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venerdì 12 ottobre 2018

Nel cuore delle Madonie: la fruibilità di Piano Zucchi


Nell'entroterra siciliano, nel comune di Isnello, a mille metri sul livello del mare e a 35 km da Cefalù, abita un luogo incantevole, vestito di prati e di faggi, pini, querce, abeti, sambuchi e lecci. Siamo a Piano Zucchi, cuore vivo del Parco delle Madonie. Un pianoro circondato dalle montagne, a cui si arriva dopo che la strada si inerpica con tornanti sempre più incalzanti, tra boschi e odori di resine e muschi e umido fresco. Un mondo intimo, vero, in cui ci si addentra quasi magicamente, abbandonati il clamore costiero, l'afa, il brusio dei bagnanti di una domenica di fine estate. Ogni curva di questa strada, è un metro in più dentro la verità delle montagne. Il refrigerio di un'aria genuina, respirabile, segna il passaggio tra i due mondi. E la luce. Lasciata alla costa quella accecante, fatta di raggi riflessi e moltiplicati dal mare, qui la luce è tutta diversa. Divisa dal bosco che la assorbe per primo e ce la restituisce, parsimonioso e saggio, in morbidi raggi  che lo attraversano. Una luce filtrata dagli alberi, rilassata, arresa all'ombra refrigerante dei boschi. 
E così, continuando a salire, il panorama muta e da collinare si fa sempre più montano e netto. Con il carattere preciso e un po' duro delle montagne. Non è raro trovare animali che pascolano ai bordi della strada: mucche, cavalli, pecore. Boschi e roccia. Aria pura e profumata di natura. Un crescendo, fino ad arrivare al Piano, tregua dopo tanto salire. Pausa per la nostra anima e riposo per il guidatore. Luogo dentro il luogo, fatto appositamente da Madre Natura per permetterci di sostare e, nell'attesa di ripartire, interiorizzare la maestosità di queste montagne. Viverle.

Piano Zucchi.

La piccola piana è accogliente. Fruibile. Protetta dalle montagne circostanti come uno scrigno che racchiude prezioso tesoro. Noi vi siamo dentro. 
C’è un bel prato erboso a fine estate, qui. E’ esattamente il prato dove correre felici della nostra infanzia. Rimanda immediatamente l’immaginario alle giornate spensierate, senza fine, alle corse con il vento tra i capelli e una risata genuina nata su bocca sincera. In altri tempi e in altri luoghi. Non importa più. L’entusiamo ci invade anche adesso. Per questo spazio tutto nostro. Libero. Ampio, ma limitato. Fatto a nostra misura da natura generosa. Creatore di fantasie d’infanzia e di adulto benessere. Quanta perfezione in un prato erboso, circondato dal bosco! Essere qui è farne parte. Del prato, delle Madonie, della natura tutta. L’armonia che sentiamo crescere dentro è la sua. Ci invade, ci rasserena, ci corteggia. Invita alla pace. Ma non certo alla staticità. Ed è così, con il cuore tranquillo e un entusiasmo sincero, che esploriamo questo luogo incantevole. Il sottobosco intorno alla piana è curato. Giochiamo tra i tronchi degli alberi, allegri, osserviamo il prato da lì, spettatori di una magia che già accade nella nostra mente. Ritrovo di lupi, di fate o di streghe. Questo prato. Teatro di favole antiche; la radura tra il bosco è piazza di creature magiche, di segreti e incantesimi. Rivivono ora, esattamente mentre le immaginiamo. Animano il bel prato di Piano Zucchi, che diventa in un attimo, e per un solo lunghissimo momento, quello di antiche leggende ammalianti. 

Funghi sul prato della piana.
Non è più propriamente estate, qui. In montagna. Ma non è ancora autunno, secondo il tempo astronomico.
Il passaggio tra le due stagioni è evidente sotto i nostri occhi. Calpestiamo una terra dove le prime piogge sono state ostetriche di funghi di ogni tipo, che tingono l’ambiente dei colori d’autunno. Arancione, rosso, marrone. Creature spugnose, spuntate orgogliosamente tra l’erba verde e le foglie già secche. In una eterna lotta tra la vita e la morte. In una composizione perfetta, creata dalla natura. Con foglie e ricami di terra soltanto.
Orchidea selvatica.
E poi un’orchidea selvatica, improvvisa, attaccata tenacemente all’estate. Che ricorda, con delicata e spontanea bellezza, che invece in autunno ancora non siamo. Accanto, una pianta invidiosa vorrebbe imitarne la forma, ma non ha grazia e colore.
Ci emoziona la scoperta, metro dopo metro, di così tanta vita nel terreno. La terra fertile ci regala i suoi prodotti. Con stupore fanciullesco e animo lieve li scoviamo tra foglie e fili d'erba. Sono i fiori delicati di una favola bella. Sono i funghi attraenti e traditori: case di gnomi, cerchi di streghe, veleno e magia di un bruco che fuma.

Funghi.
Funghi.

L’anima di questo luogo è la genuinità di un prato di montagna, di una semplice perfetta bellezza. E' la tranquillità di un luogo fuori dal mondo che corre e dal tempo comune. Dove il passaggio delle stagioni non è così scontato e doloroso; dove sembra possibile vivere per sempre. La sua anima è protezione, intimità, benessere. Familiarità. E’ anima fatta di prato, di aria, di leggerezza, del profilo delle montagne che lo racchiudono. Di odori di natura purissima, di un ruscello che scorre lontano. Di chiaroscuri di luce, disegnati sul prato da rami di alberi mossi dal vento. Della fruibilità di un luogo, umanamente accessibile, vivibile nel pieno dei sensi. Di storie inventate o reali, racconti su prato verdissimo.

Nebbia a Piano Zucchi.


Ad un certo punto del giorno, sale la nebbia, qui. Improvvisa e leggera, copre gli abeti come scialle di seta. Nasconde, la nebbia. Eppure rivela. Permette di concentrarci solo su quello che è vicino a noi. Non esiste più lo spazio circostante. Solo noi e la sagoma, essenziale, delle cose che ci sono più prossime. Ci permette di conoscerne la forma pura, mondata dai colori, dalle proporzioni. Di conoscere meglio noi stessi. Tutto il resto non esiste più. Se lo pensiamo, lo possiamo inventare come vogliamo. Permette di inventarci il mondo, la nebbia. Apre alle possibilità. 
Affascinante ed elegante, così come viene, altrettanto velocemente poi si dipana. E ci lascia  al respiro del mondo reale, che ora guardiamo con occhi nuovi.


E anche quando, qui, a Piano Zucchi, vi coglierà un temporale improvviso, estivo, non avrete alcun timore né fretta. Al riparo dentro la macchina, l’anima si distende totalmente, ascolta la pioggia, sottile tra gli abeti, e la magia diventa privilegio che si rivela a noi soltanto. Noi che questo luogo lo viviamo anche con la pioggia, quando sono andate via anche le guardie forestali più fedeli. Ora è totalmente nostro, con tutti i suoi segreti di bosco. Rivelato. Nostro rifugio per l’anima. Rimarrà qualcosa di noi qui, in eterno…




giovedì 1 ottobre 2015

L'ambientazione perfetta per una fiaba: il lago Maulazzo


Dovessi scrivere una favola, di quelle popolate di fate dei boschi, di ninfe e di elfi - di quelle insomma strettamente legate alla mitologia delle natura - non potrei pensare ad ambientazione migliore del lago Maulazzo. Le immagino qui, le creature bellissime e misteriose che odorano di bosco, di muschio, di acqua. Nascoste dietro qualche tronco d'albero per giocare a nascondino, o sulle sponde del lago, sedute sul prato, a ridere in compagnia. Ma, prima che mi faccia prendere troppo la mano dall'immaginazione, procediamo con ordine: siamo ancora una volta in Sicilia, stavolta nel cuore del Parco dei Nebrodi, la più estesa area verde protetta della regione.
Visitare il parco d'estate, provenendo dalla calura estiva che non risparmia la costa, è un'esperienza rigenerante. Mano mano che salirete nell'entroterra, che la vegetazione sarà più fitta e vi alzerete dal livello del mare, sentirete l'aria cambiare, farsi fresca, pura di ossigeno e odorosa.  I boschi circonderanno la strada, e facile sarà incontrarne ai margini cavalli selvatici, capre, pecore al pascolo e maiali neri. Il sole filtra tra gli alberi creando piacevoli giochi di luce con un benefico effetto rilassante. Non credo di sbagliarmi nell'aver riconosciuto, lungo alcuni tratti di strada, un forte odore di liquirizia, che probabilmente cresce spontanea in questo territorio e si fonde perfettamente agli altri odori della natura.
Ci sarebbe moltissimo da visitare, non basterebbe di certo una giornata, e conviene dedicarsi a un itinerario per volta. Il mio interesse, questa volta, è ricaduto sull'area dei laghi, in particolare sul lago Maulazzo di cui vi ho accennato già all'inizio di questo post come luogo fiabesco. Una volta lasciata la strada principale, da Sant'Agata di Militello (provincia di Messina) in direzione Cesarò, a meno di non avere un fuoristrada occorre proseguire a piedi per un chilometro e mezzo di un sentiero pietroso e abbastanza faticoso. Ma poi, quando il lago apparirà davanti ai vostri occhi, dopo l'ultima curva del sentiero, la fatica sarà ricompensata dalla delicata bellezza di questo lago. Siamo a 1498 metri sul livello del mare, fa quasi fresco. L'aria è densa di acqua e di muschi.
Il lago è un piccolo specchio d'acqua, circondato dalla fitta faggeta di Sollazzo Verde in provincia di Alcara Li Fusi. 

E' un luogo che si rivela piano piano, timidamente. Non imponente, date le dimensioni ridotte, ma graziosissimo per i suoi colori, per il prato che lambisce le sponde, per il bosco che lo avvolge. Per le foglie che ne adornano la superficie dell'acqua, galleggiando sospese, leggere e già colorate un po' d'autunno. Per la quiete che si respira. Per la sensazione di essere, per una giornata almeno, fuori dal mondo. 
Il verde di ogni sfumatura e il marrone della buona terra  riempiono la vista. E la riposano. 
Il paesaggio è pieno. La natura lo occupa totalmente, generosa e viva.


 












Ci si ferma sotto gli alberi a fare un pic-nic, ci si sdraia sul prato a sentire i rumori della natura o si osserva semplicemente la riva opposta, con la faggeta orgogliosa, fitta e intatta. Bellissima. Qualunque sia il modo di fruire di questo lago, si torna a casa rigenerati dal luogo, la cui anima è nobile e delicata. E' un'anima riservata, disponibile a svelarsi solo ai pochi frequentatori che arrivano fin qui rinunciando all'attrattiva del mare cristallino della costa. E' un'anima sofisticata, leggera, che pare uscita, appunto, dall'illustrazione di un libro di favole antiche. 

E' possibile fare tutto il giro del lago a piedi. Ci si impiega circa un'ora, con calma, prendendosi il doveroso tempo per osservare gli angoli più belli o scattare fotografie. E nel frattempo, se è già pomeriggio, sale una deliziosa nebbiolina, che avvolge la faggeta e accarezza l'acqua rendendo il luogo ancora più suggestivo.
Come non immaginare una fata di quelle che hanno popolato l'infanzia della maggior parte di noi - di quelle che ti raccontava la mamma o la nonna - che si pettina i capelli su un tronco d'albero, contemplando i bellissimi alberi della riva opposta?
Come non fermarci, anche noi, ad ammirare questo paesaggio così semplice eppure così perfettamente completo e bello. Così pieno. 
Impossibile rimanere indifferenti di fronte ai faggi riflessi nelle acque del lago, come amici fedeli che cedono una parte di sé all'acqua con cui diventano un tutt'uno. O di fronte al disegno di foglie che adorna delicatamente il lago, quasi fosse un ricamo.


Ce lo porteremo dentro molto e molto tempo, il minuscolo lago Maulazzo. Con il suo paesaggio rilassante e fiabesco. Orgogliosi per aver visitato ancora una volta un luogo della Sicilia poco conosciuto, lontano dai soliti percorsi turistici, eppure così interessante. E forse, a distanza di anni, se non saremo così fortunati da poterci tornare, ci tornerà in mente come fosse uscito da un sogno, di cui forse non ricordiamo più i dettagli, ma resta vivissimo il senso di benessere e di meravigliosa bellezza che ci ha regalato quel paesaggio tratteggiato da acqua e boschi che vi si riflettono...