madonie: il Laghetto di Mandria del Conte


Nel Parco Regionale delle Madonie, nella Sicilia settentrionale, nel territorio del comune di Isnello, un piccolo laghetto quasi sconosciuto al turismo di massa e ormai dimenticato anche dal turismo locale, meriterebbe sicuramente maggiore notorietà e soprattutto più valorizzazione e cura. Sto parlando del bel Laghetto di Mandria del Conte: un piccolo lago artificiale, dalle acque verdi, nascosto tra le montagne - eppure facilissimo da raggiungere -, situato subito sopra Piano Zucchi e prima di arrivare a Piano Battaglia. Ci si passa così, accanto senza saperlo, seguendo la strada principale verso la destinazione sciistica più famosa delle Madonie. Solo un piccolo cartello un po' in disparte, messo lì per guidare chi già è in cerca del laghetto e non certo per attrarre turisti frettolosi, ne segnala spartanamente la presenza prima dell'ennesima curva della strada principale. Parcheggiata la macchina alla meglio, in una rientranza al bordo della strada, saprete così di essere nel luogo giusto e vi occorreranno solo pochi passi nella sterrata per arrivare al lago.
Il paesaggio è molto bello, si apre su una classica vallata madonita, dove non è insolito far l'esperienza di un incontro dal vivo con mandrie di bovini al pascolo. Un panorama autentico e di una gustosa generosità bucolica, purtroppo rovinato dall'abbandono di cui questi luoghi soffrono. Il bacino fu creato a metà degli anni settanta, deviando le acque del Torrente Madonie, per sfruttare maggiormente la bellezza di questi luoghi, che conobbe, all'epoca, il suo periodo d'oro del turismo, con le conseguenti speculazioni edilizie, per poi essere totalmente dimenticata negli anni a seguire. Oggi la natura ha ripreso il sopravvento, sarebbe però necessaria una manutenzione che preservi la bellezza di questo luogo e lo valorizzi indirizzandolo verso un turismo responsabile. 
Mandria del Conte è il luogo giusto per appassionati fotografi, naturalisti, ornitologi, studiosi delle Madonie e semplicemente romantici in cerca di angoli di quiete per una passeggiata lontana dal caos, immersi nella natura. Queste anime solitarie si vedono aggirarsi nei pressi del laghetto, scrutarsi le une con le altre come sopravvissute all'oblio che ha coperto questo luogo, oggi frequentato solo da queste, poche, anime che hanno il privilegio di conoscerlo.

Mandria al pascolo.
 
Mandria al pascolo.

Mandria al pascolo.

Il laghetto ha una bellezza discreta ma piacevolissima e ben inserita in un contesto suggestivo che le fa da contorno. Con le mandrie che macchiano col marrone del loro manto il paesaggio verdissimo; con i boschi e la nebbia che sale in certe giornate e avvolge con il suo velo misterioso le cime dei monti, aprendo l'immaginazione a storie antiche campestri, proprio perché quello che meno si vede più si tende ad immaginare; con i bovini che bevono placidamente dalle acque del laghetto, tranquillamente ignare dello scorrere del tempo che le sta invecchiando in quello stesso instante. Ed è così, nel raffronto con la natura che così naturalmente vive, che anche le ansie e l'agitazione dell'uomo si placano. Ci sediamo un po' ai margini di queste acque su cui si specchiano pioppi, aceri e faggi. E la roccia viva alle loro spalle. Completano la scena alcune casette, forse ormai abbandonate anch'esse, con i tetti spioventi per affrontare l'inverno e poterle immaginare uscite da una fiaba. Una casa nel bosco accende sempre l'immaginario forgiato dalle favole dell'infanzia, in cui ci hanno raccontato di fate o di streghe, di bambini o di vecchi; di qualcuno  - comunque speciale - che vive nel bosco. E così le storie, ammaestrate da antichi racconti, vengono alla mente da sole e disegnano scenari attorno alle acque di questo lago.

Laghetto Mandria del Conte.
E oltre alle favole ci godiamo la frescura di questo luogo, dove la montagna la fa da padrona, ricordando con le sue cime d'intorno che è lei a comandare. Il verde è il colore predominante. Dell'acqua e dei boschi che circondano il lago per tre quarti del suo rilassante perimetro.
Un piccolo gioiello che la vista abbraccia in un solo sguardo. A misura d'uomo e con il discreto fascino che possiedono tutte le piccole cose, semplici e genuine.
L'anima di Mandria del Conte è proprio così: semplice. Un'anima bucolica e pacata, discreta e solitaria. Leggera e naturale. Senza pretese. Cattura con la sua semplicità. Rilassa, distende e ci fa sorridere. Scusate se è poco, oggi come oggi...

Rovi di more al laghetto.
E nella giusta stagione sorprende con i regali di una montagna generosa. 
Sono buonissime le more che crescono nei rovi di contorno alla strada del lago. Maturate al sole e all'aria ottima delle Madonie. Tingono il paesaggio di pois rossi e neri, con l'allegria tipica dei frutti di bosco che, anch'essi, rimandano l'immaginario a cestini di vimini intrecciati, per la raccolta.

Orchidea selvatica.
E ancora le piccole orchidee selvatiche che decorano di bellezza suprema il prato attorno al nostro lago. Spuntano colorando il terreno come doni inimmaginati del creato.
Ci sorprendiamo scovandone una e poi un'altra e poi un'altra ancora. E' come trovare tesori nascosti di un luogo nascosto e ci sentiamo orgogliosi che per noi - questo - invece non sia un luogo sconosciuto. Noi che sappiamo apprezzare la sua bellezza, che nella sua semplicità regala meravigliose sorprese come queste orchidee a rallegrare il cuore e a colorare la vista.




Restiamo ancora. Ancora un pochino, girovagando senza fretta, come tornati bambini abbandonati alle lunghe giornate d'estate nella campagna dei nostri nonni; giornate senza tempo, eterne alla scoperta della natura e dei suoi segreti, felici con questo soltanto. Giornate che ci portiamo dietro poi per tutta la vita, che ci salveranno per sempre.

Laghetto Mandria del Conte visto da Piano Battaglia.

E poi andiamo avanti, continuiamo la strada esattamente così come abbiamo continuato la vita. Saliamo verso Piano Battaglia, ma siamo pronti a sorprenderci di nuovo, quando, da un punto particolarmente panoramico, tutta la vista si apre alla vallata sottostante e scorgiamo il piccolo laghetto Mandria del Conte sotto. Specchio d'acqua tra i boschi, con la luce del sole riflessa che cattura i nostri occhi e la nostra attenzione a quello che abbiamo lasciato, che ci riporta alle ore passate lì serenamente. E ora che lo guardiamo dall'alto, il piccolo specchio d'acqua, unico nella vallata, con le nuvole che vi passano sopra e vi si riflettono insieme all'azzurro del cielo, ci sembra ancora più bello e magico. Così come le favole. Proprio nello stesso modo...





venerdì 12 ottobre 2018

Nel cuore delle Madonie: la fruibilità di Piano Zucchi


Nell'entroterra siciliano, nel comune di Isnello, a mille metri sul livello del mare e a 35 km da Cefalù, abita un luogo incantevole, vestito di prati e di faggi, pini, querce, abeti, sambuchi e lecci. Siamo a Piano Zucchi, cuore vivo del Parco delle Madonie. Un pianoro circondato dalle montagne, a cui si arriva dopo che la strada si inerpica con tornanti sempre più incalzanti, tra boschi e odori di resine e muschi e umido fresco. Un mondo intimo, vero, in cui ci si addentra quasi magicamente, abbandonati il clamore costiero, l'afa, il brusio dei bagnanti di una domenica di fine estate. Ogni curva di questa strada, è un metro in più dentro la verità delle montagne. Il refrigerio di un'aria genuina, respirabile, segna il passaggio tra i due mondi. E la luce. Lasciata alla costa quella accecante, fatta di raggi riflessi e moltiplicati dal mare, qui la luce è tutta diversa. Divisa dal bosco che la assorbe per primo e ce la restituisce, parsimonioso e saggio, in morbidi raggi  che lo attraversano. Una luce filtrata dagli alberi, rilassata, arresa all'ombra refrigerante dei boschi. 
E così, continuando a salire, il panorama muta e da collinare si fa sempre più montano e netto. Con il carattere preciso e un po' duro delle montagne. Non è raro trovare animali che pascolano ai bordi della strada: mucche, cavalli, pecore. Boschi e roccia. Aria pura e profumata di natura. Un crescendo, fino ad arrivare al Piano, tregua dopo tanto salire. Pausa per la nostra anima e riposo per il guidatore. Luogo dentro il luogo, fatto appositamente da Madre Natura per permetterci di sostare e, nell'attesa di ripartire, interiorizzare la maestosità di queste montagne. Viverle.

Piano Zucchi.

La piccola piana è accogliente. Fruibile. Protetta dalle montagne circostanti come uno scrigno che racchiude prezioso tesoro. Noi vi siamo dentro. 
C’è un bel prato erboso a fine estate, qui. E’ esattamente il prato dove correre felici della nostra infanzia. Rimanda immediatamente l’immaginario alle giornate spensierate, senza fine, alle corse con il vento tra i capelli e una risata genuina nata su bocca sincera. In altri tempi e in altri luoghi. Non importa più. L’entusiamo ci invade anche adesso. Per questo spazio tutto nostro. Libero. Ampio, ma limitato. Fatto a nostra misura da natura generosa. Creatore di fantasie d’infanzia e di adulto benessere. Quanta perfezione in un prato erboso, circondato dal bosco! Essere qui è farne parte. Del prato, delle Madonie, della natura tutta. L’armonia che sentiamo crescere dentro è la sua. Ci invade, ci rasserena, ci corteggia. Invita alla pace. Ma non certo alla staticità. Ed è così, con il cuore tranquillo e un entusiasmo sincero, che esploriamo questo luogo incantevole. Il sottobosco intorno alla piana è curato. Giochiamo tra i tronchi degli alberi, allegri, osserviamo il prato da lì, spettatori di una magia che già accade nella nostra mente. Ritrovo di lupi, di fate o di streghe. Questo prato. Teatro di favole antiche; la radura tra il bosco è piazza di creature magiche, di segreti e incantesimi. Rivivono ora, esattamente mentre le immaginiamo. Animano il bel prato di Piano Zucchi, che diventa in un attimo, e per un solo lunghissimo momento, quello di antiche leggende ammalianti. 

Funghi sul prato della piana.
Non è più propriamente estate, qui. In montagna. Ma non è ancora autunno, secondo il tempo astronomico.
Il passaggio tra le due stagioni è evidente sotto i nostri occhi. Calpestiamo una terra dove le prime piogge sono state ostetriche di funghi di ogni tipo, che tingono l’ambiente dei colori d’autunno. Arancione, rosso, marrone. Creature spugnose, spuntate orgogliosamente tra l’erba verde e le foglie già secche. In una eterna lotta tra la vita e la morte. In una composizione perfetta, creata dalla natura. Con foglie e ricami di terra soltanto.
Orchidea selvatica.
E poi un’orchidea selvatica, improvvisa, attaccata tenacemente all’estate. Che ricorda, con delicata e spontanea bellezza, che invece in autunno ancora non siamo. Accanto, una pianta invidiosa vorrebbe imitarne la forma, ma non ha grazia e colore.
Ci emoziona la scoperta, metro dopo metro, di così tanta vita nel terreno. La terra fertile ci regala i suoi prodotti. Con stupore fanciullesco e animo lieve li scoviamo tra foglie e fili d'erba. Sono i fiori delicati di una favola bella. Sono i funghi attraenti e traditori: case di gnomi, cerchi di streghe, veleno e magia di un bruco che fuma.

Funghi.
Funghi.

L’anima di questo luogo è la genuinità di un prato di montagna, di una semplice perfetta bellezza. E' la tranquillità di un luogo fuori dal mondo che corre e dal tempo comune. Dove il passaggio delle stagioni non è così scontato e doloroso; dove sembra possibile vivere per sempre. La sua anima è protezione, intimità, benessere. Familiarità. E’ anima fatta di prato, di aria, di leggerezza, del profilo delle montagne che lo racchiudono. Di odori di natura purissima, di un ruscello che scorre lontano. Di chiaroscuri di luce, disegnati sul prato da rami di alberi mossi dal vento. Della fruibilità di un luogo, umanamente accessibile, vivibile nel pieno dei sensi. Di storie inventate o reali, racconti su prato verdissimo.

Nebbia a Piano Zucchi.


Ad un certo punto del giorno, sale la nebbia, qui. Improvvisa e leggera, copre gli abeti come scialle di seta. Nasconde, la nebbia. Eppure rivela. Permette di concentrarci solo su quello che è vicino a noi. Non esiste più lo spazio circostante. Solo noi e la sagoma, essenziale, delle cose che ci sono più prossime. Ci permette di conoscerne la forma pura, mondata dai colori, dalle proporzioni. Di conoscere meglio noi stessi. Tutto il resto non esiste più. Se lo pensiamo, lo possiamo inventare come vogliamo. Permette di inventarci il mondo, la nebbia. Apre alle possibilità. 
Affascinante ed elegante, così come viene, altrettanto velocemente poi si dipana. E ci lascia  al respiro del mondo reale, che ora guardiamo con occhi nuovi.


E anche quando, qui, a Piano Zucchi, vi coglierà un temporale improvviso, estivo, non avrete alcun timore né fretta. Al riparo dentro la macchina, l’anima si distende totalmente, ascolta la pioggia, sottile tra gli abeti, e la magia diventa privilegio che si rivela a noi soltanto. Noi che questo luogo lo viviamo anche con la pioggia, quando sono andate via anche le guardie forestali più fedeli. Ora è totalmente nostro, con tutti i suoi segreti di bosco. Rivelato. Nostro rifugio per l’anima. Rimarrà qualcosa di noi qui, in eterno…